Labbra di Zucchero
Erano seduti da più di
mezz’ora: DongHae
sfogliava con interesse quel voluminoso mensile scientifico, comprato e
lasciato sul tavolo da KyuHyun. HyukJae invece, era piacevolmente
immerso nella
lettura di un nuovo manga.
Si erano fatte da poco le cinque del pomeriggio quando DongHae alzò
leggermente
il volto per scorgere quello del suo migliore amico, assorto fra le
pagine di
quel fumetto giapponese.
«Vuoi un tè caldo?» domandò poi, poggiando la rivista sul tavolo.
Senza interrompere la lettura, HyukJae si limitò ad acconsentire con il
capo.
Doveva essere davvero molto coinvolgente quel fumetto per riuscire ad
ammutolire
il biondo sino a quel punto. DongHae sorrise.
Era bello poter scorgere tutta quella passione e dedizione che il
compagno
provava anche solo rimanendo placidamente seduto in casa a leggere. Era
abituato a vederlo sempre in movimento, pronto a dare il massimo di sé
stesso
in qualunque cosa si cimentasse. Vederlo così calmo e rilassato era
davvero una
rarità, e aumentava la bellezza di quel fugace attimo.
«Niente zucchero.» ci tenne a precisare qualche istante più tardi,
HyukJae.
«Va Bene.» rispose atono DongHae, accendendo il fornello del gas e
preparando
poi, due tazze del servizio da tè che RyeoWook custodiva con gelosia e
maniacale attenzione sul terzo ripiano della credenza. Vi accompagnò a
seguire,
due cucchiaini e si accinse a predisporre le bustine preconfezionate di
tè ai
frutti di bosco, su quelle eleganti tazze lavorate tanto finemente. Si
affrettò
poi, a prendere anche il barattolo dello zucchero e si lasciò andare ad
un sorriso divertito.
"Non era stata una scelta così malvagia restare a casa a far compagnia
al
suo migliore amico" – Pensò entusiasta – Per quanto amasse la sua
preziosa
famiglia, ogni tanto provava il desiderio di restare da solo con il suo
migliore amico, proprio come facevano quando erano più piccoli.
Non appena l’acqua bollente sommerse quelle piccole bustine di tessuto,
nell’aria si diffuse un piacevole ed intenso aroma fruttato. Un aroma
dolce,
naturale, che in pochi istanti riuscì a donare una sensazione di
rilassatezza
tale che sembrò quasi stregato.
«E’ pronto!» esclamò DongHae, riuscendo finalmente a destare l’amico da
quel
suo mondo immaginario di carta ed inchiostro. E solo a quel punto, dopo
aver
ascoltato la voce di DongHae, HyukJae accantonò quel manga, facendo
attenzione
a non stropicciarne inutilmente le pagine. Si alzò dalla sedia, per
sgranchirsi
un po’ le ossa, conscio che restare nella stessa posizione per più di
quaranta
minuti gli avesse addormentato completamente i muscoli delle gambe,
oltre che a
generare un leggero fastidio al suo asciutto fondoschiena.
Camminò versò l’amico, fermandosi sul pianale dove aveva poggiato le
due tazze
e senza nemmeno interrogarsi su quale tazza fosse realmente a lui
destinata,
strinse fra le sue mani quella alla sua destra. Sapeva bene che DongHae
avesse
quell’insolita abitudine – quella di predisporre la sua tazza a
sinistra,
proprio in prossimità della piastra dei fornelli, lasciando invece
quella di
HyukJae, o di altri commensali, alla sua destra, evitando in tal modo
di
confonderle. Non che in realtà desiderasse evidenziare una certa
inclinazione
di possessività o di diversità, semplicemente riteneva consono farlo,
soprattutto dopo numerose volte che qualcun’altro aveva sottolineato
quanto zucchero lui mettesse in qualunque
bevanda calda bevesse. – E HyukJae era proprio fra questi.
Si lasciò inondare da quell’intenso calore che dalle sue mani,
lentamente,
fluiva verso tutto il suo corpo, riscaldandolo. Solo poi si portò la
tazza alle
labbra, inebriandosi completamente da quel dolce profumo e sorseggiò un
poco
alla volta, per paura di scottarsi.
