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Autore: Gwillion    03/09/2004    3 recensioni
La storia è il seguito di Ricordi di Scuola... è nata da quella quasi senza che me ne accorgessi. Buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Se io fossi un falegname

SE IO FOSSI UN FALEGNAME...

Storia di Gwillion

Censura Pt

Seguito di Ricordi di Scuola

 

La giovane donna sedeva con occhi spenti. I lunghi capelli rossi le scendevano disordinatamente sul viso, e lei non se ne curava. Non alzò nemmeno lo sguardo quando l' uomo con la maschera d' argento entrò nella cella. Non disse una parola quando le catene che le cingevano i polsi vennero magicamente aperte.

- Alzati. - disse l'altro con voce fredda - L'Oscuro Signore desidera vederti. E poi... -

- Conosco la prassi. - rispose l'altra in un gelido sussurro - Violenza, tortura, morte. E' questo che mi aspetta, non necessariamente nell'ordine. -

- Conosci la prassi. - ripetè l' uomo con un sorriso - Ma il tuo destino potrebbe essere diverso. Peggiore forse. Ma questo sta a te giudicarlo. -

Poi prese le mani gelate dell' altra e le poggiò sul freddo orlo della maschera che portava sul volto.

- Il tuo destino è dietro questo schermo d' argento. - disse, ed i suoi occhi avevano lo stesso colore tagliente del metallo.

Guidata dalle mani di lui la giovane fece scivolare lentamente la maschera di mangiamorte, ed i suoi occhi si spalancarono appena nel riconoscere i lineamenti dell' altro.

- Draco. -

- Sì, Virginia. -

La donna fece un passo indietro, sgomenta.

- Non puoi opporti, Virginia. Sarebbe inutile. - le mormorò l'altro con voce suadente - E lo sai. E adesso... adesso siamo attesi. -

 

- Tua sposa, tua prigioniera, tua schiava. - mormorò la giovane fissando amaramente l' anello che l'altro aveva infilato al suo dito poche ore prima, l'anello di nozze che paralizzava i suoi poteri di maga, e che la donna non avrebbe mai potuto togliere - Mi chiedo cosa ho mai fatto per meritare un simile... privilegio. -

Draco, immobile nella penombra della camera osservava la donna dai capelli rossi a braccia conserte.

- Fosse anche solo un capriccio posso permettermelo. - disse in un sussurro - Tutto quello che ho fatto diventerebbe improvvisamente privo di senso se io non potessi prendere ciò che voglio, senza rendere conto a nessuno... se non a Lui. -

- Non hai risposto alla mia domanda. - fece l' altra - E d' altronde non sono nelle condizioni di fare domande. A meno che non sia tu a volerlo. -

L' uomo sorrise:

- Hai mai amato, Virginia? - mormorò avvicinandosi e carezzando appena i capelli della donna - Perché io non conosco l'amore, non può esistere in uno come me. -

- Sono stata innamorata un tempo... - disse la giovane voltandosi per non incontrare lo sguardo di quei freddi occhi grigi - ma sono storie di un'altra vita. Lui non l'ha mai saputo. Ed è morto... morto per mano tua, a quanto mi è stato detto. -

- Ne sono lieto. - mormorò Draco con voce crudele - Ne sono lieto, perché l'idea che un altro abbia potuto riceve un tuo sguardo, un tuo pensiero... -

- Ormai non ha più importanza. - disse la giovane in un sussurro - Nulla ha più importanza, temo... -

- Povera, piccola Virginia Weasley. - mormorò l' altro mentre il bianco della veste di lei scivolava a terra rivelando il candore ancor più abbacinante della pelle. - Che triste orribile destino ti attende. -

La donna fissò l'altro per un attimo. A Draco sembrò che i suoi occhi neri fossero pieni di tristezza.

- Non opporrò resistenza, - sussurrò la donna stendendosi sopra le coperte - è inutile come mi hai ricordato. E non ti darò il piacere di dover lottare per... -

La sua voce si spense nella quiete della penombra.

- Sei fredda come ghiaccio, mia bianca sposa. Ma io brucio al solo pensiero di te, e non temo il tuo gelo. - disse l' uomo togliendosi la veste nera.

- Sei bella. - aggiunse avvicinandosi - Sei incredibilmente bella. -

Strinse la donna a sé, sbirciando a tratti i suoi occhi immoti. Stringo un cadavere tra le mie braccia, si trovò a pensare. Stringo un cadavere... ed io sono il suo profanatore. E quel pensiero avrebbe fosse accresciuto la sua eccitazione, se un altro non lo avesse immediatamente seguito. Non ho nemmeno la sua ripugnanza... lei si è come sigillata... ed io stringo il vuoto. Ma fosse stato anche il nulla... era tutto ciò che possedeva realmente.

- Draco... -

Il giovane si irrigidì nel sentire le braccia di lei che scivolavano sulla sua schiena.

- Ho mentito a me stessa... -

- Virginia... -

 

Silenzio. Profondo silenzio. E il calore di una donna tra le sue braccia.

