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Autore: fuxiotta95    29/04/2013    1 recensioni
(continuazione di "un anno" ritorno del piccolo Joseph yeeeeee XD)
vedere i propri genitori litigare é orribile, sentirli urlare, minacciarsi...ma un piccolo gesto puó far tornare la pace, sopratutto se a far tale gesto é il frutto dell'amore
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: David/Jiro, Joe/Koujirou, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Joseph dormiva beatamente dopo la giornata trascorsa, giornata ricca di sorprese e di risate, giornata che lo aveva visto spegnere 5 candeline colorate poste sopra all’enorme torta che Sakuma aveva ordinato alla migliore pasticceria della cittá. Molti invitati avevano ritenuto che la giornata fosse stata stupenda per il piccolo, ma in realtá non era stata perfetta, certo i regali e il fatto di essere circondato dalle persone che lo amavano gli aveva fatto piacere, ma una delle persone piú importanti per lui era assente durante uno dei suoi giorni piú importanti…sua madre. La sedia al suo fianco era rimasta vuota tutto il pomeriggio e nelle innumerevoli foto scattate non sarebbe comparso il suo viso a fargli compagnia.
 
[Joseph]
Senti la porta di casa venire chiusa lentamente, il rumore di passi leggeri giungere fino alle scale per fermarsi e rimanere in ascolto, compresi immediatamente che la mamma doveva essere appena tornata, ma rimasi fermo sotto le coperte attendendo che fosse lui a salire per venire a darmi la buona notte ed augurarmi buon compleanno. I passi ripresero, sapevo che prima sarebbe andato a salutare il papá. Rimasi in silenzio attendendo di sentire la risata di entrambi, adoravo la risata della mamma unita a quella del papá, mi facevano sentire stranamente felice, come se le loro risate fossero una meravigliosa canzone creata apposta per me
-TUO FIGLIO COMPIE GLI ANNI E TU RIENTRI A QUEST’ORA?!-
La voce di papá mi fece gelare il sangue, aveva urlato in modo spaventoso ed a accompagnare la sua voce c’era stato il rumore metallico provocato da una stoviglia che doveva aver lasciato cadere nel lavello con rabbia. Mi misi a sedere tremante, era la prima volta che papá urlava in tale modo contro la mamma, quando lo sgridava era solito farlo con un sorriso sulle labbra che si tratasse del fatto che in casa non mettesse mai le ciabatte o del fatto che correva sempre scendendo le scale, in ogni caso il modo in cui lo sgridava era dolce…ma in quell’urlo non c’era stato niente di dolce. Cercando di non fare il minimo rumore scesi dal letto e con passo felpato giunsi al pianerottolo in cima alle scale, rimasi fermo con l’orecchio in ascolto
-Se urli svegli il bambino-
La voce della mamma mi era giunta fredda e distaccata, non era stato il suo solito tono dolce e comprensivo, udii che aveva preso a camminare ed era arrivata alla porta della cucina per uscire prima di perdere la pazienza
-Ora fai il genitore modello?!-
Ringhió papá cercando di trattenersi dall’urlare, avevo udito perfettamente che la mamma si era fermato per voltarsi
-Se permetti io ho un lavoro!-
Aveva scandito con tono adirato, conoscendolo si era puntato l’indice al petto per sottolineare il “io ho”. Silenziosamente scegli alcuni gradini per fermarmi a metá scala e rimasi nuovamente in totale silenzio
-MA ALMENO PER IL COMPLEANNO DI TUO FIGLIO POTEVI SALTARE UN GIORNO!-
-AL TELEFONO TI HO DETTO CHE LA RIUNIONE DI OGGI È STATA UN’IMPREVISTO!