«Avevo detto niente zucchero.» proferì leggermente infastidito,
poggiando
nuovamente la tazza e scorgendo gli occhi dell’amico.
«Non l’ho messo, infatti!» rispose l’altro, divertito.
«DongHae!» lo richiamò, cercando di sottolineare l’evidenza dei
fatti.
«Ok, ok. Solo un cucchiaino.»
«Io ti avevo detto di non farlo.» rincarò la dose, conscio di quanto
alle volte
DongHae fosse tremendamente dispettoso.
«Ma è amaro senza zucchero.»
«No che non lo è. Sei solo tu che non puoi far a meno di affogarlo in
quintali
di dolcificante!»
«Non so come tu riesca a berlo senza.»
«Tradizionalmente
lo si beve senza, dovresti saperlo.»
rispose di rimando HyukJae, non lasciandosi intimidire
dall’atteggiamento di
sfida che l’amico gli mostrava.
«Sì, sì. Sarà come dici tu, ma è innegabile quanto sia amaro senza.»
«No, che non lo è.»
«Sì, che lo è!» imperterrito, DongHae continuava ad imporre l’unica
verità che
conosceva – la sua.
«No! Non lo è!»
«Invece sì che lo è!» esplose con infantilismo il bruno, poggiando la
sua tazza
sul pianale, predisponendo le braccia consorte, strette saldamente al
proprio
petto. Assumendo poi, un’espressione accigliata, che agli occhi di
HyukJae
sembrò talmente singolare e buffa che davvero non riuscì a trattenersi
dal
sorridergli.
«Va bene, va bene: senza zucchero è amaro. – ammise rassegnato. – Basta
che la
finiamo qui!» concluse poi.
Si sorrisero, e complici si lasciarono andare ad una sonora risata –
finiva
sempre così.
DongHae agguantò la sua tazza
e velocemente tornò a sedersi per
riprendere prontamente la lettura di quell’interessante articolo su “come il corpo elabora i segnali
del cervello e le emozioni”, che aveva lasciato a metà. Colto a
sorpresa, HyukJae fissò interdetto l’amico per qualche istante: era davvero insolito che una rivista
scientifica lo rapisse tanto.
Sospirò meravigliato e prendendo la sua tazza fece lo stesso, tornando
ad
accomodarsi su quella stessa sedia, forse un po’ troppo rigida per
rilassarlo
completamente, ma pur sempre una degna sostituta del morbido divano del
salotto.
Rimirò con cura il paesaggio
che i suoi
occhi ritraevano fuori dalla finestra: era inverno; il grigiore
attanagliava il
cielo in una morsa soffocante e il vento sferzava quell’aria tanto
pungente che
l’aveva persuaso dal mettere piede fuori casa.
Avevano avuto tanto coraggio i
suoi amici, a sfidare quel freddo artico a quel modo,
desiderando
persino d’incamminarsi per negozi fra le vie sempre affollate e
caotiche di
Seoul. Rabbrividì all’istante, immaginandosi lì con loro, a sopportare
quelle
raffiche di vento ingiungergli contro, permettendo a quel freddo
s’insinuarsi
in ogni pertugio lasciato leggermente scoperto dal cappotto.
Afferrò la tazza ancora fumante e la strinse con entrambe le mani,
cercando di
allontanare quanto più possibile quella spiacevole sensazione di freddo
alle
ossa che d’improvviso si era impossessata di lui.
Sorseggiò una seconda volta, immergendosi nuovamente in quell’aroma
fruttato
che gli sapeva donare così tanto calore, ma non appena deglutì un
retrogusto
troppo dolce invase la sua bocca.
«Così dolce…» sussurrò senza
nemmeno premurarsi di farsi ascoltare da DongHae.
Quel sapore era diverso: completamente nuovo.
Insolito.
Abbassò lo sguardo,
concentrandosi sul
contenuto della tazzina e quando vi osservò un quantitativo
sproporzionato di
dolcificante non ancora scioltosi, comprese che quella era
effettivamente la
tazza di DongHae. Prontamente, alzò gli occhi per cercare quelli del
compagno,
ma non trovandoli tentò d’intavolare una conversazione. Le parole però,
gli
morirono in gola quando s’accorse che l’amico sorseggiava, con una
certa
tranquillità, dalla tazza che doveva essere inequivocabilmente la sua.
