Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: beeEnene    27/04/2013    9 recensioni
Ziam partecipante alla Scalata, il prompt è Cera, è AU e ambientata nel passato. Scritta, signore e signori, da Bee e Nene insieme! ;)
"«Non potresti mai fare il prete» mormora Zayn chiudendo gli occhi, sdraiandosi placidamente e scostandosi i capelli da sopra la fronte. «Ma potresti fare l'amante.»
Liam soppesa quell'ultima parola nella sua mente, notando come la sua voce si sia abbassata nel pronunciarla.
«A-amante?» balbetta, arrossendo più di prima."
beeEnene
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Scalata'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Be a Lover

 
 
 
* prendono un respiro profondo * Salve! Ebbene sì, per la prima volta dalla lontana epoca delle Gaylimpiadi, beeEnene tornano a pubblicare finalmente insieme! Oddio, così sembra che ci siamo sciolte. D: Coooomunque: questa è la prima storia per l’adorabile progetto del Wanki!Fic. Il livello è ovviamente il primo, il prompt è “Cera”.
 

A Vita, perché i compleanni sono belli e gli Ziam ancora di più. ♥

 

Liam sbuffa grattandosi la nuca, senza guardare verso la casetta illuminata dalla lanterna appesa alla porta d'ingresso; cammina a passo spedito verso la chiesa, borbottando mentre si stringe meglio il colletto della mantella sotto la neve.
L'inverno non gli è mai piaciuto, preferisce di gran lunga la primavera inoltrata, e odia quando il prete si ammala proprio nel peggiore periodo dell'anno, così da costringerlo a correre durante la notte per controllare che le candele siano tutte accese.
«La Casa del Signore deve essere sempre aperta!» borbotta Liam imitando la voce nasale di suo zio, il prete della parrocchia. «Questo non vuol dire che io devo sempre gelarmi le chiappe.»
Apre il chiavistello ghiacciato e scivoloso con un po' di fatica e si toglie il cappuccio con un sospiro, chiudendosi il portone alle spalle. Entrare dal retro gli è sempre piaciuto, fin da bambino: è una delle chiese più grandi della contea, anche se con pochi fedeli, e Liam la conosce palmo a palmo, non ha mai visto altro.
Non è stupido o illetterato, né sordo di fronte all'evidenza: il prete è un uomo colto, un timorato di Dio, ma Liam sa che è anche un bugiardo, o non avrebbe mai messo incinta sua madre.
Si genuflette di fronte all'altare come al solito e smette di pensare a suo padre, perché ha sempre avuto la sensazione di essere nudo di fronte a quella cattedrale e non gli è mai piaciuta. Afferra una delle candele più grandi come fiammella, iniziando a fare il giro delle navate e accendendo con cura ogni cero di fronte alle cappelle, tre per ambo i lati, e di fianco all’altare del patrono in fondo alla navata centrale. Le fiammelle sono numerose, illuminano la parrocchia di luce familiare, fanno sorridere Liam nonostante la stanchezza. Si avvicina all'ultimo pilastro alla destra dell'altare maggiore e scioglie la corda che tiene il lampadario centrale, puntando saldamente i piedi. Il nodo si scioglie con difficoltà, ma quando cede il peso del legno massiccio grava improvvisamente sulle sue spalle; la corda scivola di qualche centimetro, graffiandogli i palmi, e Liam fa un passo avanti, assecondando lentamente il peso attratto verso il pavimento in pietra. 
La stoffa grezza dell'abito sfrega sui muscoli tesi per lo sforzo, mentre passo dopo passo posa il lampadario a terra. Butta la corda per terra e si avvicina per pulire con un coltellino le grandi candele: la cera è colata sugli intarsi del legno e sulle bocche spalancate della gargoylle. La rimuove con attenzione, la cera lo attira: è malleabile e gli piace scolpirla a suo piacimento, ma quando la fiamma la liquefa è capace di bruciare la pelle senza lasciare scampo. Con gesti sicuri sostituisce le candele consumate e accende quelle spente, poi riafferra la corda e issa il lampadario al suo posto.
Si concede un momento per ammirare il gioco di luci e ombre della navata, poi si affretta verso la porta, sollevandosi il cappello sulla zazzera spettinata.Fosse per lui rimarrebbe in chiesa ancora per un po', solo per godere del silenzio e della vista familiare, ma deve tornare a casa prima che la tempesta peggiori o non riuscirà più a muoversi di un passo una volta varcata la soglia. Si genuflette nuovamente e fa il segno della croce con gesti automatici, controlla un'ultima volta che i ceri dell'altare siano tutti accesi e si stringe meglio nel mantello, preparandosi ad affrontare la bufera.
Apre il portone e stringe i denti e le palpebre, affrettandosi a richiudere ed allontanarsi dalla chiesa. Ha uno strano presentimento, come l'impressione di vedere una figura nel buio, ma il vento è troppo forte per preoccuparsene ora.
 
