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Autore: Aries K    29/04/2013    3 recensioni
Bradley James torna nella sua terra dopo quattro mesi d'assenza. Per quale motivo? Per Colin, ovviamente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bradley James, Colin Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Click.

Bradley abbassò la macchinetta fotografica e si godette il Tamigi con i propri occhi. Quegli occhi che erano stati solo quattro mesi lontani dalla sua Londra ma che, in quel momento, mentre il suo sguardo sfiorava il fiume, parevano molti di più. Hanno ragione tutti, pensò appoggiandosi al parapetto di granito per guardare giù, quando si torna nella propria terra dopo un lungo viaggio si ha una forma di estraneità nell’anima. Dall’acqua saliva un odore di salsedine che si mescolava con l’umidità dell’aria dolciastra di Aprile e con i passi degli abitanti e turisti che, fortunatamente, sembravano non averlo riconosciuto.
Si scrollò il braccio per allentare la manica e fare in modo di scoprire il suo orologio da polso per controllare che ora fosse: le sei in punto. Sbuffò, impaziente. Mancava ancora un’altra ora e mezza prima della serata di apertura dello spettacolo di The Tempest al The Globe; teatro in cui avrebbe debuttato Colin, suo ex collega e grande amico… o più semplicemente colui che riusciva –sempre- a farlo connettere su Twitter e condividere con il mondo intero di quanta fonte di orgoglio fosse per lui. Come agli scorsi NTA in cui Bradley si era commosso fino alle lacrime per il trionfo dell’amico, rendendosi conto, in quella sentita stading ovation, di quanto l’ammirasse pur non avendoglielo detto; o, almeno, non esplicitamente.
In quel momento gli venne in mente Georgia, la sua ragazza, e pensò al modo in cui l’aveva piantata all’improvviso ricordandosi che era il ventidue di Aprile e che aveva da tempo prenotato il volo, proprio per l’occasione della recita che sarebbe avvenuta il giorno seguente.
-“Ma come?”, aveva sbottato lei, sgomenta, con la bocca carnosa che le si era socchiusa in una smorfia di rifiuto,-“abbiamo dato la conferma della nostra presenza per il Galà di questa sera… e smettila di mettere la tua roba in quella valigia, Brad!”.
Georgia lo raggiunse ai piedi del letto e gli afferrò le mani, nell’istante in cui lui aveva preso una pila di magliette. -“E’ solo per un giorno. Due al massimo, okay?”, aveva ribattuto Bradley, guardandola negli occhi.
-“Non potresti andarci un altro giorno? Colin capirebbe.”.
-“No, Georgia”, rispose Bradley, laconico, -“Colin non lo sa. E no, non posso andarci un altro giorno.”. Il modo in cui parlò dovette far capire alla ragazza bionda che la discussione era finita lì perché non s’azzardò a controbattere, nonostante le braccia incrociate al petto, la bocca corrucciata e l’espressione da bambina sofferente.
Ma Bradley non poteva vederla perché le dava le spalle, chino a richiudere la zip della valigia grigia che aveva adagiato sul materasso.
S’infilò di corsa il giaccone, controllò di fretta se non stesse dimenticando qualcosa ed, infine, raggiunse Georgia, che era rimasta impalata a guardarlo mentre saettava da una parte all’altra del suo appartamento. -“Non avercela con me, per favore.”, gli aveva detto lui, prendendole il viso tra le mani. Georgia aveva lo sguardo basso.
-“Ehy, non farmela pesare. Per me è importante.”.
A quel punto la ragazza alzò gli occhi e si ritrovò riflessa in quelli grandi e immensamente blu di Bradley, occhi che la imploravano di comprendere, di lasciarlo andare.
-“Va bene. Divertiti e fai i miei auguri a Colin.”, mormorò lei, ma senza concedergli un vero e proprio sorriso.
-“Grazie, G. Ci vediamo tra due giorni.”, aveva, allora, esclamato lui, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso vagamente accennato, vagamente trionfante. Uscì dalla porta e corse, corse fin quando non arrivò all’aeroporto di Los Angeles, e non si rilassò fin quando fu certo di non aver perso il volo per Londra.



