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Autore: lovlove890    28/04/2013    3 recensioni
[Thadastian
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Sebastian lavora come cantante in un pub tre sere a settimana.
Thad è in vacanza a Boston con gli amici.
Riusciranno ad appianare le divergenze aperte anni prima?
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Coppia: Thad/Sebastian (accenni Niff)

Rating: Verde

Genere: ANGST

Avvertimenti: OOC/AU

Parole: 2084



A Vals... Perchè io ti mando le mie strambe

idee alle  due del mattino e tu mi ascolti. <3

Always

 

Era passato tantissimo tempo dalle superiori, dalla Dalton, dalla loro relazione e dalla brutta fine che essa aveva fatto.

Quando suo padre lo aveva scoperto nel suo letto con Thad gli aveva urlato contro, per poi cacciarlo di casa e lasciarlo senza un soldo.

E lui, nella furia della rabbia per il litigio con suo padre, aveva detto cose che non pensava a Thad, che se ne era andato sbattendo la porta di casa sua per non farsi mai più vedere né sentire.

Sebastian aveva provato a cercarlo. Ma con zero risultati.

E si era dovuto arrendere all’evidenza.


Suo padre dopo la furiosa discussione lo aveva lasciato al verde, chiudendogli il conto e stracciandogli le carte di credito.

Da sua madre, succube del marito, aveva ottenuto solamente che finisse il liceo alla Dalton.

E lui si era ritrovato ospite di Nick dal giorno del diploma, con in mano un biglietto per Boston comprato con i soldi guadagnati lavorando alla caffetteria della Dalton. Certo era un lavoro umiliante.

Ma lui non sarebbe mai tornato dal padre dicendogli che era ‘guarito’ solo per poter vivere la vita piena di agi che gli spettava per nascita. Se la sarebbe cavata anche da solo.


A Boston fortunatamente aveva subito trovato lavoro come bibliotecario per una piccola biblioteca del suo quartiere e guadagnava ciò che gli bastava per mantenersi e dividere le spese con Nick e Jeff. Aveva anche trovato lavoro come cantante in un pub per tre sere a settimana. Imbracciava la sua chitarra e suonava a volte quello che gli veniva in mente, a volte quello che aveva deciso già dal pomeriggio a casa.


Quella sera non aveva programmato nulla era di cattivo umore già dalla mattina, da quando quel cliente della biblioteca gli aveva chiesto di cercargli ’50 Sfumature di Grigio’ e lui gli aveva detto che non lo avevano perché purtroppo essendo stati tagliati i fondi per la cultura non potevano aggiornarsi con tutti i titoli che volevano ogni volta che usciva un nuovo libro.

Per di più alla radio in quel momento, proprio mentre quel cliente gli rompeva le scatole, passavano la loro canzone. 


‘What I’d give to run my fingers through your hair

To touch your lips, to hold you near

When you say your prayers try to understand
I’ve made mistake, I’m just a man’


Ed era stato un colpo al cuore. Dopo che Thad lo aveva lasciato non l’aveva più ascoltata.

Si era sempre rifiutato.


Appena ne sentiva le note cambiava stazione radio, o la spegneva del tutto.

Addirittura era capitato che avesse lasciato un appuntamento a metà perché nel locale davano quella canzone.

Che poi non era tanto la canzone, quanto le parole in sé.


Quante volte le aveva cantate a Thad mentre erano in macchina per andare a casa sua.

Oppure quella volta che gli aveva scritto quella lettera - lui, quello che non dimostrava mai i suoi sentimenti - e alla fine ci aveva messo quella linea della canzone, e aveva visto il suo bellissimo volto bagnarsi di lacrime di gioia quando l’aveva trovata sul suo cuscino.


Cominciò a suonare senza sapere nemmeno cosa faceva.

Non ne aveva voglia quella sera.

Avrebbe voluto solamente stare a casa sotto le coperte, nel suo letto, con una bottiglia al fianco e bere fino a stordirsi.


Le sue mani avevano iniziato a riprodurre quella melodia tanto amata quanto odiata, e la sua bocca gli andò dietro.

Quando se ne accorse delle lacrime gli scesero lungo le guance.

Non si era accorto che mentre cantava una persona era entrata nel locale.

Una persona che amava e odiava quella canzone quanto lui.


Thad era entrato con degli amici.

Aveva riconosciuto subito quella voce che gli aveva più volte mandato brividi lungo la schiena quando diventava roca e passionale, quella voce che aveva il potere di farlo arrossire a 17 anni con delle semplici battutine, quella voce che quando cantava quella canzone, non riusciva a resistergli.

Era appena entrato in quel locale e già aveva voglia di andarsene.

Soprattutto dopo essersi accorto a che punto era la canzone.


Take a look at my face

There’s no price I won’t pay

To say these words to you’


Lo uccideva risentire la sua voce.

