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Autore: chooseaway    28/04/2013    1 recensioni
Lui era quel tipo di ragazzo, quello che sorrideva sempre anche nei giorni più bui. Quel ragazzo che coglieva l’attimo e che viveva la vita al momento.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Without blood
 

 
Lui, Louis, un bel ragazzo sulla ventina di anni che si era ritrovato a vagare per il sentiero del bosco. Tutto merito della sua pigrizia, evitando così di fare la strada un po’ più lunga per tornare a casa.
Era notte fonda, circa le tre, forse, non aveva un orologio. Il ragazzo con i pantaloni rossi e solo una giacca in jeans che copriva la maglia a righe era circondato da centinaia, magari migliaia, di alberi. Le foglie ormai secche si staccavano per poi fluttuare nell’aria. Alcune si impigliavano fra i suoi capelli o gli arrivavano in faccia e questo lo innervosiva parecchio.
Forse era stata una pazzia, ma a lui non importava. Giravano brutte voci su quel bosco, strane leggende raccontavano gli anziani del paese, paurose creature si celavano fra gli alberi. Tutto ciò che voleva lui era tornare a casa e farsi una lunga dormita per smaltire la sbronza della festa. Sì, era leggermente ubriaco, ma abbastanza da non capire che cosa stesse facendo. Lui non sapeva a cosa stava andando in contro.
Mentre camminava barcollava su se stesso, la testa gli girava e aveva un grande senso di nausea. Non riusciva quasi a reggersi in piedi, così si sedette sulle grandi radici di un albero. Sentiva il sangue pompare nelle orecchie e il cuore che batteva all’impazzata. Se fosse andato avanti così sarebbe di certo esploso.
Chiuse i suoi grandi occhi azzurri e appoggiò la schiena contro il tronco dell’albero. Riusciva a sentire i versi di alcuni degli animali notturni.
Una grande ondata di vento lo travolse facendolo stringere nella giacca. Sentiva dei rumori tra le foglie e non era di certo lui, lui era immobile. Aprì velocemente gli occhi per vedere se ci fosse qualcuno, ma nessuno sembrava esserci nei paraggi. Recuperate un po’ di forze, giusto quelle che li bastavano per raggiungere la strada d’asfalto, si alzò e rincominciò a camminare. Un’altra ondata di vento lo colpì facendo si che con il braccio destro si coprisse il viso, senza permettergli di avere un’intera visuale.
Udì una voce che sussurrando lo chiamava.
< Louis, Louis vieni… > era una voce alquanto inquietante, di una bambina pareva, ma l’alcool aveva la meglio su di lui in quel momento e, come se non bastasse, anche la curiosità prese il sopravvento.
Si girò nella direzione in cui gli era parso di sentire la voce e provò a raggiungerla, inoltrandosi ancora di più nel bosco.
< Sono qui, Louis, vieni con me… > la voce gli pareva già più vicina, così affrettò il passo. Prima avrebbe scoperto chi era, prima sarebbe tornato a casa.
In lontananza vide una luce bianca. Pensava che fosse giunta la sua fine. Lui non voleva morire, non oggi, non ora. Era ancora troppo giovane per passare a miglior vita, aveva ancora una vita davanti. Girò i tacchi alla svelta e iniziò a correre il più lontano possibile da lì. Ormai mancava poco alla civiltà, riusciva già a vedere i lampioni ai bordi delle strade.
Inciampò in qualcosa. Voltò la testa, era inciampato solamente in una radice. Provò a liberarsene, ma non ci riuscì. Notò che la luce bianca si stava avvicinando a lui e, in preda al panico, iniziò ad agitarsi e tirare calci. Il suo piede era incastrato e non c’era modo di tirarlo fuori, prima che gli venisse una grande idea: togliersi la scarpa. Riuscito nel suo intento iniziò nuovamente a correre verso la strada ma qualcosa lo afferrò per le braccia bloccandolo.
Non riusciva a crederci. I rami di un albero lo stavano trattenendo. Doveva essere sicuramente un sogno. I rami strinsero più forte le braccia del ragazzo come per fargli capire che era tutto vero, perché lo era, era tutto vero. Nel bosco c’era davvero qualcosa di tetro e oscuro.
Il suo respirò si trasformò in una nuvola, segno che la temperatura era scesa, forse un po’ troppo. Tutto intorno a lui si stava congelando. Tutto stava diventando di ghiaccio. Tutto stava morendo. Cacciò un urlo che, però, non uscì mai dalla sua bocca.
