Ulisse
Ero piccola quando sei arrivato.
Gli occhi verdi e vispi, il manto di mille colori: grigio, nero e crema si mescolavano creando striature perfette.
Con te sono cresciuta, ho imparato l’affetto verso creature diverse.
Ho conosciuta la paura, quando temevo di averti perso.
Ho imparato il rispetto per i tuoi spazi.
Per tredici lunghi e bellissimi anni ci siamo guardati, vegliati e consolati.
Buffo a ripensarci, ma più di una volta sei entrato in camera mia quando avevo il morale a terra, era come se potessi percepirlo, e silenzioso ti acciambellavi sulle mie ginocchia, senza chiedere nulla in cambio, le tue fusa erano rassicuranti.
Poi un giorno, un caldo pomeriggio di maggio mi hai lasciata, te ne sei andato senza aspettare il mio ritorno, senza salutare.
Tu hai mantenuto la tua promessa, sei rimasto vicino a casa. Ti hanno trovato.
Io non ho mantenuto la mia. Distante centinaia di chilometri, non ti ho regalato un ultima carezza, non ti ho detto addio.
Hai lasciato un piccolo grande vuoto.
Qualcuno ora sta cercando di riempirlo. Un batuffolo tutto nero con uno sguardo che a volte sembra il tuo.
Ma non sarà mai il tuo.
Mi mancherai.