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Autore: ashtonssmile    29/04/2013    2 recensioni
E se Alma e Grace fossero realmente morte? Se nessuna delle due avesse avuto un bambino? Kit? Che gli sarebbe successo? Forse sarebbe rimasto lì, si sarebbe contorto la mente, tutto questo finché un nuovo pazzo giunge all'ingresso di Briarcliff.
Genere: Malinconico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kit Walker, Lana Winters, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Primavera 1965. Quel manicomio ormai era un andirivieni, anche se forse erano più le persone che morivano di quelle che cominciavano il loro inferno lì dentro. Kit ormai c'era quasi abituato. Quasi. Ma quell'accaduto, ciò che era successo a Grace, non sapeva ancora spiegarselo. Entrambe le donne della sua vita erano morte, entrambe, inoltre era considerato colpevole per l'omicidio di Alma, ma lui sapeva che non c'entrava nulla, Lana lo sapeva, Suor Jude lo sapeva, il Monsignor lo sapeva. Insomma tutta Briarcliff lo sapeva. Ma quanti sapevano realmente il colpevole? Quel mostro, quel Dr. Thredson, aveva violentato anche Lana e finché lei fosse stata lì, in quella merda di manicomio, avrebbe dovuto portare quel feto dentro di sè, che nemmeno riusciva a chiamare bambino, era un sottoprodotto di Bloody Face, dell'uomo che l’ha stuprata. Tutto questo lo sapevano solo Thredson, Kit e Lana. Stop. Ah, e quelle ragazze morte, a causa sua. Usate. Come fossero giocattoli. Kit era innocente, ma a nessuno sembrava importare e lui era costretto a starsene lì, a subire tutto quello. Ormai era tutto un sogno. No. Un incubo. Viveva in un incubo e doveva continuare a farlo. E ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, si tormentava con ogni suo pensiero, con ogni suo ricordo, ad Alma, a Grace, a quei momenti che aveva trascorso prima di essere portato in quell'illusione.
 
«Ecco che ne arriva un'altra» disse Lana aspirando il suo ultimo tiro di sigaretta. Indicò la nuova arrivata. Il suo sguardo era imperscrutabile, gli occhi marroni come la terra bagnata. Portava i suoi capelli -certamente tinti- color mogano sciolti. Non sembrava spaesata, nemmeno preoccupata, era solamente indifferente a tutto quello. «Chissà perché è qui» osservò Kit. «Beh. Scopriamolo». Lana si alzò, gettando il mozzicone nel portacenere. Entrambi si avvicinarono a quella ragazza, lei li guardò, un filo perplessa. «Ciao. Sono Lana Winters» «Io Kit Walker» continuò Kit, allungando la mano. «Ginger Conrott» annunciò, stringendo la mano a Kit. «Un secondo. Lana Winters? La reporter?» chiese, leggermente imbarazzata. «Sì, sono io». Lana sorrise e si accomodò nella poltrona di fronte alla sua, mentre Kit si limitò a star in piedi, di fianco a Lana, le mani lungo i fianchi. «Come mai sei qui?» chiese quest'ultimo indiscretamente. «Avete mai sentito parlare di una certa 'Suzy Soup'?» chiese Ginger, accendendosi la metà di una sigaretta. «Vagamente, qualcosa ho sentito» intervenne Lana. «Quella che ha ucciso sette uomini, riducendo gli organi ad una zuppa?» Ginger alzò la mano, aspirando profondamente dal filtro. «Bene. Eccomi». I due la guardarono e, prima che potessero replicare, lei cominciò a parlare. «Lo so. Perché? Cosa volevi fare? Bla bla bla. Le solite domande. Evito che voi sprechiate fiato e vi racconto subito tutto. Quegli uomini avevano qualcosa in comune. Ovvero erano tutti maniaci schifosi. Avevano stuprato delle bambine e delle donne, porca puttana! Beh. Anche io venni stuprata. Da un amico dei miei genitori. Loro non mi credettero. Fu il primo di una lunga serie. Quel bastardo. Purtroppo per la società sono solo una fottuta psicopatica, incapace d'intendere e di volere. Quindi boom. Mi hanno mandato qui. Nessuno ha realmente capito la mia intenzione. Volevo pulire il mondo da queste belve, coloro che non hanno un minimo di ritegno. Ecco tutto». Kit e Lana rimasero a fissarla, finché uno dei due si decise a dire qualcosa. «Porca puttana» disse Kit. «Una nobile causa» convenne Lana. Il gruppo rise un poco. «Kit, dicono che tu sia Bloody Face. Se così fosse, stammi lontano» «Ti assicuro ch'io non c'entro niente con lui» «Lo immagino, ti conosco da cinque minuti, ma non ti credo capace di fare cose simili» «Beh. Grazie, Ginger» «Le cose le capisco al volo». Lana si avvicinò lentamente a lei. «Che impressione ti ha fatto questa merda?» le sussurrò. «Lana, quando sono entrata in questo buco, da ogni parte mi girassi vedevo veri pazzi. C'è una donna che tiene una bambola come se fosse un bambino vero, c'è un uomo che tiene la mano nei pantaloni, a masturbarsi allegramente, c'è quel..la persona, con la testa a punta e le orecchie che fanno provincia, ma credo che nessuno di questi sia schizzato quanto siano schizzati quelli che ancora sono là fuori». Kit e Lana capirono di aver trovato una nuova persona con cui parlare, con cui stare durante la solita monotonia e crudeltà di Briarcliff. 
 
