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Autore: Tr1n1tty    17/11/2007    8 recensioni
Dopo un altro disastroso matrimonio, Ranma e Akane si separano ed intraprendono un viaggio per chiarirsi le idee. Chi avrebbe immaginato che, invece, sarebbero finiti nello stesso posto? Commentate per favore!

PLEASE NOTE that this is the Italian version of "Missing You", a fanfiction by Tr1n1tty. -kiara- (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=33983) is translating it with author's permission.
ATTENZIONE: questa fanfiction appartiene a Tr1n1tty, ma quella che vi apprestate a leggere è la traduzione italiana a cura di -kiara- (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=33983)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’Autrice: Nel caso qualcuno di voi abbia mai visto “Love Hina”, per questa storia mi sono ispirata all’episodio in cui Naru e Keitaro intraprendono tutti e due un viaggio per Kyoto. Si scontrano e ad entrambi si rompono gli occhiali, quindi non riescono a riconoscersi perché non ci vedono. Comunque, passano un po’ di tempo insieme e, in effetti, riescono ad andare d’accordo. Fino a che non aggiustano gli occhiali….. Comunque, cominciai a chiedermi come sarebbe stato il rapporto tra Ranma ed Akane, se l’inizio non fosse stato tanto burrascoso. Per questo, ho deciso di dar loro la possibilità di incontrarsi un’altra volta daccapo! Questo è solo il primo capitolo. Non so quanti altri ce ne saranno, ma non preoccupatevi, non dovrei impiegare molto a pubblicare i (pochi) capitoli successivi, perché l’intera storia è abbastanza completa. Inizialmente avevo deciso di postare il tutto in un unico capitolo, ma era proprio troppo lungo e così ho deciso di dividerlo un po’. Visto che questo è il primo capitolo, non è molto eccitante, perché serve per lo più a preparare la scena, ma non preoccupatevi, la storia migliorerà nei capitoli successivi. Ad ogni modo, godetevela, lasciate un commento e aspettate il continuo!



* * * *



MISSING YOU





* * * *




Capitolo I: Lasciarti indietro







Akane sospirò, richiudendo la valigia. Raccolse un cappello bianco con un fiocco blu e se lo aggiustò in testa. Tirò giù l’orlo per nascondere gli occhi e si guardò allo specchio. Allisciò le pieghe della gonna, segnate da un blu pallido, rivolgendo un sorriso stanco al suo riflesso. La gonna di cotone che le arrivava alle ginocchia e la camicetta bianca erano un po’ un nuovo stile per lei, e si sentì impacciata in quegli abiti insoliti. Tuttavia, doveva cambiare il suo modo di vestire, così sarebbe potuta uscire dalla città senza farsi riconoscere. Sì voltò dallo specchio, raccolse un golf blu, aperto e se lo mise sulle spalle. Afferrò la valigia e si rese conto di essere più pronta che mai. Prese fiato, aprì la porta della camera e, con prudenza, sbirciò dietro l’angolo per accertarsi che non vi fosse nessuno.

"E’ strano," pensò. "Chissà dove sono finiti tutti quanti oggi? Oh beh, immagino sia una fortuna che non ci siano." Con la borsa in mano, uscì dalla stanza. Raggiunte le scale, lanciò un’occhiata dispiaciuta alla camera che Ranma divideva con suo padre, ma non si fermò, rifiutandosi d’esser distratta dal suo intento.

Una volta scesi i gradini, sgattaiolò silenziosa fuori casa, richiudendo la porta. Poco dopo che se n’era andata, Ranma, incuriosito, si sporse dalla soglia della propria stanza. "E’ strano," pensò. "Avrei giurato di aver sentito la porta d’ingresso. Ma non mi sembra che ci sia qualcuno a casa ora." Fece spallucce e decise che doveva esser colpa del suo nervosismo, mentre rinfilava la testa all’interno.

