Silenzio Sempre chiuso al mondo intero, son’io che cerco e non m’avvero; sempre perso, sempre oscuro come l’ora in cui spergiuro. Contro il fiato che s’appanna. Contro l’alba ch’è domanda. Contro l’occhio della sera che mi scruta, languida e sincera. Lei mi parla e mi sussurra quello ch’io non posso udire, dalla voce che mi segna ogni ora sul finire. E’ avvilente sol pensare che il futuro sia fratello, che la fine si avvicini senza ch’io abbia fardello. Viscidume di sapere come fiume lento e lieve, però sì denso da stremare ed il respiro soffocare. Ma quel gemito di stupore che ad ogni sveglia crea dolore sempre uguale, sempre male, non è detto sia immortale. Nakurisch