Lo stupore lo invase: le labbra
di DongHae premevano contro quella tazza in ceramica nel medesimo punto
in cui,
le sue labbra si erano posate qualche minuto prima.
Rumorosamente accostò la tazza sul piattino senza nemmeno riuscire a
proferir
parola alcuna. Si portò una mano sul viso coprendosi la bocca
e arrossì.
I pensieri fluttuavano veloci nella sua mente, così veloci che non
riuscì
nemmeno a coglierli tutti. Tutto ciò che la sua immaginazione scriveva
a
caratteri cubitali su quel foglio bianco dalle dimensioni spropositate
era
solamente: “bacio. Bacio indiretto.”
Arrossì vistosamente.
Scompostamente, le sue mani stropicciarono il suo viso, cercando in
tutti i
modi di depennare quei pensieri così infantili
e dannatamente osceni.
Cosciente di non riuscirci, tentò allora di punzecchiarsi le guance più
e più
volte, dandosi mentalmente dell’idiota; ma nemmeno questo riuscì a
placare
l’intensità che quel gesto accidentale aveva
suscitato in lui.
Richiamato dalla foga con cui HyukJae continuava a gesticolare le
braccia,
forse preda ad una crisi di nervi, DongHae alzò lo sguardo verso il
proprio
compagno.
«Va tutto bene, HyukJae?» domandò con innocenza, scandendo bene le
parole e
soffermandosi a pronunciare il nome dell’altro con un’insolita voce
arrochita.
Una voce così inaspettatamente profonda che fece visibilmente tremare
l’altro,
come se fosse stato scosso da quel freddo vento che tanto detestava in
giornate
come quelle.
«S-Sì.» con fatica rispose il biondo, stordito per l’aver perso un
battito,
annientato dalla voce dell’amico.
«Sicuro? Sei rosso come un pomodoro!» a quelle parole, se possibile,
HyukJae
avvampò ancora, percependo un calore soffocante sfogarsi sulle sue
guance,
imporporandogli la pelle sino alla punta delle sue orecchie.
Cosa stava succedendo? Perché tutta quell’agitazione?
Possibile che l’associare quella semplice, innocua
e devastante parolina al
nome di DongHae l’avesse travolto a tal
punto da farlo impazzire?
Avrebbe desiderato accantonare tutto, cestinare quei pensieri
folli. Spingerli
con forza lontano dalla sua testa. Eppure, quando DongHae gli parlò,
non poté
far altro che scorgere quelle labbra. – Le sue. Così
sottili, così maschili, così piacevoli alla vista.
Non capì più nulla.
Si era perso nella fitta nebbia del suo cuore.
Una nebbia che neppure si era mai accorto albergasse nella sua
anima.
Il suono di quella voce, la bellezza
di quel volto, la sensualità di quelle labbra…
Stava impazzendo.
Quelle labbra, poggiate su quel pezzetto di ceramica e il contatto
che
involontariamente era scattato: quel
bacio.
Rise istericamente – cercando di dissipare quel groviglio
d’emozioni.
«Cos’hai Hyukkie?»
«Nien-niente, davvero.» ammise debolmente, cercando d’immagazzinare
quanta più
aria possibile nei polmoni.
«Se lo dici tu.» rispose di rimando DongHae, visibilmente sorpreso dal
comportamento dell’amico, tornando poi a sfogliare quella rivista,
sorseggiando
di tanto in tanto.
HyukJae, senza perderlo di vista per un solo attimo, continuò ad
osservarlo
tentando di darsi un minimo di contegno. Gli pareva d’esser diventato
una di
quelle "fangirls" impazzite. Una di quelle che non vedeva l’ora di
saltar addosso al proprio "bias" preferito come una gigantesca
piovra!
"Aish!" – imprecò mentalmente.
Nemmeno una ragazzina mestruata aveva gli ormoni così sotto sopra!
Se solo l’avessero visto i suoi amici, sarebbe diventato l’attrazione
dell’intera giornata!
"Aish!" – ancora un’altra imprecazione.
Ringraziò il cielo se in quell’attimo si trovassero da soli.
Se KyuHyun fosse stato con loro, molto probabilmente gli avrebbe riso
in faccia
dandogli del cretino pervertito, o qualcosa di simile, ne era
certo.