 
«Grazie ancora, ragazzo, ti ricorderò nelle mie preghiere» cantilena la madre del mugnaio stringendo le sue mani tra le proprie.
«Dovere, signora. Faccia attenzione durante il ritorno, la strada è ghiacciata» risponde Liam, sperando che la vecchietta non noti la punta di fastidio nella sua voce. Chiude il portone della chiesa e si alita sulle mani, sfregandole tra loro per scaldarsi. Era già sotto le coperte quando qualcuno aveva bussato alla porta, chiamando il parroco a gran voce: ovviamente il chierico non ne aveva voluto sapere di alzarsi ed era toccato a Liam gestire la situazione. L'anziana si era accorta solo a quell’ora di avere finito la sua scorta d'acqua santa e non c'era strato verso di convincerla a tornare l'indomani.
«Signora, verrò personalmente a casa sua domani subito dopo le laudi» aveva tentato Liam come ultima spiaggia: nulla.
«I demoni non aspettano le laudi, giovanotto» aveva sentenziato quella facendosi il segno della croce; allora era stato costretto ad accompagnarla in chiesa.
«Sono troppo buono» borbotta tra sé e sé nel silenzio della grande chiesa. Probabilmente se provasse a tornare a casa e si rimettesse sotto le coperte non riuscirebbe nemmeno a riaddormentarsi, nonostante gli occhi gli facciano male per la stanchezza. Sbuffa e si guarda attorno, sospirando nel vedere la luce che filtra dalle vetrate pregiate. Liam non è un grande religioso, anche se non può ammetterlo, ma quella chiesa rimane il suo piccolo regno, dove nessuno può disturbarlo. Si avvicina all'altare, aggiusta i fiori accanto al leggio del parroco e pensa agli impegni dell'indomani; per quanto questi neghi, Liam sa che il chierico si è ormai rimesso. Sente dei rumori alle sue spalle, ma non ci fa molto caso: il portone principale è aperto, come sempre, quindi potrebbe essere uno dei senza tetto che approfittano della notte per pregare senza problemi.
Si volta appena, continuando a sistemare il vaso; c'è una figura nella penombra, in ginocchio poco lontano dall'ultima panca. Un gemito sofferente, un tonfo e Liam si gira di scatto, correndo attraverso la navata per soccorrere l'uomo. La figura è incappucciata e sporca di neve, Liam lo gira sulla schiena e sgrana gli occhi, guardandosi attorno alla ricerca di un po' d'acqua. É giovane, ha la pelle cotta dal sole e la barba scura, ma le sue labbra sono troppo viola.
«Stai calmo, Liam» si dice, respirando profondamente. Per prima cosa chiude il portone, tirando anche il catenaccio. «Per stanotte la chiesa rimarrà chiusa, il Signore e i senzatetto mi perdoneranno» borbotta tornando a chinarsi sullo sconosciuto. Scioglie il mantello fradicio in cui è avvolto, lo solleva tra le braccia e, facendo attenzione a non andare sbattere sui banchi, lo porta giù nella cripta attraverso il corridoio stretto e buio. Ricorda di averci lasciato un pagliericcio perché, da bambino, in estate gli piaceva dormire in quel posto, che non risentiva del caldo e dell'umido tipici della stagione.
Facendo affidamento solo sulla memoria trova il giaciglio e vi deposita sopra l'uomo, ancora incosciente.
«Signore?» Prova a chiamarlo dandogli dei colpetti sulle guance, ma quello non gli risponde. Pessimo segno, deve essere stato troppo a lungo fuori nella neve e non gli restano molte speranze se non riesce a svegliarlo e farlo scaldare.
«Aspettami» sussurra Liam nel buio, scapicollandosi su per le scalette ripide. 
Quando ritorna ha il fiatone, una candela accesa in una mano e una bottiglia di vino denso che il prete trasforma in sangue nell'altra. In un angolo della stanza c'è un camino rudimentale, caduto in disuso da quando la chiesa ha trasferito i pellegrini in un'altra struttura, e Liam vi accumula qualche straccio imbevuto di vino e quel che resta di una sedia tarlata, dando fuoco al tutto con la candela. La fiammella lo saluta allegra e scoppiettante, danzando con le ombre che essa stessa produce in una porzione della stanza. Liam si volta verso l'uomo sdraiato nel suo pagliericcio, cadendo rovinosamente in terra per lo spavento quando scorge il riflesso del fuoco in due grandi occhi che lo fissano.
«E’ cosciente?» sussurra togliendogli i capelli umidi dalla fronte e tremando appena nel sentire il freddo della sua pelle. «La prego, per Dio, mi faccia capire che lo è!» sussurra portando la bottiglia alle labbra dell'uomo, che prende un sorso prima di mugolare. 
Ha gli occhi scuri, gli ricordano i tronchi sporchi di ruggine e gli fanno imporporare le guance in un modo che non si può permettere. 
«Può parlare?» soffia avvicinandogli nuovamente la bottiglia alle labbra. «Mi sa dire il suo nome?»
«Zayn» gracchia muovendosi appena verso il calore del fuoco. «Mi chiamo Zayn.»
«Io sono Liam, il nipote del parroco» mormora aiutandolo a liberarsi del mantello ormai fradicio. 
L'uomo lo guarda ancora facendolo sentire un bambino, poi chiude gli occhi e prende un respiro, riaprendoli per fissarli nelle fiamme. 
«Padre Greg sarà lieto di aiutarvi, domattina» dice prendendogli una mano e strofinandola tra le sue per riscaldarla. Si accorge di un tentativo vano di liberarsi e l'accenno di una risata rauca e stanca gorgoglia per la gola graffiata dell'uomo. 
«Il caro padre Greg non farà nulla di quel che dici, ragazzino» sospira. «Mi stupisco già abbastanza perché non ho ancora preso fuoco qui dentro.»
«Che vuole dire, buon uomo?» ansima afferrandogli l'altra mano.
«Non sono un buon uomo» dice con una piega amara delle labbra. «Dovresti cacciarmi via da qui.»
Liam lo fissa, momentaneamente zittito da quell'affermazione. Se non è un buon uomo cos'è? Tutte le risposte che affiorano nella sua mente lo incoraggiano a prendere di peso quel corpo indebolito e riportarlo fuori sotto la neve. Abbassa lo sguardo sulle sue labbra, non più di quel viola malsano ma piene e rosee, anche se spaccate dal gelo, e non trova nessun collegamento tra lui e quelle immagini spaventose. 
«Se Dio non vi ha dato fuoco, come dite voi, non sarò certo io a cacciarvi da qui» afferma alzandosi, indispettito dall'aria di sufficienza con cui l'altro lo guarda. Si volta in direzione delle scale e dopo qualche passo rabbrividisce perché il calore del fuoco non è abbastanza intenso da raggiungerlo. 
«Ehi prete, che fai? Mi lasci qui?» lo apostrofa Zayn.
Liam arriccia le labbra come un bambino capriccioso a cui è appena stato negato un dolce, e voltandosi sbotta «Per tua informazione, io non sono un prete, nè medito di diventarlo»; respira profondamente per calmarsi e: «Vedo che vi siete ripreso abbastanza bene, quindi pensavo di andare a prendere una coperta dalla sacrestia e qualcosa da mangiare, se mi riesce di trovarlo. Intanto voi potete bere ancora qualche sorso di vino, ma non troppo, è forte e non voglio dover gestire un ubriaco in chiesa», conclude fiero della sua educazione.
«Signorsì monsignore, avete altri ordini per me?» lo sfotte Zayn, poggiando un piede per terra e tirandosi su con una smorfia di dolore.
«Svestitevi e mettete gli abiti ad asciugare, un saio di padre Greg dovrebbe starvi bene.»
 E senza aspettare un'ulteriore risposta corre via. Il ghigno sprezzante dell'uomo è sicuro, intrigante, sensuale: cosa diavolo gli sta succedendo? Entra nella sacrestia col fiatone, aprendo una delle ante e afferrando un saio munito di cocolla, pensando velocemente a come trovare un po' di cibo. Il suo sguardo cade sul pane non benedetto e un piccolo senso di colpa serpeggia per un attimo nella sua mente, ma ci mette poco a correre verso il tavolo delle offerte e afferrarne un tozzo. Scende di corsa, il saio che pende da un braccio e le impronte delle dita nel pane che stringe troppo forte, e arriva alla soglia con un singhiozzo.
Zayn è in piedi davanti al fuoco, poggiato con un braccio al muro mentre muove le gambe con cautela. Ha il viso concentrato e decine di graffi e cicatrici che gli macchiano le braccia e il petto come una ragnatela smagliata, Liam ne nota sempre di più man mano che si avvicina. Le sue gambe sono fini e scure, il piede sinistro ha un lungo taglio ancora fresco. 
«Non ho trovato una coperta» dice a voce bassa, forse timoroso di rompere qualche incanto di cui non si era accorto. Gli porge il saio con un cenno del capo, reggendo il pane mentre il suo corpo agile e fin troppo mascolino si tende per infilare l'indumento.
«Sembrate il quadro di un campo di battaglia» mormora con sguardo rapito. 
«Hai un'istruzione?» chiede l'altro con occhio curioso. 
«Padre Greg mi concede di andare alla biblioteca del paese una volta al mese» sbotta lui arrossendo per la vergogna.
«Padre Greg te lo concede? Cosa sei, una sua proprietà?»
Liam gli dedica uno sguardo astioso e quello alza un sopracciglio per poi sospirare e lasciar perdere, lisciandosi le pieghe del saio.
«Come vi cade?» chiede esitante.
«Una meraviglia, ma mi sento nudo» grugnisce l'altro. «Mi son sempre chiesto come facciano i monaci a conciarsi così.»
«Padre Greg usa dei calzoni sotto la tunica da messa» sussurra lui, ridacchiando quando l'altro si gratta un ginocchio con espressione infastidita. 
«Tu ridi, ma a me sembra di scoppiare» sbotta Zayn trattenendo a sua volta un sorriso. Liam osserva la morbida curva che hanno assunto le sue labbra provando un fastidioso prurito alla punta delle dita. 
«Alla fine ci si abitua» sussurra, distogliendo lo sguardo. 
«Tu li indossi?» chiede Zayn voltandosi verso di lui. 
«Io? Ehm... solo in autunno» le guance gli vanno a fuoco e si passa nervosamente una mano tra i capelli cortissimi.
«Non c'era bisogno di spiegarmi tutto. Ma lo terrò a mente, caso mai servisse» ridacchiò, poggiandosi al muro per fare qualche passo.
«Come...come siete arrivato qui?» deglutisce a fatica Liam. L’uomo gli riserva un mezzo sorriso, fermandosi a pochi passi dal nipote del prete. Tende la mano verso il suo viso, stringendogli il mento tra le dita bruciate dalla neve.
«Forse un giorno potrei anche dirtelo, ragazzino.»
Liam è costretto a guardarlo negli occhi dalla sua mano tiepida e trema per l'intensità del suo sguardo, chiedendosi come possa un criminale, qual dice di essere, affascinarlo così tanto. 
«Sono felice che tu non sia un novizio» sussurra Zayn osservandogli le labbra.
«Perché?» sussurra facendo altrettanto.
«Perché sei bello, ragazzino» ride quello.
Nessuno ha mai detto a Liam di essere bello, solo le donnine del paese: lo guarda sconcertato per qualche secondo e deglutisce rumorosamente, distogliendo lo sguardo. 
Zayn ridacchia tra sé e si risiede a fatica sul giaciglio, afferrando il pane e cominciando a mangiare con ingordigia.
«Dovresti davvero andare via» biascica osservando le fiamme. «Se venissero a sapere che hai aiutato un brigante passeresti delle conseguenze serie, anche quel padre di cui parli.»
«Nessuno può biasimare per essere caritatevoli, no?» chiede Liam con poca convinzione.
«No» sorride l'uomo dedicandogli uno sguardo di sbieco. «Ma molti possono biasimare per aver aiutato un assassino e un ladro» dice con semplicità.
Liam fa un istintivo passo indietro e Zayn lo studia con la coda dell'occhio, continuando a mangiare senza far trapelare alcuna emozione.
«Me ne andrò domattina, comunque» dice con calma. «Ho già approfittato abbastanza di te, ragazzino.»
«In quanti vi cercano?» sussurra riavvicinandosi alle fiamme.
«Non so, tre, quattro contee al massimo. Per ora. Il tuo padre saprà di sicuro chi sono» sospira l'altro pulendosi le mani dalle briciole. «Immagino che gli dirai che sono stato qui, alla prossima confessione.»
«No» ribatte Liam, sapendo già che è la verità: consegnare quell'uomo alla lama di un boia? Che sia dannato se lo fa, piuttosto! 
«Non potresti mai fare il prete» mormora Zayn chiudendo gli occhi, sdraiandosi placidamente e scostandosi i capelli da sopra la fronte. «Ma potresti fare l'amante.»
 Liam soppesa quell'ultima parola nella sua mente, notando come la sua voce si sia abbassata nel pronunciarla. 
«A-amante?» balbetta, arrossendo più di prima.
«Sì. Sai, ragazzino?» risponde con fare ovvio, mulinando la mano di fronte a sé. Liam si morde forte l'interno della guancia cercando di non badare al calore che sente al basso ventre.
«Non hai mai fatto sesso con nessuno, vero?» La naturalezza con cui tratta di quell'argomento mette ancora più a disagio Liam, che vivendo con un prete non è abituato a sentirne parlare se non in relazione al peccato. È vero, non ha mai neanche sfiorato una ragazza, né tanto meno pensato ad un ragazzo, eppure il sorriso di sufficienza con cui quell'uomo lo osserva non gli fa venire voglia di scappare, come succedeva quando gli altri bambini lo accusavano di essere il figlio bastardo di un'adultera e un prete. Prova solo una gran voglia di conoscerlo, di scoprirlo.
«No, decisamente no. Non preoccuparti, ragazzino, puoi imparare» prosegue imperterrito lui.
«Non so di che parlate» bisbiglia indispettito. Le palpebre di Zayn sembrano sempre più pesanti, il fuoco crea ombre sulle sue palpebre e sulle sue ciglia scure. 
«Avete sonno?» mormora inginocchiandosi accanto al giaciglio.
L'uomo annuisce leggermente e incrocia le braccia al petto, rannicchiandosi verso il calore.
«Tornerò domani» sussurra aiutandolo a mettere meglio il saio, senza però sfiorare la pelle nuda delle sue gambe.
«Domani me ne sarò già andato» biascica muovendo lentamente la coscia sotto il suo palmo.
«Ve lo impedirò, dovete ristabilirvi»  dice con fermezza.
«Tu sei un folle, ragazzino» mormora Zayn prima di addormentarsi.
Quando Liam esce dalla chiesa con il cuore che batte velocissimo, è quasi sicuro che il brigante stesse sorridendo. Liam corre sulla neve, la temperatura corporea così alta per le emozioni che prova da non sentire neanche le sferzate del vento. Entra nella casupola del prete, incespicando nella serratura.
«Sono un folle, ma cosa spero di ottenere?» mastica a mezza voce, buttandosi sulle spalle una coperta. L'alba sta sorgendo e deve assolutamente dormire qualche minuto. L'ultima cosa che vede è il caldo ambrato della luce del sole che filtra dalla finestra, al quale si sostituiscono due profondi occhi.
Liam sorride timidamente.
 
Si sveglia lentamente, scoprendo di essere solo in casa: padre Greg si è ristabilito, probabilmente sta già facendo il giro al lazzaretto, come al solito. Si guarda attorno con un sospiro, pensando subito a Zayn, da solo nella cripta. È una pazzia, proteggere un criminale all'insaputa del sacerdote per ragioni che nemmeno sa. Certo, Zayn è bello, ma Liam non è un sodomita, o almeno pensa di non esserlo. Inconsciamente si convince che si tratta solo di aiutare il prossimo e perdonare i peccatori, ma sa perfettamente che si sta prendendo in giro. Dentro di sé sente la voglia di proteggerlo, il desiderio di conoscerlo: sembra una bestia rara, è un forestiero con una vita intera da raccontare, e Liam è curioso e stanco del poco che sa sulla vita. Crede che Zayn possa spezzare la bolla di vetro fragile in cui è rinchiuso, e non ha intenzione di perdere l'occasione. 
Passa la giornata con impazienza, aspettando che cali il sole per poter correre in chiesa, con il costante timore che qualcuno, soprattutto padre Greg, entri nella cripta, nonostante nessuno lo faccia da anni. 
Non mangia nemmeno, troppo in ansia per farlo, e segue padre Greg per aiutarlo nelle visite e nei doveri sacerdotali con la pelle d'oca, le labbra carnose di Zayn e le sue parole irriverenti costantemente in testa.
 
