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Autore: Luly Love    27/04/2013    2 recensioni
Naminè sta per sposarsi, come damigelle e organizzatrici ha Kairi, Aqua e Larxene, che hanno imposto a tutti meno che a se stesse e allo staff di preparatori l'assurdo divieto di vedere la sposa nelle ventiquattro ore precedenti al matrimonio.
Ma la nostra futura sposa non può affrontare le crisi pre-matrimonio da sola. Per fortuna, più di qualcuno le viene segretamente in aiuto...
Rating giallo causa parole forti.
Dal primo cap:
Scattò in piedi, nervosa, e si mise a girare in tondo per la stanza, lanciando occhiate ora al suo vestito appeso alla porta, ora alla propria figura riflessa nello specchio, ora alla finestra da cui si aveva una visuale del giardino dove si sarebbero tenuti cerimonia e rinfresco. Il pranzo e il resto dei festeggiamenti, invece, avrebbero preso luogo nell’enorme salone della villa che Vanitas aveva messo gentilmente (e per gentilmente si intende sotto minaccia di Aqua e Larxene) a disposizione.
Dal secondo cap:
[...] Naminè finalmente comprese; gli gettò le braccia al collo mormorando parole di ringraziamento, sopraffatta dall’emozione. Si impose, tuttavia, di non piangere.
– Bada, però: non è un regalo. È un prestito. –
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naminè, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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10:20 am
 
Si specchiò ancora una decina di volte prima di decidere che sì, avevano fatto un lavoro splendido: i capelli le ricadevano in morbide onde sulla schiena (“Un po’ scontato” aveva borbottato Larxene, ricevendo immediatamente una gomitata da parte di Aqua e un’occhiataccia da Kairi) mentre il viso, la cui pelle era prima stata resa liscia come raso, risplendeva di una luce che sembrava naturale e che, in parte, lo era per davvero; le ciglia erano state allungate ma non appesantite, un leggero strato di ombretto argentato era stato steso sulle palpebre e una sottile striscia di eye-liner grigio perla aveva perfezionato il tutto; sulle labbra, un vivace gloss rosa.
Avevano puntato su un make-up fresco e naturale, che valorizzava i punti forti senza eccessi e nascondeva con maestria i pochi punti deboli.
Era soddisfatta come non mai.
Lanciò un’occhiata all’orologio, constatando che a breve, questione di una mezz’ora, avrebbe indossato il vestito, per poi iniziare con parte del set fotografico, offerto da Demyx, il quale era proprio il fotografo.
Era stata lei a chiedere un po’ di tempo tra il trucco e l’abito, per evitare di stressarsi troppo; non aveva voglia di fare tutto in una volta, preferiva affrontare le cose step-by-step.
Sorseggiò il tiepido the verde che  Kairi le aveva preparato, attenta a non danneggiare troppo il gloss, anche se, avendo visto Aqua farne scivolare la boccetta in tasca, sapeva che prima di andare sull’altare glielo avrebbero sicuramente ritoccato, insieme anche al mascara.
Sorrise, ringraziando il cielo che quelle tre fossero lì per lei ad aiutarla. Stava andando tutto a meraviglia, tutto...
Un violento colpo, come di una testa che sbatte contro il muro, seguito da una colorita imprecazione, la fece sobbalzare e le mandò il cuore su e giù per l’esofago. Per poco non si era rovesciata il the addosso, e, con le mani tremanti, posò velocemente la tazza sulla scrivania, per poi alzarsi e guardarsi intorno, preoccupata. Cosa era stato?
– Nami! Nami sono io! – disse una voce che conosceva bene.
Immediatamente, un sorriso le si aprì su volto e si tranquillizzò, anche se non totalmente: dove diamine si era ficcato? E perché quel colpo?
Si guardò intorno, frenetica, perché per un motivo o per un altro le sue damigelle sarebbero potute entrare e se l’avessero beccata in compagnia di un invitato non autorizzato, per di più maschio, sarebbero andate su tutte le furie.
– Dove sei? Non ti vedo! E cos’è stato quel rumore? Ti sei fatto male? –
– Niente più del solito, tranquilla. Comunque mi trovo dietro l’armadio. –
– Dietro... l’armadio? – chiese incerta, dubbiosa su ciò che aveva appena sentito.