Lui, che si era allontanato volontariamente da Sebastian dopo quella brutta litigata e aveva cercato di rifarsi una vita, era andato dai suoi parenti in Messico per finire il liceo e l’università l’aveva fatta a Chicago, solo per stargli lontano il piú possibile.  

Sebastian non lo sapeva, ma lui ancora sentiva Nick. E stare lontano, soprattutto da lui, era sempre stato difficile.

Soprattutto quelle sere in cui i ricordi si facevano sentire e bussavano alla sua mente prima di dormire, nei suoi sogni, o quando mettendo a posto trovava la lettera che gli aveva scritto e non aveva mai avuto il coraggio di buttare.


Quella sera era li perché era in vacanza li con amici e,  approfittando del fatto che il castano non era a casa, era passato a salutare i suoi vecchi amici. Gli mancavano moltissimo.

Non sapendo dove andare a bere qualcosa aveva chiesto loro consiglio, così ora era li.

Bloccato ad ascoltare le ultime note di quella canzone sfumare e mettere fine alla sua sofferenza.


“E ora, se voi gentilmente permettete, mi prederò una pausa di quindici minuti.” La voce di Sebastian era sempre la stessa. Sempre calda e avvolgente. Sapeva sempre toccare le corde giuste, anche se non immaginava minimamente che lui era li.


Thad scappò fuori non appena vide Sebastian scendere dal palchetto rialzato dirigendosi verso il bar, ignorando i suoi amici che cercavano di fermarlo.

Si appoggiò al muro di fianco alla porta cercando di fermare il suo cuore che batteva forte come non faceva da tempo.

Sentì aprirsi la porta e vide le spalle di Sebastian farsi avanti, tirar fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette da cui ne estrasse una, l’ultima, e poi accartocciandolo, lo lanciò via per poi accendersela.


“Ti ho sempre detto che non si lasciano rifiuti per strada.” ‘Cazzo!’ come diavolo gli erano uscite quelle parole dalla bocca.

Si stava maledicendo da solo. Ma ormai il danno era fatto. Sebastian si era voltato verso di lui e lo stava guardando stupito.

“Che.. Che cosa diavolo ci fai tu qui?” era arrabbiato? Come diavolo si permetteva di esserlo.

“Posso stare dove voglio. Non è tuo il bar. O si? Comunque me ne stavo andando.” Rispose sarcastico avviandosi verso la macchina.

“No!” lo fermò trattenendolo per un braccio. “Io e te abbiamo un discorso in sospeso da quattro anni.”


Thad lo vide.

Aveva pianto. Sebastian aveva appena finito di piangere.

Gli si avvicinò e gli posò una mano sulla guancia sfiorandogli gli zigomi gonfi e rossi.

“’Bastian…” Sussurrò.. Non lo chiamava così da tanto di quel tempo. In realtà non lo chiamava e basta. “Perché hai pianto?”

“Perché ti interessa?”

“Forse per lo stesso motivo per cui tu hai cantato la ‘nostra’ canzone dentro questo pub.”


“Thad, io qui ci lavoro." disse ghignando Sebastian.  "E comunque non so perché l’ho fatto. Oggi è stata una brutta giornata. Brutta è un eufemismo. Orribile, schifosa, orrenda. Tutti gli aggettivi dispregiativi sarebbero adatti.”

“Si lo so che lavoravi da qualche parte, ma ovviamente quei due non mi hanno detto dove. L’ho scoperto da me.”


“Cosa?! Tu per tutto questo tempo hai sempre sentito i fanta-genitori? E non ne ho mai saputo nulla?” Sebastian era incazzato.

“Sebastian calmati! Gli ho chiesto io di non dire nulla! Avevo bisogno di stare da solo. E avevo bisogno di disintossicarmi da te!” il castano era decisamente stupito da quelle parole.

“Dopo quelle parole che ci siamo rivolti quel giorno, dopo che tuo padre andò via, non ho avuto abbastanza coraggio per tornare da te e dirti che non lo pensavo veramente. Che in realtà credevo che se tu avessi voluto avresti potuto farcela benissimo anche da solo. Che ti sarei stato sempre vicino. Che ti amo.”

Thad se ne sarebbe voluto andare a quel punto. Sarebbe voluto tornare all’albergo a piedi. Ma come si voltò Sebastian lo fermò di nuovo per il polso e lo fece girare.


“Perché diavolo non me lo hai detto. Perché non ti sei fatto trovare. Perché cavolo ti sei sempre fatto negare al telefono? Tre secondi dopo che avevo detto quelle parole mi ero già pentito. Avrei solo voluto abbracciarti e dirti che andava tutto bene. E magari fare l’amore con te. E lo so che tu ci saresti sempre stato. L’ho sempre saputo. Come ho sempre saputo di amarti.”

