Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: BellatrixWolf    29/04/2013    0 recensioni
Perché faceva tanto male, quel cuore che andava spegnendosi? Perché non moriva e basta?
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Consiglio di leggere con questa come colonna sonora.



La ragazza si strinse nella felpa, tremava. Ma era inutile: il gelo era dentro di lei, non fuori. Uscì dalla stanza, un braccio stretto attorno al ventre che sembrava lacerarsi dall'interno. La testa esplodeva. Si poggiò con una spalla al muro, gemette, si guardò attorno, era sola. Era sempre sola. Dalla spalla passò alla schiena, sostenendosi al muro e lasciandosi scivolare verso il pavimento, mentre la mente cercava un buio oblio. Gli occhi bruciavano, ma non stava piangendo. Le lacrime erano già finite. Fine”. Era quella la parola. Com'era arrivata quella fine? Era stata progressiva, lenta, paziente. Era arrivata come un serpente. Il veleno però era giunto solo al terzo morso; certo, tutti avevano fatto male, ma il terzo... Dèi, il terzo rischiava di ucciderla.

Eppure, all'inizio, sembrava tutto perfetto, affacciato sull'eternità... Eppure... Eppure sembrava no, era magico. Allora perché? Cos'era cambiato? Come? Quando? La ragazza tremò violentemente, un tremito che sembrò scuotere il mondo. Il suo. Il suo respiro si spezzò in un singhiozzo silenzioso. Chiuse gli occhi che minacciavano di prendere fuoco e si strinse, cercando di farsi piccola, magari di sparire. Si strinse le ginocchia al petto finché il seno non le fece male, circondandosi le gambe con le braccia, piantandosi le unghie di una mano nelle dita dell'altra e viceversa, fino a sentire i muscoli urlare. Perché non sanguina? Pose la fronte sulle ginocchia, sentendo la cassa toracica premere sulle cosce ad ogni doloroso respiro. Aveva paura, no, era terrorizzata. La fine la spaventava. No, non la fine, QUELLA fine. LA fine, anzi, l'attirava sempre più. Oblio, dove sei? Ma...

Doveva rialzarsi, non poteva restare lì, sola, doveva trovarla. Prima che QUELLA fine arrivasse, doveva trovarla, doveva fare il possibile. Doveva ritrovare la magia che aveva perduta. Alzò la testa, aperse gli occhi, si cercò attorno. Era ancora sola. Eppure pensava di aver sentito qualcosa. Un calore. Ma no, forse se l'era immaginato. Dannazione, il petto doleva. Perché faceva tanto male, quel cuore che andava spegnendosi? Perché non moriva e basta? Lasciami stare. Strinse i pugni, piantandosi ulteriormente le unghie nella carne. Una goccia cremisi macchiò il pavimento bianco. Una goccia, in quel corridoio infinito e bianco che con quel bianco distacco la portava alla follia, le fece battere il cuore come un tamburo, un “bum” solitario, doloroso ma migliore. Poi di nuovo silenzio. Aperse le mani, sciolse le ginocchia, si guardò i palmi. Una scia rossa macchiava l'anulare destro. Si portò la mano alla bocca, lasciando che una goccia le scorresse lungo la linea delle labbra, odore di ferro e sapore dolciastro. Era tutto reale. Quel sangue ne era la prova. Non un brutto sogno, non la paura del buio -o dei manichini, o delle bambole, perché di quello aveva paura lei-, no, era reale. Quella fine, quella pena... era tutto dannatamente reale. Mosse le gambe, guardò la macchia cremisi che adornava il pavimento. Doveva alzarsi. Sì, doveva alzarsi. Restare lì a tremare era inutile. Forse, dopotutto, c'era ancora speranza. Nuovamente si guardò attorno; nuovamente, si trovò sola. Si tirò su e si voltò verso il muro, e semplicemente non riuscì a trattenersi. Fletté il braccio, spalla indietro, chiuso il gomito e via, le sue nocche incontrarono la ruvidità del muro, restando ferite. Ma non le bastava. L'altra mano. Un altro pugno, un altro, un altro, un altro, voleva urlare ma la voce non c'era più, un altro, un altro, fino a che quel muro bianco non fu rosso. Poi aperse i palmi, ansimò, si sostenne alla parete. Vi posò la fronte, inalando l'odore pungente di ferro, ghignò appena, gli occhi chiusi. Era reale, sì, anche quel dolore fisico che la faceva sentire fottutamente meglio era reale. Tirò un'ultima pacca al muro con la mano aperta, poi sospirò, raddrizzandosi, riaprendo gli occhi. Le nocche bruciavano, ma lei si sentiva meglio. Però. Però non era finita. Doveva tornare dentro, doveva combattere, e non poteva fallire. Od il sangue non sarebbe più bastato. Si strinse nella felpa, soppresse un tremito. Nonostante tutto, dentro di lei faceva ancora tanto freddo, tanto freddo da uccidere. Si pulì le mani nell'interno della felpa, dove nessuno avrebbe visto. Rientrò.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: BellatrixWolf