Akane aveva fatto solo qualche passo, prima di accorgersi di aver dimenticato di lasciare il suo biglietto dove qualcuno l’avrebbe potuto trovare. Si precipitò verso casa ed entrò piano. Salì le scale e si diresse nella sua stanza, rifiutandosi di guardare di nuovo quella di Ranma. Pochi secondi dopo, lui uscì dalla sua camera. Portava i pantaloni blu dell’uniforme scolastica, che non aveva indossato neppure una volta, e una semplice camicia bianca con i bottoni sul davanti. Sulle spalle teneva il suo normale bagaglio, che sembrava essere un po’ più pesante del solito. Scese le scale e giunse all’ingresso. A metà strada si fermò e s’affrettò in cucina, in cerca di un pezzo di carta e di una penna. Nel frattempo, Akane tornò giù un’altra volta, e corse in soggiorno. Posò il bigliettino sul tavolo ed uscì in fretta. Tuttavia, per lo spostamento d’aria, la nota cadde ed atterrò leggermente nascosta sotto il tavolino. Akane non se ne rese conto e, finalmente, lasciò casa Tendo.

Pochi secondi dopo, Ranma spuntò dalla cucina, entrò nel soggiorno e poggiò un semplice appunto sul tavolo, dove quello di Akane era stato momenti prima. Per la fretta, non notò l’altro pezzo di carta sul pavimento. Raggiunse la porta d’ingresso, ma si fermò, rendendosi conto d’aver dimenticato di nuovo qualcosa. Tornò in camera e prese un cappello blu, simile a quello verde che indossava sempre col suo abito cinese. Trovò uno specchio ed osservò il suo riflesso, s’infilò il cappello e ci nascose dentro il codino. Diede un’occhiata al suo abbigliamento e s’accigliò. "Non vedo l’ora di esser fuori da Nerima, così potrò di nuovo indossare i miei soliti vestiti," pensò. Quando ebbe finito, uscì dalla stanza. Diede un’occhiata alla camera di Akane ed esitò per un momento. Dopo pochi secondi, si scosse dai suoi pensieri e lasciò casa Tendo.


* * *


Guardinga, Akane si coprì ancora di più il viso e s’avvicinò al bancone. “Sì, vorrei un biglietto per Kyoto, per favore.”

L’uomo dietro lo sportello annuì, prese i suoi soldi e le porse il ticket. Akane lo ringraziò e si voltò, mantenendo una mano sull’orlo del cappello e lo sguardo basso, così da non farsi riconoscere da nessuno. Il giovane col copricapo blu, dietro di lei, avanzò verso il bancone.

“Un biglietto per Kyoto, per favore,” disse Ranma all’addetto.


* * * *



Akane si faceva strada nel corridoio, osservando il numero di posto sul suo biglietto. “42A,” mormorò tra sé, cercando il sedile. Lo trovò e si posizionò accanto al finestrino. Sospirò e guardò fuori dal vetro. “Immagino di non poter tornare indietro ora,” pensò. “E’ passata solo una settimana dal mio diploma. E’ difficile credere che così tanto possa cambiare in così poco tempo.”

Dopo il primo matrimonio fallito, due anni prima, la situazione si era calmata parecchio. Le prime nozze erano state un completo disastro, ma avevano portato Ranma ed Akane a riflettere sul loro futuro. Pochi giorni dopo, lei era rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere che Ranma tentava di liberarsi delle sue fidanzate. Tuttavia, i suoi sforzi si erano rivelati inutili. Però, almeno, era riuscito a chiarire con Shampoo, Ukyo e perfino Kodachi, che le loro costanti interferenze servivano solo a renderle meno desiderabili ai suoi occhi. Perciò, ovviamente, quelle avevano smesso di essere così insistenti ed avevano iniziato a comportarsi come ragazze abbastanza normali.

Akane apprezzava che Ranma avesse tentato così faticosamente di risolvere la questione, anche se c’era riuscito solo parzialmente. Aveva anche notato che stava provando ad esser più carino con lei, perciò lei stessa si sforzava di andare più d’accordo con lui. Questo non voleva dire che a volte non litigassero, ma quando ciò accadeva erano molto meno violenti e meno divisi. Avevano raggiunto un tacito accordo, per cui quando il caos si sarebbe calmato, avrebbero provato a conoscersi meglio e a vedere s’esisteva la possibilità di sposarsi. Nei due anni successivi, erano diventati molto più intimi ed erano pure usciti insieme in qualche appuntamento fortuito, sebbene nessuno dei due avrebbe ammesso che le loro uscite fossero davvero appuntamenti.

