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Autore: funinthecorner    28/04/2013    1 recensioni
John sapeva che non sarebbe sopravvissuto a tutto quel silenzio.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John, secondo la sua psicanalista, usava la negazione come uno scudo per proteggersi dagli affondi crudeli della mancanza.
L’elaborazione del lutto sembrava un insulto alla memoria, una separazione forzata. John non era bravo a separararsi dalle cose: ne era la dimostrazione pratica quella gamba che si era trascinato dietro per mesi come un peso morto, come memento di un campo di battaglia da cui la sua mente non voleva separarsi.


John custodiva gelosamente ogni ricordo, come Mrs Hudson custodiva i suoi pacchiani piattini decorativi. Ma, come i disegni di passerotti e campi in fiore sbiadivano col tempo dalla porcellana, così facevano i ricordi di John.
Così, a poco a poco, aveva iniziato a dimenticare i particolari, anche quelli più insignificanti.


Non riusciva più a ricordare con esattezza il suono delle ciabatte di Sherlock sul pavimento della cucina, o il frusciare del suo cappotto appena varcata la soglia di casa, o quello della tazza di té che veniva posata con una certa dose di forza sul tavolino che fiancheggiava la poltrona.


Sherlock svaniva in silenzio, senza rumore.
Inaccettabile.
Sherlock Holmes era una presenza ingombrante, un ricordo pesante come un macigno. La sua intelligenza mancava di grazia; l’arroganza con cui schiaffeggiava l’umana ignoranza era accompagnata da l’eco di una superiorità che portava come una medaglia sul bavero del cappotto.


Sherlock Holmes faceva rumore anche quando pensava: i passi che percorrevano su e giù il salotto, i borbottii rivolti nella generale direzione della mensola sul camino e il violino suonato per ore interminabili erano diventati rumore bianco, una forzata sopportazione che si era trasformata in conforto.


Il vuoto che aveva lasciato la mancanza di rumore era così profondo da invitare ad una tragica caduta libera.
Lo vedeva negli occhi di Mrs. Hudson, quando le si riempivano di lacrime alla vista della finestra del secondo piano, quando tornava a casa dalle commissioni giornaliere.
Lo vedeva nelle decine di mazzi di fiori di Molly che, alle cinque e quarantasette minuti di ogni giorno, venivano puntualmente gettati dell’immondizia, non riuscendo mai a varcare i cancelli del cimitero.


I giornali avevano lasciato spazio ad altre notizie e il volto di Sherlock, da mezzobusto in prima pagina, era diventato una cifra in più nei conteggi dei suicidi accaduti nell’ultimo anno nel Regno Unito.
Da eroe ad impostore in un battito di ciglia, la crudeltà dell’opinione pubblica proporzionale alla dimenticanza.


Tutti si stavano dimenticando di Sherlock Holmes, chi per noia, chi per proteggersi dal dolore. Ma questo John non poteva permetterselo, non quando, dopo il silenzio assordante lasciatogli nelle orecchie dallo scoppio delle mine, aveva scoperto un nuovo tipo di rumore ad accompagnarlo con la stessa costanza dei battiti del suo cuore.


E proprio dal profondo di quel cuore, John sapeva che non sarebbe sopravvissuto a tutto quel silenzio.
   
 
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