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Autore: LADY ROSIEL    28/04/2013    6 recensioni
{ EUNHAE }
Si lasciò inondare da quell’intenso calore che dalle sue mani, lentamente, fluiva verso tutto il suo corpo, riscaldandolo. Solo poi si portò la tazza alle labbra, inebriandosi completamente da quel dolce profumo e sorseggiò un poco alla volta, per paura di scottarsi.
I pensieri fluttuavano veloci nella sua mente, così veloci che non riuscì nemmeno a coglierli tutti.
E così, soggiogato da quelle chimere che gli soffocavano i pensieri, e spinto da una curiosità crescente, si fece coraggio e si portò la tazza alle labbra.
Possibile che l’associare quella semplice, innocua e devastante parolina al nome di DongHae l’avesse travolto a tal punto da farlo impazzire?
Era da stupidi credere in certe cose – assurdità allo stato puro.
Alzando gli occhi quel tanto per intravedere il volto ancora rosso e trasognate di HyukJae, DongHae sorrise dolcemente nascosto dalla sua stessa tazza.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Labbra di Zucchero

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Erano seduti da più di mezz’ora: DongHae sfogliava con interesse quel voluminoso mensile scientifico, comprato e lasciato sul tavolo da KyuHyun. HyukJae invece, era piacevolmente immerso nella lettura di un nuovo manga.
Si erano fatte da poco le cinque del pomeriggio quando DongHae alzò leggermente il volto per scorgere quello del suo migliore amico, assorto fra le pagine di quel fumetto giapponese. 
«Vuoi un tè caldo?» domandò poi, poggiando la rivista sul tavolo. 
Senza interrompere la lettura, HyukJae si limitò ad acconsentire con il capo. Doveva essere davvero molto coinvolgente quel fumetto per riuscire ad ammutolire il biondo sino a quel punto. DongHae sorrise.
Era bello poter scorgere tutta quella passione e dedizione che il compagno provava anche solo rimanendo placidamente seduto in casa a leggere. Era abituato a vederlo sempre in movimento, pronto a dare il massimo di sé stesso in qualunque cosa si cimentasse. Vederlo così calmo e rilassato era davvero una rarità, e  aumentava la bellezza di quel fugace attimo. 

«Niente zucchero.» ci tenne a precisare qualche istante più tardi, HyukJae.
«Va Bene.» rispose atono DongHae, accendendo il fornello del gas e preparando poi, due tazze del servizio da tè che RyeoWook custodiva con gelosia e maniacale attenzione sul terzo ripiano della credenza. Vi accompagnò a seguire, due cucchiaini e si accinse a predisporre le bustine preconfezionate di tè ai frutti di bosco, su quelle eleganti tazze lavorate tanto finemente. Si affrettò poi, a prendere anche il barattolo dello zucchero e si lasciò andare ad un sorriso divertito
"Non era stata una scelta così malvagia restare a casa a far compagnia al suo migliore amico" – Pensò entusiasta – Per quanto amasse la sua preziosa famiglia, ogni tanto provava il desiderio di restare da solo con il suo migliore amico, proprio come facevano quando erano più piccoli. 

Non appena l’acqua bollente sommerse quelle piccole bustine di tessuto, nell’aria si diffuse un piacevole ed intenso aroma fruttato. Un aroma dolce, naturale, che in pochi istanti riuscì a donare una sensazione di rilassatezza tale che sembrò quasi stregato. 
«E’ pronto!» esclamò DongHae, riuscendo finalmente a destare l’amico da quel suo mondo immaginario di carta ed inchiostro. E solo a quel punto, dopo aver ascoltato la voce di DongHae, HyukJae accantonò quel manga, facendo attenzione a non stropicciarne inutilmente le pagine. Si alzò dalla sedia, per sgranchirsi un po’ le ossa, conscio che restare nella stessa posizione per più di quaranta minuti gli avesse addormentato completamente i muscoli delle gambe, oltre che a generare un leggero fastidio al suo asciutto fondoschiena. 
Camminò versò l’amico, fermandosi sul pianale dove aveva poggiato le due tazze e senza nemmeno interrogarsi su quale tazza fosse realmente a lui destinata, strinse fra le sue mani quella alla sua destra. Sapeva bene che DongHae avesse quell’insolita abitudine – quella di predisporre la sua tazza a sinistra, proprio in prossimità della piastra dei fornelli, lasciando invece quella di HyukJae, o di altri commensali, alla sua destra, evitando in tal modo di confonderle. Non che in realtà desiderasse evidenziare una certa inclinazione di possessività o di diversità, semplicemente riteneva consono farlo, soprattutto dopo numerose volte che qualcun’altro aveva sottolineato quanto zucchero lui mettesse in qualunque bevanda calda bevesse. – E HyukJae era proprio fra questi. 