Akane sorrise al ricordo di tutto ciò. Le cose procedevano lente, ma almeno stavano viaggiando al loro ritmo e non erano spinti dai loro genitori. C’era voluto un po’ ma, dopo il primo matrimonio, Ranma ed Akane erano riusciti a convincerli a non far loro pressione e a smetterla d’organizzare nozze a sorpresa. Loro si erano rifiutati d’ascoltare le ragioni della coppia, finché Akane aveva fatto notare che dovevano concentrarsi sul diploma e che erano già indietro con la scuola, per via del viaggio in Cina e degli altri numerosi incidenti che avevano impedito loro di seguire le lezioni.

Alla fine, Soun Tendo e Genma Saotome avevano acconsentito, promettendo d'aspettare la fine della scuola e di lasciarli conoscere meglio prima delle nozze. Soun era fiero delle preoccupazioni di sua figlia riguardo alla scuola, mentre Genma sperava che Ranma seguisse il saggio esempio di Akane, per non citare il terrore che gli incutevano le minacce di sua moglie di lasciare in pace i ragazzi. Negli anni successivi, la vita di Akane era diventata relativamente calma.

Poi, due anni dopo, era arrivato l’inevitabile diploma. Era facile immaginare che, svanita la loro scusa principale, i genitori li avrebbero spinti direttamente all’altare. Ma non si aspettavano il matrimonio a sorpresa che li aveva accolti a casa, al ritorno dal loro ultimo giorno di scuola. Se le prime nozze erano state un disastro, non c’erano parole per descrivere le seconde. Sebbene né Ranma né Akane ne sapessero niente, in qualche modo tutti gli altri a Nerima n’erano al corrente. I due erano stati trascinati nelle proprie stanze e vestiti coi rispettivi abiti, poi s’era udito il grido ‘Baksui Tenketsu’, seguito da una grande esplosione. Akane era corsa alla finestra e aveva visto Ryoga nel cortile e, dietro di lui, un largo buco nelle mura. S’era affacciata ed aveva urlato:

“Ryoga! Che ci fai qui?”

Lui aveva alzato lo sguardo verso l’amore della sua vita, beh, almeno uno degli amori della sua vita. Sembrava stesse per dire qualcosa, ma in quel momento, s'era sentito un urlo dalla finestra di Ranma : “Che vuoi, P-Chan?”

“Ranma!” aveva gridato Ryoga, dimenticando Akane per un attimo e fissando il suo vecchio rivale. “Avevamo un accordo! Avevi promesso che non l’avresti sposata prima che io potessi parlarle! Hai mancato la tua parola, perciò preparati a morire!”

“Ehi, guarda che non voglio sposare davvero quello stupido maschiaccio,” aveva gridato lui di rimando. “E come potevo sapere che oggi ci avrebbero organizzato il matrimonio?”

Akane si era accigliata alla parola ‘maschiaccio’, ma aveva lasciato perdere, visto che aveva cose più importanti di cui preoccuparsi. Ranma non la chiamava così da un bel po’. Ma d’altronde, neanche Ranma e Ryoga combattevano da tempo. Insomma, quei due avevano stretto un patto, ma lei non sapeva cosa riguardasse. Ciononostante, erano andati molto d’accordo ultimamente e, per Akane, era evidente che si considerassero amici, sebbene loro non l’avrebbero mai ammesso. Si era chiesta cosa avesse fatto Ranma stavolta per far arrabbiare così tanto Ryoga, e ancor di più, cosa riguardasse la loro intesa, dato che c’entrava il fatto che Ryoga dovesse parlarle. Quando quest’ultimo aveva gridato di nuovo, Akane si era scossa dai suoi pensieri.

“Ne ho avuto abbastanza delle tue scuse, Ranma! Scendi e affronta la tua punizione.”

“Non so perché sei così arrabbiato, ma se vuoi combattere, io ci sto!”