- Grazie, Virginia. Grazie... - mormorò l'uomo tristemente - Per essere stata mia anche solo pochi minuti... è più di quanto meritassi. -

- Non parlare. - sussurrò l'altra - Ti prego. Lascia che ancora per qualche istante... perché quando riprenderò coscienza di me io dovrò odiarmi. -

- Per avere provato, per aver provato qualcosa nei confronti del tuo nemico? O qualcosa di più forse? - domandò l'uomo con un sorriso - Ma tu puoi permetterti una simile debolezza. E' un... privilegio dei perdenti. -

La giovane si morse un labbro e non disse nulla. Poggiò appena il capo sulla spalla dell' altro.

- Chi era? - domandò poi il mangiamorte quasi bruscamente.

- Chi... era? - mormorò l'altra quasi perplessa.

- L'uomo che ho ucciso. L'uomo che amavi. -

- No... non era un uomo. - Virginia sospirò appena - Era appena un ragazzo. E ho pronunciato il suo nome. -

Draco chiuse gli occhi.

- Mi ricordo di lui. Non rimpiango la sua morte. L'alternativa sarebbe stato seguirlo nella tomba. Eppure... aveva il tuo nome sulle labbra mentre si spegneva, lo ricordo. -

- Draco... -

- Devo andare, Virginia. Lui mi ha chiamato. Ma tornerò presto. -

Era una menzogna. Ma il giovane sentiva di dover fuggire da quella camera, da quell' abbraccio. Poi sarebbe tornato. Presto. Presto.

 

Il vento soffiava sulle mura del castello, ed io rimanevo lì, riordinando i miei pensieri. Io, Draco Malfoy, mago e mangiamorte. Non ricordo con esattezza a cosa pensassi, come in queste pagine continuo a oscillare tra la prima e la terza persona. Ma il senso di disperazione lo ricordo, lo ricordo come se fosse ancora presente. Forse perché per la prima volta avevo qualcosa, qualcosa che avrei potuto perdere. E ancora nemmeno me ne rendevo conto.

- Una cerimonia interessante. - disse una voce gelida alle mie spalle. Mio padre. - Avresti potuto avvertire, tuttavia. Tua madre per poco non ha avuto una crisi isterica. -

- Non devo rendere più conto a nessuno delle mie azioni. - risposi sollevando appena il capo - Se non all'Oscuro Signore. - E mentre parlavo fissavo il medaglione di mio padre. Simbolo del suo rango all' interno della congrega. Perché io ne indossavo uno identico a quello di lui. E avevo solo ventitrè anni. Mi ero fatto onore. E lui lo sapeva.

- Spero non vorrai portare la tua sposa prigioniera nel nostro castello. Anche per lei intendo. -

- Non temere, non era nelle mie intenzioni. -

- C'è la villa presso il lago. E' abbastanza vicina al castello... non voglio certo scacciare il mio unico figlio. -

Silenzio, un lungo attimo, di silenzio. Mentre Lucius mi fissava con uno sguardo che ancor oggi non saprei definire.

- Allora, Draco. - sussurrò infine - Come ci si sente ad essere innamorati. -

- E chi ha deciso che io lo sia? - domandai con un sibilo velenoso.

- Avanti... figliolo. Tu l'hai sposata! -

- E con ciò? Ho trovato una cosa bella sul mio cammino e per una volta non volevo distruggerla. La cerimonia di nozze era il modo più semplice perché anche lei lo sapesse. E non solo lei. -

- Se preferisci credere in questo modo... ma vorrei chiederti che cosa faresti se Lui ti chiedesse la sua vita. -

- Mi sembra una domanda del tutto superflua. - dissi con gelida ira, e mi allontanai senza voltarmi indietro. E quella domanda in realtà si agitava nella mia mente prima ancora che mio padre la formulasse in parole. Cosa faresti... eseguirei l'ordine, senza esitare, e poi... e poi cercherei in ogni modo di trovare la morte in battaglia, mi ritrovai a pensare stupendo me stesso. Ma le battaglie ormai volgevano al termine, e anche quella scelta mi sarebbe stata negata.

Chiusi gli occhi, accasciandomi lentamente a terra. Virginia...

- Vorrei sapere quando hai deciso che ai miei servi fosse negato di amare. -

Spalancai le palpebre. E vidi lo sguardo di sangue dell'Oscuro Signore fisso nel mio.

- Guardati intorno, Draco Malfoy. Amore... sai che disprezzo una simile parola eppure non posso negare che faccia parte della natura dei comuni mortali. Io sono andato oltre ma tutto intorno a me continuo a vederlo. Un amore corrotto, egoistico forse... degno di coloro che hanno scelto di servirmi. E tu invece... -

Mi alzai lentamente, annuendo appena.

- Hai scelto di deporre la tua anima di fronte al mio altare, rinunciando completamente ad essa. E adesso hai troppa paura per tornare ad afferrarla. Anche se sai che è più di quanto non ti avessi chiesto. -

Fissai l'altro come confuso, in preda al timore di averlo nonostante tutto deluso.

