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Autore: kithiara    17/11/2007    6 recensioni
Impotente.
Ecco come si sentiva.
Poteva rigenerarsi, fermare il tempo, diventare invisibile, persino dipingere il futuro, ma davanti a quella nuova sensazione era solo un uomo come tanti.
Confuso, emozionato, impaurito, eccitato, in una parola... innamorato.
Ah, l'ho gia detto... impotente?
Dedicato a chi, come me, ama ogni più piccola sfumatura del personaggio di Peter Petrelli.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo perdono già da subito se questa one-shot non piacerà, ma è la prima che scrivo sul fandom di Heroes e mi è venuta di getto, pensando a quel dolce ed ingenuo ragazzo che è Peter Petrelli...semplicemente adorabile!


Ovviamente i personaggi non mi appartengono, io li utilizzo solo per dare sfogo alla mia vena creativa e appagare la mia fantasia, il tutto assolutamente senza fini di lucro.

La storia è ambientata verso la fine della prima stagione, indicativamente prima delle ultime puntate che Mediaset ha bistrattato in modo ignobile, per intenderci.


Ora vi lascio alla lettura, conto sul fatto che sarete così gentili da lasciare un commentino, ma se anche non lo farete pazienza, spero solo di avervi fatto passare cinque minuti di piacevole lettura.

Chiara




I'm so glad I found an angel, somewhere

Who was there when all my hopes fell

I wanna fly looking in your eyes.


(Because You Live - Jesse McCartney)




Solo un uomo


Impotente.

Ecco come si sentiva.

Poteva rigenerarsi, fermare il tempo, diventare invisibile, persino dipingere il futuro, ma davanti a quella nuova sensazione era solo un uomo come tanti.

Confuso, emozionato, impaurito, eccitato, in una parola...innamorato.

Ah, l'ho gia detto...impotente?


Per quanto ci ragionasse, non trovava una soluzione al problema.

Aveva cercato semplicemente di non pensarci, di concentrarsi su un altro obiettivo...ma era stato tutto inutile, persino salvare il mondo gli pareva ora come ora più semplice che smettere di pensare ai suoi occhi.


Per un momento aveva addirittura meditato di chiedere consiglio a sua madre, una volta tanto...ma poi aveva preferito tacere.

Angela Petrelli lo aveva guardato un attimo negli occhi e non si sa come, aveva capito al volo che qualcosa non andava...potere di mamma.

Il suo Peter, l'unico dei suoi figli a darle sempre delle preoccupazioni, portava sul viso pallido i segni inequivocabili di una malattia chiamata amore.

Peccato che sua madre non immaginasse neppure chi era la fonte di quel sentimento...altrimenti non se ne sarebbe stata così tranquilla a parlare di nipotini come se bastasse schioccare le dita e questi si materializzassero all'istante!


E per finire, aveva cercato di essere distaccato e impassibile come suo fratello, ma persino Nathan ora, quando parlava di lei aveva una strana luce negli occhi...e questo non gli era certo di aiuto.

Lui almeno aveva un motivo valido per gioire...quella meravigliosa creatura era sua figlia dopotutto.

Già...sua figlia.

Lui invece che cos'era per lei?

Uno zio tutto nuovo? Un amico ritrovato? Uno sconosciuto che improvvisamente ti ritrovi come parente?

No...lui avrebbe voluto essere qualcosa di più.

Desiderava disperatamente riudire quelle poche e semplici parole, dirette solo e soltanto a lui...sei il mio eroe.

Poche sillabe, capaci di racchiudere tutta la speranza di un uomo.


Si diceva che non c'era niente di male in tutto ciò...ma allora perchè già immaginava lo sguardo di accusa delle persone che gli erano accanto, alla notizia di quello che provava?

Dopotutto, quando l'aveva conosciuta, come avrebbe potuto sospettare che fra di loro potesse esistere un legame così forte come...il sangue.


Eppure non poteva negare di aver provato qualcosa.

