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Autore: Peter The Sloth    28/04/2013    2 recensioni
Il Mendicante non è un mendicante qualsiasi.
Non sfodera il miglior sorriso ipocrita per ottenere spiccioli.
Non porta santini con sé.
Non prega.
Non parla con tono amichevole ai passanti.
Semplicemente, sta eretto e mostra il suo cartello.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hallelujah.
 
Il Mendicante esibiva, in un vicoletto che faceva angolo con il corso, un piccolo cartello di cartone, con sopra una scritta fatta di vernice spalmata con le dita formare delle lettere. Lo teneva appeso al collo tramite dello spago che passava per dei piccoli fori ai quattro angoli del rettangolo di cartone.
 
Il Mendicante stava in piedi, eretto ed orgoglioso. Vestito con quelli che sembravano essere i rimasugli di un vecchio smoking, portava dei mocassini, anch’essi logori, che però davano l’idea di essere stati un tempo molto sontuosi.
 
Sullo sguardo pendeva un legggero ciuffo che fuoriusciva dal cappello che aveva in testa e che si rifiutava di tenere in mano.
Riguardo a quella stessa mano, essa non teneva il cappello né era tesa in avanti per chiedere qualche soldo agli incuranti passanti: a braccia conserte, il Mendicante teneva le mani ustionate, come erano ustionate braccia e parte del volto, perennemente sotto al cartello.
 
Sul cartone, la scritta era stata dettata dalla rabbia e dalla frustrazione e la vernice colava copiosamente in alcuni punti. Tuttavia, il messaggio era ben leggibile.
 
Si sarebbe detto: un barbone orgoglioso.
Ma guardando mani, braccia e faccia ustionate si poteva intuire una storia triste, di cui il messaggio sul cartone era il frutto.
 
Dietro a quelle usioni si nascondeva una fiamma, un fuoco, un incendio.
Si nascondeva una vendetta, la vendetta ingiustificata di qualcuno che lo odiava, una vendetta trasformatasi in piromania in un impeto d’ira infuocata.
Una vendetta omicida, una vendetta carnefice d’innocenti.
 
Sulla faccia seria del Mendicante l’unica nota stonata erano due occhi grandi e serratamene spalancati nei quali si leggevano orrore e disperazione, nei quali si potevano persino sentire le urla di chi corre verso un bene non superiore, non infimo, non materiale: semplicemente i propri figli, un bene che sta per essere distrutto.
 
In quegli occhi si leggeva tutto questo e si vedeva, si sentiva, si tastava l’orrore di una risata di chi gode nel vedere altro orrore oltre al proprio.
Quegli occhi erano specchio fedele del messaggio dipinto ad ampie ditate sul cartone.
 
E il messaggio di quel serio Mendicate non era “Ho fame”, “Vi prego”, “Per favore”.
 
La vernice rossa recitava: “Un giorno anche voi perderete”.
  
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