- Sai cosa è più strano, Draco? - mi domandò con voce dolce - Che negando a te stesso la tua anima l'hai in qualche modo mantenuta... pura. Esiste una purezza del bianco ed una purezza del nero, e sembra che tu non conosca vie di mezzo. Nessuna sfumatura intermedia. La dedizione con cui ti sei dedicato alla nostra missione è veramente degna di lode. Quasi sorprendente in un Malfoy. Ma una simile dedizione è più che umana, Draco, ed io l'ho potuta scorgere in una sola persona prima. -

E non capivo, no, non capivo affatto di chi stesse parlando. Solo quando poi mi fissò mormorando che aveva bisogno di un servitore e non di un erede compresi che si riferiva a se stesso.

- Torna dalla tua Virginia, e rimani un semplice essere umano, Draco. -

Io stavo già correndo, verso lei. Ma cosa potevo dirle? Ho il permesso dell' Oscuro Signore di volerti bene, provare affetto per te? Simili parole suonavano ridicole persino alle mie orecchie. Così non dissi nulla, mentre lei con le braccia intrecciate alle ginocchia mi fissava tristemente.

- Ti porto via. - sussurrai infine - La fiamma dentro di te cerca la luce del sole, non queste tenebre. -

Ed io che sono fatto di tenebra, io non temevo di pronunciare simili parole.

 

Un giardino ricolmo di fiori, una serra lontana dal mondo. Ed il fiore più bello era mio. La osservavo di nascosto, quasi spiandola, come per scorgere una differenza nella sua espressione in quel momento ed l'eterno sorriso triste che vedevo sul suo volto quando era in mia compagnia. Era triste, la mia Virginia era triste. Ma sul suo volto c'erano gioia e dolore al tempo stesso, mentre con una mano sfiorava il proprio ventre,  colmo di una nuova vita che cresceva.

- Cosa provavi tu mentre... -

Avevo domandato a mio padre qualche giorno prima, quasi provando timore nel chiedere.

- Io credo che tu lo sappia. -

Era stata la risposta. E mio padre quasi sorrideva. Avevo dimenticato il suo sorriso.

Un figlio, mio figlio. Una creatura che avrebbe avuto in sé, nel suo sangue due differenti maledizioni. Ma due maledizioni contrarie, pensavo, forse hanno il potere di annullarsi. Un figlio... provavo gioia a quel pensiero, e quasi mi vergognavo della mia gioia. Come se non avessi il diritto...

- Se fossi un falegname e tu una signora

tu credi davvero che mi vorresti ancora... -

Cantava Virginia. Un antico tradizionale inglese che sembrava scritto per noi. Non che fosse la povertà o il denaro il nodo, ma...

- Se fossi un ribelle, tu una mangiamorte

vorresti davvero, poi me per consorte... -

Mormorai sotto voce.

- No, non mi rispondere, forse non lo sai,

preferisco non crederlo, non rispondermi mai. -

Cantammo l'ultima parte della strofa insieme, anche se lei non si accorse che la mia voce si era unita alla mia.

Poi un dolore lancinante mi costrinse a piegarmi su me stesso. Portai una mano al braccio, e quando la ritrassi era intrisa di sangue. Scivolai lentamente verso casa, perché lei non sapesse, non vedesse.

Il marchio nero era andato in frantumi, e questo poteva dire una sola cosa.

L'Oscuro Signore era caduto, morto, sconfitto. Non semplicemente esiliato come era accaduto un tempo, ma distrutto sin nel profondo nel suo essere. Ed il sangue che mi colava dal braccio si mescolava al mio terrore. Poiché non sapevo, non immaginavo... la guerra doveva essere finita, e a quelli come me non restava che godere del frutto del sangue versato. E adesso invece...

Voltando gli occhi verso occidente vidi una luce rossastra invadere l'orizzonte. Era il castello dei miei che bruciava.

 

Attendevo. Attendevo appoggiato all' antico camino di pietra. Con un bicchiere in una mano e lo sguardo fisso nel vuoto. Non sapevo ancora cosa fosse accaduto. Eppure sapevo che le spiegazioni presto sarebbero giunte. Insieme alla mia fine. Non intendevo combattere. Non avrebbe avuto senso. Non c' erano più mangiamorte. Ero l' ultimo della mia stirpe e non sarei rimasto al mondo ancora per molto. Come avrei potuto sperare d' altronde di avere la meglio su chi era riuscito ad avere la meglio sull' Oscuro Signore, sul mio Signore? Avrei potuto cercare di portare con me nella tomba più gente possibile. Ma semplicemente non ne valeva la pena. Così aspettavo. Se dovevo morire, ero intenzionato a farlo mantenendo la dignità che chiedevano il mio nome e il mio rango.

Virginia non sapeva nulla. Virginia dormiva. Un incantesimo gravava sui suoi begli occhi. La sua camera era protetta e nessuno oltre a me avrebbe saputo trovarne la porta. Virginia non doveva essere coinvolta nella mia fine. E mai come il quel momento avevo sentito più forte il desiderio di proteggerla. Lei, e mio figlio. Virginia dormiva. Solo le mie parole o la mia morte avrebbero potuto spezzare il suo sonno stregato.