– Senti, – sbottò lui – fammi uscire e ti spiego tutto, ok? È abbastanza stretto. E tetro. In fin dei conti è casa degli antenati di Vanitas. –
Naminè immaginò che Sora stesse rabbrividendo, così di precipitò ad aprire le ante dell’enorme armadio a muro che ricopriva quasi l’intera parete; vi entrò, scostando gli innumerevoli vestiti: prendisole, camicie, cappotti, giacche, perfino un abito da sera.
Dovrebbe fare ordine, quello spilorcio. Spende tanti soldi per feste, donne e compagnia bella e lascia che il posto dove vive sia un ricettacolo di ricordini del decimo secolo dopo Cristo!
Finalmente, arrivò al fondo dell’armadio; si guardò attorno, ma non vide altro che legno, nessun segno a rivelare una porta nascosta.
– Sora, parla, senza fermarti, così capisco dove sei. – disse, in tono perentorio.
– Oh, ehm, oook. – rispose lui, poi iniziò a parlare del rinfresco. Lei, seguendo la sua voce, si spostò a destra, le mani poggiate sulla parete di legno in cerca di qualcosa che segnalasse l’apertura della porta, magari un foro, un avvallamento o cose del genere.
Eccolo!
Una scanalatura verticale nella parete che, a causa della poca luce e delle venature del legno, non era visibile. Spinse con tutta la forza che aveva e la porta fece un leggero scatto verso sinistra, lasciando uno spazio di tre o quattro centimetri.
Un occhio azzurro si affacciò dalla fenditura.
– Bravissima, ci sei riuscita! –
Lei sbuffò, pregando che tutti gli sforzi fatti dallo staff di preparatori non andassero buttati alle ortiche, e continuò a spingere la porta. Per fortuna, Sora intervenne.
– Fermati, lascia fare a me. Questo è un lavoro da uomini. –
Lei si scansò, lieta che il ragazzo si fosse ricordato della galanteria, e lo guardò mentre faceva scivolare lateralmente la porta. Indossava un normale smoking nero (aveva sentito le minacce di Kairi, che prometteva uno sciopero del sesso della durata di sei mesi nel caso in cui lui si fosse presentato in jeans, converse e maglietta) a cui però mancava la cravatta.
Lui, barcollando in avanti, uscì dall’armadio, seguito a ruota da Naminè; si guardò intorno fino a che il suo sguardo non si soffermò sul vestito, appeso alla porta.
– Non vedo l’ora di vederti. Scommetto che sarai bellissima. – disse, poi, dopo un pausa, aggiunse: – Scusa il gioco di parole. –
– Tranquillo. – rispose lei ridacchiando. – Anche tu non sei male. –
Sora fece una smorfia e allargò le braccia, poi roteò lentamente su se stesso.
Quando ebbe finito, la fissò con sguardo penetrante e la ragazza, a quel punto, non riuscì a trattenersi e avvolse le mani di Sora tra le sue.
Chiuse gli occhi, per trattenere le lacrime.
– Eh no, eh, eh no!  Che fai, ti metti a piangere anche tu? Oggi ho dovuto sopportare le crisi di sette - sette! - persone, tra cui due maschi. Mi hanno rovinato il colletto, toccalo, è ancora umido! Non me ne importerebbe neanche tanto, ma Kairi mi lascia a secco se per colpa mia le foto vengono male. –
Naminè rise, mentre Sora riprendeva fiato.
– Olette, tua madre, la madre dello sposo, Alice, tua cugina, Roxas e Vanitas!
Non fare quella faccia, quest’ultimo era depresso per via di Larxene, è tutta la settimana che gli sta col fiato sul collo. Se ora ti metti a piangere anche tu, il prossimo sarò io! Per cosa mi avete preso, un’orchidea assetata? – il tono del ragazzo rasentava l’isterico; Naminè capì che era Sora il primo ad essere emozionato e commosso per via del matrimonio.
Lo abbracciò e lui tacque, accarezzandole la schiena. Quando entrambi si calmarono, ruppero l’abbraccio.
– Perché sei qui? E chi ti ha parlato del passaggio segreto? – chiese, curiosa. Va bene che era la sposa, ma perché tutti scalpitavano per vederla?
– Ho estorto l’informazione al padrone di casa, dopo che mi aveva lavato la spalla. La gente è facile da corrompere quando è a un passo dall’omicidio/suicidio. Comunque tranquilla, – si affrettò a dire davanti alla sua espressione scandalizzata – non alzerà un dito su nessuno, non finchè tu non diventerai la signora Feuer. E credo che, dato che il ricevimento l’ha offerto lui, mangerà e farà magiare in santa pace. Perciò, rilassati! Andrà tutto bene, oggi non ci saranno stragi, te lo prometto. – concluse battendole una leggera pacca sul braccio, un sorriso alla Sora stampato in volto.