 
Quella notte, Liam ha il cuore che corre e i palmi sudati.
«Buonanotte, figliolo» sussurra padre Greg baciandolo tra i capelli, pensando che lui stia dormendo. Non capita spesso che suo padre dimostri affetto nei suoi confronti, e solitamente o è ubriaco o pensa che Liam stia dormendo; più spesso tutte e due le cose insieme. Liam conta mentalmente i suoi passi e aspetta di sentire il suo leggero russare, prima di alzarsi, raccogliere la sacca in cui ha nascosto un po' di cibo e uscire.
Stringe forte il corrimano della ripida scaletta che sparisce nel buio della cripta. 
Quindi il fuoco si è spento.
Quindi lui se n'è andato. 
Scende i gradini, inciampando sull'ultimo e perdendo la presa sul sacco, che cade rovesciando il suo contenuto sul pavimento. Si guarda attorno, aspettando che i suoi occhi si adattino all'oscurità. Uno spiffero solleva la cenere del fuoco ormai spento e Liam scorge il pagliericcio sul quale ieri ha lasciato Zayn. Si avvicina cautamente, accusando i suoi stessi occhi di averlo tradito. Ma la sua vista non l'aveva ingannato, il pagliericcio è davvero vuoto. Liam si lascia sfuggire un mugolio, che viene amplificato dalla stanza completamente vuota: l'unico respiro che sente è il suo, accelerato, e gli unici esseri viventi che gli fanno compagnia sono i grossi ragni con le zampette sottili come i capelli di un angelo e un ratto che furtivamente si avvicina al cibo e alla coperta che ha portato. Singhiozza, battendo un pugno sul pagliericcio.
«Stupido, stupido e stupido. È un criminale. E tu pensavi che sarebbe rimasto qui? Per te poi?»
 La sua voce rotta è così acuta che è sicuro di essere stato udito anche nei paesi vicini. Continua a blaterare parole sconnesse, scacciando con stizza una lacrima solitaria, incurante dei passi alle sue spalle e del chiarore di una candela che illumina la sua figura.
«Hai sensi di colpa, eh?» sente chiedere lentamente. Ragazzino, la voce profonda; si volta di scatto e si morde le labbra per trattenere un sorriso.
«Credevo te ne fossi andato davvero» mormora alzandosi e pulendosi le ginocchia.
«Eri preoccupato per me?» chiede sbigottito. Sono in piedi l'uno di fronte all'altro, Liam può vedere le imperfezioni quasi inesistenti sul suo viso grazie alla luce della candela. 
«Ero preoccupato che ti vedessero uscire di qui» sibila sulla difensiva.
«Non sai mentire, ragazzino» ridacchia leccandosi le labbra. «E mi dai del tu? Stiamo migliorando!»
Liam arrossisce rendendosene conto e «Scusate», borbotta timidamente.
«Continua»  ribatte in tono più dolce. «Non devi portarmi rispetto» sussurra alzando lentamente la mano verso il suo viso. 
Liam rimane immobile, in attesa di un tocco che non arriva; Zayn nota sicuramente la sua espressione delusa, ma non commenta se non con un sorrisetto soddisfatto. «Perché sei tornato?» domanda passando oltre per riaccendere i carboni con la candela. Liam si guarda attorno, alla ricerca di un appiglio, e nota la pagnotta ancora in terra. La raccoglie e dice, allegro: «Ti ho portato da mangiare!».
Zayn lo guarda sospettoso, ma il sorriso di Liam è così buono che non può fare a meno di tendere la mano per accettare il pasto. All'ultimo, però, questo allontana la pagnotta con aria di sfida. «Oppure i banditi non hanno bisogno dell'aiuto dei ragazzi di campagna?» ghigna.
In risposta, Zayn scoppia in una risata un po' gorgogliante, sporgendosi verso di lui per afferrare il pane. Liam lo allontana ancora e Zayn lo rincorre, fino a che non si ritrova a sussurrare nel suo orecchio «I banditi accettano volentieri tutto ciò che i ragazzini di campagna offrono e, quando non lo offrono, i banditi se lo prendono». Liam sussulta, beve avidamente ogni sua parola e inspira il profumo dolciastro della sua pelle, il fiato caldo che gli solletica il collo. Zayn si ritrae di scatto, spezzando la pagnotta e porgendogliene la parte che non sta già divorando. Liam sorride e la afferra senza smettere di guardarlo, accorgendosi con un brivido di quanto si sono avvicinati. 
«Non hai paura di me?» chiede Zayn tagliandosi un altro pezzo con i denti. 
«Non mi hai ancora ucciso o derubato, era tutto consenziente» scrolla le spalle. 
«Chi ti dice che una volta ristabilito non ti ucciderò?» ribatte l'uomo piegando la testa di lato. 
«Hai detto che potrei fare l'amante, ma non ho mai amato nessuno. Io dico che potresti fare l'uomo onesto, anche se non lo sei mai stato.»
Zayn lo guarda, immobile e concentrato, poi lancia il pane sul giaciglio, afferrandogli la vita e chiudendogli ogni via di fuga. «Non ti allargare troppo, ragazzino» sibila ad una spanna dal suo viso. «I miracoli esistono solo per voi illusi.»
Liam lascia cadere il proprio tozzo di pane e scuote la testa; Zayn è un criminale, non passa secondo in cui non si ricordi di ciò, e i suoi occhi fiammeggianti lo confermano, la voce tagliente e letale gli mette i brividi.
Poggia le mani sul suo petto ma non lo spinge indietro: rimane a guardarlo negli occhi e l'espressione di Zayn cambia lentamente, facendosi curiosa.
«Tu non sei cristiano.» sussurra. Liam si scosta come scottato e apre la bocca per ribattere, ma non gli esce altro che un gemito strozzato. Dirlo a voce alta nella chiesa in cui è cresciuto è scandaloso, quell'uomo è un pazzo. «Non dirmi di sì, perché non ci crederei. Hai qualcuno oltre tuo padre?»
Liam si guarda attorno freneticamente, temendo che anche i muri abbiano le orecchie, poi si lancia contro Zayn e gli tappa la bocca con un palmo per impedirgli di continuare. 
Dovrebbe difendere la sua fede e padre Greg, ma alla fine tutto quello che gli esce è un "No" strozzato. Zayn lo guarda con meraviglia, alza una mano ad intrecciare le dita con le sue e Liam le guarda con terrore.
«Sei davvero un ragazzino» sussurra contro la sua mano con quella che sembra davvero tristezza. «Chiedimi quello che vuoi, Liam.»
Il ragazzo stringe la sua mano, deglutendo a vuoto per cercare di sciogliere il groppo che gli si sta formando in gola. Apre la bocca per parlare, ma sa che la voce non lo assisterebbe e così la richiude. Zayn muove appena i polpastrelli sulla sua schiena, per avvicinarlo a sé e tranquillizzarlo, senza abbandonare mai i suoi occhi. Liam sospira e posa la testa sul suo petto. Il suo tocco è così leggero che Zayn giurerebbe di averlo sognato, se non fosse per l'incredibile calore che sprigiona quel contatto. Liam sembra gracile come un passerotto e impalpabile come vapore ma poi parla, le sue labbra si muovono sul suo petto, lente come durante una preghiera.
«Ti chiedo di non mentirmi e di non andartene.»
Zayn sussulta. Non gli ha chiesto perché metà delle contee del paese ha messo una taglia sulla sua testa, né perché ruba e perché uccide, né tanto meno cosa ci faceva fuori da quella sperduta chiesa durante una bufera di neve. Sente l'irrefrenabile bisogno di raccontargli tutta la sua storia, tutte le disgrazie che il dio di suo padre o quello del padre di Liam hanno deciso di rovesciargli sopra. 
«Non ti mentirò. Ma non chiedermi di restare, lo dico per il tuo bene.»
Liam solleva il capo di scatto, fissandolo con gli occhi umidi di lacrime.
«Io voglio conoscerti»  risponde, dandosi un tono. Eppure, nella sua innocenza di ragazzino che muove i primi passi nel mondo reale, dimentica che quella che stringe con tutta la sua forza è la sua mano, e così facendo tradisce la sua inquietudine. 
«Se tu mi conoscessi, mi odieresti. E sei l'ultima persona al mondo dalla quale voglio essere odiato.»
«Io non ti odierei» sussurra così piano che pensa che Zayn gli chiederà di ripetere.
«Sì, ragazzino, lo faresti.»
Liam stringe le labbra, ferito. «Come fai ad esserne certo? Sono abbastanza adulto da gestire questa situazione» sbotta cercando di sciogliersi dalla sua stretta. Ma Zayn lo tiene ancora più forte, rendendosi conto che Liam non è un uccellino con le ali spezzate, ma un uomo intrappolato in un corpo ancora imperfetto: le spalle larghe e il fisico asciutto contrastano con l'ingenuità e purezza dei suoi occhi color nocciola e con il rossore, che gli imporpora le guance anche in quel momento, ma tutto in lui si combina creando una perfetta e quasi incomprensibile armonia.
«Non sai di che parli» sussurra scuotendo la testa. «Se davvero sapessi tutto quello che ho fatto probabilmente mi ripudieresti, proveresti nient'altro che ribrezzo nei miei confronti.»
Liam stringe di nuovo il tessuto del saio tra le dita e lo guarda con fermezza, avvicinando il volto al suo. «Non proverei mai qualcosa del genere per qualcuno, nemmeno per te» si ostina.
«Perché non sai cosa c'è là fuori!» sbotta Zayn stringendoselo contro ancora di più. Le labbra di Liam sono rosa e gonfie per i continui morsi che vi infligge, basterebbe così poco per appropriarsene, ma ha paura di sbagliare: Liam non è che un bambino una volta uscito da li, chiuso sotto una teca di vetro che si infrangerebbe al primo colpo.
«Insegnamelo, allora» mormora a pochi centimetri dalle sue labbra, la fronte corrugata e lo sguardo fiero.
«Questa è una follia, perché non lo capisci?» sbotta Zayn esasperato. «Me ne andrò di qui, va bene?» continua senza però sciogliere l'abbraccio. «Non ci vedremo mai più ed è una promessa, io non torno indietro, tanto meno per te.»
«Insegnami quello che sai ora, dimmi cosa hai fatto di tanto orribile, mostrami il lerciume che dovrei conoscere» ordina Liam con la fronte contro la sua.
«Quel lerciume sono io» geme Zayn chiudendo gli occhi. «E tu sei troppo bello e troppo candido per preoccuparti di me, ragazzino.»
Liam ansima contro le labbra e agisce in fretta, cogliendolo di sorpresa: infila una mano tra i suoi capelli neri e fa scontrare le loro labbra con un singulto, baciandolo con calma, senza forzare nulla. Zayn si allontana di poco e lo guarda con occhi sgranati e le labbra lucide socchiuse, emettendo un lamento prima di baciarlo di nuovo, solo per un altro po'. 
«Non avresti mai dovuto farlo.»  biascica contrariato.
«Non mi sembra che ti sia dispiaciuto.»
«Non sai chi sono» asserisce Zayn spostando le labbra sulla sua guancia ruvida di barba. «Potrei ucciderti anche ora, sei il figlio del prete! Potrei minacciare di ammazzarti e chiedere la liberta in cambio della tua vita di angelo ingenuo, lo capisci?» sibila con una risata amara.
«Ci hai pensato?» chiede Liam con il cuore che corre.
«Ad ucciderti? Anche quando ti ho visto questa notte, Liam, non riesco ad evitarlo» ansima con la bocca sulla sua tempia. Il capo di Liam si muove come quello di un gatto che fa le fusa, seguendo le carezze della sua bocca ruvida.
«Fallo, allora» respira sulla sua gola. «Uccidi anche me.»
Zayn gli stringe un fianco e le mani di Liam esplorano ancora i suoi capelli folti, beandosi della loro consistenza nuova, insolita.
«Dovrei farlo» mormora. Liam sorride fra sé e mugola prima di baciarlo di nuovo con calma, ridacchiando mentre Zayn si sporge in avanti per averne di più.
«Ma non lo farai perché io sono l'amante, ricordi?»
Zayn solleva gli occhi al cielo, divertito, allontanandosi solo di qualche millimetro dal suo viso.«Questa dell'amante non te la dovevo proprio dire, vero?» mormora, tornando al suo solito modo di fare. Liam si limita a sorridergli prima di riunire le loro labbra.
Possibile che quello sia davvero vietato? Che sia peccato?
Liam pensa di non aver mai provato nulla di simile, di non aver mai provato quel calore neanche nel pieno della stagione estiva; di non aver mai tenuto ad una persona tanto da volerle appartenere e da preoccuparsi che possa succederle qualcosa in sua assenza, come se il solo fatto di starle accanto potesse ricacciare indietro la morte inesorabile. Ma quello che lo sconvolge di più è avere l'assoluta certezza di essere importante per qualcuno. E non per un qualcuno qualsiasi, ma per lui
I due ragazzi si scostano per riprendere fiato e Liam esplora lentamente il suo viso: sente sotto le labbra la barba diradarsi per lasciare spazio alla pelle tesa del collo, tracciando con i polpastrelli il profilo di una cicatrice che finisce da qualche parte oltre il colletto del saio. Zayn sospira dritto nel suo orecchio e quel suono gli fa tremare il sangue nelle vene. 
Improvvisamente Zayn lo afferra per i fianchi e lo allontana da sé. Liam si irrigidisce nella sua stretta, sulla punta della lingua gli pizzica una serie indicibile di improperi, ma quando alza lo sguardo su di lui riesce ad emettere solo un gemito strozzato. Gli occhi del bandito sono sbarrati nella penombra, ogni muscolo del suo corpo è teso fino allo spasimo e l'espressione è vigile. 
«Cos...» cerca di sussurrare, ma la sua voce viene coperta da un suono improvviso, che dissacra il santuario di Dio e rompe il loro incantesimo terreno.
«Liam!» Padre Greg è li. Liam comincia a tremare, lo stomaco che si rivolta per la paura.
«Liam, sei qui?» chiama una seconda voce: la madre del mugnaio. 
«Liam, vai.» La voce di Zayn è meno di un sussurro mentre lo scuote forte per farlo tornare in sé. 
«No, io… Se mi vedono uscire da qui ti troveranno» rantola.
«Fai in modo che non accada, dimostrami chi sei, Liam. Mi fido di te.» Detto questo lo lascia andare e pesta i piedi sul fuoco per spegnerlo. 
«Tornerò» sente sussurrare nell'oscurità. Una mano lo sfiora, poi sente dei passi affrettati ma leggeri sui gradini. Zayn rimane immobile per qualche minuto al buio della cripta, fino a quando non più sente il vociare, poi sale le scale lentamente, attento che non ci sia nessuno, e riaccende lo stoppino della candela con attenzione. La notte è ancora lunga e Zayn si morde la lingua per non pensare a bestemmie, perché avrebbe voluto trascorrere le ore con Liam e non con i ragni della cripta. Liam con i suoi occhi scuri, la pelle del mento ruvida di barba e le spalle grosse, lo stesso Liam che conosce da due giorni e ha baciato. Da quanto non baciava e basta qualcuno? Ha sentito una mancanza incedibile delle labbra di un'altra persona sulle sue, e quelle di Liam sono belle, gonfie, rosa. Dovrà ripartire il prima possibile, ma Liam... Liam lo spaventa, sa già che sarà più difficile del solito.
 