Disgustata, Akane l’aveva visto saltar giù dalla finestra in smoking. Lei era stata meno precipitosa, a causa del suo vestito: era corsa fuori dalla stanza, giù per le scale, fino al cortile sul retro, intenzionata ad interrompere il combattimento. Magari non era pronta a sposarsi, ma non avrebbe lasciato che uno scontro rovinasse un altro suo matrimonio. Quando era giunta sul posto, Ranma e Ryoga avevano già cominciato a scambiarsi pugni. Aveva attraversato il cortile e si era messa tra i due, cosa non facile visto il suo largo vestito, e aveva gridato loro di smetterla.

“Finitela!” La rabbia era evidente nel suo tono di voce e, riluttanti, i giovani avevano smesso di combattere, voltandosi a guardarla. Nonostante il palese disappunto sul suo viso, nessuno dei due poteva negare quanto fosse bella nel suo vestito nuziale, perfino più del solito. Ma quello non era il momento di pensare a certe cose.

“Oh cielo!” qualcuno aveva ansimato dietro di loro. “Akane, non è bello che lo sposo veda la sposa prima della cerimonia.”

Akane s’era voltata e aveva guardato sua sorella maggiore. “Kasumi, Ranma mi ha vista anche prima dell’ultimo matrimonio e credo che, oggi, le possibilità di avere nozze fortunate siano crollate assieme a quel muro laggiù,” aveva detto indicando il buco, gentile concessione di Ryoga Hibiki.

“Mi dispiace, Akane,” aveva bofonchiato lui, tenendo gli occhi bassi.

Lei aveva sospirato e s’era girata di nuovo verso di loro, cercando di calmarsi. “Ora ascoltate, non so che stia succedendo, ma suggerisco che sistemiate tutto senza uso della violenza. L’ultima cosa con cui voglio avere a che fare oggi è un grosso combattimento!” Non aveva compreso che l’arrivo di Ryoga era solo la calma prima della tempesta. “Allora, sono stata abbastanza chiara?”

“Sì, Akane.” Avevano brontolato in risposta.

“Bene, adesso Ranma, vediamo che possiamo fare per tirarci fuori da questa situazione difficile. Non so tu, ma non m'interessa molto se dovrò sposarmi, però non è il caso di farlo oggi.”

Ranma era parso sollevato. Si erano abituati un po’ di più all’idea di sposarsi, ma in quel momento era tutto decisamente troppo improvviso. Lui aveva annuito e s’erano avviati verso il dojo in cerca dei loro genitori, con la speranza d’evitare ulteriori conflitti. Era stato allora che il residuo delle mura esterne era esploso.

Il resto della giornata s’era rivelato un po’ confusionario. Ranma ed Akane non erano riusciti a parlare coi loro genitori, per annullare le nozze a sorpresa. Non era stato proprio necessario. I loro padri avevano presunto che i potenziali pretendenti si fossero arresi, dal momento che i problemi riguardanti le fidanzate di Ranma e gli ammiratori di Akane si erano attenuati. Si sbagliavano. Ed anche di molto. I corteggiatori di Ranma ed Akane erano stati solo pazienti, ed avevano dimenticando le loro solite pagliacciate in attesa del momento opportuno e, se il secondo matrimonio non era il momento giusto, nient’altro lo sarebbe mai stato. In men che non si dica, il giardino era distrutto e il dojo demolito. Per non citare i numerosi tentativi di metter fine alle vite di Ranma ed Akane. In qualche modo, loro erano riusciti a sopravvivere, anche se i rispettivi abiti non erano stati altrettanto fortunati.

Nella settimana successiva, le cose erano tornate ad essere bizzarre com’erano prima delle nozze antecedenti. Fino al ‘secondo matrimonio fallito’, nome datogli in una settimana, la situazione era stata relativamente calma, perciò Ranma ed Akane erano un po’ fuori allenamento ed impreparati ad affrontare gli avvenimenti e gli incidenti successivi. Le circostanze avevano iniziato subito a farsi stressanti. In più c’erano state alcune nuove rivelazioni.