Sospirò profondamente. Studiò
attentamente la sua tazza di tè, quella che ora continuava a stringere
spasmodicamente, sopraffatto da quel tic nervoso, e lasciò vagare i
suoi
pensieri – tentando di ritrovare tranquillità, abbandonandosi a quel
profumo
ancora così intenso, che quasi gli diede alla testa.
Era forse droga?
Quell’aroma era così
afrodisiaco…
Quel profumo fruttato continuava ad
intrecciarsi con quello di DongHae,
generando una scarica di piacere che mai prima di allora aveva
percepito sulla
sua pelle.
Gli annebbiava la mente.
Sì, quella era l’unica
spiegazione: era
stato intossicato.
E così, soggiogato da quelle
chimere che gli soffocavano i pensieri, e spinto
da una curiosità crescente, si fece coraggio e si portò la tazza alle
labbra.
Ripercorse con la mente le gestualità del compagno e girò quella stessa
tazza
sino a quando non trovò lo stesso punto in cui le labbra dell’amico si
erano
precedentemente poggiate.
Era da stupidi credere in certe
cose – assurdità allo stato puro. Ne era consapevole, forse più di
chiunque altro.
Eppure, a conti fatti non vi
era nulla di sbagliato: se lo faceva DongHae, non c’era alcun motivo
perché lui
non potesse fare altrettanto.
Stavano solo giocando.
Poggiò con decisione le proprie
labbra sul bordo freddo di quella tazza.
Presumibilmente, le labbra di DongHae sarebbero state nettamente più
calde, ma
non ci diede sufficientemente peso e continuò la sua fantasiosa
esplorazione.
Assaggiò quel lembo più e più volte, strusciò le sue labbra dapprima da
destra
verso sinistra, poi, a seguire, dall’alto al basso.
Quel bacio profumava di
frutta
e aveva il sapore dello zucchero.
Ripensò più volte a quella magica
parolina che gli aveva spalancato le porte
dell’inferno, e come il cretino che era, sorrise farneticando fra le
sue più
recondite fantasie.
Era solo una tazza.
Non vi era nulla di bizzarro.
Era solamente una piccola e semplice
tazza.
Una tazza da tè, per l’appunto! Ma,
nonostante tutto, HyukJae sapeva bene quali
invalicabili desideri nascondeva dentro di sé, e credendo di non essere
visto
assaporò quell’attimo ancora a lungo.
Alzando gli occhi quel tanto per
intravedere il volto ancora rosso e trasognate
di HyukJae, DongHae sorrise
dolcemente nascosto dalla sua stessa tazza.
Agli occhi di HyukJae, quel piccolo
scherzetto
dello zucchero forse era sembrato del tutto naturale, dettato
dall’infantilità
del compagno, ma guardando le cose da una diversa prospettiva, quel
gesto più
che un’innocente scherzo, era stato un vero e proprio piano diabolico. Questo però, doveva
rimanere un segreto.
Un segreto che mai nessuno avrebbe
dovuto conoscere. Un segreto che
soltanto un’unica persona poteva gelosamente custodire nel proprio
cuore.
Il suo segreto – il segreto di DongHae.
AUTRICE TIME:
All'inizio,
quando questa fiction ha preso piede fra i miei pensieri, non sapevo
che DongHae non apprezzasse troppo le cose
zuccherose; seppur cioccolata e tortini alla fragola gli
piacciano.
In verità non ho modificato la questione per due motivi:
1. Non volevo sradicare l'idea originale.
2. Se una persona non ama i dolci troppo glassati non vuol
dire che
non gli piacciano o che non abbia l'abitudine di affogare le bevande
nel
dolcificante.
Io ad esempio amo i dolci. Vivrei di cioccolato al latte,
brioches, torte
casarecce e tanto altro, MA non amo i dolci troppo dolci!
E questo concetto lo trovo calzante anche per DongHae.
Quando ho visto l'episodio 2 di EHB, dove DongHae si è gettato sul
tortino alla
fragola (per altri è fra le mie tentazioni preferite), ho capito
che a
DongHae piacciono i dolci a modo suo. Probabilmente non troppo
zuccherati.
© LADY ROSIEL/ Luna
Azzurra