Si lasciò inondare da quell’intenso calore che dalle sue mani, lentamente, fluiva verso tutto il suo corpo, riscaldandolo. Solo poi si portò la tazza alle labbra, inebriandosi completamente da quel dolce profumo e sorseggiò un poco alla volta, per paura di scottarsi. 

«Avevo detto niente zucchero.» proferì leggermente infastidito, poggiando nuovamente la tazza e scorgendo gli occhi dell’amico.
«Non l’ho messo, infatti!» rispose l’altro, divertito.
«DongHae!» lo richiamò, cercando di sottolineare l’evidenza dei fatti. 
«Ok, ok. Solo un cucchiaino.»
«Io ti avevo detto di non farlo.» rincarò la dose, conscio di quanto alle volte DongHae fosse tremendamente dispettoso. 
«Ma è amaro senza zucchero.»
«No che non lo è. Sei solo tu che non puoi far a meno di affogarlo in quintali di dolcificante!»
«Non so come tu riesca a berlo senza.»

«Tradizionalmente lo si beve senza, dovresti saperlo.» rispose di rimando HyukJae, non lasciandosi intimidire dall’atteggiamento di sfida che l’amico gli mostrava.
«Sì, sì. Sarà come dici tu, ma è innegabile quanto sia amaro senza.»
«No, che non lo è.»
«Sì, che lo è!» imperterrito, DongHae continuava ad imporre l’unica verità che conosceva – la sua. 
«No! Non lo è!»
«Invece sì che lo è!» esplose con infantilismo il bruno, poggiando la sua tazza sul pianale, predisponendo le braccia consorte, strette saldamente al proprio petto. Assumendo poi, un’espressione accigliata, che agli occhi di HyukJae sembrò talmente singolare e buffa che davvero non riuscì a trattenersi dal sorridergli.
«Va bene, va bene: senza zucchero è amaro. – ammise rassegnato. – Basta che la finiamo qui!» concluse poi. 
Si sorrisero, e complici si lasciarono andare ad una sonora risata – finiva sempre così.

DongHae agguantò la sua tazza e velocemente tornò a sedersi per riprendere prontamente la lettura di quell’interessante articolo su “come  il corpo elabora i segnali del cervello e le emozioni”, che aveva lasciato a metà. Colto a sorpresa, HyukJae fissò interdetto l’amico per qualche istante: era davvero insolito che una rivista scientifica lo rapisse tanto.
Sospirò meravigliato e prendendo la sua tazza fece lo stesso, tornando ad accomodarsi su quella stessa sedia, forse un po’ troppo rigida per rilassarlo completamente, ma pur sempre una degna sostituta del morbido divano del salotto.

Rimirò con cura il paesaggio che i suoi occhi ritraevano fuori dalla finestra: era inverno; il grigiore attanagliava il cielo in una morsa soffocante e il vento sferzava quell’aria tanto pungente che l’aveva persuaso dal mettere piede fuori casa.
Avevano avuto tanto coraggio i suoi amici, a sfidare quel freddo artico a quel modo, desiderando persino d’incamminarsi per negozi fra le vie sempre affollate e caotiche di Seoul. Rabbrividì all’istante, immaginandosi lì con loro, a sopportare quelle raffiche di vento ingiungergli contro, permettendo a quel freddo s’insinuarsi in ogni pertugio lasciato leggermente scoperto dal cappotto. 
Afferrò la tazza ancora fumante e la strinse con entrambe le mani, cercando di allontanare quanto più possibile quella spiacevole sensazione di freddo alle ossa che d’improvviso si era impossessata di lui. 
Sorseggiò una seconda volta, immergendosi nuovamente in quell’aroma fruttato che gli sapeva donare così tanto calore, ma non appena deglutì un retrogusto troppo dolce invase la sua bocca. 
«Così dolce…» sussurrò senza nemmeno premurarsi di farsi ascoltare da DongHae. 
Quel sapore era diverso: completamente nuovo. 
Insolito. 