Akane era rimasta stupita, quando Ryoga era riuscito finalmente a confessarle i suoi sentimenti. Tuttavia, era rimasta ancor più sorpresa quando Shampoo era sbucata dal muro, appena riparato, e aveva colpito Ryoga, facendolo volare nel laghetto. Akane si era molto arrabbiata, quando era stata costretta a vedere l’amara verità, e cioè che il suo maialino era in realtà l’uomo che aveva considerato uno dei suoi migliori amici. Era stato ancor peggio, quando si era resa conto che Ranma n’era sempre stato al corrente. Lui aveva blaterato delle scuse, riguardo ad una promessa fatta per la quale non poteva rivelare il segreto di Ryoga. Akane l’aveva ascoltato, ma comunque s’era rifiutata di parlare con loro dopo quel giorno. Considerando che si trattava di lei, però, i due erano grati che si fosse limitata a ciò, piuttosto che far fare loro il giro del mondo, per gentile concessione dell’ “Akane Air”. Nel corso degli anni, aveva fatto davvero grandi progressi nel controllare la sua rabbia. Eppure, in segreto, ciò non le aveva evitato di voler trasformare il maialino nero nel suo prossimo esperimento culinario. Non sapeva neppure cosa pensare della complicità di Ranma alla faccenda.

Non aveva avuto la possibilità di parlargli prima di partire, in parte perché non sapeva ancora che idea farsi della situazione, e poi non si fidava così tanto di se stessa, da sapere che non gli avrebbe detto cose di cui poi si sarebbe pentita. In più, era stata fin troppo occupata a cercare di liberarsi di Kuno e ad evitare d’esser uccisa dalle altre ragazze. Anche Ranma aveva i suoi problemi: cercava di rimanere vivo, dal momento che i rivali tentavano di farlo fuori e le sue fidanzate lottavano per attirare la sua attenzione. Nessuno dei due aveva avuto davvero il tempo di sedersi e parlare, neppure se fossero stati in buoni rapporti.

Queste erano alcune delle ragioni per cui aveva deciso di partire. Doveva schiarirsi le idee e distaccarsi da tutti, così da non far nulla di avventato per via dello stato mentale in cui si trovava. Doveva anche riflettere un po’. A causa del caos al matrimonio e nella settimana successiva, Akane non aveva avuto molto tempo per meditare sul fatto che lei e Ranma s’erano quasi sposati. Comprese che avrebbe dovuto prendere subito una decisione, poiché, molto presto, i loro genitori li avrebbero di sicuro spinti all’altare di nuovo. Perciò, non sarebbe tornata finché non sarebbe stata assolutamente certa sul da farsi.

Ora che era sola, circondata dalla calma, aveva la possibilità di riflettere sugli ultimi avvenimenti. Si rese conto di stare piangendo e corrucciò al fronte. Non voleva che qualcuno la vedesse così in disordine, perciò fece per raggiungere il bagno e sciacquarsi. Alzandosi, si scontrò con un giovane che cercava il suo posto, e cadde a terra. Il ragazzo si scusò sinceramente e l’aiutò a rimettersi in piedi. Akane, ancora preoccupata per il suo aspetto, tenne basso l’orlo del cappello, oscurandosi il viso, mormorò anche una scusa concitata e passò oltre.

Ranma la guardò allontanarsi nel retro del treno, e si chiese se stesse bene. Sembrava un po’ sconvolta. Suppose di non poter far nulla, fece spallucce ed osservò di nuovo il suo biglietto. “42B,” disse guardandosi intorno. Trovò il posto e s’accigliò. Era lo stesso corridoio da cui era appena spuntata la ragazza. “Ma tu guarda,” pensò. “Un treno quasi del tutto vuoto e io finisco seduto vicino a qualcuno.” Aveva sperato di esser solo durante il viaggio ma, naturalmente, non poteva avere una tale fortuna. Dopo la settimana che aveva passato, tutto ciò che desiderava era un po’ di pace e di calma. Si augurò che Akane se la cavasse da sola. Si sentì un po’ in colpa per averla abbandonata ad affrontare tutti quanti. Ma comunque, lei era di sicuro arrabbiata per la questione di Ryoga. Per di più, suppose che sarebbe stata sollevata di non averlo nei paraggi, visto che i loro genitori non potevano di certo spingerli all’altare, se lui non era presente. Almeno, questo era ciò che sperava. Per un momento fu preso dal panico, mentre immaginava i loro genitori organizzare le nozze anche senza di lui. Alla fine, si convinse che non era possibile e si rilassò. Dopotutto, questa era la sola ragione per cui aveva intrapreso il viaggio. Voleva sparire per un po’ e metter ordine nella sua testa. Quando tutto si sarebbe sistemato, e avrebbe avuto un’idea più chiara su cosa fare con Akane, sarebbe tornato.

