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Autore: cheekbones    28/04/2013    10 recensioni
"Eri una pessima cuoca"
"Lo so. Ma credimi, sono migliorata"
"Scusa se non ti credo, achot"
"A proposito... si può sapere perchè stai parlando in inglese?"
"Perchè sono nella tua testa, Ziva, e tu stai pensando in inglese. Io sono morta"
[Pre-Tiva!Post-Berlin]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You are loved.



"Eri una pessima cuoca"
"Lo so. Ma credimi, sono migliorata"
"Scusa se non ti credo, achot*"
"A proposito... si può sapere perchè stai parlando in inglese?"
"Perchè sono nella tua testa, Ziva, e tu stai pensando in inglese. Io sono morta"
Ziva si voltò verso sua sorella, ma non era turbata. Sapeva che Tali era morta anni prima, ma stranamente non le sembrava strano trovarla accanto a lei, su un telo rosso, steso su una spiaggia desolata di Haifa*. Il cielo era plumbeo, sembrava essere sul punto di scatenare una terribile tempesta. La zona era deserta, a parte loro due, e un uomo che giocava con suo figlio. Tali non aggiunse altro, si stese sul telo da mare e guardò sua sorella dal basso. Aveva lo stesso aspetto di quando era scomparsa: una quindicenne mora, carina, dagli occhi tondi e grandi, il naso piccolo e le curve da adolescente. Portava il suo costume intero, quello viola da olimpionica, che le piaceva tanto.
"Non posso davvero credere che tu stia pensando in inglese" scosse la testa e prese un pugno di sabbia tra le mani.
"Scusa" Ziva non sapeva perchè, ma si sentiva in dovere di dirlo, come se fosse viva e la stessa tradendo. "Non è colpa mia"
"E' ok" fece spallucce e le sorrise. "Significa che sei andata avanti. Hai trovato una nuova casa. E'... una buona cosa, credo"
"Posso andare avanti, è vero. Ma sarò sempre una menomata"
"Perchè?"
"Perchè non ho più te. Ari. Papà. Mamma"
Tali fece una smorfia ironica. "Non me lo diresti se fossi ancora viva"
"Giusto"
"E solo perchè non hai più una famiglia... non sei orfana. Non lo sarai mai, perchè sei stata amata... e lo sei ancora"
Per la prima volta, durante quell'assurda conversazione, Ziva sentì un nodo stringerle la gola. Rivedere Tali le ricordò di aver amato tanto, anche. E quando ci si abitua ad un sentimento così forte, è difficile lasciar andare: lei lo sapeva bene perchè, in tutti quegli anni, la sua missione principale era stata quella di anestetizzare il dolore.
Alzò lo sguardo verso il cielo. "Penso stia per piovere"
"Probabile. Ma non resteremo qui abbastanza a lungo per scoprirlo, Ziva" colpì il telo di fianco a lei, invitandola a stendersi. Ziva obbedì, ripensando a l'ultima volta che erano state al mare, prima dell'attentato e prima del suo arrivo al Mossad: Ari aveva appena preso la patente e le aveva letteralmente rapite, per portarle al mare. Avevano fatto tanta strada, per arrivare su quella spiaggia e giocare a palla, fare il bagno...
"Ari era un guidatore migliore di te. Anche se quel giorno aveva deciso di premere un po' troppo sull'acceleratore, per paura di una chiamata improvvisa di papà"
"Vero" Ziva abbozzò un sorriso. "Voleva regalarci una giornata diversa. Divertente"
"Ci è riuscito. Anche se mi sono presa la peggiore scottatura della storia della famiglia David" scoppiarono a ridere.
"E i falafel* comprati lungo la strada?" Ziva tirò una leggera gomitata a sua sorella. "Sono stata sulla tazza del bagno per tutta la notte"
"Non erano così cattivi..." rise Tali. "... non quanto i tuoi!"
Quando le risate si esaurirono, Ziva tornò a guardare il cielo su di loro. "Hai detto che non resteremo qui abbastanza per vedere la pioggia"
"Esatto" Tali annuì.
"Perchè?" Ziva si voltò su un fianco. "Voglio restare qui. Con te"
"Ziva" il tono di Tali era di rimprovero. "Non puoi dirlo davvero. Chi vorrebbe essere morto, andiamo?! E' uno schifo, una vera merda"
"Anche vivere, a volte, fa abbastanza schifo" Ziva tirò su col naso e tornò distesa.
"Puoi ancora essere felice" le prese la mano ed intrecciò le dita alle sue.


"You know I keep thinking if it was not for Orli, things would have been different. I would be a different person"
"Then I should I catch her before she leaves. You know. I'd thank her"



"Tali" Ziva si alzò di scatto a sedere. Sua sorella le passò una mano sulla fronte imperlata di sudore.
"Tali" annaspò in cerca d'aria. "Ho... avuto un incidente. Io non me lo ricordavo, non... c'era Tony con me" non sentì l'esigenza di spiegarle chi diavolo fosse Tony. "Noi eravamo in macchina"
"Calmati" Tali le strinse le mani. "So tutto. Adesso però devi ascoltarmi" ma Ziva non lo faceva. Continuava a rivedere nella testa, come in una vecchia pellicola cinematografica, l'incidente e un ricordo a lungo rifiutato dalla sua mente: Tony ricoperto di sangue.
"Berlino, eravamo a Berlino... per... Bodnar. Tali, papà è morto" si coprì la bocca con le mani.
"Lo so, tesoro, lo so. Ma adesso devi riprendere il controllo"
"Non posso, non posso, non posso" ripeteva, come un mantra.
"Ziva, maledizione" le afferrò il mento e la obbligò a guardarla. "Ziva... can you fight?*"
Non fece in tempo a rispondere, che la scena improvvisamente cambiò; Ziva capì come doveva essere, diventare ciechi all'improvviso. Ebbe solo il sentore di una fortissima luce ("Tali, ci sono i lampi, andiamo via") e poi semplicemente il nulla. Ziva David galleggiava. ("I tuoi falafel fanno davvero schifo, achot*")