Quelle urla, quelle voci frenetiche, quelle gomitate nei fianchi.
Bradley ancora riesce a detestarle.
Era in fila per entrare al The Globe e si sentiva come un pezzo di puzzle che non c’entrava niente col tassello mancante in cui si trovava. Aveva la macchinetta fotografica stretta al petto, la testa reclinata all’indietro in cerca di un po’ d’aria. Di certo Bradley non si aspettava tutta quella mole di persone, e si sentì profondamente stupido per non averlo fatto.
E, ancora, non aveva premeditato che nel momento dell’apertura delle porte le persone si sarebbero riversare in quel modo tanto agitato, come il primo getto d’un fiume libero dalla resistenza della diga.
Venne trasportato dalla corrente, inerme, e solo quando entrò nella sala della rappresentazione capì del motivo di tanta frenesia: i posti ai piedi del palco.
Come la peggiore delle fangirl Bradley lasciò che il laccio della propria Nikon scivolasse sul suo collo e cominciò a correre cercando di seminare più persone possibili.
E’ proprio correndo che il cappuccio della felpa che si era calato sul capo per evitare di essere riconosciuto lo abbandonò, lasciando i suoi capelli rizzarsi per quanto procedeva veloce.
Qualcuno strillò il suo nome ma poco gli importava dal momento che era ad un passo dal posto migliore che aveva mirato non appena messo piede lì dentro.
Adagiò le mani sul palco quando lo raggiunse, recuperando fiato, cercando – per quanto stupido ed infantile- di marcare il territorio: quello era il suo posto, quello, il punto in cui Colin l’avrebbe visto.

I minuti prima dell’inizio dello spettacolo si scandirono lenti ed inesorabili; nel frattempo, Bradley era conscio che la metà degli occhi presenti erano incollati sulla sua schiena. Giocherellò con la Nikon facendo scorrere distrattamente le immagini che aveva fatto alla sua città ritrovata, come un qualsiasi turista che non era mai approdato su quell’isola, quando le poche luci del palco calarono, rendendo l’atmosfera suggestiva, come meritava un’opera di Shakesperare. Alzò il volto e il cuore perse un battito: non immaginava che lo spettacolo sarebbe cominciato in modo tanto repentino.
Ma c’erano tante altre cose che non poteva immaginare.
Come l’emozione violenta che l’avvolse quando oltre le colonne da decorazione apparve Colin, vestito di soli pantaloni neri, neri come le grandi ali che si estendevano dal suo corpo sorprendentemente muscoloso, dandogli l’essenza di un angelo vendicatore.Rimase meravigliato dal volto dell’amico che sembrava non somigliare più a se stesso, a quel ragazzo conosciuto cinque anni fa nel castello di Pierrefonds, quel ragazzo che veniva continuamente sgridato perché s’ostinava a ripassare il copione sotto il sole, rischiando di alterare il proprio colorito pallido; quel ragazzo dall’humor insolitamente nero che, pensò Bradley, non avrebbe mai compreso. Ma che poi, senza rendersene conto, aveva imparato ad amare, rispettare… ad essere orgoglioso dei suoi successi, come un padre potrebbe essere orgoglioso di veder il proprio figlio spiccare il volo. E con quelle ali, quella sera, Colin sembrava prossimo a librarsi in aria, in quel cielo tanto limpido quanto i suoi occhi che, Bradley lo sapeva, si meravigliavano del calore che stavano ricevendo.
Il pubblico accolse la sua entrata applaudendo; acclamazioni a cui Bradley non si unì perché occupato a sollevare la macchina fotografica verso l’amico, che aveva l’attenzione rivolta ai due attori che avevano appena raggiunto il palco, adagiandosi su una pietra.
Fu allora che Bradley sollevò la Nikon all’altezza degli occhi, pregando silenziosamente l’amico di volgere lo sguardo verso di lui.
Guardami Colin, adesso che sei nella mia direzione.
Guardami Colin, e non posso pensare che tu non mi stia cercando tra la gente.
Guardami Colin,e sorridi, te ne prego.
Guardami Colin, riconoscimi tra la folla che ti acclama.
Guardami Colin, ora che sono riuscito a richiamarti ed è te che sto immortalando.



Click.


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Ciao a tutti. Anche io non ho resistito a sperimentare una fan fiction dopo aver visto, il 23 Aprile, le foto di Bradley a Londra. Sì, sono letteralmente impazzita di gioia.
Questa fan fiction non è una Brolin, come avete potuto constatare, e, siccome è davvero frutto di un delirio, spero che vi sia piaciuta. Almeno un pochino LOL che dire, spero di ricevere un vostro parere. A presto :)

   
 
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