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Autore: LilliSheeran    27/04/2013    3 recensioni
“Salvami.” sussurrò lui in un attimo. Rimasi scioccata da quell’affermazione; da come era piena di supplica. Mille domande rimbalzarono immediatamente nella mia mente. Salvarlo? E da cosa? Da chi? Come avrei fatto? Mi presi qualche secondo di silenzio per riflettere. Era frustrante il fatto che con una sola parola mi avesse ammutolita. Non sapevo davvero cosa dire; avevo paura che qualunque cosa dicessi potesse risultare stupida o banale.
“Vorrei farlo” risposi stringendomi nelle spalle, sperando di risultare meno prevedibile possibile. Lewis sorrise.
“Perché non lo fai, allora?” chiese tornando a guardarmi. A quel punto non sapevo se facesse sul serio o meno. Boccheggiai qualcosa al vento, incapace di ragionare e di rispondere. Per la seconda volta in pochi minuti mi aveva lasciata senza parole, e chissà quante altre volte ancora sarebbe riuscito nel suo intento.
“Perché non sono capace…” sussurrai imbarazzata abbassando il capo.
“E’ facile!” rispose lui tranquillamente, stendendosi a terra e incrociando le mani dietro la testa.
“Dimmi come fare…” qualche secondo di silenzio distanziò le nostre frasi, mentre imbarazzata mi passavo una mano fra i folti capelli.
“Resta.”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo uno.

