La lanterna che illumina l’Oscurità
 
Ogni sacro santo giorno, un senso di vuoto gli pervadeva l’anima.
Ogni volta che lui non gli era accanto, sentiva quella sgradevole sensazione.
Si sentiva un “nessuno”.
Era come se avesse smarrito una parte di se stesso da qualche parte, in un posto dove i suoi ricordi non riuscivano a riconoscere.
La memoria di Sasori assomigliava più ad un filo sottile con appese le foto dei momenti della sua vita e quando pensava, cercava nei cassetti del suo intelletto.
Ma quel ricordo… Non voleva proprio uscire allo scoperto.
Solo una mente evanescente.
 
 Ciò che gli rimaneva, era la solitudine.
 
I suoi compagni di scuola lo consideravano diverso da loro.
Mentre loro erano esaltati, iperattivi, falsi… Sasori era silenzioso, tranquillo e… strano?
E per un motivo che non è stato mai compreso dal rosso, le persone come lui non possono essere accettate in un mondo come il loro. Però, a lui succedeva abbastanza spesso.
Veniva giudicato e sparlato alle sue spalle.
Lui si sentiva terribilmente a disagio… E tremendamente solo.
 Tutti lo odiavano.
 Tutti  lo emarginavano.
 Tutti lo insultavano.
Lo facevano sentire un fallito.
 
Ormai Sasori non era più sicuro di niente.
Non si riconosceva più. Non sapeva chi fosse.
La parola “sicurezza” aveva ormai perso il suo significato.
  “Come possono conoscermi così bene da giudicarmi, se nemmeno io so chi sono?!”
Il pensiero che lo tormentava ogni giorno.
Quando vedeva qualcuno osservarlo dall’alto al basso, lo irritava, perché sapeva bene che anche quella persona era una di loro.  Non si poteva fidare di nessuno.
Solo di se stesso. Chiuso ed emarginato dal resto del mondo.
Anno dopo anno, Sasori si convinceva sempre di più di non avere un’identità.
Si basava su quello che girava su di lui, diventando così “Sasori, la persona più noiosa che possa esistere” o peggio.
Si stava immergendo nell’oceano della disperazione. Stava impazzendo.
Non ne poteva più di subìre i colpi che gli assestavano al suo cuore sensibile.
 Era stufo di vivere in questo modo, senza rispetto.
Cercava sempre di nascondersi,  di scomparire, ma adesso non aveva più voglia di scappare.
Credeva di essere nato insieme alla sfortuna.
Tutto in Sasori si risvegliò, come se l’interruttore della sua mente si fosse improvvisamente acceso, quando vide una figura delicata, abbastanza alta, coi capelli lunghissimi biondi raccolti in parte da una coda e un ciuffo che gli copriva l’occhio sinistro, azzurro anch’esso e dal naso dritto. Il suo nome era Deidara.
Sfoggiò un sorriso al rosso.
L’aveva trovata… Dopo tanto tempo.
La sua parte scomparsa…
Finalmente l’aveva ritrovata in quel ragazzo bizzarro, solare e dall’aria simpatica.
Finalmente Sasori poteva considerarsi completo.
La persona che gli illumina la vita.
La persona che lo guida verso la luce.
Anche se sarebbe stato un lungo cammino, Sasori ce l’avrebbe fatta.
Tutto pur di restare vicino al suo migliore amico.
Deidara era la lanterna che illumina il sentiero nell’oscurità, e Sasori la sua falena.
 


-SPAZIO AUTRICE-
Questa è la mia 3° fan fiction, ma volevo chiarire delle cose.
Questa storia è vera. Diciamo che è una specie di autobiografia sotto forma “fiction Naruto” che racconta quello che ero prima di incontrare Victoria, la mia migliore amica.
O meglio… La mia lanterna guida.
L’ho scritta su un foglio il 27.04.13 durante la terza ora scolastica e l’intervallo, e dato che ieri e oggi lei era assente per influenza… Mi sono sentita come Sasori in questa storia. Voglio far capire come mi sento attraverso questa fiction quando non la vedo e non le parlo.
Ho messo come personaggi principali Sasori e Deidara perché:

1. Ci piacciono.
2.  Ci somigliano un pochino  come carattere.

Volevo festeggiare i nostri 7 anni di profonda e vera amicizia.
Grazie per essere stata sempre con me.

Ricordati che ti voglio bene, e che te ne vorrò sempre.