Abbassò lo sguardo, concentrandosi sul contenuto della tazzina e quando vi osservò un quantitativo sproporzionato di dolcificante non ancora scioltosi, comprese che quella era effettivamente la tazza di DongHae. Prontamente, alzò gli occhi per cercare quelli del compagno, ma non trovandoli tentò d’intavolare una conversazione. Le parole però, gli morirono in gola quando s’accorse che l’amico sorseggiava, con una certa tranquillità, dalla tazza che doveva essere inequivocabilmente la sua.
Lo stupore lo invase: le labbra di DongHae premevano contro quella tazza in ceramica nel medesimo punto in cui, le sue labbra si erano posate qualche minuto prima. 
Rumorosamente accostò la tazza sul piattino senza nemmeno riuscire a proferir parola alcuna. Si portò una mano sul viso coprendosi la bocca e arrossì. 

I pensieri fluttuavano veloci nella sua mente, così veloci che non riuscì nemmeno a coglierli tutti. Tutto ciò che la sua immaginazione scriveva a caratteri cubitali su quel foglio bianco dalle dimensioni spropositate era solamente: “bacio. Bacio indiretto.” 
Arrossì vistosamente.
Scompostamente, le sue mani stropicciarono il suo viso, cercando in tutti i modi di depennare quei pensieri così infantili dannatamente osceni. Cosciente di non riuscirci, tentò allora di punzecchiarsi le guance più e più volte, dandosi mentalmente dell’idiota; ma nemmeno questo riuscì a placare l’intensità che quel gesto accidentale aveva suscitato in lui. 

Richiamato dalla foga con cui HyukJae continuava a gesticolare le braccia, forse preda ad una crisi di nervi, DongHae alzò lo sguardo verso il proprio compagno. 
«Va tutto bene, HyukJae?» domandò con innocenza, scandendo bene le parole e soffermandosi a pronunciare il nome dell’altro con un’insolita voce arrochita. 
Una voce così inaspettatamente profonda che fece visibilmente tremare l’altro, come se fosse stato scosso da quel freddo vento che tanto detestava in giornate come quelle. 
«S-Sì.» con fatica rispose il biondo, stordito per l’aver perso un battito, annientato dalla voce dell’amico.
«Sicuro? Sei rosso come un pomodoro!» a quelle parole, se possibile, HyukJae avvampò ancora, percependo un calore soffocante sfogarsi sulle sue guance, imporporandogli la pelle sino alla punta delle sue orecchie. 

Cosa stava succedendo? Perché tutta quell’agitazione?
Possibile che l’associare quella semplice, innocua e devastante parolina al nome di DongHae l’avesse travolto a tal punto da farlo impazzire?

Avrebbe desiderato accantonare tutto, cestinare quei pensieri folli. Spingerli con forza lontano dalla sua testa. Eppure, quando DongHae gli parlò, non poté far altro che scorgere quelle labbra. – Le sue. Così sottili, così maschili, così piacevoli alla vista.
Non capì più nulla. 
Si era perso nella fitta nebbia del suo cuore. 
Una nebbia che neppure si era mai accorto albergasse nella sua anima. 
Il suono di quella voce, la bellezza di quel volto, la sensualità di quelle labbra…
Stava impazzendo. 
Quelle labbra, poggiate su quel pezzetto di ceramica e il contatto che involontariamente era scattato:  quel bacio. 

Rise istericamente – cercando di dissipare quel groviglio d’emozioni. 
«Cos’hai Hyukkie?»
«Nien-niente, davvero.» ammise debolmente, cercando d’immagazzinare quanta più aria possibile nei polmoni. 
«Se lo dici tu.» rispose di rimando DongHae, visibilmente sorpreso dal comportamento dell’amico, tornando poi a sfogliare quella rivista, sorseggiando di tanto in tanto. 
HyukJae, senza perderlo di vista per un solo attimo, continuò ad osservarlo tentando di darsi un minimo di contegno. Gli pareva d’esser diventato una di quelle "fangirls" impazzite. Una di quelle che non vedeva l’ora di saltar addosso al proprio "bias" preferito come una gigantesca piovra!
"Aish!" – imprecò mentalmente. 
Nemmeno una ragazzina mestruata aveva gli ormoni così sotto sopra! 
Se solo l’avessero visto i suoi amici, sarebbe diventato l’attrazione dell’intera giornata! 
"Aish!" – ancora un’altra imprecazione. 
Ringraziò il cielo se in quell’attimo si trovassero da soli. 
Se KyuHyun fosse stato con loro, molto probabilmente gli avrebbe riso in faccia dandogli del cretino pervertito, o qualcosa di simile, ne era certo. 