Una presenza candida gli si parò davanti. Era lei la luce bianca, la morte. Aveva le sembianze di una bambina. Lunghi e lisci capelli neri le contornavano il viso e una folta frangetta completava il tutto. Sottili sopracciglia erano posizionate poco sopra i suoi terrificanti occhi neri dalle ciglia lunghe. Solo un vestitino bianco a fiori neri copriva la sua pelle luminosa che abbagliava il ragazzo. Sembrava essere senza sangue da quanto era chiara.
< Louis, come puoi scappare? Ti sei già dimenticato di me? > no, lui non si era dimenticato chi fosse, si chiedeva solo come fosse possibile che la sua sorellina, ormai morta da anni, fosse lì, davanti a lui, in carne ed ossa. Forse.
< Fizzy, sei davvero tu? >
< Sì, Lou. Sono io. >
L’albero aveva ormai allentato la presa dalle sue braccia permettendogli di abbracciare la sorella.
< Non ci posso credere. >
< Vieni, Louis. Vieni con me. >
La bambina gli porse la mano invitandolo a seguirla. Un cerchio di luce bianca si aprì dal nulla. Il ragazzo guardò la sorella confuso.
< Come puoi farmi questo, Fizzy? I-Io non voglio venire. Non voglio morire. >
< Louis, non vuoi stare con me, la tua sorellina? So che vuoi, vieni… >
< NO. > rispose secco.
< Bene, Louis, l’hai voluto tu. Se non vieni con le buone, allora ti farò venire con le cattive. > la bambina si tramutò completamente. La sua voce non era più limpida, era quella di un mostro. Il suo aspetto non era più quello dolce che ricordava lui, era quello della sua più grande paura, la morte.
< Sai, Louis, di solito la morte prende le sembianze delle persone che davvero gli mancano, o di ciò che vorrebbero e, se una persona non lo capisce con le buone, è giusto che venga punito. > questa frase venne seguita da una cupa risata.
Ancora una volta il vento riempì il bosco, gli alberi si alzarono dal suolo, camminando sulle radici e circondando il ragazzo, imprigionandolo. I rami di quest’ultimi iniziarono a frustarlo continuamente, strappando alcuni pezzi dei suoi vestiti e lasciandogli rossi segni sulla pelle dalla quale usciva del sangue. Si potevano sentire le urla strazianti seguite da un’espressione di dolore sul volto. Ma nessuno poteva sentirlo, nessuno al di fuori del bosco. Lei era ancora lì, in piedi, davanti a lui. Si stava godendo la scena, glielo si leggeva in faccia.
< Basta, ti prego! > supplicò Louis.
< Verrai con me? >
< Mai. >
Con uno schiocco di dita fece allargare leggermente gli alberi davanti a lei, quel poco che bastava per farla passare e avvicinarsi al ragazzo. Lui, ormai debole, alzò la testa per fissarla dritta negli occhi. Non esisteva essere più inquietante e tenebroso al mondo. Era terrificante.
< Louis, dovresti sapere un’altra cosa. > face una breve pausa che gli sembrò un’eternità, poi riprese. < Non si scherza con il fuoco. >
Il ragazzo la guardò con sguardo interrogativo.
< Tranquillo, capirai presto > disse con un ghigno in faccia.
Si voltò riuscendo dalla recinzione di alberi. Guardò un’ultima volta il ragazzo.
< Hai un ultimo desiderio? > gli chiese.
< Posso vedere la mia famiglia un’ultima volta? >
< Chiudi gli occhi, vedrai la tua famiglia un’ultima volta. > lui obbedì, chiuse gli occhi lasciandosi scappare una lacrima, perché quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto la sua famiglia, almeno per un bel po’ di tempo. Non fu così. Mai fidarsi della morte. Con un soffio gli aveva scagliato un’ondata di fiamme, travolgendolo completamente.
< Ti avevo detto che non si scherza con il fuoco. > una risatina lasciò la sua bocca. < La morte non da una seconda possibilità. >
“Ragazzo Mangiato Dalle Fiamme”questo era uno dei titoli dei tanti giornali pubblicati il giorno seguente.
Dei cacciatori avevano trovato il corpo del ragazzo steso nel bosco, ricoperto di ustioni e cicatrici. Questi subito chiamarono la polizia. Fortunatamente il viso deturpato era stato riconosciuto, era lui, Louis.
 
24 Dicembre 1991 – 16 Maggio 2013 “Un sorriso bruciato con le fiamme.”
 
Questo recitava la sua lapide. Sì, perché lui era quel tipo di ragazzo, quello che sorrideva sempre anche nei giorni più bui. Quel ragazzo che coglieva l’attimo e che viveva la vita al momento.





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Ho scritto questa os...beh non c'è un vero motivo.
vorrei ringraziarvi se siete arrivati fin qui a leggere
e vi sarei ancora più grata se lasciaste una recensione con pareri, consigli...
quello che vi pare.
lol
ok, ciao c:
Eli.

 

   
 
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