Liam calcia un sassolino, che finisce con un tonfo in una pozza di fanghiglia al lato del sentiero. Padre Greg ha notato la mancanza di pane e carne fresca nella loro dispensa, e l'ha mandato in paese con un’occhiata che diceva tutto. 
Cammina a passo lento, rimuginando sugli avvenimenti del giorno prima: aveva temuto davvero per il peggio. Padre Greg e la madre del mugnaio perlustravano la chiesa ma quando stava per uscire, i due si erano fermati vicino all'entrata della cripta. Il ragazzo non osava salire gli ultimi gradini e, nascosto nell'ombra, ragionava furiosamente su una soluzione per levarsi da quell'impiccio. Inaspettatamente, proprio quando si era risolto ad uscire e improvvisare una scusa, una folata di vento più forte delle precedenti aveva fatto vibrare le vetrate. I due, temendo che le sottili lamine non avrebbero resistito, si erano voltati aspettando lo schianto.
 Liam ne aveva approfittato per uscire dalla cripta.
Quando padre Greg aveva notato la sua presenza il ragazzo aveva balbettato una scusa a proposito della sua preoccupazione per le candele. I due lo avevano guardato attentamente, ma alla fine la fretta di tornare al caldo dei rispettivi focolari aveva salvato Liam da ulteriori domande.
Per un attimo aveva temuto che padre Greg vedesse Zayn, che lo trovassero e li accusassero entrambi, ma non era successo.
Sulle labbra ha ancora il sapore delle labbra di Zayn, sorride tra sé ogni volta che ci pensa. Molto spesso, se deve essere sincero. Rabbrividisce se ripensa al modo in cui quell'uomo si è arreso contro il suo corpo, o se ricorda la scintilla nei suoi occhi scuri quando si sporgeva per avere di più; è possessivo, ma rimane uno scaltro, l'ha dimostrato quando l'ha lasciato andare senza inflessione. 
I suoi pensieri sul bel criminale sono interrotti da un manipolo di soldati che esce da una delle case vicino alla piazza, dai volti seri e le armature scintillanti. Nessuno bada a lui, tutti sanno che Liam è il ragazzino innocuo che vive col prete, quindi nessuno si cura di avvisarlo o interrogarlo. Si avvicina cautamente al fruttivendolo, un uomo devoto che aiutava padre Greg quando ancora l'età glielo permetteva, e saluta educatamente.
«Cosa succede?» chiede preoccupato.
«Oh, sei tu, ragazzo» sospira quello guardandolo con sollievo evidente. «Pare che uno di quei bastardi dei delinquenti sia qui in paese, il comandante delle guardie crede che qualcuno lo nasconda qui» spiega in un borbottio sotto la barba grigiastra. «Una follia, chi mai nasconderebbe un mostro simile? Si dice che sia la reincarnazione del diavolo, quel pezzente.»
«Ho sentito che ha sterminato una famiglia con otto figli» bisbiglia una delle tessitrici, che stava origliando. «Ha assassinato a sangue freddo un bambino di soli tre anni, tutto per i pochi averi che aveva il povero padre.»
Liam sgrana gli occhi, non ha nemmeno bisogno di fingere di essere sconvolto e raccapricciato: è davvero di Zayn che stanno parlando? Dell'uomo che ha baciato qualche ora prima?
Si poggia con una mano al banchetto del fruttivendolo, alla sensazione della stretta del suo corpo caldo e le sue labbra morbide si sostituisce quella di mani impietose che uccidono bambini innocenti. 
«Tutto bene Liam?» Si sente chiedere da una voce preoccupata. Si solleva di scatto e corre via. Mette un piede di fronte all'altro, la vista appannata dalle lacrime di rabbia. È arrabbiato con padre Greg che l'ha mandato in paese, con il fruttivendolo che non è stato zitto e soprattutto con se stesso per aver ceduto così facilmente ai propri istinti. Ma non vuole cedere troppo facilmente alle apparenze: lui stesso ha provato cosa significhi essere giudicato dalle persone di cui ci si fida senza avere la possibilità di discolparsi. E lui vuole dare questa opportunità a Zayn.
Quella sera stessa.
Corre verso il forno per comprare il pane, che la donna delle offerte gli dà con un sorriso, confusa di fronte alla sua espressione addolorata, e rischia di far cadere l'incarto decine di volte nel viaggio di ritorno.
Entra nella chiesa a passi pesanti, passa in sacrestia e lo lascia sul tavolo, ma non si avvicina nemmeno alla cripta: ci sono altri fedeli in preghiera, sarebbe troppo avventato. Ha la nausea per il rimorso e la delusione, non può pensare a quanto Zayn è effettivamente vicino, così si affretta ad uscire e correre di nuovo, più veloce che può, verso la campagna poco lontano dalla parrocchia. Non gli importa di sudare, di stancarsi o di destare confusione nei suoi compaesani, d'altronde pensano già che sia strano, che differenza fa?
Si pulisce le lacrime con un pugno chiuso e stringe i denti mentre scavalca la staccionata che dà al vigneto, il discepolo di padre Greg lo Saluta da lontano, chino vicino ad un filare, indicandogli la tavola sul loggiato del casolare. Bene, pensa Liam, così non deve nemmeno sforzarsi di essere normale. Afferra le due taniche e le prende sotto braccio, cercando di non ferirsi ancora pensando al vino che ha dato a Zayn per riscaldarlo o alla goccia rosso scuro che era rimasta sulle sue labbra morbide. Quanto é stato stupido a fidarsi di lui senza sapere nemmeno chi fosse? Anche se Zayn gli aveva detto di non farlo, Liam ha lasciato che il suo sorriso ambiguo lo incantasse, compiendo peccati nella chiesa di padre Greg che l'uomo non gli avrebbe mai perdonato. 
Torna verso il santuario lentamente, concentrandosi solo sul peso delle taniche per non pensare ad altro, sforzando le braccia e stancandosi due volte tanto per smettere di scervellarsi. 
«Hai mangiato? Ti ho lasciato del pollo» dice padre Greg dall'altare. Liam si immobilizza per un paio di secondi, accorgendosi con orrore che sarebbe bastato pochissimo perché padre Greg trovasse l'intruso.
«Venite con me?» chiede con calma, poggiando le taniche in sacrestia. Non vuole correre troppi rischi, è molto meglio se allontana il prete da lì.
«No, ora ci sono i catechismi.»
Liam sibila e guarda in direzione della cripta senza farsi notare, ignorando il proprio stomaco.
«Rimarrò anch'io, allora.» dice con tono fermo. «Mangerò dopo.» Finge di ascoltare padre Greg riempire di paure e parabole la testa dei ragazzini del paese e lo accompagna persino alla lezione durante la quale il parroco insegna ai più piccoli a scrivere il proprio nome. 
«Liiiiam» sente sussurrare alle sue spalle mentre cammina, osservando i visini concentrati chini sui banchi. Si volta e il bambino biondo all'ultimo banco gli fa un cenno con la mano. Si avvicina e quello sussurra imbarazzato «Liam, ho un problema».
Il giovane, travisando le sue parole, commenta «Niall, non mi sembra ci siano problemi. Certo, hai ancora qualche incertezza sulla doppia elle, ma nel complesso è comprensibile.» Gi sorride pensando di averlo rassicurato, ma quello non abbandona il broncio scontento.
«No! Liam, non capisci: il problema è un'altro.» Lo sguardo perplesso che gli riserva il figlio del prete lo incoraggia ad andare avanti. «Da poco ho conosciuto un bambino, Harry, e siamo diventati molto amici. Ma Louis, che è mio amico da sempre, ieri mi ha detto che Harry è figlio di una strega che vuole solo attirarmi a casa sua per farmi il malocchio e mi ha detto di non vederlo più. Così non ho più parlato a Harry. Ma mi manca, così pensavo: e se Louis si fosse sbagliato?»
«Dovresti andare a parlare con Harry e non giudicare senza sapere i fatti» afferma convinto padre Greg alle loro spalle. Liam fa un passo indietro, lasciando che il parroco faccia la sua lezione di catechismo extra. 
«Sei d'accordo anche tu, Liam?» chiede il biondino.
Già, lui è d'accordo? Quando gli hanno detto che Zayn aveva sterminato un'intera famiglia non aveva esitato un attimo a giudicarlo ed era quasi arrivato a provare ribrezzo per lui.
«Eh? Sì...sì, padre Greg ha ragione.»
Il bambino sorride rasserenato e i due congedano i piccoli alunni. 
«E anche oggi abbiamo fatto il nostro il nostro dovere» esclama fiero. «Andiamo a casa, coraggio.»
«Padre, io vorrei rimanere qui, sarà una brutta nottata e preferisco tenere tutto sotto controllo. Non mi aspettate alzato, ne approfitterò per recitare un rosario» mente, spudoratamente. 
«Sicuro?» Il parroco è stupito: non lo ha mai visto pregare se non durante le funzioni. Liam annuisce, aiutandosi con un grande quanto finto sorriso. Padre Greg cede, e dopo avergli spettinato i capelli esce fischiettando dalla chiesa. Liam sospira, ascoltando il silenzio che finalmente avvolge tutto. Lo sguardo gli cade inevitabilmente sull'entrata della cripta. 
«Scenderò quei gradini e gli chiederò spiegazioni» si dice, ma in realtà gli batte forte il cuore e le gambe tremano quando scende le scalette.
Un debole chiarore illumina la stanza e Zayn solleva gli occhi su di lui, trapassandolo da parte a parte. Rimane immobile, eppure Zayn fa un sorriso amaro, colmo di tristezza e rassegnazione. 
«Ora capisci cosa intendevo, ragazzino.»
 «Come fai dirlo?» chiede.
«Perché non sei lo stesso di ieri notte. Cosa hai sentito?» risponde lui senza segni di fastidio o di colpa. 
«Hai detto che potevo chiederti qualsiasi cosa» dice invece lui. «Voglio sapere quante persone hai ucciso.»
Zayn sospira, distoglie lo sguardo e scuote la testa. «Non lo so.»
«Hai ucciso bambini?» continua con un senso di nausea che gli dà le vertigini.
«Sì, l'ho fatto» dice a bassa voce. 
Liam annuisce, non sapendo nemmeno cosa dire.
 
