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Autore: HoranEve    29/04/2013    3 recensioni
Le parole per tacere, il silenzio per fuggire, la paura per restare, il letto per dormire, la rabbia per svegliarsi, come prima per vivere.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Fremono le gambe, fredde. Nella testa risuonano urla terrorizzate. Tra le mani solo un piccolo pezzo di una vecchia coperta. La mia pelle nuda contro l’asfalto ruvido e sporco. Piccoli tagli sulle mie labbra, piccoli lividi sulle mie guance. Gli occhi bruciano, le palpebre pesano. Il vento spazza via la mia anima insieme a tutti i miei pensieri: trasporta con sé un’ombra scura. La porta verso di me, qualcosa disturba la mia morte infelice, mi scuote. Prima qualcosa di bagnato sfiora le mie gambe poi un tiepido e morbido tocco mi accarezza le tempie.
Trovo, non so dove, la forza: spalanco gli occhi.
Incontro uno sguardo profondo e attento. Non riesco a parlare, ma i miei occhi implorano pietà. Lui abbraccia il mio corpo morente e mi solleva, sussurra qualcosa. Nel tormento ghiacciato dei miei pensieri scompaio.
 
Riprendo coscienza su un divano grigio, coperta e riscaldata. Apro gli occhi e due altri occhi blu mi stanno fissando. Tutto torna: sono in paradiso. Finalmente non ho più paura, rimpianti, non sento freddo né dolore. Mi rilasso, senza il mio corpo impacciato si sta bene. Sono solo un’anima.
“Sei viva” sussurra l’angelo che mi sta osservando. Mi accarezza ancora.
Comincio ad agitarmi, come posso essere ancora viva? Non voglio stare al mondo, non voglio soffrire ancora. Sale il battito cardiaco, tremano i pensieri.
Mi alzo di scatto da quel letto di morte, subito ricado su me stessa esausta, sfinita. Un dolore improvviso, atroce, mi attraversa la pancia, scorre in mezzo ai polmoni ed esce in un grido straziante. Istintivamente premo la mano sul mio fianco, stringo gli occhi, respiro a fatica. Lentamente focalizzo il punto esatto da cui proviene il dolore lacerante.
“Non ti muovere, calmati”.
Un’ulteriore ansia si fa spazio dentro di me: chi è quello, se non è un angelo?
Riprendo i miei sforzi, nel tentativo di allontanarmi da lui. La mia mente invasa dalla paura, per un attimo pensa di poter dimenticare il dolore e scappare via. Ma no, quando mi muovo un bruciore si accende dietro il collo, più giù verso la spalla. Arde la mia pelle in molte altre zone, ma io non riesco a sopportare tutto quel dolore. Svengo.
 
Mi sveglio dopo quelli che sembrano pochi minuti. Ancora quegli occhi incombono su di me.
Basta! Imploro, lasciami stare, lasciami morire! Ti prego, non ho più le forze per continuare, risparmiami una sofferenza: uccidimi.
Sono suppliche che tuttavia rimangono dentro la mia testa; la bocca non si muove, la lingua non collabora. Mi rivolgo a Dio allora, mi affido a lui, alla sua volontà. A quanto pare nemmeno lui ha intenzione di aiutarmi, preferisce forse lasciarmi nelle mani del destino? O nelle mani di quello sconosciuto. Afflitta, mi concentro sul dolore lancinante che pulsa alla destra del mio stomaco. Probabilmente mi addormento ancora, un sonno tormentato.
 
 



Ciao a tutti, se siete arrivati fin qui, lasciatemi pure una recensione.
So che questo capitolo è difficile e non si capisce, ma l'ho scritto così perché la protagonista sta passando momenti terribili ed è molto confusa. Volevo trasmettere, quindi, questa confusione di pensieri, sensazioni e senz'altro dolore.
Se avete avuto un po' di pazienza per leggere questo capitolo, continuate e vedrete che la storia poi si capisce ed è più scorrevole. Grazie infinitamente se avrete coraggio di continuare, xx.
:)

  
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