Parlando Sebastian gli si era pian piano avvicinato ed aveva appoggiato la fronte contro la sua abbassando la voce fino a sussurrargli le ultime parole.

“Dammi solo un minuto. Vado a spiegare al proprietario perché il suo cantante migliore stasera ha improvvisamente una brutta raucedine e deve andare a casa. Così possiamo parlare tranquillamente.” Gli disse Sebastian sorridendogli.


“Ok, possiamo andare.” Aveva appeso sulla spalla la tracolla con la sua chitarra e aveva ripreso la giacca da dietro il bancone.

“Tutto bene?” gli chiese Thad preoccupato.

“Si non preoccuparti. Gli ho detto che ho sforzato un po’ troppo le corde vocali sotto la doccia, e ci ha creduto. Fortunatamente.”

Stavano camminando da all’incirca mezz’ora senza dire una parola quando Sebastian decise di rompere il ghiaccio.

“Perché diavolo, me lo devi spiegare, perché non mi hai almeno lasciato darti spiegazioni.”


“Perché sono orgoglioso, e testardo. Non come te questo è certo. Ma lo sono. E le tue parole, quel giorno, unite a quelle di tuo padre, che ti accusava di essere solo una puttana capace di scoparti tutti i culi che ti passano davanti senza fare distinzione, mi hanno ferito moltissimo. Tu dicesti che non mi importava nulla di te. Che non mi importa nulla. Ma non credo sia vero.

Non l’ho mai creduto. Dal primo momento che tu hai messo piede alla Dalton e ti ho mostrato la scuola.

E quando mi hai baciato quella sera che tornasti dallo Scandals sobrio, per poi scappare subito dopo, non potevo crederci.”


“Avevo paura. Paura di quello che provavo. E di come si potesse trasformare la mia vita. Prima di te ci sono stati solamente avventure di una notte al massimo. E nessuna aveva mai avuto l’importanza che hai tu. Nonostante tutto.”

“Nonostante tuo padre?”

“Anche. Nonostante quello che disse. Nonostante lui non si sia mai preso l’impegno di conoscere suo figlio e poi lo giudica. Ma la cosa che non ho mai accettato è che abbia trattato te come una delle mille puttane che mi portavo ovunque e ti abbia giudicato senza conoscerti.”

Thad sorrideva spontaneamente per la prima volta da tempo.

“E’ questo che ho sempre amato di te. Il fatto che per le persone a cui tieni tu ti batta anche fino a perdere le cose importanti.”


Sebastian lo guardò in viso.

“Come fai a saperlo. Io non.. Non ho mai avuto occasione di dimostrartelo.”

“Non è vero. Me lo dimostravi sempre. Scegliendomi. È anche per questo che quando ho visto che non mi hai difeso con tuo padre me ne sono andato e non volevo più tornare. Ma ho capito solo dopo lo sbaglio.”

“Sai c’è una cosa che sono quattro anni che desidero fare…”


“Se è quella che desidero anche io allora non devi farti nessuno scrupolo. Fallo e basta. Ricordi cosa ti dicevo sempre?”

“Ci sono cose che si fanno e basta. Senza chiedere.” Gli rispose Sebastian poggiando le labbra su quelle di Thad.

Fu un bacio casto. Dolce. Senza fretta. In mezzo a quella strada di Boston si scambiarono un bacio che sapeva di casa.


"Vieni" Gli disse Sebastian prendendolo per mano. "Devo farti sentire una cosa."

Thad si sedette su una panchina in mezzo al parco nel quale lo aveva trascinato Sebastian e attese che il castano ebbe tirato fuori la chitarra.

Come sentí le prime note nell'aria, la riconobbe subito.

Si mise comodo sedendosi sull'erba, chiudendo gli occhi per poter asorbire ogni parola di quella canzone.


"You're the only one, who really knew me at all"


A quelle parole la voce di Sebastian si era fatta piú sussurrata e si spense in un singhiozzo.

Thad aprí gli occhi e gli chiese

"Perché piangi ora? Pensavo avessimo chiarito."

"Perché mi sono accorto quanto questa canzone significhi per noi. Soprattuto ora. Tu sei veramente l'unico che mi ha conosciuto per ciò che sono realmente. E non mi ha giudicato.

Non voglio che tu te ne vada Thad." gli disse abbracciandolo.

“Non me ne voglio andare mai piú." gli rispose Thad guardandolo negli occhi.

 

 

N.d.A. "A proposito di Seb che canta in modo secsi.. E se cantasse Always di Bon Jovi?? u.u 

Vals: Bon Jovi *O*" 

Questo (all'incirca..) accadeva lunedì mattina.. 

E questo (indica sopra) è il risultato. 

*si nasconde dal linciaggio*

Quindi.. Se volete insultarmi (indica sotto) qui c'è un bellissimo spazio bianco per farlo! 

A voi le parole! :D

A presto! 

Sara <3

   
 
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