Poggiai il bicchiere sulla mensola del caminetto. Con una decisione improvvisa chiamai gli elfi domestici che si trovavano in caso. E le tre creaturine, rugose e marroni, mi fissarono con sguardo perplesso.

Mi slacciai il mantello e lo lanciai agli elfi.

- Andate, inutile che restiate ancora. Non so se oggi o domani, ma presto verrà versato del sangue in questo castello. Inutile che voi sciocchi rischiate di andarci di mezzo senza motivo. -

- La padrona... - domandò uno dei tre con aria esitante.

- A lei ho già pensato. -

- Loro stanno arrivando. - disse l'elfo scuotendo la testa.

- E non avete detto nulla! -

- Voi avevate chiesto di avvertirvi se dei maghi si fossero avvicinati. - fece quello con uno strano bagliore nei suoi grandi occhi - Loro non sono maghi. -

- Andate! - gridai, - Levatevi di fronte ai miei occhi! -

E poco dopo ero di nuovo solo. Passeggiavo nervosamente per la sala. In preda ad un'ira che non sapevo spiegarmi. In fin dei conti avevo né più nemmeno quello che meritavo.

Poi la porta della sala esplose in migliaia di frammenti di legno. Un lampo azzurro mi raggiunse, caddi a terra senza neanche capirlo.

 

Quando ripresi i sensi una pesante catena mi cingeva il collo, legandomi ad uno dei pilastri della sala. E rialzandomi mi trovai a fissare lo sguardo cupo di un uomo che impugnava una di quelle strane armi da fuoco babbane. O almeno strane mi parevano al tempo. Poi mentre la mia vista e i pensieri si facevano meno confusi mi accorsi... i miei poteri non c'erano più. Svaniti, scomparsi. Ero completamente alla mercè degli uomini che avevano invaso il mio castello. E la bacchetta affondata nella mia tasca era diventata improvvisamente un inutile pezzo di legno.

- Come ci si sente ad essere prossimi alla morte, mago? -

- Non nutro un particolare timore nei confronti della morte. - rispose l' altro con una smorfia - Non sai quale nome si danno quelli come me? -

Il babbano sputò per terra:

- Li ho visto come te gemere e implorare... infidi disgustosi maghi... ma senza i vostri poteri non siete nulla. -

- E' così dunque che avete sconfitto l'Oscuro. - mormorai osservando incuriosito l'arma dell'altro.

- E' stato un errore sottovalutarci, mago - rispose l'altro con un ghigno crudele - e ne avete pagato le conseguenze. Non resti che tu adesso, e la vostra immonda infezione sarà cancellata per sempre dalla faccia della terra. Mi correggo. Dei maghi ci saranno sempre, ma almeno avranno il buon gusto di mostrare una parvenza di bontà e giustizia. Dovremo collaborare con loro... ma tu sparirai dalla faccia della terra insieme al tuo tetro castello. -

- Sì, me ne rendo conto. -

- Oh, sei sicuro di te, vuoi fare il coraggioso... - l' uomo mi guardò dritto negli occhi - vuoi che ti racconti cosa è accaduto nel castello vicino? Vuoi saperlo? Dovrebbe interessarti se i tuoi lineamenti non mi ingannano. -

I miei genitori. Una morsa mi strinse lo stomaco. Ma mi costrinsi a sorridere, a sorridere sprezzante.

- Cosa pensi di fare, babbano? Conosco la tattica, l'ho adoperata anche io a suo tempo. -

- E te ne vanti pure! - esclamò l'altro con ira - Ma riderai meno quando le mine che stiamo piazzando ti faranno esplodere in mille pezzettini. -

- No, non riderò. - disse, improvvisamente pallido. Virginia. Lei era nella villa, e dormiva. La mia morte l'avrebbe svegliata. Ma se fossi saltato insieme alla casa... la sua morte ed il suo risveglio sarebbero giunte nello stesso tempo.

- C'è... c'è una prigioniera... - mormorai con occhi bassi, e non sapevo come continuare.

- E' pur sempre una maga... - fece l'altro con voce cattiva - Ma se provi a strisciare... chi sa... è carina almeno? -

L' ira mi fece avvampare le guance, poi un calcio del guerriero babbano mi raggiunse alle costole.

- Sapevo che la tua gelida calma si sarebbe presto sciolta, mago... e non stai rendendo un buon servigio a quella tua prigioniera adesso... poi perché dovresti salvarla? Che ti può importare di una semplice prigioniera... -

Deglutii senza sapere cosa rispondere. Avevo paura. Paura per la mia Virginia. Nuovi calci giunsero mentre ero ancora a terra. Ma non provai nemmeno a reagire. Conoscevo il gioco, lo conoscevo sin troppo bene.

- Che succede qui? -

Riconobbi la voce, e pieno di sorpresa sollevai gli occhi. Per la prima volta nella mia vita gioivo nel vedere Ron Weasley.