«Perché ti cercano, Zayn?» sussurra guardandosi le mani.
«Non è ovvio?» ribatte lui seccamente.
«Voglio sapere tutto» ordina alzando la testa, fingendo una sicurezza che non ha affatto.
«Ero più giovane di te di qualche anno» sbuffa guardando la cera che cola dalla candela. «Al villaggio arrivarono dei soldati per il dazio del signorotto» dice con astio, «e la mia famiglia non aveva nulla; presero una delle mie sorelle dicendo che si sarebbero accontentati di lei».
Liam aspetta con il fiato sospeso, guardando la linea dura della sua mascella.
«Li ho uccisi tutti» di getto. «Presi uno dei ferri del mio vecchio e li ammazzai, quei cani non meritavano di vivere» sibila prendendosi la testa tra le mani.
«Poi che è successo?» soffia in un filo di voce. Zayn sorride con amarezza, lo guarda negli occhi e Liam sussulta, scorgendo il dolore nelle ombre del suo viso.
«Ero un ragazzino, come te» mormora. «Mi presero e mi portarono alla gogna, dicendo che ero un folle» dice scuotendo la testa. «Nessuno mi difese: in paese avevano troppa paura. Scappai, non volevo morire.»
Liam si fa più vicino, cercando di immaginarsi quanto deve aver sofferto, ma è difficile farlo con la vita che ha avuto lui. Zayn guarda ancora nel vuoto, prende un respiro e gli stringe una  mano, facendolo sussultare.
«Tornai al mio paese, credendo che avrei trovato rifugio, ma le donne mi guardavano con spavento, gli uomini con disprezzo; non mi avvicinavano nemmeno i bambini, gli stessi ragazzini con cui ero cresciuto» sputa con una smorfia sprezzante. «Andai a casa mia di corsa, spaventato per essere stato lasciato solo, ma non trovai nessuno: l’erba alta, l’ascia di mio padre abbandonata sul vialetto, la porta scardinata. Ricordo tutto alla perfezione» dice con un sorriso carico di disgusto. «Entrai e non trovai nulla. Gli averi della mia famiglia erano distrutti, a terra, niente era al suo posto. Girai ogni camera, urlando i nomi delle mie sorelle, ma c’era solo merda e qualche topo. Corsi fuori e girovagai per le strade, supplicando di dirmi cosa era successo, dov’era la mia famiglia.»
L’uomo digrigna i denti, stringe la mano libera in un pugno e Liam può vedere la rabbia mischiarsi al dolore, e ne ha paura.
«Ero un ragazzo. Nessuno si degnò di dirmi nulla. Solo un mendicante, uno che non conoscevo nemmeno, si avvicinò a me: mi disse che i soldati erano tornati indietro, che avevano preso mia madre e le sorelle, e che mio padre era morto combattendo.»
«Mi spiace» è l’unica cosa che riesce a sussurrare Liam, sentendosi in colpa al posto di tutta quella gente che l’aveva tradito. Zayn lo guarda di nuovo, lo sguardo appena più caldo, e scuote la testa, le labbra di nuovo strette in un’espressione che gli fa venire i brividi.
«Avevo promesso a me stesso che li avrei vendicati, lo giurai sulle rovine della nostra casa, giurai in nome del mio vecchio, ma non era facile.» Si interrompe per prendere un respiro e Liam capisce che non l’ha mai detto a nessuno, che la confessione pesa sul suo cuore molto più di quanto si aspettasse. «Lasciai il villaggio e cercai di sopravvivere, ma non potevo trovare nulla; per avere del denaro arrivai a vendermi per gli affari di uno di quei bastardi» soffia chiudendo gli occhi. «Era come il signorotto del cazzo che regolava il mio villaggio, ma non avevo nulla e stavo morendo di fame: gli offrii i miei servigi di ladro e sicario, e quell’uomo accettò. Mi odiai, e scappai di nuovo non appena ebbi denaro a sufficienza. Mi odio ancora, perché ho infranto il giuramento alle mie sorelle. Ho ucciso per quel bastardo, non ho fatto nulla per fermarlo» ringhia guardandolo di nuovo.
«Eri costretto, non avevi del denaro!» soffia Liam inginocchiandosi davanti a lui, seduto sul pagliericcio.
«Sono scuse, ragazzino» ribatte lui. «Quella gente ha ucciso la mia famiglia e li ho aiutati, non li ho nemmeno fermati.»
Liam sente la presa sulla sua mano farsi più forte e nega velocemente col capo, strisciando più vicino. «Non puoi odiarti per questo!» sibila.
«Ma tu sì. Non so che problemi tu abbia, ma anche tu dovresti scappare o essere disgustato da me.»
Il ragazzo sbuffa e nega di nuovo, portandosi le loro dita intrecciate alle labbra. «Non riesco ad odiarti, te l’ho detto» sussurra. «Ti hanno costretto a diventare una persona del genere!»
«Ma sono questa persona anche ora! L’uomo che hai davanti non è diverso dall’assassino!»
«Non mi importa!» esclama Liam con testardaggine. «L’uomo che ho davanti non vuole uccidere!»
Zayn scuote la testa, combattuto, e non lo guarda. Vorrebbe che Liam capisse il pericolo che corre, sarebbe tutto molto più semplice.
«Devi smettere di credere che ci sia del buono in tutti, ragazzino.»
«Guardami» mormora Liam. «Io mi fido di te.»
E Zayn lo sa, che è sbagliato e che Liam soffrirà due volte di più, ma gli prende la testa fra le mani e lo bacia ugualmente, sperando che lo migliori.
 
Liam entra in chiesa accompagnato da padre Greg e dalle sorelle Tomlinson, quattro graziose biondine che frequentano l’oratorio. Il parroco ha smesso di chiedergli perché rientra tardi la sera e Liam ringrazia Dio, o chi per lui, perché la scusa dei rosari non era più credibile. E’ rimasto colpito dalla storia di Zayn, ma sebbene gli non gli abbia taciuto neanche un omicidio Liam continua a fidarsi di lui. Non si sente nella posizione di biasimarlo o condannarlo e pensa genuinamente che Zayn sia solo una delle tante vittime dell'ingiustizia. Per farlo cambiare non servono né una cella di rigore né la forca né le preghiere, ci vuole solo fiducia. 
«Liam, accompagna le bambine in oratorio e oggi inizia tu la lezione, devo fare le confessioni, c'è già la fila.» Padre Greg lo riscuote dai suoi pensieri e Liam ubbidisce, prendendo per mano le due gemelline più piccole. 
Viene accolto dall'allegro vociare di una ventina di bambini e si impone di chiudere Zayn e i suoi pensieri in un angolo, almeno per il tempo necessario alla lezione. Con un po' di fatica, riesce a ristabilire l'ordine, e sono tutti a lavoro da un po' quando Liam nota due facce nuove. 
«E voi chi siete?» chiede con un sorriso. 
«Mi era caduto il pennin...» Niall è costretto a lasciare la frase a metà quando, nella fretta di alzarsi, batte forte la testa sul banco. Tutti e tre lo guardano con ansia, ma quello scoppia a ridere grattandosi il bernoccolo e, rivolgendosi a Liam, spiega «Liam loro sono Harry», indica il bambino alla sua destra con i riccioli scuri, la pelle bianca e gli occhi verdi, «e Louis!» conclude abbracciando un moretto dagli occhi azzurri. 
«Adesso siamo tutti amici! Niall ci ha parlato molto di te» dice Harry tendendogli la mano. Liam li guarda tutti con tenerezza e stringe la mano ai nuovi arrivati; i due si siedono accanto a Niall e, con suo grande sollievo, non disturbano troppo. 
«Sapete scrivere?» gli chiede con gentilezza.
«Io sì» sorride Harry, mostrando due fossette carinissime sulle guance. 
«Io solo il mio nome» mugugna Louis grattandosi la testa. La più grande delle sorelle Tomlinson ridacchia e il bambino le fa la linguaccia, incrociando le braccia al petto con un broncio.
«Siamo qui per imparare, su!» ridacchia Liam. «Lottie, pensa al tuo foglio!»
«Mamma dice sempre che se Louis usasse il pennino come usa la fionda a quest'ora sarebbe già un medico» afferma una delle gemelle. 
«Sì, ma dice anche che probabilmente a casa ci sarebbero meno tazze rotte!» ride l'altra. 
«Basta così!» le rimprovera Liam. «Non volete far vedere a padre Greg come sapete scrivere bene? Nostro Signore vuole che i suoi discepoli siano istruiti, così da essere brave persone e poterlo vedere» ripete a memoria. In realtà non ci crede nemmeno lui, sa anche che tutte quelle bambine non potranno mai usare un pennino fuori dalla chiesa, ma non si permette di sembrare insicuro.
«Bambini, che ne dite di scrivere qualcosa alla vostra mamma, per farle vedere quanto siete bravi!» propone Liam, sperando di calmare gli animi. I tre annuiscono e il ragazzo chiede cosa vorrebbero scriverle. 
«Io che le voglio bene» mormora Harry, un po' timoroso che gli altri ridano di lui. 
«Io che mi piace la sua minestra» afferma Niall accarezzandosi la pancia. 
«E io che farò più da bravo» dice Louis con un sorrisetto malizioso. Liam scrive le tre frasi su una tavoletta e lascia i tre bambini a sudare sulla pergamena per fare un lavoro degno di essere portato alle loro mamme. 
Quando scende la sera, Liam saluta con la mano i tre bambini che, ansiosi di far bene, si sono trattenuti con lui anche dopo la fine della lezione; padre Greg si è defilato da un po' con la scusa di una forte emicrania. Liam rientra in chiesa e inevitabilmente il suo sguardo cade sull'entrata della cripta, così che tutti i pensieri su Zayn tornano inevitabilmente a riempirgli la mente. Entra silenziosamente, ma non lo coglie di sorpresa: Zayn è seduto sul pagliericcio, lo guarda di sbieco con un sorriso dolciastro. 
«Ragazzino» lo saluta. Liam arrossisce e biascica un 'Ciao' con voce leggera.
L'uomo torna a guardare la fiamma della candela consumata, ma gli fa spazio per sedersi. 
«Sentivo la tua voce, oggi» sussurra facendo sfiorare le loro spalle. «Saresti un buon educatore.»
«Di solito è il compito di padre Greg, io aiuto soltanto» risponde con un mormorio, a disagio per la consapevolezza che Zayn l'ha ascoltato per tutto il tempo.
«Cosa vuoi fare quando sarai adulto, Liam?» chiede Zayn voltandosi verso di lui. «Hai detto che non vuoi prendere gli ordini. Cosa vuoi diventare?» biascica poggiando la mano sul suo ginocchio, tracciando linee delicate col pollice. Liam sussulta e sbatte più volte le palpebre, rendendosi conto che non lo sa.
«Voglio accendere le candele» mormora sentendosi un po' stupido. «Voglio sentire l'odore della cera e illuminare quello che mi circonda.»
Zayn ride senza entusiasmo, porta la mano sulla sua coscia e l'accarezza con tocchi gentili. «Mi sembro uno di quei nobili bavosi» sospira, «ma tu illumini già abbastanza di tuo».
Liam arrossisce fino alla punta delle orecchie e Zayn gli sorride, piegando la testa e baciandogli l'angolo delle labbra. 
«Sei un ingenuo, ragazzino» ride senza spostarsi.
«E tu pensi sia una cosa negativa?» chiede Liam, perché è da quando lo conosce che non fa altro che ripetergli di essere un ingenuo. Zayn posa le labbra sulle sue, ma Liam riesce solo a socchiudere gli occhi prima che quel contatto svanisca. 
«Io penso che tu sia la cosa più giusta che ho visto finora.» 
Liam sente le guance avvampare, e Zayn stringe le dita sulla sua nuca per poterlo baciare; passa un braccio attorno alle sue spalle, ma Zayn si allontana lentamente.
«Che succede?» sussurra Liam scostandosi, timoroso di aver osato troppo; Zayn sorride leggermente e scuote la testa, posando nuovamente una mano sul suo ginocchio.
«Quando ero da solo in chiesa» mormora guardandogli le labbra, «Ho pensato di essere impazzito. Non sono l'uomo che ti ho mostrato da troppi anni, ragazzino».
Liam guarda la candela, a disagio, poi poggia timidamente la mano sulla sua. «Ma lo sei ora, no?» 
L'uomo gli sorride dolcemente, come si fa con un bambino. «Ti fidi delle cose sbagliate, Liam.»
Liam scuote la testa vigorosamente e gli stringe le dita, costringendolo a guardarlo. «Non sono un bambino, Zayn! Credi che non sappia chi sei o quanto è sbagliato quello che hai fatto? Credi che non sappia quanto rischio stando qui con te? Potrò anche essere un errore di calcolo, un chierichetto o come mi si vuol chiamare, ma so quello che faccio, so che voglio stare qui e so che lo vuoi anche tu. Potrai essere un uomo vissuto, il peggiore dei criminali e chissà quale adultero, ma sei qui ora e ci sono anche io, non perché sono ingenuo, ma perché lo voglio.»
Zayn boccheggia per qualche istante, per poi erompere in una risata liberatoria. «Per Diana, baciami» sospira strattonandolo e portandoselo vicino, costringendolo a premere le labbra sulle sue. «Rimani un ragazzino» mormora tra un bacio e l'altro, «ma che io sia dannato davvero se non hai le palle per diventare un uomo». Liam si imporpora per il commento scurrile, ma anche per la sorpresa. Risponde al bacio con foga, facendolo sorridere, e si perde nelle sue labbra screpolate e bollenti, sciogliendosi come cera tra le sue mani. 
«Un giorno sarò l'uomo di qualcuno» dice con un po' di coraggio, «Perché non posso essere tuo?».
Zayn gli sorride con amarezza e gli accarezza la guancia ruvida, i suoi occhi sembrano guardare qualcosa che Liam non può afferrare. «Perché saresti uno spreco, ragazzino» sussurra. «Te l'ho detto il primo giorno: saresti un amante.»
«Posso essere il tuo!» si ostina stringendogli la casacca. 
«Io non ho amanti» sbotta più freddo. «E tu non devi esserlo.»
Liam riconosce lo scintillio di rabbia e di frustrazione nel suo sguardo, quindi si ferma: lo guarda negli occhi e respira lentamente, in attesa.
«Non merito un amante come te.»
Liam sbuffa, ma non risponde. «Dormiamo» ordina buttandolo sul giaciglio con cipiglio capriccioso, sapendo già che sarebbe un discorso senza esito.
 