Una sensazione come di...familiarità.

Ironico, vero?

Quando lei gli aveva sorriso quella prima sera, davanti ad una teca di vetro colma di trofei, di un sorriso triste, malinconico, ma sincero, si era sentito come a casa.

E aveva subito provato il bisogno di rassicurare quella giovane dal viso dolce e dai modi gentili, farle sapere che il mondo là fuori non era poi così orribile e che dopo la scuola, la vita poteva anche essere piacevole.


Sì, piacevole...

Che ne sapeva poi lui?

Dopo il college, l'università.

Dopo l'università, il corso da infermiere.

Da lì a ritrovarsi catapultato nel mondo del lavoro era stato un attimo...aveva ventisei anni, ma quando mai aveva trovato un po' di tempo per vivere il mondo?

Come faceva a sapere se era piacevole o meno, se non lo aveva mai vissuto veramente?

Chi era lui per dare queste false speranze ad una ragazzina di diciassette anni?


Eppure lei non aveva esitato un attimo, gli aveva creduto o almeno aveva voluto farlo e lui si era sentito ancora una volta utile e perchè no, anche un po' eroe.

E lui amava la sensazione che provava nell'aiutare la gente, forse perchè gli dava la possibilità di dimostrare che anche lui poteva valere qualcosa.

Anche se non era un affascinante e carismatico uomo politico, anche se non aveva una bella moglie, due adorabili bambini...anche se non era Nathan.


Ripensandoci, era stata questa sua fiducia istintiva ad averlo colpito, poi la sua gentilezza lo aveva incantato e il suo sorriso...definitivamente catturato.

Tutto questo, prima...

Prima d'imparare che era lei la cheerleader da salvare per salvare il mondo.

Prima di realizzare che anche lei era speciale come lui.

Prima ancora di fare un volo da due piani, aggrappato ad un pazzo assassino capace di aprire la testa alla gente e prelevarne il cervello.

Prima, ricordiamolo, molto prima di imparare che quella fanciulla era niente di meno che la figlia di suo fratello...


Il sangue.

Se proprio lo volete sapere, gli sarebbe bastato concentrarsi sul suo viso per decidere di mandare al diavolo tutto...compreso il maledetto sangue!

E poi, che cosa sarebbe successo?

Disgrazia e disonore...

Fu un'altra volta il volto di sua madre a comparirgli davanti con sguardo severo e ammonitore, sua la silenziosa risposta a quell'intima domanda.


No...non avrebbe mai permesso che lei soffrisse per causa sua.

Era innamorato, non stupido!

D'altro canto, come poteva continuare a sopprimere i suoi sentimenti?

Forse dopotutto, avrebbe potuto rivelarle ciò che provava...e fare i conti con il suo rifiuto.

Ma certo, quale ragazza avrebbe iniziato con lui una relazione così moralmente riprovevole?

Ma se anche lei lo amava, forse...

Sogna Peter, sogna.


Eppure lei gli era rimasta vicina.

Quando si era sentita in pericolo era a lui che aveva pensato...giusto?

E a lui, non era venuto forse spontaneo chiederle di fare per lui l'ultimo gesto estremo, l'unico che sarebbe stato in grado di salvare il mondo?

Sì...lei era l'unica che poteva impedirgli di esplodere.

Ancora una volta, nota una sottile vena d'ironia in tutto ciò...il suo amore, così sbagliato da dover essere celato agli occhi del mondo, può rivelarsi l'unica cura in grado di salvarlo...


Sorride fra sè, tristemente.

Sa già perfettamente quello che farà, l'ha sempre saputo.

Farà quello che ha sempre fatto...anteporrà il bene degli altri alla sua felicità.

Lo farà perchè è altruista.

Lo farà perchè è giusto che sia così.

Lo farà perchè è destino che lui lo faccia.

E il destino, che ci volete fare, si prende spesso gioco degli uomini.

E lui, come si diceva, è solo un uomo.



FINE







  
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