Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Shareeza    27/04/2013    3 recensioni
“Io sono qua...
Non nei tuoi sogni,
Non nella tua mente.
Io sono proprio qui... sotto il tuo letto”
I bambini possono avere diverse paure, molte delle quali possono sembrare senza senso agli occhi di un adulto: paura di rimanere da solo in casa, al buio, paura di un rumore forte, paura che la madre o il padre se ne vadano e non tornino mai; queste, però, non erano nulla a confronto con quello che stava passando il piccolo Daniel.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Childhood Fears



“Io sono qua...
Non nei tuoi sogni,
Non nella tua mente.
Io sono proprio qui... sotto il tuo letto”
 

I bambini possono avere diverse paure, molte delle quali possono sembrare senza senso agli occhi di un adulto: paura di rimanere da solo in casa, al buio, paura di un rumore forte, paura che la madre o il padre se ne vadano e non tornino mai; queste, però, non erano nulla a confronto con quello che stava passando il piccolo Daniel.

Tutto era iniziato una settimana prima; era una notte come un'altra, la madre gli stava rimboccando dolcemente le coperte mentre il padre era nell'altra stanza a terminare un lavoro al computer. Quest'abitudine serale non faceva che rassicurare Daniel, che si sentiva cullato dall'amore materno.
La madre si alzò, dando un ultimo bacio al figlio e spegnendo la luce della lampada prima di uscire dalla stanza. Il piccolo si sistemò meglio tra le lenzuola e chiuse gli occhi in attesa di addormentarsi, ma un rumore attirò la sua attenzione; alzò lo sguardo e notò che si era aperta un'anta dell'armadio, posto esattamente di fronte al letto. Non era nulla di importante quindi si sdraiò nuovamente ma il cigolio dell'anta che continuava ad aprirsi lo distraeva. Si alzò intento a chiuderla definitivamente e, non appena lo fece, tornò a letto, riuscendo ad addormentarsi questa volta.

Daniel si svegliò lentamente, c'era qualcosa che disturbava il suo sonno, fuori era in atto una tempesta, tra la pioggia che batteva incessante sulla finestra e lampi che, in brevi momenti, illuminavano la stanza. Diede un'occhiata alla sveglia, era da poco passata la mezzanotte; cercò di alzarsi e ci mise un po' a notare che un'anta dell'armadio si era aperta nuovamente. Il guardaroba era in penombra ma il piccolo sentiva che c'era qualcosa che non andava. Si strofinò gli occhi e cercò di aguzzare la vista per cercare di vedere meglio e a quel punto un lampo improvviso illuminò qualcosa che il bambino avrebbe preferito non vedere; due enormi occhi rossi lo stavano fissando. Il bambino si spaventò al punto da ripararsi sotto le coperte, tremante, in attesa che il ricordo di quegli occhi iniettati di sangue svanisse. Non poteva essere reale, probabilmente era ancora mezzo addormentato, fatto sta' che per quella sera rimase tutto il tempo sotto le lenzuola, senza scoprirsi neanche una volta.

Il giorno seguente Daniel non disse niente ai genitori, convinto che fosse tutto frutto della sua immaginazione. Arrivata la notte la madre gli diede il solito bacio sulla fronte e se ne andò spegnendo la luce, ma prima il bambino controllò di sfuggita l'armadio, assicurandosi che fosse chiuso. Si addormentò sereno, convinto di essere al sicuro. Un tuono improvviso lo fece scattare dal letto, ultimamente quelle perturbazioni non accennavano a diminuire, portando pioggia torrenziale, lampi e tuoni in tutta la regione, e quella sera, come la precedente, non era un'eccezione. Una volta calmatosi notò che l'armadio era aperto e un brivido freddo gli percorse la schiena, vedeva ancora quegli occhi rossi ma il resto del volto rimaneva sempre in ombra, impossibile da distinguere. Lentamente comparse qualcosa di bianco poco sotto agli occhi... la bocca? Si aprì in un ghigno mostruoso, mostrando denti esageratamente grandi e aguzzi, e un suono gutturale ne uscì. Istintivamente il bambino tornò a ripararsi sotto le lenzuola, ma riusciva a sentire perfettamente la presenza dell' “essere” che lo stava aspettando. Inutile dire che non riuscì a dormire ma decise di parlarne ai genitori il giorno dopo.

Il padre e la madre notarono subito le occhiaie del figlio, preoccupandosi e chiedendo spiegazioni. Il piccolo raccontò loro tutto ma, come qualsiasi altro genitore, dissero che era probabilmente colpa di un incubo e che sarebbe passato. Era la stessa cosa che inizialmente aveva pensato Daniel, ma vedere quel mostro per due sere consecutive lo aveva decisamente impaurito.