Anche la mamma aveva preso ad urlare con la sua voce autoritaria che era solito ad usare durante una partita quando uno dei suoi giocatori ingenuamente andava fuori gioco e con insistenza chiamava la palla
-QUALCUNO POTEVA BENISSIMO SOSTITUIRTI!-
-HANNO CHIESTO ESPRESSAMENTE DI VEDERE ME!-
Il cuore prese a battermi all’impazzata, avevo paura, paura che la mamma e il papá potessero farsi del male, non con le mani, ma a parole. Scesi ulteriormente le scale fino a mettere piede sul pianerottolo inferiore
-UNA STUPIDA RIUNIONE È PIÚ IMPORTANTE DELLA TUA FAMIGLIA?-
-“no papá, non dire che per la mamma noi non siamo importanti, lo farai piangere”-
-IO LAVORO PROPRIO PER LA MIA FAMIGLIA TI RICORDO!-
-“no mamma, non dire famiglia in questo modo, sembra che dici che solo io sono la tua famiglia, ma il papá ti vuole bene”-
Passi pesanti risuonarono per pochi secondi, compresi che il papá si era avvicinato alla mamma per poterlo guardare dritto negli occhi
-Oggi avresti dovuto essere insieme a tuo figlio, avresti dovuto guardarlo aprire i regali, mangiare la torta con lui. Hai perso il suo quinto compleanno!-
Un silenzio opprimente scese nella casa, sapevo che la mamma doveva aver abbassato lo sguardo sentendosi in colpa per non essere stato al mio fianco durante la giornata, ma sapevo che non l’avrebbe data vinta a papá e questo mi faceva paura. Con passo svelto, ma silenzioso, mi avvicinai alla porta della cucina, mi affacciai senza farmi vedere e osservai la scena, papá era di fronte alla mamma, lo guardava dai suoi centimetri in piú con rabbia, la mamma teneva lo sguardo basso e stringeva con forza i pugni
-Credi che non lo sappia? Credi che io non sappia quanto tempo mi stia volando via? Ma dimmi, tu cosa fai per portare avanti questa famiglia? Pensavi che avremo avuto un bambino e avremmo passato ogni minuto insieme? Be, lascia che ti spieghi come funziona, per vivere bisogna lavorare…-
Stava tremando mentre parlava, aveva alzato lo sguardo puntando le sue iridi color miele in quelle blu mare del papá, la sua voce era scontrosa
-Ti ricordo che anche io lavoro!-
Ribatté il papá puntandosi l’indice al petto, osservai la mamma che avvolto nella propria giacca elegante aveva incrociato le braccia al petto per poi sbuffare irritato
-Certo! Come se il tuo stipendio da vice allenatore dei pulcini possa bastare!-
-NON TUTTI HANNO LA POSSIBILITÁ DI ERREDITARE UN GIORNO L’AZIENDA DI FAMIGLIA!-
-LE TUE SONO TUTTE SCUSE GENDA! MIO PADRE TI AVEVA OFFERTO UN POSTO NELLA SOCETÁ, MA TU HAI VOLUTO FARE DI TESTA TUA-
-CERTO, LAVORO CHE MI AVREBBE PORTATO VIA LA MAGGIORPARTE DEL TEMPO CHE AVREI DOVUTO PASSARE CON MIO FIGLIO! BASTA! FAI COME CREDI, MA NON VENIRE A PIANGERE DA ME QUANDO TI ACCORGERAI CHE JOSEPH È CRESCIUTO SENZA DI TE!-
Urló voltandosi per tornare al lavello con passo pesante
-SAI SOLO RINFACCIARMI LE COSE!-
-“no mamma, non piangere, papá non voleva”-
Lo vidi sfilarsi dall’anulare la fede e posarla sul tavolo della cucina con rabbia
-STAI TRANQUILLO DA DOMANI POTRAI VIVERE BENISSIMO CON SOLO IL TUO STIPENDIO E NON DOVRAI PIÚ OCCUPARTI DEI MIEI GUAI PERCHÉ IO ME NE VADO!-
Detto ció si volto e uscí dalla cucina trovandomi appiattito contro il muro che aveva celato la mia presenza fino a quel momento, immediatamente si asciugó due lacrime silenziose che avevano osato sfuggire dalle lunghe ciglia, si abbasó appena cercando di sorridere
-Vieni Joseph ti riporto a letto-
Con dolcezza mi prese in braccio cercando di calmarsi e lentamente salii le scale stringendomi a se con fare protettivo.
Mi adagió su letto rimboccandomi le coperte senza mai guardarmi in volto
-Mamma…-
Si sforzó di sorridere prima di alzare lo sguardo verso il mio viso, mi posó una mano sulla guancia
-Dormi Jospeh-
Le sue labbra si posarono sulla mia fronte lasciandovi un tenero bacio che cercó di essere un’imitazione dei baci che era solito a darmi
-Scusami se oggi non c’ero…auguri mio piccolo campione-
Un altro bacio e una carezza prima di uscire dalla stanza, aveva cercato di sorridere tutto il tempo, ma sul suo viso ero riuscito a vedere la tristezza, il rammarico, il dolore.