- Questo sciagurato va cianciando di una prigioniera. - esclamò il babbano sprezzante. - Eppure abbiamo già setacciato il castello. -

- Potrebbe trattarsi di una trappola. - mormorò l'altro - Sin troppo facile conoscendo il tipo, e noi lo conosciamo, non è vero Malfoy? -

Imbecille, pensai, se non mi ascolti è tua sorella che condanni. Ma non feci a tempo a pronunciare queste parole.

- Non possiamo correre rischi. - intervenne una voce di donna - Se c'è un'altra persona al castello dobbiamo trovarla. Non farlo vorrebbe dire... -

- ...scendere al livello di quelli come me, Granger? -

- Non dovresti parlare così al futuro primo ministro. - borbottò il babbano socchiudendo gli occhi.

- Questo non è ancora deciso, Eliott. - disse Hermione in tono calmo. - E allora, dov'è la ragazza? -

- Se poi esiste... - borbottò Ron.

Indicai con un dito l'entrata nascosta:

- Ho lanciato un incantesimo protettivo. -

- Ma i nostri rivelatori non mostrano alcuna energia! - protestò il babbano guardandomi sempre più cupo.

- Ovvio che non la mostrino - rispose Hermione con quel suo tono vagamente saccente - i miei congegni rivelano l'energia magica. L'incantesimo in questione invece deve celare la sua energia agli occhi dei maghi, e per riflesso anche agli ordigni meccanici. -

- Sì, capisco. -

- E adesso di agli uomini di non far nulla fino a quando non saremo tornati, per favore. -

Sollevai lo sguardo verso la donna. Il suo abbigliamento non era poi molto diverso da quello del marito. Ed evidentemente la rinunzia ai propri poteri non l'aveva affatto resa innocua. Affatto.

Fu lei stessa a liberarmi dalle catene. Poi Ron e sua moglie mi seguirono sino alla porta nascosta.

Ed il babbano ci voltò le spalle mentre oltrepassavamo al soglia incantata.

- Eliott non ha molta simpatia per la magia... - sussurrò Hermione - ha la mentalità di un grande scienziato, ma quando si tratta di queste cose... -

- Oh, non temere - feci io con sarcasmo - sono abituato a simili pregiudizi... come d'altronde tu dovresti ricordare. -

- In che trappola ci stai portando Malfoy? - esclamò Ron con rabbia improvvisa - Perché la vedi questa? E' una pistola, e forse non è nulla in confronto alla tua cruciatus ma quando avrai dieci o venti pallottole di piombo in corpo la sensazione che proverai non sarà affatto piacevole. -

E con la canna della rivoltella premeva sulla ferita che avevo sul braccio, la ferita che la distruzione del marchio nero mi aveva lasciato.

- Non troverai nessuna trappola in cima alla scala, - dissi fissandolo freddamente - ma forse desidererai comunque attuare il tuo proposito, una volta varcata quella soglia. -

- E perché, Malfoy? Cosa c'è di tanto terrificante... oh, ma è stupido chiederlo. In fin dei conti conosciamo sin troppo bene le abitudini dei mangiamorte, ed il genere di attenzione che sono soliti riservare alle loro prigioniere. -

- Non è cosa ho fatto il punto. - replicai con un sorriso - Ma a chi. La mia prigioniera, la mia sposa... -

- Smettila di girare intorno alle parole, tanto vedrò presto... sin troppo presto. -

- Ma io preferisco che tu sappia... adesso. Non vogliamo scene che possano turbare una donna incinta, non è vero Ron? Specie considerato che la donna in questione è tua sorella. -

Mi ritrovai schiacciato contro il muro, ma non smettevo di sorridere. In fin dei conti, non vedevo come la mia posizione potesse peggiorare, e quanto meno mi ero tolto il gusto di provocare il mio vecchio compagno grifondoro per l' ultima volta.

- Tu hai osato... tu... -

Sorrisi ancora di più se possibile.

- E' stato molto piacevole. Molto. -

- E magari vorresti farmi credere che anche lei... -

- Ron... basta, per favore. - intervenne Hermione - Che lui faccia così potevamo anche aspettarcelo, ma tu... -

 

Virginia dormiva. Mi avvicinai a lei esitante.

- Draco... -

Le sorrisi appena, poi sfilai l'anello dalla sua mano.

- Cosa succede, Draco? -

- Sono venuti a prenderti. - dissi soltanto - Io ho perso i miei poteri e tu sei libera. -

Poi senza aggiungere altro le misi tra le mani la mia bacchetta. A me non sarebbe più servita.

Virginia alzò gli occhi. Riconobbe il fratello e la moglie di lui. Pochi istanti dopo era tra le loro braccia.

Mi avvicinai lentamente alla finestra, e aprii gli scuri, il castello dei miei genitori ancora bruciava. Mi persi in quell'immagine dimenticando il quadretto familiare alle mie spalle.

Insieme a quel castello bruciava anche la mia vita. Cosa rimaneva in fondo? Credevo di essere stato almeno un buon mangiamorte... e non avevo avuto nemmeno la decenza di precedere il mio signore nella tomba.