Quella mattinata pareva interminabile. Ginger se ne stava nella sua stanza che odorava di chiuso e di marcio, sdraiata su quel lurido materasso e la sua sigaretta tra le labbra. Certo, che quel Kit è veramente carino. -pensava. L'importante è non pensare a lui in quel modo, Ginger, altrimenti. Lei non sapeva, però, che Kit, dall’altra parte dell’istituto, nella stanza identica alla sua, pensava proprio alla stessa cosa. Sembrava che non appena le avesse rivolto la parola i pensieri di Alma e di Grace fossero spariti, ma non aveva intenzione di rifarlo, mai più. Era stufo di tutto quel dolore, era stanco della morte, e, forse, era anche colpa sua, ma non sapeva il perché e si tormentava, ma quelle cose in quel momento erano sparite, non aveva più la testa talmente tanto contorta da tirar pugni al muro, come spesso faceva. No. In quel momento era tranquillo, appoggiato alla parete, seduto a terra. Sembrava indifferente a tutto quello, per una volta. Non ci rifletteva proprio, ed era un bene. Ma no. Non avrebbe pensato a Ginger in quel modo, ci avrebbe provato almeno.
 
Si svegliò, la fronte impregnata di sudore. La sua prima nottata in quell'inferno. Si mise seduta, le gambe conserte al petto, il mento incastrato tra le ginocchia. Aspettava di poter uscire da quella stanzetta, di raggiungere Lana. Kit. Sì. Soprattutto Kit. Si alzò e raggiunse la 'zona svago'. Con gli occhi roteanti per la stanza, cercava quei due. Quando li trovò, si avvicinò lentamente, quasi imbarazzata. «Ciao Ginger» la salutò Kit, con un cenno. Lana le fece spazio sul vecchio divano, proprio in mezzo a loro due. «Com'è andata la nottata?» chiese Lana. «A meraviglia, direi» «Le prossime non andranno meglio» disse Kit. «Beh, grazie Kit. Mi sei davvero d'aiuto» «Almeno t'ho detto la verità». Il ragazzo sorrise. Ginger lo scrutò e si sforzò con tutta sè stessa di non pensare a lui in quel modo, anche se pareva difficile. Venne interrotta, fortunatamente, da quei pensieri. Lana la guardò e le strinse una gamba. «Benvenuta a Briarcliff, Ginger. Il manicomio del diavolo».
   
 
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