Ranma si stirò e sbadigliò. Non aveva dormito molto dal matrimonio, e i costanti scontri lo avevano stressato. Decise che quello era un buon momento per riposare un po’. Tirò giù il cappello per evitare la luce, e s’addormentò.

Akane, sicura di essersi aggiustata, decise di tornare al suo posto. Quando lo raggiunse, s’accorse che ora il sedile accanto a lei era occupato, e corrugò la fronte. La fortuna aveva voluto che capitasse vicino all’unico altro occupante del vagone. Sospirò e cercò di superarlo senza svegliarlo. Se doveva stare vicino a qualcuno, preferiva che quel qualcuno dormisse. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era qualche ragazzo che ci provava con lei.

Il capotreno avvisò che sarebbero partiti a momenti e, in pochi minuti, la locomotiva sbandò in avanti ed intraprese la marcia. Akane guardò fuori dal finestrino. “Arrivederci Ranma,” sussurrò, “Tornerò presto”. Appoggiò la testa al vetro, mentre il moto del treno la cullava nel sonno.

Ranma si svegliò non appena sentì il suo nome e si guardò intorno, ma non c’era nessuno nel vagone, eccetto la donna che dormiva nel sedile accanto. “Dev’essere stato un sogno,” pensò, rimettendosi a dormire.


* * * *


Kasumi tornò a casa circa mezz’ora dopo la partenza dei due. Fu sollevata di non trovare nessuno, così non avrebbe dovuto spiegare dov’era stata. Non stava facendo nulla di male, ma si sentiva ancora in colpa ad uscire col Dott. Tofu. Si era sempre detta che avrebbe aspettato le nozze delle sue sorelle minori prima di vedersi con qualcuno. Tuttavia, iniziava a sembrare che Ranma ed Akane non si sarebbero mai sposati, e Nabiki era troppo consumata dal denaro e troppo occupata col college, che aveva iniziato a frequentare l’anno precedente, per interessarsi seriamente ai ragazzi. Molto presto, Kasumi si era resa conto che sarebbe stata troppo avanti negli anni per trovare un buon marito ed iniziare una propria famiglia. Chiaramente, non poteva più aspettare. Eppure, era grata che non ci fosse nessuno a casa a sentire la sua mancanza. Al momento, preferiva non parlare della sua relazione col Dott. Tofu.

Tuttavia, ciò non le impedì di chiedersi dove fossero tutti quanti. Decise che dovevano essere usciti per un po’ e che sarebbero tornati presto, perciò si diresse in cucina per iniziare a preparare la cena, canticchiando un motivetto mentre lavorava. Stava cucinando da alcuni minuti, quando sentì la porta d’ingresso e la voce di Nabiki che avvertiva d’essere a casa. “Bentornata, Nabiki,” disse Kasumi.

Nabiki era tornata appena una settimana prima per visitare la famiglia, avendo terminato il primo anno di college. Si era precipitata perché voleva essere presente per il matrimonio, anche se sapeva perfettamente che le probabilità di riuscita delle nozze non erano alte.

Nabiki si diresse in cucina per vedere sua sorella. “Non c’è nessun altro a casa?” chiese.

“No, sono usciti tutti.”

“Oh, ok allora.” A Nabiki non poteva importar di meno. Nessuno le chiedeva mai dov’era stata. Tutti supponevano sempre che fosse impegnata a riscuotere i suoi soldi. Infatti, era esattamente ciò a cui si era dedicata. Era stata alla villa dei Tatewaki, ad incassare denaro per i danni causati all’ultimo matrimonio disastroso. Ovviamente, i soldi da lei richiesti erano cinque volte la somma realmente necessaria a pagare le riparazioni. Sorrise. “Il caro Kuno è proprio ricco,” pensò tra sé. “Ed anche bello. Peccato che sia un tale idiota.” Sospirò. Eppure, cosa poteva farci una ragazza come lei?