- Adesso sei libera Virginia. - dissi senza neanche voltarmi - Ti chiedo solo una cosa. Non nascondere a nostro figlio chi era suo padre. -

E senza attendere una risposta scavalcai la finestra e mi gettai nel vuoto. Nella mano stringevo ancora l'anello nuziale che aveva tenuto prigioniera la mia sposa.

 

- No! -

- Che fai Ginny? -

- Togliti di mezzo Ron. -

Cadevo verso l'alto invece che verso il basso. Virginia mi stava salvando. Poco dopo ero di nuovo nella camera. E fissavo la mia sposa, i suoi occhi neri quasi sgomento.

- Non farlo mai più, Draco. - disse lei guardandomi con espressione seria - Ho perso troppe cose per rinunciare anche a te. -

- Ma, Virginia... - mormorai avvicinandomi a lei - Tu sai cosa sono, solo un assassino. E non c'è spazio per me nel mondo che seguirà la caduta dell'Oscuro Signore. -

- So... io so che urli nella notte, nei sogni, e al mattino neghi di averlo fatto. So che tu mi hai salvato la vita. So che amo i tuoi occhi, il tuo sorriso crudele. E non voglio che nostro figlio sia l'ennesimo orfano di questa orribile guerra. -

- Virginia... - sussurrai, e la strinsi a me con tutte le mie forze. Sentì Ron sussultare ma non mi importava, non mi importava di nulla - Dovevi lasciarmi cadere. Rischio di rovinare la carriera politica della tua cognatina, con la mia sola esistenza. Perché se mi fanno fuori, la cosa potrebbe suonar male, sembrare una spietatezza eccessiva. Se invece mi risparmiano... si potrebbe parlare di favoritismi. -

- La giustizia sommaria non mi piaceva già quando era dettata dalla necessità. - disse Hermione in tono cupo - E diventa meno necessaria ad ogni momento che passa. Questo è un momento buono come un altro per porvi fine. -

- Che stai dicendo? - sussurrò Ron sottovoce.

- Draco non è un pericolo. Non più almeno. E abbiamo avuto un numero anche abbastanza elevato di morti esemplari mi sembra. Inoltre... - la giovane si voltò verso di me - Sbaglio o eri abbastanza addentro agli affari del governo di Voldemort? E poi ci sono i tuoi soldi, Malfoy caro. Se ti ammazzassimo finirebbero sequestrati e bloccati nel groviglio di qualche macchina burocratica. Tenendoti in vita possiamo costringerti ad usarli per fare del bene, una buona volta. -

- Voi ordinate, io obbedisco. - dissi in un sussurro - E poi quando l'opinione pubblica vorrà la testa del mangiamorte... capirò. Già l'idea di poter vivere quanto basta per vedere mio figlio mi sembrerebbe un dono insperato. Spero solo che non vorrete rimettere in piedi Azkaban per me soltanto. -

- Sarebbe un spreco immane. - disse una voce sibilante che conoscevo bene - E poi esistono impieghi migliori per le tue capacità, come Hermione ha giustamente notato. -

Era Severus Piton, con il volto pallido, scavato. Il volto di chi aveva passato gli ultimi nove anni prigioniero dell' Oscuro Signore.

- Nulla merita la vita più dell' intelligenza. E non è detto che la vita sia un dono, non lo credo affatto. -

Sorrisi debolmente.

- Ho già sentito queste parole, non è vero professore? -

E le avevo sentite perché Voldemort le aveva pronunciate per lui.

- Non è per questo comunque che sono venuto a raggiungervi. - disse l' uomo - Porto notizie. Delle pessime notizie. Mi sono recato nel luogo dello scontro finale, e posso dirvelo con assoluta certezza. L' Oscuro non è affatto stato ucciso. Ha solo finto di esserlo, per sfuggire a quei vostri ordigni infernali. -

Un silenzio di gelo calò sulla camera.

- Questo cambia molte cose. - sussurrò Ron - Vuol dire forse che da un momento all'altro... -

- No. - rispose Piton - Il sortilegio che Voldemort ha usato deve avergli rubato quasi tutta la sua energia. Era una formula incredibilmente potente... e incredibilmente rischiosa. Potrebbero passare decenni prima che... -

- Ma sarebbe comunque troppo poco tempo. - dissi io - Come ha detto Weasley questo cambia molte cose. E come potete pensare di lasciarmi in vita se Lui... lasciarmi in vita solo perché possa tornare a servirlo. -

- E' questo che desideri? - sussurrò Piton fissandomi intensamente.

- Ciò che io posso desiderare è del tutto ininfluente mi sembra. -

- Ed io questo lo so. -

Lord Voldemort aveva costretto Severus Piton con un incantesimo a lavorare per lui. Dentro le scure pareti di un laboratorio.