Le notti seguenti si ripeté sempre lo stesso scenario l'unica differenza stava nel fatto che il mostro si stesse avvicinando sempre più al bambino: la terza sera quegli occhi erano quasi usciti dall'armadio, la quarta erano arrivati alla sedia accanto al guardaroba, la quinta, invece, Daniel vide il rosso di quello sguardo raggiungere il suo letto. Lo aveva raggiunto e qualsiasi cosa dicesse ai genitori non volevano credergli.
Il bambino, oramai, non dormiva da giorni e, durante le ore di luce, cercava di stare il meno possibile nella sua stanza, soprattutto dopo la quinta sera non osò più guardare sotto al letto, dove teneva molti dei suoi giocattoli preferiti. Nonostante ciò Daniel non poteva impedire l'arrivo della notte e così si ritrovò l'ennesima notte da solo nel suo letto.

La stanchezza si faceva sentire e per un bambino di 8 anni era impossibile non dormire per così tanti giorni, senza accorgersene si addormentò ma neanche i sogni potevano essere un rifugio sicuro.
Correva, correva senza sosta, lo sentiva dietro di sé, sentiva il suo alito sul collo e, anche se gli dava le spalle, riusciva a vedere quel ghigno malefico che gli attraversava il volto. Continuava a scappare, ma sapeva di non potersi nascondere da lui, sapeva che lo avrebbe trovato in qualsiasi posto. Stava per prenderlo, lo sentiva, era vicino...
Il bambino si svegliò urlando, dimenandosi senza sosta, ci volle un po' prima di capire che fosse giorno e che sua madre era lì al suo fianco che cercava di trattenerlo. Non seppe dire quanto tempo passò prima che il suo cuore riprendesse a battere normalmente; lo aveva sentito, un altro secondo e lo avrebbe preso.

La madre cercò di rassicurarlo, dicendogli che aveva fatto solo un brutto sogno, ma Daniel sapeva, sapeva che non era solo un “sogno”... era reale. Improvvisamente il genitore gli chiese qualcosa che il bambino non si aspettava... “Che aspetto aveva?”. Il piccolo si accorse non non aver mai visto esattamente le sue fattezze, era sempre occupato a nascondersi da lui; le uniche parti che gli risultavano chiare erano gli occhi e la bocca deforme.

Notando il silenzio del proprio figlio, la madre continuò dicendo che il non aver visto bene il mostro, non poteva che affermare il fatto che quella creatura non esistesse. Un essere irreale che non poteva fargli del male.
A quel punto qualcosa si fece largo in Daniel, un'idea. Se avesse visto il volto di quell'essere, avrebbe dato definitivamente la prova che non era frutto della sua immaginazione. I genitori avrebbero dovuto ammettere che quella creatura era reale quanto loro.

La notte arrivò in fretta, il bambino attese sul suo letto, attese che il mostro si mostrasse. Capì che era arrivato dall'aria fredda e tetra che aveva assunto la camera. Tutto risultava più sinistro sotto la luce della luna e sempre più forte si fece largo il suono demoniaco della SUA risata; proveniva da sotto il letto. Daniel era terrorizzato, in qualche modo solo completamente coperto dalle lenzuola, come in quel momento, riusciva a sentirsi al sicuro. Dall'altra parte i latrati dell' “ombra” gli facevano capire che lo stava osservando, gustandosi la sua paura, il suo terrore, in attesa che si scoprisse per “prenderlo”. Nonostante l'infinita paura che provava, quello era l'unico modo per dimostrare che non fosse pazzo, doveva solo scoprire quale aspetto avesse il mostro e ce l'avrebbe fatta.

Si decise, prese coraggio e lentamente fece scivolare le lenzuola dalla sua testa, aprì gli occhi ma non c'era nulla di fronte a lui. Si guardò intorno ma ogni cosa era al suo posto, niente ombre sinistre, niente occhi rossi; come se il mostro fosse realmente frutto di un suo sogno, un sogno avvenuto ad occhi aperti. Mancava solo da controllare sotto il letto, l'ultimo posto dove vide rifugiarsi la creatura nei giorni passati.
Oramai aveva capito, quella “cosa” non esisteva quindi era da stupidi aver paura arrivati a quel punto. Rimanendo sempre sopra al letto, si sporse afferrandone le estremità e con cura abbassò la testa. Nonostante i raggi lunari illuminassero la stanza, quella parte, esattamente sotto al letto, rimaneva buia, un'oscurità così profonda da attirarti, un'ombra così sinistra dove comparve qualcosa del colore del sangue...


 

Un nuovo giorno era iniziato, la donna di casa stava preparando la colazione per i suoi 2 uomini, immaginando i loro volti non appena avessero gustato i suoi manicaretti. Guardò l'orologio, era ora di svegliare il suo bambino quindi si avviò per la sua stanza. Aprì la porta e notò che il letto era vuoto ma c'era qualcosa che spuntava da sotto il letto, un pezzo di carta?
Lo raccolse e rimase inorridita leggendone le parole scritte con il sangue, ancora colante...
Mamma l'ho visto! Ora so qual'è il suo volto

Il bambino fu cercato per giorni, sia dai genitori che dalla polizia... non fu mai trovato.



---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Note Autrice: Questa one-shot partecipa ad un concorso letterario indetto dal "Sena Comics".
Spero sia stata di vostro gradimento. Gradirei molto volentieri il vostro parere, positivo o negativo che sia.
Grazie per aver letto questa storia! :D

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Shareeza