– Ora, veniamo al motivo per cui sono qui. – disse, in tono solenne, e Naminè sentì la curiosità crescerle nel petto.
Lui, nel frattempo, si stava frugando le tasche con aria concentrata, borbottando frasi come “Dannati smoking” e “Ma dove diamine...?” poi, dopo un tempo che alla ragazza sembrò troppo, finalmente cacciò qualcosa.
– Ta-daaaa! – trillò, agitandole sotto il naso la mano contenente l’oggetto; lei gli afferrò il polso per poter vedere e, dolcemente, prese quello che si rivelò essere un bracciale con un ciondolo a forma di metà paopu.
Se lo rigirò tra le mani, senza capire, poi alzò uno sguardo interrogativo sull’amico.
– L’altra metà ce l’ha il tuo futuro sposo. – disse semplicemente il ragazzo, e Naminè finalmente comprese; gli gettò le braccia al collo mormorando parole di ringraziamento, sopraffatta dall’emozione. Si impose, tuttavia, di non piangere.
– Bada, però: non è un regalo. È un prestito. – specificò Sora. – Primo, perché una metà è mia e l’altra di Kairi, secondo perché a te serve una cosa prestata ad indicare l’affetto delle persone care che rimangono vicine in questo passaggio dal vecchio al nuovo. Me lo ridarai dopo il ricevimento. –
Lei annuì, stringendo in mano il ciondolo come se fosse la cosa più preziosa del mondo, quasi più preziosa del bracciale di Riku.
– Kairi crede che io te lo abbia fatto avere tramite una ragazza del catering, perciò nel caso tienimi il gioco. Altrimenti... –
– Sì, lo so. – lo interruppe. – Altrimenti ti lascia a secco. –
Luì annuì serio e teso: non era abituato a certe privazioni e neanche alla minaccia di queste.
Si riscosse dai suoi pensieri e poggiò le mani sulle spalle della bionda, guardandola negli occhi con intensità.
– Oggi è il tuo giorno, anzi il vostro, e sarà perfetto, il più felice sia della tua vita da single che da sposata. Non che il resto del tuo percorso da moglie sarà brutto, oddio!
Oh, non sono io quello bravo con le parole. Il succo è che sono felice di essere qui oggi e spero di poter continuare ad essere al tuo fianco per... per sempre. –
Concluse il non proprio illuminante discorso con una confortante stretta sulle spalle, ma questo bastò alla ragazza per sentirsi felice.
Si abbracciarono nuovamente, ma fu un abbraccio veloce perché lui aveva fretta: doveva infatti aiutare Ventus e Terra a spostare i divani per rendere più spaziosa una delle innumerevoli sale da pranzo.
Le diede un buffetto sulla guancia e si infilò dapprima dell’armadio e poi nel cunicolo; aveva però appena fatto tre passi che si era fermato, voltandosi a guardarla con la sua migliore faccia da Gatto con gli stivali.
– A dir la verità, non sono venuto solo per darti il ciondolo. Io... ecco... – balbettò, torcendosi le mani.
– Sì? – lo incoraggiò lei.
Sora cacciò fuori dalla tasca un involtino di stoffa nero tutto stropicciato.
– Mi faresti il nodo alla cravatta? – chiese, con una voce e uno sguardo da bambino.
 
 
 
Angolo autrice:
Chi non muore (io) si rivede!
Dai, che per i miei standard sono tornata relativamente presto.
Nemmeno Sora è il futuro sposo e così il campo si restringe. Sono aperte le scommesse. Fossi in voi, oh immaginari lettori curiosi, farei caso al futuro cognome di Naminè. Non dico altro per non rovinarvi la sorpresa.
L’immagine del ciondolo di Sora la trovate a fine di questo sclero queste note.
Nel prossimo cap la nostra sposa riceverà un’altra visita e (FINALMENTE!) diventerà moglie.
Grazie a tutti quelli che hanno letto, a chi ha messo nelle seguite/preferite/ricordate e a chi ha recensito. Anche se gradirei più recensioni, oh silenti lettori. (?)
A presto (si spera)
Lux 

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