Liam imbocca la strada che porta alla fucina del fabbro: quella mattina si è svegliato stretto tra le braccia di Zayn e ora la sua mente è un po' più serena e libera. Ha deciso di scendere in paese e comprare un rosario nuovo a padre Greg, per scusarsi della sua improvvisa assenza. Volta l'angolo e la sua attenzione viene attirata da alcuni schiamazzi provenienti proprio dalla bottega; si appiattisce contro il muro e sbircia per capire cosa sta succedendo. Alcuni soldati stanno svuotando la fucina, gettando in malo modo gli attrezzi del mestiere del fabbro sull'acciottolato. 
«Noi non nascondiamo nessuno, per la Croce di Cristo, credetemi! Vi avrei avvisati subito se un bandito fosse venuto a chiedere aiuto da me!» piagnucola l’uomo, nella speranza che i soldati se ne vadano. 
«Non è quello che ci è stato riferito» risponde impassibile il capo, osservando il lavoro dei suoi sottoposti, «e inoltre abbiamo guardato ovunque in paese, questo è l'ultimo posto» conclude. 
Il fabbro coglie al volo l'occasione e dice «Siete sicuro di aver guardato proprio ovunque, signore?».
«Non sono il tuo signore, mentecatto.»
Quello incassa senza battere ciglio e rincara «Avete guardato anche in chiesa? Si trova ai margini di un bosco e un po' fuori dal paese, è facile da li sparire...»
Liam ha un tuffo al cuore: stanno cercando Zayn e, cosa che lo spaventa ancora di più, seguendo le informazioni del fabbro lo troveranno. Per un attimo si chiede se anche Zayn avesse sentito tutta quell’indignazione per il tradimento dei suoi compaesani, esattamente la stessa che Liam prova ora nei confronti del fabbro.
«Fatti gli affari tuoi» dice il capo, e «Andiamo» ordina ai suoi. Liam ha il cuore che batte all'impazzata e un fastidioso sudore freddo che gli appiccica i vestiti alla pelle, quando il drappello di soldati gli passa accanto senza degnarlo di uno sguardo, scambiandolo per un mendicante. Coglie solo poche parole del capo “...autorizzazione al signore...al più presto...chiesa...”.
Ha ancora un po' di tempo.
Padre Greg esce dalla chiesa gongolante con il rosario che Liam gli ha regalato intrecciato tra le dita. Liam innalza una muta preghiera nel vederlo finalmente uscire e si precipita nella cripta. 
«Zayn» dice. Zayn balza in piedi e Liam si stringe a lui con un sospiro liberatorio, incurante dello sguardo confuso dell'altro. 
«Che è successo?» chiede Zayn. Liam scuote la testa e si concede di unire le loro labbra prima di rispondere. Il bandito contraccambia, stringendogli la vita con le braccia ma, quando si scosta, Liam, come un fiume in piena, racconta tutto quello che ha visto e sentito quella mattina. 
«C'é qualcuno in chiesa?» sussurra Zayn guardando nel vuoto.
«No, i soldati stanno ancora perlustrando il paese, credo che abbiano il coprifuoco» mormora guardando il soffitto.
«Ti hanno chiesto qualcosa?» domanda Zayn, improvvisamente ansioso.
«No» dice senza capire.
Zayn non risponde, raccoglie i vestiti che si è sfilato giorni prima e si sfila il saio con gesti veloci. Se non fosse nel pallone, probabilmente Liam rimarrebbe incantato a guardare il suo corpo quasi nudo, ma ora non ci riesce.
«Che stai facendo?» ansima cercando di fermarlo.
«Me ne vado, cosa ti sembra che stia facendo?» sbotta Zayn stringendo i nodi della casacca. 
«Non puoi!» sibila Liam piazzandosi davanti a lui. «Là fuori è pieno di soldati, cosa pensi di poter fare?»
«Quei soldati verranno qui, Liam» ringhia Zayn afferrandogli le braccia. «Perlustreranno questo posto da cima a fondo, mi troveranno e vi uccideranno.»
Liam gli blocca la vita e scuote freneticamente la testa, una sequela di 'no' che esce dalle sue labbra senza che se ne accorga.
«Liam, vattene! Torna a casa da tuo padre, dimenticati di avermi mai visto!» esclama Zayn con una mano sulla sua spalla. «Se mai ti chiederanno se mi hai visto nega, mi senti? Devi dire di non sapere chi sono, o ti prenderanno come mio complice» sussurra cercando di convincerlo. Liam scuote ancora la testa, un nodo allo stomaco che gli impedisce di pensare.
«Non puoi lasciarmi adesso» dice velocemente. «Tu non puoi lasciarmi
«Sì» ride Zayn amaramente. «Posso, te l'ho detto la prima notte, io non torno indietro per nessuno» gli ricorda, «Nemmeno per te».
Liam ringhia e lo blocca di nuovo, spingendolo contro la parete opposta all'entrata della cripta. «Non te ne andrai da qui» e non sa se è una promessa o una minaccia, ma sa che lotterà se necessario.
Zayn gli prende il viso fra le mani e poggia la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi. 
«Liam, è così che vanno le cose» biascica sulle sue labbra. «E poi dovresti essere ansioso di liberarti di me, non di trattenermi.»
«Mi fido di te» confessa, capendo che è vero. «Non mi interessa cosa hai fatto, non ti permetterò di andare farti ammazzare.»
«E dovrei rimanere qui?» dice lui secco. «Dove troveranno entrambi?» 
«Non lo faranno, o morirò anche io» promette Liam.
Zayn sgrana gli occhi: Liam è un pazzo. Anzi, definirlo pazzo è troppo riduttivo: i pazzi sono pazzi perché madre natura o qualche Dio si è divertito a giocare con la loro menti, e quei poveracci sono inconsapevoli; negli occhi di Liam si può leggere la lucida consapevolezza di chi è pronto a fare quello che dice, nessun’incertezza.
«Liam, non dire cazzate.» La voce strozzata e le mani tremanti che attirano Liam al suo corpo. Quello si lascia andare in un sospiro tremante. «Zayn, non sono bugie. Non ti lascerò.»
Il bandito gli solleva il volto, posando le labbra su quelle umide di Liam, che chiude gli occhi e si lascia sfuggire un gemito liberatorio. Socchiude la bocca per approfondire il contatto, ma Zayn stringe le sue spalle e lo allontana bruscamente. 
«Addio, Liam» ringhia a testa bassa, correndo verso le scale. 
«No» afferma quello scuotendo la testa e seguendolo. Zayn è quasi arrivato alla porta ma Liam, spinto dalla disperazione, riesce a raggiungerlo. Lo blocca schiacciandolo contro l'acquasantiera. Deve trovare un motivo convincente per trattenerlo, qualcosa che almeno riesca a fargli guadagnare tempo. Zayn si dibatte furiosamente e lui sa di non poterlo trattenere ancora a lungo, è troppo debole.
«Il diritto d'asilo!» strilla. 
Zayn lo guarda senza capire «Di che diavolo parli? Se è una scusa inventata per farmi restare sappi che non funzionerà. Non ti metterò in pericolo.» 
Liam scuote la testa, cercando di sostituire la sua espressione esaltata con una più convincente.
«Non è una scusa! Nelle chiese si può chiedere il diritto d'asilo. Una persona ha il diritto di appellarsi alla protezione della chiesa, che non deve sottostare alla giurisdizione dei laici. Quindi i territori della chiesa sono una specie di campo neutro!»
L'espressione di Zayn passa dal sospettoso, al perplesso, all'incredulo. «Liam, non funzionerà mai.»
Liam impreca a voce bassa, tenendogli ferme le braccia, ma Zayn riesce a liberarsi.
«Hai detto che potrei fare l'amante» sussurra afferrandolo di nuovo. «Insegnami ad esserlo.»
«Sul serio? Vuoi convincermi a rimanere offrendomi la tua verginità di figlio di prete? In una chiesa? Tu sei pazzo, ragazzino.»
Liam si guarda attorno e prende un respiro profondo, poi slaccia i nodi della propria casacca e la sfila, rimanendo a torso nudo. 
«Liam, smettila.» gorgoglia Zayn senza impedirsi di guardarlo con fame.
«Rimani, o andrò sotto la neve nudo e mi lascerò morire per il freddo» ribatte lui cominciando ad abbassarsi i calzoni. Zayn fa uno scatto in avanti e lo blocca, sbuffando al suo orecchio.
«Non me ne andrò» mormora abbracciandolo per fargli caldo. «E tu sei un pazzo.»
«Io-»
«Potrei prenderti e spogliarti io, ora» continua però Zayn affondando le unghie di una mano sulla sua schiena. «Sei troppo bello per stare svestito in mia presenza» grugnisce colpendogli il bacino col proprio. «Ma, purtroppo per me, ero serio: in chiesa e con il figlio di un prete, no.»
Liam si abbraccia da solo quando Zayn si scosta per raccogliergli i vestiti e lascia che l'aiuti a rimetterli, circondandogli il collo con le braccia subito dopo ed incollando le labbra alle sue con un gemito.
«Rimani con me» sussurra tirandogli appena i capelli tra le dita. «Solo un altro po' di tempo» ansima baciandolo più a fondo, con tutto il coraggio che ha.
«Sei una tentazione» mugola Zayn stringendogli la vita. 
«E tu il peccato originale» mugugna Liam quando Zayn gli morde le labbra. «Vieni, fa freddo qui» continua, prendendo la mano di Zayn tra le proprie, timoroso che possa cambiare idea. 
La cripta della chiesa è ormai diventata il suo posto preferito, non nota neanche la polvere o l'inquietante dipinto scrostato, rappresentante la Madonna intenta a graffiarsi il volto e battersi il petto sotto il Cristo crocefisso, che li guarda dall'angolo buio della stanza. 
Zayn si siede sul pagliericcio, osservando come i fianchi di Liam ondeggiano quando si china per riattizzare il fuoco, o come brillano i suoi occhi quando si volta per tornare ad intrecciare le loro dita. Zayn abbassa lo sguardo su di esse e può contare mille differenze tra  loro per ogni centimetro della pelle chiara di Liam, che si insozza a contatto con la sua.
Liam, con il suo viso dolce da uomo appena sbocciato, è incontaminato e ha dei valori, crede in un mondo migliore e nelle persone, ama incondizionatamente e sconsideratamente, altrimenti non sarebbe lì. 
E cosa si può dire di lui? Lui sopravvive tra le persone dalle quali si è fatto odiare, prega la morte, ma neanche Lucifero lo vuole tra i suoi accoliti. Liam si sporge per unire le loro labbra, facendosi spazio per accoccolarsi sul suo grembo. 
«Posso restare con te?» sussurra Liam sul suo collo.
«Liam, ti ho già...» prova a dire Zayn, ma quello gli chiude la bocca con una mano.
«Solo dormire. Puoi resistere?» chiede con sincerità. Ecco perché ha deciso di rimanere ed ecco perché deve andarsene il prima possibile. Liam non si preoccupa che possa fargli qualcosa di male, ma che lui non senta la sua presenza come un'imposizione. 
«Sì, posso resistere. Rimani.»
Si sdraiano entrambi nell'angusto spazio e il ragazzo si stringe al suo petto. Gli si chiudono gli occhi, ma si tende per un ultimo bacio prima di miagolare «Notte, Zayn». Lo guarda mentre cade nel sonno, osservando il modo in cui le sue labbra si imbronciano mentre si sistema. Alza una mano e la poggia sulla sua guancia ruvida di barba, ammirando le ciglia chiare sugli zigomi arrossati dal camino, e si avvicina alle sue labbra con attenzione, baciandolo dolcemente.
Cosa gli sta succedendo? Dovrebbe approfittarne e scappare ora che Liam non può vederlo, non rimanere a baciare la fronte di un ragazzino impulsivo. Liam si muove nel sonno, schiacciando la guancia sul suo petto e sistemando le braccia alla sua vita. Zayn mugola per il piacere di sentirselo contro, accarezzandogli la testa. Liam è un ossimoro, lo pensa dalla prima volta che l'ha visto, e ha paura, perché lo attrae come niente ha mai fatto prima. E il figlio di un prete, ma dentro di lui c'è un soldato lussurioso e possessivo, assettato di libertà e calore; ha il cuore di un bambino e le spalle grandi di un uomo, le braccia grosse e le cosce robuste, la vita stretta e i pettorali ampi. Liam sospira sul suo collo e Zayn reprime a forza un brivido, stringendogli la nuca fra le dita e i fianchi duri con un braccio. 
Una notte ancora, promette a se stesso, una notte per godere del calore di Liam, poi andrà via.  

