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Autore: Burymanscript_    27/04/2013    0 recensioni
questo uragano ci sta distruggendo.
cosa ci succede?
tu, mi hai distrutta.
lei, la rinascita.
noi, una cosa sola.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 11
 
Rincorrendo i sogni
 
Mi sembrava di rincorrere un sogno così reale.
 
Ero stata su, nel cielo, in alto, quasi fuori dalla mia mente. Bloccata in un'emozione. Rimasta per una notte e un giorno intero sdraiata sull'erba, tra la vita e la morte, dopo essermi intrufolata nella taverna di Sheldon per dargli il mio ciondolo, con tagli sulle braccia e sulle gambe, vestiti strappati, macchiati di sangue.
 
Era la fine?
Mi ci sentivo così vicina, dopo la lotta, stremata, spossata dal combattimento con quello stronzo.
Ero riuscita a conficcargli gli ultimi due pugnali che avevo con me, uno nel petto, l'altro nel cranio.
Erano rimasti lì, quei sette corpi sanguinanti, senza vita. Ma avevo deciso di essere clemente, li avevo seppelliti e sopra a quei cumuli di empia e sporca terra avevo posato sette fiori diversi.
Dayrah. Mi mancava così tanto. Ma non potevo tornare subito, con i vestiti insanguinati, le mani rosso scarlatto e il volto con un taglio ancora aperto che andava dalla tempia fino alla mandibola della parte destra.
Mi ero rifugiata sulle montagne, in direzione della mia valle natale. Ma non avrei varcato di nuovo il valico per tornare là, nel luogo della mia sofferenza. Nascosta per cinque maledetti mesi, aspettando che le mie ferite guarissero del tutto.
 
Ma adesso è ora di ritornare. Mi sento così in colpa per quanto posso averla fatta soffrire standole lontana per tutto questo tempo. Ma non posso scappare, come ho sempre fatto, devo tornare da lei, perché la voglio più di ogni altra cosa che sta su questa maledetta terra.
 
La amo, questo sentimento mi terrorizza e mi fa venire voglia di buttarmi nel vuoto con lei allo stesso tempo. Forse però ha deciso di non aspettarmi più. Forse ha pensato che fossi morta sotto le spade dei cacciatori, ora magari sarà sposata e incinta di un marito sicuramente più responsabile della sciatta ragazza che sono io.
 
Però voglio tentare il destino l'ennesima volta. Non mi accontento di questo, non lo avrei mai detto prima di adesso, ma è tutto cambiato ora. La notte del cacciatore è finita. Non sono più una straniera.
 
E ora, sono di nuovo persa nella notte, piena di graffi, le mani rovinate dalla lotta dura, ritorno sui miei passi, e non con un nuovo nome. Sarò me stessa, senza false storie e alibi. Nessun alibi finalmente, la mia pena è scontata, l'incantesimo definitivamente spezzato. La strega e i cacciatori sono morti. Mi sarei salvata da me stessa.
 
Passano dodici giorni, e dodici notti, cammino senza mai fermarmi, giusto per recuperare un po' le energie e per mangiare.
 
Poi, finalmente, rivedo le colline, che ormai mi sono famigliari, l'erba e le lucciole che volano lentamente, lasciando la loro piccola scia luminosa dietro sé.
Sento qualcosa di nuovo nell'aria di fine estate... È la libertà che mi accarezza il viso, un venticello leggero solleva qualche petalo da terra e lo fa svolazzare intorno a me, con armonia.
 
Ma non posso farmi ritrovare in questo stato. Dovrò sicuramente inventare qualcosa per giustificare la mia lunghissima assenza dal paese. Forse... Potrei cercare dei vestiti puliti nel villaggio a fianco.
 
Dovrei intrufolarmi di nascosto in una delle case.. Sarà un gioco da ragazzi, lo faccio da anni ormai. Basta semplicemente scassinare la porta con una spilla di ferro e il gioco è fatto.
 
Corro furtivamente sulla cima della collina, scendo con cautela e prendo la strada sterrata che porta al piccolo villaggio... Ci ero stata due o tre volte con Dayrah quando era andata al mercato per vendere le tuniche che aveva tessuto.
Arrivo all'entrata formata da delle palizzate di legno, mi introduco silenziosamente nella casa più vicina, alla mia sinistra, e scassino la serratura della finestra, la apro di poco ed entro in punta di piedi nell'abitazione.
A destra c'è un appendiabiti, ci sono un paio di pantaloni di pelle, una camicia rossa, credo, o comunque di un colore abbastanza scuro, un vestito da donna rosa o lilla, e un vestito da bambina. Prendo i pantaloni e la camicia, e come se nulla fosse esco dalla porta, che apro dall'interno.
 
Torno sulle colline e prendo la direzione della foresta... La foresta, quanto mi era mancata, ora era più viva che mai, i pini emanavano l'odore intenso della resina e le foglie degli altri alberi erano belle e grandi. In mezzo all'erba c'erano margherite e piccoli fiori blu cielo. Stendo sul terreno fresco e pieno di muschio il mantello, l'unica cosa non strappata e rovinata che mi era rimasta dal combattimento e mi ci avvolgo, sicura che domani vedrò per certo la mia Dayrah.
 
Sono di nuovo a casa, un nuovo giorno cominciava, la luna splende su di me, e piango, finalmente felice, finalmente salva, libera.
 
Libera di amare.
   
 
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