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Autore: Loveless X    29/04/2013    1 recensioni
Ers e Amers, due gemelli della terra di Mothen, si tengono per mano cantando.
Il loro inno è rivolto alla pioggia, al cielo grigio che piange per loro in quell'ultimo giorno.
Tristi anime che si ribellano al loro destino, tenendosi per mano e dimostrando che l'amore è in grado di vincere tutto.
E' questa la loro breve storia, narrata fino all'ultima scena, dove li vediamo di schiena, rivolti verso il dirupo.
E' un inno alla pioggia che scandisce la loro morte, una pioggia nera.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ers stringeva la lettera della convocazione in battaglia con la mano tremante.
Sapeva già cosa c'era scritto su quella pergamena ingiallita.

Era entrato nell'esercito della terra di Mothen quando era appena un ragazzino. Era stato per volere della regina se adesso indossava quell'armatura argentata possente, se sapeva usare la lancia e la spada meglio di chiunque altro.
Aveva 24 anni e già si sentiva vecchio. 
Sulle sue spalle allenate aveva il peso di centinaia di vite che aveva troncato in battaglia, per la gloria della regina nera.

La regina di Mothen alternava la sua mano carezzevole a grande sferzate di frusta. Comandava i suoi fedeli come un addestratore di cani da caccia, dando la carezza quando avevano cacciato la preda migliore.
Ers era stato vinto da quel sistema, aveva annegato i suoi grandi occhi azzurri nel nero della disperazione di Mothen e della sua regina. Aveva servito la sua patria distinguendosi e diventando il primo generale, il più giovane mai ricordato.

Eppure adesso, la vittima da sterminare era una mistica, una di quelle ragazze che si votavano ad una divinità ed esercitavano la magia per aiutare il popolo, costruendo sette e comunità di fedeli.
La religione era vietata a Mothen, i seguaci delle grandi sette erano stati sterminati. Non era la prima volta che ad Ers veniva affidato un compito simile.
Solo che questa volta non poteva obbedire.
La mistica in questione si chiamava Amers. Aveva i capelli bianchi come i suoi, e gli stessi occhi azzurri.
Era stata lei a preparargli la borsa, la prima volta che da bambino lui si era incamminato verso la capitale per l'addestramento.
Era stata lei a regalargli il suo ciondolo come benedizione, che con il suo canto ogni sera pregava per la sua fortuna in battaglia.

Il ragazzo si strinse il viso tra le mani piangendo.
Disobbedire alla regina voleva dire morire, poi qualcun'altro avrebbe assassinato Amers al posto suo.

Era notte fonda, quando il ragazzo scappò dal castello, in sella al suo fidato cavallo.
Era diretto verso il villaggio dove si trovava Amers, non era molto distante.

Trovò la ragazza alla fontana del paese, completamente sola. Aveva i piedi immersi nell'acqua, e la lunga tunica bianca la faceva sembrare un fantasma.

-Devi fuggire, mi hanno ordinato di ucciderti!-
gridò, impennando il cavallo a pochi passi dalla fontana.
Amers non si scompose, socchiuse gli occhi ed iniziò ad intonare una canzone bellissima e triste.
Ers scese dal cavallo, la afferrò per un braccio strattonandola -Non è tempo per queste sciocchezze, andiamo!-

La sorella si liberò dalla presa, scuotendo la testa. 
-Se me ne vado io, ammazzeranno te. Se scappiamo insieme, la regina di Mothen rivolterà ogni angolo di terra per trovarci-
Ers tirò un pugno al muretto di pietra levigato della fontana -Mi stai chiedendo di eseguire gli ordini?!- Gridò -Mi stai chiedendo di uccidere mia sorella?!-

Amers scosse la testa, sorridendo e accarezzandogli il volto -Tutto questo odio, tutta questa rabbia. Io non la approvo, non morirò per mano della regina, per alimentare ancora questa spirale di follia-
Ers cadde a terra, disperato. Le sue ginocchia cedevano, mentre tramava e si lamentava ficcandosi le mani nei capelli.

L'alba stava sorgendo. Era arrivato il giorno.
Amers ed Ers si presero per mano. Si sentivano tornare bambini, così, quando sotto l'occhio vigile del padre  andavano a giocare giù al fiume.
Si diressero verso il grande dirupo. 
Il cielo non si tinse di rosa per annunciare il levarsi del sole, c'erano solo le nuvole e una sottile pioggia estiva che bagnava le loro teste e le loro spalle.

Ers ed Amers non si sotometteranno mai più alla regina e al suo piano d'odio. Noi siamo liberi.

I due fratelli camminavano lentamente, cantando un'antico inno che gli aveva insegnato il padre.
Parlava dell'acqua, che quando si muore, una parte di noi diventa acqua e di nuovo vita. 
Quella che cadeva giù dal cielo per loro, quella mattina, era una pioggia nera di morte, ma così fresca perché portava dentro la libertà e la speranza.

Le loro schiene ebbero un fremito, arrivati al ciglio del dirupo i fratelli ebbero un attimo di esitazione. Poi, come a farsi coraggio, si strinsero ancora di più la mano, guardandosi negli occhi un'ultima volta, e fecero il loro ultimo passo nel vuoto.
Scomparirono senza un tonfo, i loro cadaveri non furono mai rinvenuti.
C'è chi dice che siano diventati davvero acqua, quindi pioggia sottile che porta non più morte, ma speranza.

Ma questa è solo una leggenda.
   
 
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