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Autore: DarkPenn    17/11/2007    1 recensioni
"Naelin l'Ultimo Elfo nacque a metà della Quarta Era, prima che comparisse l'Ombra di Morgoth..." Questa fiction è l'esperimento di una round robin story ambientata nel lontano futuro del Signore degli Anelli.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I

 

Naelin Edhelvedui

 

 

 

 

“Naelin Edhelvedui nacque a metà della Quarta Era, a quanto si dice, prima che comparisse l’Ombra di Morgoth e prima ancora della guerra tra Gondor e Rohan. Secondo gli Annali dei Re nacque nel milleseicentoventottesimo anno della Quarta Era, ma questa data non è certa a causa della riservatezza degli Elfi di Amon Lanc; certo è che fu l’ultimo Elfo a nascere nella Terra di Mezzo, e per di più l’ultimo dell’antica stirpe dei Noldor.

Suo padre, Lòmion figlio di Glorfindel di Gran Burrone, infatti, perì nella battaglia di Edoras del duemiladuecentoquarantaquattresimo anno della Quarta Era, salvando la vita a Re Eomar di Gondor dalle frecce avvelenate dei mezz’orchi: a lungo il pianto di Eomar risuonò sul campo di battaglia, poiché era legato a Lòmion da grande amicizia. Più di questo io non parlerò, se non per dire che sua moglie Idriel figlia di Celebrimbor dell’Agrifogliere ne morì di dolore, lasciando il figlio Naelin l’ultimo Elfo Noldor al di qua del mare.

Dopo la fine della guerra, Naelin pervenne alla corte di Thranduil di Boscoverde, ove erano rimasti una manciata di suoi simili, poiché molti allora avevano già abbandonato la Terra di Mezzo. Quando anche gli ultimi abitanti delle Aule di Thranduil decisero di percorrere la Strada Dritta verso Aman, egli decise di restare, ultimo della sua razza, a piangere il suo dolore e a ripercorrere la lunga storia degli Elfi nella Terra di Mezzo. Fu allora, mentre alla foce dell’Anduin osservava sparire l’ultima nave dei suoi simili, che scelse per sé il nome di Edhelvedui, che nella lingua dimenticata degli Elfi significava Ultimo Elfo.

Naelin quindi tornò ad Amon Lanc, ma quel luogo, dopo che i suoi l’ebbero abbandonato, era divenuto una fortezza di Gondor, e tutte le tracce della cultura elfica, che nell’infanzia di Edhelvedui abbondavano, erano ormai sparite.

Per un certo periodo allora Naelin scomparve: forse rimase da solo nelle grotte di Thranduil, circondato da uomini che lentamente, con il passare dei secoli, dimenticavano cosa fossero stati gli Elfi e, le rare volte che lo vedevano camminare nel bosco, lo scambiavano per uno spettro del passato e ne avevano paura. Quando però la tristezza per il suo retaggio perduto fu troppo grande da sopportare, egli abbandonò per sempre Boscoverde e pervenne alla corte del Re di Gondor, dove fu trattato con tutti i riguardi riservati ad un sovrano. Qui poté parlare nuovamente, dopo tanto tempo, nella sua antica lingua con quei pochi studiosi che ancora se la tramandavano come un tesoro impolverato, e poté conoscere qualcosa delle antiche leggende del suo popolo. Ma ovunque andasse il suo passato lo tormentava, poiché le sue orecchie appuntite, il suo sguardo vecchio di secoli, i suoi capelli neri e lucenti non trovavano pari tra le Genti del Reame Unito, ed ogni volta che abbandonava un ambiente si sussurrava di lui.

Tre secoli prima della calata dell’Ombra di Morgoth, Naelin abbandonò Minas Tirith per recarsi nelle antiche terre che suo nonno Celebrimbor aveva governato, ai tempi della forgiatura degli Anelli del Potere. Dovette ancora sopportare gli sguardi perplessi ed ostili della Gente di Durin a Moria, ma lo sosteneva la speranza di ritrovare il passato. Tuttavia, quando emerse dalla porta che recava le scritte argentee vergate dal suo antenato e raggiunse l’Eregion, tutto ciò che restava degli Elfi erano poche pietre sbrecciate ed alcune iscrizioni incise sbiadite dal tempo e dalle intemperie.

Cosa sia stato di lui da quel momento nessuno lo sa per certo: alcuni dicono che abbia raggiunto il Nuovo Lindon e sia partito per Aman con l’ultima nave abbandonata ai Porti Grigi, altri che se ne sia andato ad Est del mare di Rhûn, alla ricerca di quegli Elfi che non partirono mai per le Terre Imperiture. Quale sia stata la vera sorte di Naelin Edhelvedui però, tuttora, nessuno può affermarlo con certezza.”

Il vecchio Rosel tacque, gustandosi l’aria meravigliata degli uomini e dei mezz’uomini che gli avevano chiesto di parlare dell’Ultimo Elfo. Erano ormai passati migliaia di anni dalla scomparsa degli Elfi nella Terra di Mezzo e nessuno, neppure il più anziano dei Nani, ricordava di averne visto uno, per cui la curiosità verso di loro era ben comprensibile, soprattutto da parte delle genti semplici della Contea e di Brea, unite per la Festa del Raccolto.

Rosel si aspettava ancora qualche domanda, di fronte alla quale avrebbe dimostrato ritrosia, ma che alla fine avrebbe soddisfatto con una storia: in fondo era così che si guadagnava da vivere quel vecchio Hobbit vagabondo, raccogliendo storie da un capo all’altro del Reame Unito e raccontandole a pagamento a chi voleva sentirle. Quella volta però le sue attese furono deluse.

Con un poderoso colpo di tosse, una potente voce si alzò dall’altro capo della sala e zittì tutti gli astanti.

“Chi lo dice che nessuno può affermare con certezza dove sia finito l’Ultimo Elfo?” tuonò un Nano dagli occhi di fuoco e dalla barba e capelli bianchi, seduto di fronte ad una pinta di birra e con una pipa fumante che gli pendeva dalle grosse labbra. Il suo vestito era lercio ed indefinibile, e sul capo portava quelli che sembravano essere i resti di una cotta di maglia arrugginita, tuttavia il suo sguardo, profondamente infossato in un volto scuro intessuto di rughe, rivelava un’intelligenza ed una perspicacia fuori dal comune. Di fronte all’attenzione che tutti i presenti della taverna gli avevano finalmente rivolto, il Nano sfoderò un sorriso in cui numerosi denti d’oro facevano compagnia ai loro omologhi naturali.

“Vi siete mai chiesti perché l’Ombra di Morgoth sia calata dal Nord poco dopo la scomparsa di Naelin l’Ultimo Elfo?” chiese, sogghignando.

  
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