Acque
Il
Paradiso non era quello dipinto con
maestria dagli uomini fin
dall’antichità, per certi aspetti era migliore era
un piccolo angolo,dove la
serenità contraddistingueva quella “nuova”
vita alla quale l’uomo andava incontro inevitabilmente per
volere di Dio. Ma
lei, Mary non si era mai sentita così,serena
o in pace, stava sempre seduta
sulla
piccola panchina di legno ai cancelli invalicabili di quel Paradiso che
Paradiso per lei non era ma solo
sinonimo di prigionia. Da li
osservava il suo John, vedeva il grande ed unico amore della sua
vita,attimo
dopo attimo,giorno dopo giorno, anno dopo anno crollare sotto il peso
di un
dolore che mai avrebbe superato, John non avrebbe mai accettato la sua
morte e
Mary lo sapeva bene ma vederlo distruggersi e consumarsi lacerava il suo animo.
Mary
sentiva la sua anima sprofondare
negli abissi di acque
tempestose,buie, fredde dove qualunque cosa risucchiata non
trova modo di uscire. Il suo animo
era ormai segnato dal dolore,gelido come quelle acque
oscure e profonde dalle quali si sentiva divorata vedendo
l’uomo della sua vita spezzato
e fragile, forte solo
all’apparenza,forte
solo per i loro ragazzi, Sam e Dean,forte perché recitava un
ruolo sulla scena
dell’esistenza che
Mary sapeva non gli apparteneva. Ogni volta che lui crollava,che si
lasciava
prendere dallo sconforto,lei,Mary moriva ancora ed ancora sentiva di
annegare
in acque maligne,senza fondo e
misteriose pronte a gettare nell’oblio ogni frammento della
sua essenza. Quelle acque
erano come catene,catene
impossibili da distruggere nelle quali il dolore maligno continuava a
crogiolarsi come se avesse vita propria. Si
sentiva avvolta interamente da quelle torbide acque,gelide
acque di un
mare in piena tempesta che nella stessa tempesta gettavano quella sua
anima, un anima che andava infrangendosi come onde sugli scogli,un
anima un
tempo coraggiosa
e calda ora
timorosa
e
fragile, un anima fatta di tanti frammenti creati dal suo dolore
per
la sofferenza del suo John,dei suoi figli. Le acque
così simili ad uno scudo impossibile da abbattere, quelle acque come ostacoli insormontabili la
tenevano lontana da lui,da
loro, non poteva sopportare di vedere la sua
famiglia soffrire e non poteva far
nulla per
evitare che soffrissero. I suoi
occhi
carichi d’amore, sofferenza,profondi, erano di un azzurro
unico al mondo,
lo stesso azzurro di quelle acque
dalle quali si sentiva pervasa e catturata, di quelle acque
nelle quali il suo
animo tormentato sprofondava un po alla volta sotto il peso
di un dolore
che non poteva mettere a tacere. Lei aveva bisogno di
loro, e loro di lei.
Forme, oggetti tutto si fece distorto,i lunghi capelli biondi sul viso
rigato
di lacrime calde,
calde come mai sarebbero state quelle acque
di cui il dolore
della sua anima era vittima e
prigioniero. Le acque
nelle quali la sua anima il suo cuore,il suo dolore erano
avvolti era un abisso dal quale liberarsi era impossibile conoscendo la
sofferenza della propria famiglia.
“
Devi lasciarli andare o non sarai mai
serena tesoro”
“Mai,
mamma..”
“Mary..”
Mary
non avrebbe mai lasciato la sua famiglia,lei
non sentiva di appartenere a quel mondo,
a quello scenario, lei apparteneva a John, a Sam e Dean e lo avrebbe
trovato un
modo per stare con loro ancora, per guarire il loro dolore ed il suo,per
liberare John dalle fiamme brucianti,per
liberare se stessa dalle catene,dallo scudo,dalle acque.