Qualcuno le stringeva la mano. E il soffitto era bianco, quando riaprì gli occhi.
"Ziva... puoi combattere?*?"
"Hai ragione, i miei falafel sono orribili"
"Oh... mio... Ziva! Infermiera! Infermiera! Si è svegliata!"
Chiuse gli occhi di nuovo.  
Tony.

Ziva David aprì gli occhi. Quante volte l'aveva fatto? Aveva perso il conto. La prima cosa che sentì fu la... puzza. Anestetico? Medicinali? C'era così tanto bianco. Le dava alla testa, era in completa overdose da bianco. I dolori, su tutto il corpo, erano minimi: il braccio le faceva un po' male e doveva avere parecchi lividi.
("I tuoi falafel fanno davvero schifo, achot")
La stomaco di Ziva David ebbe uno scossone. Poi un altro ancora. Finchè lacrime e risate non uscirono fuori tutte insieme, squartandola, facendola a pezzi, ferendola: rotolò tra le lenzuola, schiacciò il viso contro il cuscino che, silenzioso, raccolse le sue lacrime e i gemiti divertiti. Oh, doveva apparire una pazza! Una svitata! Eppure non riusciva a smettere di piangere e ridere, ridere e piangere. Da quanto non si sentiva così bene?
"Dev'essere la morfina" biascicò Tony.
Era su una sedia a rotelle, appena fuori dalla porta della sua stanza. Aveva la testa mezza fasciata, qualche cerotto sulla faccia. Si spaventò.

("Hai trovato una nuova casa")
"Perchè hai quattro gambe in più?"
L'uomo sorrise e spinse le ruote, fino ad arrivare al suo letto. "Frattura. Niente di grave, mi riprenderò. Tu, piuttosto, ci hai fatto spaventare. Non ti svegliavi più"
"Scusa, ma ero in spiaggia" le sfuggì.
Tony la guardò in modo strano. "Il dottore ha detto che non hai riportato danni celebrali, ma avrei i miei dubbi, adesso..."
(
"E solo perchè non hai più una famiglia... non sei orfana. Non lo sarai mai")
"Quanto ho dormito?" tentò di alzarsi, ma Tony la obbligò a stare giù.
"Quanto sei stata in coma, vorrai dire. Tre giorni" la guardò con quel suo sguardo un po' lucido, ma determinato. "Tre orribili giorni e, se posso aggiungere qualcosa, dormire su una sedia a rotelle è molto fastidioso"
("Puoi ancora essere felice")
"Hai dormito vicino a me, culetto peloso?" Tony le prese una mano, intrecciando le dita alle sue.
"Beh, tu mi hai messo a posto i vestiti: dovevo ricambiare il favore" risero.
"Ho sognato Tali" gli disse. "Eravamo ad Haifa. In spiaggia. Mi ha detto delle cose. Pensi che io stia impazzendo?"
"Tutti impazzirebbero, dopo quello che hai passato. Ma tranquilla... sei sempre stata pazza. Per questo siamo una bellissima coppia!"
"Tony" si schiarì la voce. "Io..."
"Ho un dejà-vu, non proprio piacevole!" si picchiettò la fronte e rise.
"No, davvero..." strinse la presa sulla sua mano. "... non ti ringrazierò mai abbastanza"
("Perchè sei stata amata")
"Ehi" le baciò il dorso della mano, allungandosi leggermente sulla sedia a rotelle. "Mi basta che tu... ci sia" chiuse gli occhi per qualche secondo, e Ziva ebbe un fremito: a cosa stava pensando? "... e che tu non mi faccia mai mangiare i falafel fatti con le tue manine fatate"
("... e lo sei ancora")
Ziva scoppiò a ridere. "Come fai a sapere che fanno pena?"
"E' stata la prima cosa che hai detto quando ti sei svegliata" corrugò la fronte. "Ed è stato molto strano. Pensavo mi avresti confessato il tuo amore, invocato Dio, urlato in ebraico... di certo, è stata la frase 'di risveglio dal coma' più originale che abbia mai sentito. Non che ne abbia sentite tante" si affrettò ad aggiungere. "Ma è stato strano" confermò.
Ziva sbadigliò. "Ho sonno"
"Dormi. Sarò qui, quando ti sveglierai" le sorrise e sventolò le loro mani intrecciate. "Magari evita frasi strane, mh? Se no il dottore non ti fa uscire più da qui"



("Ziva... can you fight?")
La mia risposta sarebbe stata sì. Sì, posso combattere, achot.





































*achot: sorella, in ebraico - o almeno credo x'D
*Haifa
*falafel: sono un piatto tipico della tradizione Araba, costituito da polpette fritte a base di fave o ceci tritati con cipolla, aglio e coriandolo.
*Ziva... can you fight? - 7x01 :) frase pronunciata da Tony.


Maia says:

Stavolta Maia non dice niente.
Anzi no. Chiedo scusa a Tali David per averla scomodata di nuovo.


Shalom, squadra

<3


  
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