Sospirò profondamente. Studiò attentamente la sua tazza di tè, quella che ora continuava a stringere spasmodicamente, sopraffatto da quel tic nervoso, e lasciò vagare i suoi pensieri – tentando di ritrovare tranquillità, abbandonandosi a quel profumo ancora così intenso, che quasi gli diede alla testa. 
Era forse droga?
Quell’aroma era così afrodisiaco…
Quel profumo fruttato continuava ad intrecciarsi con quello di DongHae, generando una scarica di piacere che mai prima di allora aveva percepito sulla sua pelle. 
Gli annebbiava la mente.   
Sì, quella era l’unica spiegazione: era stato intossicato.

E così, soggiogato da quelle chimere che gli soffocavano i pensieri, e spinto da una curiosità crescente, si fece coraggio e si portò la tazza alle labbra. Ripercorse con la mente le gestualità del compagno e girò quella stessa tazza sino a quando non trovò lo stesso punto in cui le labbra dell’amico si erano precedentemente poggiate. 
Era da stupidi credere in certe cose – assurdità allo stato puro. Ne era consapevole, forse più di chiunque altro.
Eppure, a conti fatti non vi era nulla di sbagliato: se lo faceva DongHae, non c’era alcun motivo perché lui non potesse fare altrettanto. 
Stavano solo giocando.

Poggiò con decisione le proprie labbra sul bordo freddo di quella tazza. Presumibilmente, le labbra di DongHae sarebbero state nettamente più calde, ma non ci diede sufficientemente peso e continuò la sua fantasiosa esplorazione. Assaggiò quel lembo più e più volte, strusciò le sue labbra dapprima da destra verso sinistra, poi, a seguire, dall’alto al basso. 
Quel bacio profumava di frutta e aveva il sapore dello zucchero. 
Ripensò più volte a quella magica parolina che gli aveva spalancato le porte dell’inferno, e come il cretino che era, sorrise farneticando fra le sue più recondite fantasie. 

Era solo una tazza.
Non vi era nulla di bizzarro. 
Era solamente una piccola e semplice tazza. 
Una tazza da tè, per l’appunto! Ma, nonostante tutto, HyukJae sapeva bene quali invalicabili desideri nascondeva dentro di sé, e credendo di non essere visto assaporò quell’attimo ancora a lungo. 

Alzando gli occhi quel tanto per intravedere il volto ancora rosso e trasognate di HyukJae, DongHae sorrise dolcemente nascosto dalla sua stessa tazza. 
Agli occhi di HyukJae, quel piccolo scherzetto dello zucchero forse era sembrato del tutto naturale, dettato dall’infantilità del compagno, ma guardando le cose da una diversa prospettiva, quel gesto più che un’innocente scherzo, era stato un vero e proprio piano diabolico. Questo però, doveva rimanere un segreto. 
Un segreto che mai nessuno avrebbe dovuto conoscere. Un segreto che soltanto un’unica persona poteva gelosamente custodire nel proprio cuore.
Il suo segreto – il segreto di DongHae.


AUTRICE TIME: 
All'inizio, quando questa fiction ha preso piede fra i miei pensieri, non sapevo che DongHae non apprezzasse troppo le cose zuccherose; seppur cioccolata e tortini alla fragola gli piacciano.
In verità non ho modificato la questione per due motivi: 
1. Non volevo sradicare l'idea originale.
2. Se una persona non ama i dolci troppo glassati non vuol dire che non gli piacciano o che non abbia l'abitudine di affogare le bevande nel dolcificante. 
Io ad esempio amo i dolci. Vivrei di cioccolato al latte, brioches, torte casarecce e tanto altro, MA non amo i dolci troppo dolci! 
E questo concetto lo trovo calzante anche per DongHae.
 
Quando ho visto l'episodio 2 di EHB, dove DongHae si è gettato sul tortino alla fragola (per altri è fra le mie tentazioni preferite), ho capito che a DongHae piacciono i dolci a modo suo. Probabilmente non troppo zuccherati.

© LADY ROSIEL/ Luna Azzurra

   
 
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