Arrivai davanti alla grande porta di vetro del college, scrollandomi la sabbia dalle infradito colorate che avevo ai piedi. L’estate era sicuramente arrivata da un po’ di tempo, e noi studenti vagavamo giornalmente tra spiaggia e scuola. Inutile dire che a Darwin era estate praticamente tutto l’anno; forse il clima non era sempre perfetto: non erano tutte giornate da mare, ecco, ma anche essendoci piogge o temporali Darwin restava, comunque, una meta marittima. Gli altri studenti erano già rientrati prima di pranzo, come dettato dalle regole; quanto a me, come mio solito, ero tornata in ritardo anche quel giorno. Oltretutto non riuscivo a rendermi conto di che cosa avessi fatto per tutto quel tempo: ero uscita di prima mattina, avevo fatto un giro in centro e, per qualche motivo a me sconosciuto, ero tornata a casa a pomeriggio inoltrato. Probabilmente in quel momento tutti mi stavano cercando. Sbattei la fronte contro la grande vetrata della porta quando tentai di spingerla per entrare. Mi massaggiai la parte dolorante dove probabilmente qualche ora dopo sarebbe spuntato un livido e spinsi di nuovo; con le braccia tremanti trascinai la porta ed entrai. Un silenzio tombale regnava nei corridoi e ogni studente era nella propria camera. Tuttavia non mi preoccupavo più di molto del mio ritardo, in quanto, d’estate i docenti non si curavano granché del coprifuoco di noi ragazzi. Salii al secondo piano, dove vi era il mio alloggio e percorsi il corridoio che mi portò davanti alla mia stanza. Una musica dal ritmo Pop proveniva dalla porta della camera. Scossi la testa consapevole del fatto che una volta aperta avrei trovato Charlotte –probabilmente in mutande- in uno dei suoi spettacolini. Girai la chiave nella serratura ed entrai. Come avevo previsto Charlie era nella stanza in mutande, piegata sulle ginocchia e con la testa infilata sotto il letto alla ricerca di alcuni vestiti da sistemare. Chiusi la porta dietro di me e poggiai la schiena contro di essa, ghignando divertita in attesa che la mia compagna di stanza si accorgesse della mia presenza. La musica che si riproduceva nella stanza era a volume troppo alto per permettere a Charlie di sentire il rumore della porta chiudersi. Ridacchiai divertita osservando la sua posizione scomoda e insolita.
“Ah! Sei tornata…” sobbalzò quando mi vide in piedi accanto al mio letto. Prese un calzino che le era caduto dalle mani e lo unì al resto dei capi sporchi che stava sistemando. Lasciai la mia borsa a terra, vicino al mio letto, lanciai le chiavi nel porta-oggetti sulla scrivania e mi accasciai sulla sedia girevole. Charlie abbassò il volume della musica e le mie orecchie si riposarono per un momento.
“Ci hai messo molto!” osservò con disappunto, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto. Annuii con fermezza e iniziai a girare sulla sedia da studio, cercando qualcosa con la quale intrattenermi.
“Sì… In effetti è così… Sono stata in centro e poi ho incontrato alcuni vecchi amici in spiaggia.” Mi giustificai stringendomi nelle spalle. Allora forse, finalmente, mi stavo rendendo conto che effettivamente di tempo ne era passato da quando ero uscita dal college la stessa mattina. Charlie annuì e continuò a frugare fra il grosso mucchio di vestiti che aveva accatastato sul suo letto, dividendo i capi in due mucchi. Girai ancora insieme alla sedia, poi vidi una minuscola palla da basket nell’angolo accanto al mio letto e, trascinandomi con essa, la raggiunsi; poi tornai dov’ero. Quando mi sistemai di nuovo con la sedia girevole, Charlie era nuovamente scomparsa sotto il letto; di tanto in tanto la sentivo grugnire alla ricerca di qualcosa. Quando tornò in piedi i lunghi capelli che erano legati in una coda di cavallo ne fuoriuscivano in piccoli ciuffi disordinati. Continuai a girare con la sedia come una bambina, mentre Charlie prendeva i vestiti che aveva ammucchiato sul fondo del letto e li portava nel cesto della biancheria sporca.
“Justin dorme qui, stanotte!” gridò lei entusiasta, sbattendo il coperchio del cesto e tornando davanti al letto. Gettai la testa all’indietro mentre continuavo a giocherellare con la sedia e la pallina, lasciando che il mio chignon quasi disfatto ciondolasse oltre lo schienale.
“Spiegami perché devo trasferirmi da Vanessa tutti i venerdì…” protestai lanciando la pallina verso il piccolo cesto da canestro che era appeso sul mio letto. Saltellai sulla sedia quando la pallina entrò nella rete e andò a finire sul mio cuscino.
“A meno che tu non preferisca fare da spettatrice mentre sono con Justin… Direi che ti conviene!” rispose a tono, soddisfatta della sua battuta sempre pronta. Sbuffai e scoppiai in una rumorosa risata quando notai la sua espressione seria. Ovviamente mi aveva preso alla lettera. Non era mia intenzione protestare su una cosa del genere; era ovvio che stessi scherzando.
“Stavo scherzando…” dissi ancora fra le risate.
“Sarà meglio per te.” Rispose stampandosi in faccia un’espressione da finta offesa. Rise anche lei quando iniziò a guardarmi mentre continuavo a girare sulla sedia. Prese il secondo mucchio di vestiti sul suo letto e entrò nella piccola cabina armadio che condividevamo. In quel momento capii il motivo di tutto quell’ordine: ogni venerdì Charlie riordinava la stanza in modo che fosse in ordine una volta arrivato il suo ragazzo. Charlie non era mai stata una maniaca dell’ordine, ma quando si parlava di Justin era tutta un’altra storia: il suo lato menefreghista, scontroso e negativo veniva messo da parte. Quanto a Justin era il perfetto ragazzo per lei; non era uno di quelli tanto attaccati alle smancerie, come Charlie, ma era semplicemente adatto a lei. La loro relazione era iniziata praticamente quando eravamo arrivate al college, qualche anno prima. Il tempo era già passato più in fretta di quanto pensassi, e quando volsi lo sguardo fuori dalla finestra il sole iniziava a rifugiarsi di già dietro l’orizzonte. Dalle tendine gialline della finestra enorme entrava la luce del tramonto, che riflettendosi sulle pareti azzurre dava loro un’aria molto più estiva.



Note dell'autrice:
saaaalve :)
ecco qui il primo strabiliante capitolo della mia nuova FF.
so già che probabilmente non piacerà a molti,
ma avevo voglia di scrivere qualcosa di più "estivo" e divertente
rispetto alla mia altra storia.
comunque, bho... sono già a metà del secondo capitolo,
quindi se vedrò che piace entro stasera pubblico l'altro!
fatemi sapere :D un bacio... a presto. xx

Lilli
  
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