- In altre parole è compito nostro tenerti lontano dall'Oscuro. - disse Hermione - E adesso Ron, se non ti spiace va ad avvertire gli altri che l'esecuzione è annullata. -

- Sì, certo. - disse l'altro in tono stanco - E le notizie su Tu-sai-chi le teniamo per noi per adesso? -

- Almeno per oggi, non so... non so davvero cosa sia più opportuno. -

- Che splendida giornata! - fece Ron voltandosi a guardarmi - E quel che è peggio... dovrò ringraziare uno come te per aver salvato la vita di mia sorella! -

Ed uscì sbattendo la porta dietro di sé.

 

Cinque anni sono trascorsi. Non mi hanno processato. Ed il pericolo che lo facciano diventa sempre più remoto. Sono il segretario personale del primo ministro Hermione Granger. E la mia cara cognata sarà tanto tanto entusiasta ma non ha la benchè minima attitudine della diplomazia. Passo metà del mio tempo a seguire le sue splendide idee innovative, e l'altra metà a cercare di porre rimedio ai disastri che è in grado di combinare con la sua assoluta mancanza di tatto. Inutile negarlo. Sono fatto per la politica.

Non nego che ci sono momenti in cui il mio passato di criminale si è fatto pesante. Affrontare i sopravvissuti senza chinare lo sguardo è impossibile persino per chi ha un'arroganza pari alla mia. Ma sono utile. Ed i maghi hanno il buon senso per rendersene conto. E tra i babbani... quanti sono tra i babbani in fondo a sapere che il cognome Malfoy è un sinonimo di mangiamorte?

Ho una figlia. Una splendida figlia dai capelli rossi. E cognati e nipoti dai capelli rossi. Davvero uno strano destino per un Malfoy vivere in quella stamberga che ha nome di Tana. Ma sia io che Ron ed sua moglie siamo senza poteri, ed i marmocchi invece sono tutti maghi in piena regola. La convivenza diventa quasi forzata, poiché ci vogliono degli adulti in grado di tenerli sotto controllo. E anche io, immagino, devo essere guardato a vista.

Mia figlia è bellissima. Ha i miei occhi grigi ma con niente della mia freddezza. E quando le chiedono in quale Casa vuol finire quando si recherà ad Hogwarts quella furbetta della mia Ryll risponde nominando ogni volta una casa diversa. Con i più insistenti come il caro zio Fred si diletta persino ad inventare nomi di Case immaginarie.

E poi c'è Virginia. Continuo a chiedermi talora se ho diritto a tanta felicità.

Oggi è il due novembre. Per tradizione il cimitero di Londra riceve una vostra visita. Ma mi sono allontanato quasi di soppiatto da tutti gli altri. Non mi ci vedo proprio d'altronde a deporre fiori di fronte alle tombe di uomini che quasi non conoscevo. O peggio ancora per quello che chiamavo sfregiato. I miei passi mi hanno portato all' antica cappella dei Malfoy, carica di polvere e di abbandono. Mi sono seduto in silenzio. I miei genitori non sono sepolti lì. Non c'era nulla da seppellire. Poi un giornale mi è caduto sotto gli occhi. Un'intervista della Skeeter che risale a circa un mese addietro. Mi sono chiesto chi abbia avuto il macabro gusto di recarsi a leggerla in quel luogo.

R.S. - Allora signor, ministro, sembra che il vostro segretario abbia avuto un ruolo particolare nel permettervi di scampare all' attentato organizzato dai terroristi babbani -

H.G. - Non lo ho mai negato, è così. Ma non doveva essere questo l'argomento dell'intervista. -

R.S. - Ha forse usato le tecniche dei mangiamorte per fermare gli assalitori, signor Malfoy? -

H.G. - Non ha sentito che ho detto? -

D.M. - Non devi difendermi Hermione. Il mio passato non è certo un mistero. -

R.S. - Questo è lo spirito giusto, e mi dica, posso scrivere del suo pentimento? Cosa prova quando pensa... -

D.M. - Io non rinnego nulla del mio passato. Ho fatto quello che fatto e non saranno le vuote parole di un pentimento di circostanza a cancellarlo. -

R.S. - Non sono sicura di capire. -

H.G. - Si levi dai piedi, scarafaggia! -

R.S. - Sta dicendo forse che in un'eventuale ritorno dell'Oscuro Signore lei tornerebbe a servirlo? -

D.M. - Lei non crede nella possibilità di quel ritorno non è vero? -

R.S. - Ma questo non risponde... -

D.M. - Vuole la mia risposta. Vuole che le dica che mi opporrò con tutte le mie forze a Lord Voldemort? Ancora una volta la mia risposta deve deluderla. Non ho poteri magici e non servo più a quello che è stato il mio Signore. Ho aiutato i suoi nemici. Eppure se mi comparisse davanti non farei altro che inginocchiarmi. E attendere la sua sentenza di morte. -

R.S. -...-

Sorrisi. La Skeeter non aveva avuto potuto aggiungere altro. Perché mentre lei già meditava un bell' articolo che avesse per titolo l'ultimo mangiamorte la mia Virginia era comparsa alle sue spalle, per l'udienza che aveva richiesto al ministero, e aveva pensato bene di colpire la giornalista importuna con una bella maledizione. Che l'avrebbe costretta a scrivere né più e né meno la verità per molti anni a venire. Non che la verità in questo caso non fosse imbarazzante. Ma era la verità almeno.