Zayn si riscuote dal dormiveglia, il corpo di Liam stretto tra le braccia e il suo viso placidamente addormentato poggiato sul suo petto. Dalla cripta non può vedere all'esterno e non sa con esattezza per quanto tempo siano stati la dentro, ma il fuoco ormai agonizza e sicuramente si è concesso più del dovuto. Si alza senza il minimo rumore, coprendo Liam con la coperta che lui stesso gli aveva prestato il secondo giorno, di modo che non senta freddo per il resto della notte.
 Vorrebbe dirgli tante cose, baciarlo fino a rimanere senza fiato, ma ormai è passato il tempo di entrambi. Guarda la sua espressione serena e si convince che è per quello che se ne va, perché non vuole trascinare Liam in tutta la merda della sua vita. E soprattutto perché, nonostante lo conosca da troppo poco tempo, Liam è ormai l'unica persona a cui tiene al mondo e di cui si fida. Gli accarezza i capelli e si china per baciargli la fronte, indugiando un ultimo istante per riempirsi i polmoni del profumo delicato della sua pelle. Poi si volta e corre via, senza guardarsi indietro, perché fa male. Fa così male che se dovesse riposare gli occhi su di lui non avrebbe più il coraggio di oltrepassare quella porta. 
Attraversa la navata centrale, circondato da quelle candele che piacciono tanto a Liam, notando che dalle vetrate non entra ancora la luce del sole. 
«Via libera, non ha ancora iniziato ad albeggiare» pensa. 
Socchiude il portone principale della chiesa, quello da cui è entrato pochi giorni prima, ma rimane guardingo: per uno come lui la prudenza non è mai troppa. Rabbrividisce per la temperatura rigida e allunga un passo sul sagrato, aspettando che i suoi occhi si abituino alla mancanza delle candele.
L'udito è il primo dei suoi sensi a risvegliarsi, facendogli notare un mugolio soddisfatto proveniente dagli alberi sulla sinistra. Si appiattisce contro la colonna scanalata che tiene il piccolo protiro appena in tempo per vedere un soldato uscire da un cespuglio tirandosi su le braghe.
Una scarica di adrenalina lo scuote dall'interno, strizzandogli lo stomaco per l'ansia: è ancora troppo vicino alla chiesa e Liam dorme sereno tra quelle mura: se dovessero prenderlo adesso, Liam sarebbe sicuramente accusato di essere suo complice. Sa come funzionano queste cose, pur di appropriarsi dei beni della chiesa e delle loro entrate lo stato è pronto anche a pagare dei testimoni per accusare il giovane e screditare l'autorità di padre Greg.
Il soldato passa indisturbato a pochi palmi da lui, andando a ricongiungersi con alcuni suoi commilitoni: Zayn ne conta almeno sette. Otto contro uno è uno scontro perso in partenza. Deve attraversare il sagrato e fare un paio di metri prima di potersi riparare tra la boscaglia, ma non vede neanche un nascondiglio che gli permetta di passare inosservato. I soldati sono lì, tra gli alberi, e lui sarebbe un bersaglio facilissimo anche per il più imbranato degli arcieri.
Sospira sconsolato, guardando il suo fiato condensarsi in piccole nuvolette bianche. Potrebbe tornare dentro, ma non conosce la chiesa e non sa se sono presenti porte di che si aprono su un'altro lato della struttura. 
«Potresti chiedere davvero il diritto d'asilo» suggerisce una perfida vocina nella sua mente. Zayn si lascia sfuggire un sorriso amaro: quei soldati lo sgozzerebbero prima che abbia solo il tempo di formulare la richiesta. Quelle congetture è meglio lasciarle a chi ancora ci crede, come Liam, ma per lui, che sa come va davvero il mondo, ci vuole una soluzione pratica. I passi dei soldati si fanno sempre più vicini, ha troppo poco tempo.
Fa l'unica cosa che potrebbe ritardare il peggio: torna dentro nel modo più silenzioso possibile, trovando Liam in piedi di fronte alle candele accese, la testa bassa e le braccia attorno a se stesso, che fissa le fiamme in modo malinconico. Zayn impreca, deve sentirsi tradito e abbandonato, ma non può lasciarsi fermare dalla tristezza sul suo viso, non ora.
«Liam» sibila affrettandosi verso di lui; il ragazzo alza la testa di scatto, un misto di confusione, stupore e speranza sul suo viso, ma Zayn lo interrompe prima ancora che parli. «Quante porte ci sono in questo posto?» chiede secco.
Liam sbatte le palpebre, confuso, e «La principale, la laterale», dice indicando l'apertura alla sua destra, «Quella sul retro» dice indicandosi alle spalle, «E quella dei lebbrosi, che dà sul bosco» sussurra capendo improvvisamente.
«La chiesa é circondata, ragazzino, devo andarmene ora. Dimmi dov'è» ordina prendendogli la testa tra le mani. «Dimmelo, Liam.»
«Tornerai?» ansima lui tirandolo verso un angolo in ombra oltre il pergamo. «Dopo che se ne saranno andati, tornerai?» ripete premendo a forza le labbra sulle sue. «Non toccare nulla, sta attento a dove cammini e scappa se senti qualche rumore, sono contagiosi» dice aprendo una piccola porta in legno marcio. 
«Liam» mormora prima che quello si chiuda la porta alle spalle; il giovane si ferma con occhi spaventati e Zayn poggia un bacio sulla sua fronte. «Stai attento.»
«Essere un amante fa schifo» grugnisce lui prima di tornare dentro, lasciando Zayn a boccheggiare appena: cosa intendeva?

Liam cammina velocemente verso il centro della navata, giusto prima che i soldati entrino in gruppo.
 «Che Dio sia con voi, signori. Come posso aiutarvi?» chiede fingendosi sorpreso. 
«Sappiamo che un ricercato è nascosto in questa contea e questo è l'unico posto in cui non abbiamo controllato, quindi non mentire e non ti faremo del male» dice la punta dello schieramento. 
Tra Liam e lo squadrone ci sono almeno venti metri, ma sente i brividi fastidiosi sulla nuca come se qualcuno vi stesse soffiando sopra. «Un ricercato, voi dite? Spero che non crediate che padre Greg darebbe asilo ad un assassino contro il volere delle leggi!» esclama fingendosi sconvolto e oltraggiato. «Questa è la dimora del Signore, villani! Come osate entrare qui e offendere il nome di Nostro Signore Gesù Cristo con una calunnia simile?» urla con un gesto secco della mano. 
Cavolo, dovrebbe entrare in una compagnia di attori per quanto è bravo. I soldati si guardano tra loro, intimoriti, e fanno un impercettibile passo indietro.
«L'Inferno, ecco cosa si meritano uomini come voi!» sibila come tocco finale. 
La punta dello squadrone getta uno sguardo nervoso alle spalle di Liam, verso il vecchio crocifisso, e scuote la testa. 
«Chiediamo umilmente perdono, ragazzo. Spero che tu e padre Greg vogliate ricordarci nelle vostre preghiere, al vespro; siamo pentiti» mormora. 
«Il Signore perdona sempre, la sua benevolenza è grande. Dirò a personalmente a padre Greg dell'accaduto, ma vi consiglio di non far accadere più qualcosa di simile.»
I soldati retrocedono verso il portone, senza osare dare le spalle al Cristo, gettando occhiate furtive a Liam. Qualcuno si fa persino il segno della croce. L'ultimo ad uscire chiude il portone e Liam si poggia ad un banco,sospirando profondamente per scrollarsi di dosso l'ansia. Ormai Zayn dovrebbe essere uscito dal lazzaretto e dubita che i soldati vi si avvicineranno. 
L'ha pregato di rimanere e ha ricevuto un no categorico; l'ha pregato di tornare e Zayn non ha detto nulla: fare l'amante non è bello come pensava. Solleva le spalle e guarda la luce dell'alba che inizia a filtrare dalla vetrate e le candele che ondeggiano tranquille nei loro lampadari. Ha vissuto bellissimi momenti in quei pochi giorni, ma ora sono finiti e lui deve guardare avanti. Coccolerà il ricordo di Zayn, delle sue labbra e del suo corpo caldo stretto al proprio, fino a quando queste sensazioni non diverranno confuse e sfuocate nella sua mente a causa del tempo. Non vuole disperarsi, e non gli servirebbe. Rassegnato, sorride tristemente al vuoto, voltando le spalle alla porticina dei lebbrosi e andando a preparare l'altare per la prima messa della giornata. Ci sono sensazioni che si vorrebbero dimenticare, ma che lasciano sempre e comunque un ricordo, un'ombra agrodolce. Liam afferra un cero vecchio e il coltellino, incidendo sulla materia dura un volto senza lineamenti. Vorrebbe poter incidere gli occhi di Zayn, le sue labbra carnose, ma la sua mente gli fa brutti scherzi: ricorda cosa ha provato ad averle su di sé, i brividi che ha sentito quando l'ha baciato, ma non la forma esatta. 
Sospira premendo le dita sulla cera fredda, chiudendo gli occhi e immaginando che sia la pelle di Zayn, cacciando indietro le lacrime. 
 

Quando padre Greg é arrivato in chiesa e ha saputo dell'incidente coi soldati, l'ha guardato con sospetto, ma non ha detto nulla. Da allora Liam è taciturno, rimane seduto negli ultimi banchi della chiesa e fissa l'altare, immaginando di vedere Zayn che viene a chiamarlo, che gli bacia la fronte e gli chiede di stare attento. Il prete non si lamenta, il ragazzo è più servizievole del solito, ma Niall, il bambino che segue il catechismo, porta ogni giorno qualcosa a Liam sperando di vederlo sorridere come prima. 
Sono passate solo due settimane, eppure gli sembra che sia un'eternità. I soldati sono andati nella contea vicina, i lebbrosi sono arrivati due volte dal portoncino, ma Zayn non era mai nelle vicinanze. 
Liam si alza e si avvicina alla cappella in fondo alla navata, iniziando il solito rito; fuori è già buio, l'ultima messa è finita da un po' e padre Greg non gli ha chiesto se sarebbe tornato a casa, non lo fa da giorni. L'indomani ha un incontro con Danielle, una ragazza che aiuta con le offerte: l'uomo vuole che Liam si accasi e non ne ha mai fatto un mistero. Liam non vuole sposarsi, ma neanche vivere per sempre col prete, quindi ha scelto la soluzione meno dolorosa. Inizia ad intonare una delle canzoni del coro tra sé, camminando nella penombra, e supera la scalinata nascosta che porta alla cripta con passi veloci, costringendosi come sempre a non pensare a niente, a chiudere fuori tutto.
 