Uscendo dalla cucina, ed essendo la perspicace donna che era, notò il biglietto sul tavolo. Lo prese ed iniziò a leggerlo, proprio mentre Soun Tendo e Genma Saotome rientravano a casa. Kasumi uscì per accoglierli e l’incontrò a metà strada nel soggiorno.

“Bentornati,” sorrise dolcemente.

“Ah, Kasumi cara, dove sono Ranma e Akane?”

“Beh, proprio non lo so, non erano qui quando sono torn--ah quando ho controllato l’ultima volta. Forse sono usciti per andare a trovare i loro amici o qualcosa del genere?”

Soun e Genma parvero corrucciati. “Beh, spero che tornino presto, abbiamo appena preso tutti gli accordi per un altro matrimonio, il prete dovrebbe arrivare a momenti.”

“Ti suggerisco di chiamarlo per avvisarlo di non venire.”

Tutti si voltarono a guardare colei che aveva parlato. Nabiki.

“Perché dici questo, Nabiki?”

Lei passò il biglietto a suo padre, che lo lesse ad alta voce.


Ai Tendo e ai miei genitori,

Ciao. Ormai avrete notato che non sono lì. Me ne sono andato per un po’. Avevo bisogno di rimanere da solo. Starò via almeno finché non mi sarò chiarito le idee.

Ranma


Per molti secondi s’udì solo silenzio nella stanza. Alla fine, Soun Tendo scoppiò in lacrime. “WAAAH! La mia povera bambina sarà abbandonata all’altare!”

“Oh cielo!” esclamò Kasumi. “Chissà come la prenderà Akane!”

“Non è che non abbia avuto matrimoni peggiori,” commentò secca Nabiki, cercando di risollevare gli animi nel proprio modo originale.

Genma iniziò ad arrabbiarsi e ad agitare il pugno in aria. “Figlio ingrato! Come osa scappare in questo modo!”

“Beh, che possiamo fare, Saotome? Non possiamo celebrare adeguatamente il matrimonio senza lo sposo.” Ci fu una pausa. “Oppure sì?” I due iniziarono ad escogitare un modo per celebrare le nozze senza la presenza di Ranma.

Nabiki sospirò meramente. Non sarebbe stato da lei mostrare troppe espressioni. Si guardò intorno ed iniziò a chiedersi in effetti dove fosse di preciso Akane. La domanda di Kasumi era del tutto pertinente. Non aveva idea di come sua sorella avrebbe preso la scomparsa di Ranma. All’improvviso, notò un’altra lettera sul pavimento e la raccolse. Iniziò a leggerla e sussultò.

“Che c’è?” chiesero tutti quanti.

Nabiki lesse ad alta voce il secondo biglietto.


Cara famiglia, Signor Saotome e Ranma,

Mi dispiace di essere partita così, senza neanche una parola, ma ho pensato sarebbe stata la cosa migliore. Avevo bisogno di un po’ di tempo per riflettere sugli ultimi eventi e decidere sul da farsi. Non so quando tornerò. Per favore, non provate a cercarmi, posso cavarmela da sola e starò bene.

Con affetto, Akane


Silenzio. “WAAAAHHH! La mia bambina è scappata di casa e il suo fidanzato non è qui a cercarla!”

“Su, su papà, andrà tutto bene.”

“Insomma, immagino che non ci sarà alcun matrimonio oggi, eh Tendo?”

Nabiki alzò gli occhi al cielo. Essendo una ragazza pratica, si diresse verso il telefono e chiamò il solito prete, per informarlo che le nozze sarebbero state cancellate. Un’altra volta.


* * * *



Fine Capitolo 1


Nota della traduttrice (cioè io…): Dunque, questa è una fanfiction che avevo deciso di postare circa tre anni fa, prima di sparire dal web… Ora che sono tornata, mi sembrava giusto dedicargli un po’ del mio tempo, così ho deciso finalmente d’iniziare a tradurla e postarla. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate! Il modo migliore è lasciarmi un commento! ^___- Non vi costa niente, dai. *__*
Quindi aspetto le vostre opinioni! Non deludiamo l’autrice! ;) Grazie a tutti!
  
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