Chi non ne sa molto di
coraggio a volte tende a scambiarlo con la stupidità.
Invero, certi tipi di
coraggio, pur così tanto decantati dagli uomini e dalla storia, non sono altro
che insensate rincorse verso i più vari e vacui fini.
Ma quel giorno, Romano imparò
qual’era il vero coraggio.
Quel
giorno, quando le madri smisero di piangere vedendo i loro figli uscire dalla
fossa, mentre qualcun altro, che pur poteva essere figlio loro, vi entrava.
Tante
volte, da bravo scansafatiche e codardo qual’era o credeva d’essere, aveva
storto il naso e anche un po’ inveito,
con voce a un tratto grossa, alle bravate dei tronfi, così frettolosi di
cercarsi la morte in cambio di un po’ di sana gloria, che tutti sanno lascia il
tempo che trova.
Eppure
quella volta non si voltò, ma corse. Corse finché una guardia non gli abbaiò in
quella lingua tanto aspra e cattiva puntandogli il mitra addosso. Lui, d’altra
pasta, non era stupido da non fermarsi subito, e accontentarsi di osservare da
lì.
Perché,
per quanto ci provasse, non riusciva a staccare sdegnoso gli occhi? Non era forse
l’ennesima dimostrazione della stupidità umana un giovane di così bell’aspetto,
con tutto il mondo davanti a sé, che a un tratto si ritrova a dover morire per
altri, quando nessuno gli ha chiesto nulla?
Ma
quel giorno, Romano imparò qual’era il vero coraggio.
E
si vergognò; e fu al contempo fiero di quell’unico cuore, cuore italiano,
rimasto in quella fossa a farsi martoriare delle pallottole, tutto affinché
lui, sciagurata parte di una nazione eterna promessa di un qualcosa di grande
da sempre mancata, potesse essere orgoglioso, quel giorno e nei secoli a
venire, del modo in cui aveva infine imparato il valore, l’audacia. L’amore.
Finalmente
capiva, che erano anche suoi.
“Il vostro nome prego?”
Le orecchie si tesero, come
mani, per afferrare ogni parola.
“Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto. Nato a Napoli il 15 ottobre 1920.”
Quanto era giovane. Quanto
era bello. Quanto futuro sacrificato.
“Einsätze…”
Le parole, come un ferro
rovente, marchiarono e straziarono il cuore di Romano.
“Gezielt…“
Come un
bambino versò lacrime e lacrime, che bagnandolo e raffreddandolo vi forgiarono
il suo nome per l’eternità. L’eternità vera. La vera gloria.
“Viva
l’Italia!”
“Feuer!”
NOTE STORICHE
Il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, durante la seconda
guerra mondiale, in località Torre di Palidoro (RO), sacrificò la propria vita
per la salvezza di ventidue persone, rastrellate a caso dai nazisti e costrette
a “scavarsi la fossa”: la barbara strage sarebbe servita da rappresaglia per un
attentato di pochi giorni prima in cui erano morti dei soldati tedeschi.
Il 23 settembre 1943, appena ventitreenne, Salvo, del
tutto estraneo all’attentato, confessò al comandante tedesco di esserne stato
l’unico artefice e responsabile, venendo così fucilato al posto dei ventidue
innocenti, suscitando l’ammirazione attonita dei suoi stessi carnefici.
Patriottismi a parte, pur d’obbligo in certi casi, la
sua eroica vicenda di bontà e sacrificio è una pietra miliare e un esempio non
solo per l’Italia, ma per tutta l’umanità.
Informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Salvo_D%27Acquisto