- Un'intervista davvero degna di interesse. -

- La prova del mio tradimento. E' questo che intendete Lord Voldemort. Qualora ci fosse bisogno di ulteriori prove, s'intende. -

- Draco Malfoy... - sollevai appena gli occhi e vidi un sorriso triste sul suo volto, e non il volto di serpente che avevo imparato a conoscere, ma un volto dominato da due profondi occhi neri - Se c'è qualcuno che ha tradito quello sono io. Ho deciso di abbandonare i miei servi e non ho provato rimpianti per la scelta che ho dovuto compiere. Se tu sei vivo non è merito mio. Non posso accusarti di nulla, al contrario. Ricordo sin troppo bene i piagnucolii di tuo padre sulla maledizione imperius. Tu invece... -

Mi inginocchiai. Attendendo.

- Non posso tornare a servirvi. E' esattamente come ho detto. E questo è tradimento. -

- Non puoi. -

- Mia moglie, mia figlia... - mormorai come un brivido di terrore - loro sono la causa. Loro la mia unica paura. Se tutti gli anni che vi ho dato valgono qualcosa vi chiedo solo la loro vita. Per me non domando nulla. -

- Credo che tu abbia un vero talento per le scene drammatiche. - disse Voldemort e mi prese per le spalle, costringendomi ad alzarmi - D'altronde non posso negare di apprezzare questo genere di teatralità. Non sono venuto a chiederti di tornare a servirmi. L'avrei fatto se tu fossi stato disposto. Ma stando come stanno le cose... ho un ultimo incarico da affidarti e poi dubito che le nostre strade torneranno a incrociarsi. -

- Sono pronto ad ascoltarvi, Lord Voldemort. -

- E solo ascoltare devi. Perché voglio che tu sappia, e con te coloro che mi hanno sconfitto. E' stato un mio errore sottovalutare le armi babbane e l'incrocio tra magia e scienza. Ma non si ripeterà. E mettere i babbani a parte del segreto della nostra esistenza è stata una mossa azzardata. Che finirà inevitabilmente per ritorcersi contro di voi. Forse non nel futuro immediato, anche se questa storia dei terroristi vi ha dato parecchio da fare, siete abbastanza in gamba per cavarvela adesso. Ma quando il ricordo dell' Oscuro Signore, il mio ricordo si sarà fatto polvere allora solo l' invidia per i maghi, o per gli esper come li chiamano adesso i babbani, resterà nel cuore degli uomini comuni. Ciò che voi state costruendo con tanta fatica è destinato a crollare, e dalle sue macerie nascerà il mio nuovo trionfo. Guiderò i maghi verso la nuova riscossa, e la mia non verrà chiamata più malvagità, ma giustizia. Né ho fretta di vedervi fallire. Sono virtualmente immortale, e ho tutto il tempo del mondo. Inoltre ho bisogno di tempo per riprendere le mie forze, non voglio nasconderti nemmeno questo. -

- E se non fallissimo? - domandai in un filo di voce.

- Se il frutto delle vostre fatiche dovesse sopravvivere alla prova del tempo potrei limitarmi ad adoperarlo in mio favore. Il potere può assumere molte forme e non tutte hanno il volto il insanguinato. Ma questo tu lo sai meglio di me... sei attirato dal potere, e tra cinque o sei anni chi sa... potresti esserci tu sulla poltrona di ministro. -

- Potrei. E avete altri messaggi da affidarmi? -

- Di pure a Severus che ho una mezza idea di fargli una visita... forse non lo farò, ma mi piace l'idea che passi il resto della sua vita a guardarsi le spalle. -

- Ma perché dirci queste cose, Signore? Ci sarà certo chi vorrà prevenire un vostro ritorno. -

- E tu credi che mi farò riconoscere? Quando tua figlia sarà in età da marito scruta con attenzione i suoi pretendenti... sposare la figlia di uno degli uomini dello stato maggiore potrebbe essere un ottimo modo per... ricominciare. -

- E' una minaccia o una specie di complimento? -

- Dipende da te, immagino. - Lord Voldemort sorrise.

E si allontanò, lasciandomi solo. Sulla soglia della cappella si incrociò con Virginia, che lo fissò pallida. In fondo lei è fra i pochi che ricordi quale sia il vero volto di Tom Riddle.

Siamo ancora qui, abbracciati l'uno all'altra. Non abbiamo detto una parola. L'Oscuro Signore è tornato, e ha deciso di lasciarci andare. Siamo vivi. Con la nostra vita per noi. Virginia ha fatto comparire questo vecchio diario, in cui avevo già annotato una scuola dei tempi di scuola. E' troppo presto per parlare, anche se i nostri sguardi dicono molte cose. E la mia sposa legge attenta le righe che vado vergando. Cosa ci aspetta il domani ancora non lo sappiamo. Ma siamo insieme adesso. Tutto il resto non conta.

Draco Malfoy.

 

  
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