Non nevica e non ci sono nuvole, il cielo è limpido e la temperatura è ancora più rigida di due settimane prima. Zayn si sfrega le mani, soffiandoci sopra perché non si intorpidiscano.
Tutto quello che sta facendo è sbagliato, per se stesso e soprattutto per Liam.
Liam. È stato lontano da lui solo due settimane, cercando in ogni modo possibile di dimenticarlo. Ha camminato verso un punto qualsiasi il più lontano possibile da lui, fino a che le sue gambe non hanno tremato per la fatica così forte da farlo crollare sulla neve; ha provato persino ad ubriacarsi e ad accompagnarsi con chiunque desse il minimo segnale di gradire la sua presenza, ma non riusciva neanche a raggiungere l'orgasmo senza pensare alle labbra di Liam. Ha ricominciato il suo pietoso sopravvivere a spese degli altri, ma non gli basta più, non ora che Liam gli ha fatto vedere che anche lui può vivere. Padre Greg è uscito già da un po' ed è sicuro che ormai nella chiesa sia rimasto solo Liam. Ha girato attorno alla struttura per un paio di giorni e ha notato che il ragazzo non torna più a casa, neanche per dormire. Lo ha visto solo quel pomeriggio, l'aria triste mal celata dietro un tenero e fugace sorriso rivolto ad un bambino biondo che lo teneva per mano. Avrebbe voluto correre da lui in quel momento, stringerlo e chiedergli perché aveva smesso di sorridere, di essere ottimista e felice, eppure l'aveva lasciato alle premure di quel bimbo, che non avrebbe potuto nuocergli come invece avrebbe sicuramente fatto lui.
E nonostante tutto non ce la fa.
È davanti al portone intagliato della chiesa e, incurante della vocina che gli grida di lasciarlo andare, in nome dell'amore che prova per lui, lo spinge il tanto necessario per introdursi all'interno. Tutto è ancora come ricorda, l'entrata della cripta, la porta del lazzaretto e l'altare con il mazzo di fiori di cui deve essersi occupato per forza Liam.
Dalle loro prigioni di vetro colorato i personaggi degli episodi della bibbia lo guardano con occhi severi e impietosi; scuote la testa e distoglie lo sguardo da quegli uomini sulle vetrate, ricordando quando anni prima sua madre gli disse di temerli.
Un sussurro colpisce il suo udito: Liam sta cantando.
Muove qualche passo incerto in direzione della voce, sporgendosi dietro una colonna per non essere visto. Liam gli dà le spalle, la sua voce aumenta leggermente di intensità, facendo vibrare qualcosa dentro di lui. Liam cammina piano, circondato dalla luce calda e avvolgente delle centinaia di candele della navata principale, fino ad arrivare al cospetto del Crocifisso. Deve essere sorta la luna piena, perché ai piedi del ragazzo danzano i riflessi dei mille frammenti colorati che compongono il rosone, incastonato nella pietra dietro il Cristo.
Liam solleva gli occhi, intonando le ultime note della sua canzone.
Zayn lo segue, soffermandosi sull'uomo inchiodato alla croce, stupendosi di ciò che vede. Il suo sguardo sembra seguirlo, ma a differenza degli uomini nelle vetrate non è severo, non lo giudica. Forse per quello Liam è cresciuto così sereno: benché non credesse in lui quell'uomo non l'ha mai giudicato. Forse c'è la speranza che la sua decisione di venire lì non sia del tutto sbagliata ed egoista, dipende solo da cosa decideranno loro.
La voce di Liam si perde tra le curve della volta, facendo ricadere tutto nel silenzio. Zayn cammina nel corridoio tra i banchi, senza più badare a nascondere la sua presenza. E infatti Liam lo sente e si volta, sgranando gli occhi quando lo riconosce. Per un attimo interminabile Zayn sente di voler scappare, smettendo di respirare. Il ragazzo rimane immobile mentre si gli si avvicina, la candela a mezz'aria e le labbra socchiuse. 
«Lo so, ho detto che non sarei tornato indietro nemmeno per te» respira veloce, parlando a bassa voce. «Ma tu hai reso tutto così difficile! Tu, quella stupida frase che hai detto prima che me ne andassi e il tuo aiuto» borbotta agitando le mani per aria con stanchezza. «Ho passato giorni girando qui attorno per guardarti e tu non uscivi più, non sorridevi più e mi odio» ansima. «Non l'ho mai fatto tanto.»
Liam lo guarda per qualche secondo, lascia cadere il cero a terra e quello rotola, facendo colare sul pavimento la cera calda, ma non se curano; avvolge le braccia attorno al suo collo e lo stringe tra le braccia, infilando una mano tra i suoi capelli e sorridendo sul suo zigomo alto. 
«Credevo che non ti avrei più rivisto» sussurra strofinando la guancia ruvida sulla sua. «Temevo che in paese mi avrebbero detto che ti avevano preso, che una volta uscito di qui avrei dovuto affrontare il fatto che te ne sei andato e non volevo» sussurra nel suo orecchio. «Non voglio uscire da questo posto senza sapere dove sei e come aiutarti, non voglio svegliarmi la mattina e venire qui sapendo che tu non mi aspetti nella cripta.»
Zayn gli accarezza i fianchi e poggia la fronte sulla sua, Respirando il suo profumo a pieni polmoni. «Vorrei che fossi il mio amante, ragazzino» sussurra sulle sue labbra. «La sola idea che un altro uomo possa averti mi corrode il sangue.»
«Padre Greg vuole che prenda in moglie una donna del villaggio» mormora Liam con rimorso. «Vorrei essere una candela e bruciare all'infinito, senza mai dover sentirlo lamentarsi perché non sono attratto da un seno.»
«Cos'altro vorresti, ragazzino?» biascica Zayn sfiorandogli le labbra con le sue. 
«Vorrei te» soffia Liam. «Vorrei che non te ne andassi» dice baciandolo con leggerezza. «O che mi portassi con te.»
Zayn risponde al bacio con ardore, provando pena per se stesso quando si rende conto che Liam gli dà dipendenza, non vuole lasciarlo indietro.
«Non potrei amare nessun altro, Zayn» ansima il ragazzo prima di baciarlo ancora. «E so che torneresti ancora indietro per me» sussurra timidamente.
Sì. Tornerebbe ancora e ancora. Ma che senso ha andare via, se poi si ritroverebbe inesorabilmente e rientrare in quella chiesa e a stringerlo fra le braccia? 
«Andiamo via, Liam» dice guardandolo in viso. Il ragazzo solleva di scatto il capo, fissandolo intensamente. 
«Davvero?» mormora, non osando ancora lasciarsi andare. Il cervello di Zayn lavora furiosamente, valutando quello che ha appena detto, e trova un'unica risposta «Sì, davvero. Non so se potrò offrirti una vita noiosa e lunga, non potrai mai diventare padre e magari i soldati mi inseguiranno per sempre e le persone saranno disgustate da te perché pecchi con un uomo, ma-» si interrompe per riprendere fiato, « Liam, l'unica cosa che adesso posso prometterti è che questo» sibila baciandolo con forza «non cambierà». Lo guarda con attenzione, pronto a notare anche il più piccolo gesto che denoti un tentennamento da parte sua, ma Liam ha un grande sorriso e gli occhi lucidi, si stringe al suo petto e torna a baciarlo.
«Mi lascerai mai da solo?» chiede posando la fronte sulla sua.
«Dovranno uccidermi perché mi allontani da te» risponde serio. Liam scoppia in una risata argentina che risuona in tutta la chiesa, fa vibrare le vetrate, danzare le candele e sciogliere la cera. 
«Non ce ne sarà bisogno, ti proteggerò io» dice esibendo il suo sorriso più felice. Zayn si finge oltraggiato e sposta le labbra sul suo collo a fargli il solletico, facendolo ridere e agitare. «E padre Greg?» sussurra baciandogli il mento.
«Ha detto che era ora di accasarsi, no?» mugugna Liam chinando la testa quando le sue labbra tornano al collo, stavolta con più lascivia. 
«Non ti stai accasando con me, ragazzino» sospira lui colpevole. «Ti sto chiedendo di vivere come mio complice e rischiare di morire ogni giorno e non avere un posto fisso» biascica. «Sono un egoista.»
Liam fa un verso indistinto di diniego, muovendosi ancora in modo da avere le labbra vicino al suo orecchio. «Basta che sia con te» soffia. «Sono tuo.»
Zayn ha un brivido tra le sue braccia, ansima appena e gli morde la pelle, facendolo gemere per la sorpresa. «Sei un piccolo incantatore» sussurra soavemente prima di baciarlo sulle labbra. «Un incantatore bellissimo.»
Attorno a loro le fiammelle sembrano ondeggiare nell'aria, l'odore di incenso è forte e mischiato a quello dei narcisi sull'altare, ma Zayn sente solo il profumo della cera sulla pelle di Liam, l'aroma di fiori d'arancio che sembra emanare anche fuori stagione. Lo spinge contro uno dei banchi e lecca l'interno della sua bocca, godendo per quanto possibile della compattezza del suo corpo muscoloso, anelando già alla notte in cui potrà averlo completamente. «Fuggirò con te, come le giovani ereditiere che fuggono con i servetti» mormora Liam riprendendo fiato. «Solo che la mia unica eredità é quello che ho addosso.»
Zayn sorride sulle sue labbra, lo bacia di nuovo e scuote la testa. «Hai le candele» sussurra. «Prendi il cero più bello, lo metteremo nella sacca con del cibo e degli abiti più pesanti per te.»
«Un cero?» chiede Liam illuminandosi. 
«Tutti quelli che vuoi, ragazzino» sorride lui, felice di averlo sorpreso. Liam si scioglie delicatamente dal suo abbraccio e corre nella cripta: è sicuro di averlo lasciato li. Avanza a tentoni nel buio fino a quando le sue dita non affondano nel morbido pagliericcio. Lo solleva con noncuranza, tastando la superficie sottostante. Sorride nel buio quando sente la solida consistenza dei due ceri. Risale velocemente, beandosi della vista del suo uomo che lo aspetta. 
«Eccoli» esclama mostrandoglieli.
«Perché hai scelto proprio questi?» chiede Zayn. Liam gliene porge uno, ruotandolo fino a mostrare un viso appena abbozzato. 
«Sei tu» gli spiega «Durante queste due settimane ho cercato in tutti i modi di imprimere il tuo viso su qualcosa di più duraturo della mia memoria, ma come puoi ben vedere non ci sono riuscito.» Zayn osserva gli zigomi alti e le labbra carnose riconoscendo, più che i suoi tratti, l'amore con cui sono stati impressi.
«L'ho preso perché ora che staremo insieme potrò migliorare il mio lavoro! E il secondo invece è un regalo» prosegue Liam addolcendo lo sguardo mentre si rigira il cero tra le mani.
«Di chi?» Lo incoraggia Zayn stringendogli la vita con una mano.
«Di Niall, il bambino biondo che avrai sicuramente visto scorrazzare per il sagrato. Si era messo in testa di farmi sorridere e ogni giorno tentava qualcosa di diverso. Stamattina si è presentato il chiesa reggendo questo in mano, con una solennità degna di una processione.»
Liam sorride e mostra a Zayn il lato del cero: incise ci sono poche parole “Sorridi” e “Niall Horan”.
«Sono le uniche parole che sa scrivere» gli spiega.
«Sono bellissimi, Liam» sussurra Zayn abbracciandolo. 
Li ripongono in una bisaccia e si avvicinano all'altare. Liam ha recuperato un pennino e una pergamena, la divide a metà e ne fa due biglietti.
 Il primo, per padre Greg: “Padre, sono accasato.”;si firma solo con il nome e lo mette sul leggio.
Il secondo è per Niall: “Ora sorrido. Continua a farlo anche tu. Con affetto, Liam” e lo lascia sull'altare.


La mattina dopo, quando padre Greg entra in chiesa, le candele sono tutte accese, Liam non le ha spente, ma non é nemmeno tornato a casa. Niall, uno dei ragazzini del catechismo, tira la manica di Suor Carmine, chiedendole di leggere un foglio stropicciato che tiene tra le mani piccole e graffiate. La donna legge a voce alta, voltandosi verso il prete con sguardo confuso, mentre Niall scoppia a ridere e improvvisa un balletto entusiasta. Padre Greg si avvicina a Niall con sguardo severo, facendolo smettere.
«Dove hai trovato quel foglio?» chiede con voce perentoria. 
«Sull'altare, padre» risponde lui arrossendo. Padre Greg quasi corre verso l'altare, afferra il foglio con mala grazia e si volta a guardare i fedeli, scorgendo tra i banchi il volto della giovane che aveva scelto per lui.
«Figlio mio» sospira cercando di non attirare l'attenzione. Si volta verso le candele ancora accese e stringe le labbra, capendo che non ha più nulla di Liam, se non la cera calda.
 
 
 
 
 

Note

Se siete arrivati fin qui, giuriamo che avete tutta la nostra stima. E la nostra ammirazione e…sì, anche un po’ di paura, perché è una pazzia. Questo è il nostro primo figlio de La Scalata, e noi siamo delle mamme fiere. *-* Anche se abbiamo scritto praticamente ovunque e in qualunque momento, ma non ditelo a quello di storia e filosofia. O a quello di fisica. O italiano. O ai nostri genitori che ci parlavano, ai nostri compagni che credevano stessimo ascoltando e alla donna che stava parlando con Nene in pullman. No, signora, non stavo ascoltando i suoi problemi di reumatismi con la pioggia.
ENIUEI! Speriamo che questa storia vi piaccia tanto quanto è piaciuta a noi dal primo momento in cui ne abbiamo parlato (come se ne avessimo bisogno, ci leggiamo già nella mente) e speriamo di non avervi annoiati.
Fateci sapere che ne pensate! ♥
 
 
beeEnene
(Finalmente!)

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: beeEnene