Non riuscivo a prendere sonno, nella testa mi risuonavano ancora gli echi delle urla dei miei genitori, possibile che tutto fosse nato a causa del mio compleanno? Ero io la causa di quel litigo? Ripensai alla fede che la mamma aveva abbandonato sul tavolo, sapevo perfettamente cosa significasse quell’anello in oro, la mamma me lo aveva spiegato un giorno
-“è ció che mi lega al papá, la nostra promessa eterna”-
Saltai giú dal letto e scesi velocemente al piano di sotto, mi affacciai alla sala riconoscendo sul divano la figura di mio padre, corsi in cucina accesi la luce e notai che ora sul tavolo oltre alla fede della mamma c’era quella del papá
-Devo rimediare…-
Sussurrai prima di mettermi al lavoro, cercai nel frigo la fetta di torta che il papá era riuscito a salvare dalle fauci dello zio Narukami, amava i dolci, presi tre bicchieri e li posai sul tavolo vicino al piattino contenente la torta, velocemente recuperai gli addobbi e li sistemai all’interno della cucina. Non só quanto tempo ci impiegai, ma appena ebbi finito di preparare ogni cosa e controllato che tutto fosse a posto mi sedetti sulla mia sedia, presi due boccate d’aria
-MAMMA, PAPÁ!!!-
Urlai cosi forte che ero certo che anche i vicini mi avessero sentito, rimasi fermo sorridendo nell’udire i passi provenienti dal piano di sopra, la mamma era corso in camera mia, ma non trovandomi si era diretto alle scale. Spostai lo sguardo sulla porta vedendo apparire il viso di mio padre, i capelli rossi piú spettinati del solito gli ricadevano sulle spalle, il viso percorso dalla preoccupazione, dopo pochi secondi apparí alle sue spalle la mamma, la chioma azzurrina arruffata, una mano a coprire l’occhio ceco e l’altra appoggiata allo stipite della porta, entrambi solo in boxer mi fissarono cercando di capire cosa fosse accaduto
-Joseph, ma che-
-Seduti!-
Gli ordinai indicando le due sedie poste affiancó a me, la mamma alzó gli occhi al cielo, prima di lanciare una fugace occhiata al papá che meccanicamente si sedette al mio fianco senza proferire parola
-Mamma!-
Sbuffando si sedette a sua volta e prese a fissarmi in modo interrogativo
-Joseph, spiegazioni!-
Sintetizzó mio padre osservando la cucina per poi riportare lo sguardo su di me, rimasi zitto per qualche minuto, pensando di riuscire a far procedere il piano senza dover dare spiegazioni, ma il fatto di avere lo sguardo di entrambi addosso mi fece cedere
-AVETE LITIGATO PERCHÉ LA MAMMA NON È VENUTA AL MIO COMPLENNO, QUINDI HO ORGANIZZATO UN’ALTRA FESTA SOLO PER NOI, ALMENO LA MAMMA CI SAREBBE STATA E VOI AVRESTE FATTO PACE!-
Spiegai velocemente prima di zittirmi e osservare attentamente la reazione di entrambi, pensavo che uno dei due sarebbe scoppiato a ridere, invece rimasero zitti, entrambi a fissare un punto indefinito. Ormai stufo di quel silenzio saltai giú dalla sedia e presi la fetta di torta che era avanzata per metterla di fronte a due litiganti, mi inginocchiai al mio posto e sorridendo diedi ad entrambi una forchetta
-Mamma, mamma, assaggia la torta! Prima era a forma di campo da calcio e papá mi ha letto cosa c’era scritto sopra! Mi ha detto che c’era scritto “auguri al nostro piccolo bomber Joseph”!-
L’informai sorridendo voltandomi di intanto in tanto verso papá sperando ce si fosse almeno voltato a fissarmi, ma invece era rimasto a fissare quel punto indefinito, la mamma alzó lo sguardo verso di me sorridendo dolcemente, mi accarezzó la testa
-Ma che bello…-
Sussurró con voce triste, mi voltai verso il papá nel tentativo di renderlo partecipe di quella mini festa che ero riuscito a metter sú
-Papá, papá, vero che lo zio Narukami si è mangiato quasi tutta la torta da solo?-
Finalmente alzó lo sguardo puntandolo nel mio
-Sí…-
Ma anche lui rispose con tono triste, compresi che non stava andando come volevo, non stava funzionando, anzi, molto probabilmente avevo peggiorato le cose. Sconsolato scesi dalla sedia e con passo lento mi diressi alla porta, ma prima di varcarla mi fermai e mi voltai verso i miei genitori che stupiti dal mio comportamento mi fissarono attentamente
-Non voglio piú compiere gli anni se voi litigate!-
Bonfocchiai quella frase prima di scoppiare a piangere, subito la mamma si alzó e si inginocchió di fronte a me posandomi le mani sulle spalle
-PAPÁ, NON IMPORTA SE LA MAMMA OGGI NON C’ERA!-
Urlai trá un singhiozzo e l’altro puntando lo sguardo su mio padre che era scattato in piedi non appena ero scoppiato a pingere
-MAMMA, A ME PIACE IL LAVORO CHE FÁ IL PAPÁ!-
Vidi mio padre alzarsi e affiancarmi per prendermi in braccio, mi sollevó da terra dondolandomi per farmi calmare, subito la mamma, prese uno dei tovaglioli che avevo messo sul tavolo e mi asciugó le lacrime che copiose mi rigavano il volto, non riuscivo a smettere di piangere, il solo pensiero che potessero separarsi mi faceva sentire un grande vuoto dentro al cuore. Puntai il mio sguardo in quello della mamma, mi sorrideva dolcemente passando con delicatezza il fazzoletto sulle mie guance nel vano tentativo di fermare le lacrime. Le braccia del papá mi cullavano lentamente, di tanto in tanto il suo respiro caldo mi accarezzava la testa
-Mamma…-
-Dimmi Joseph-
-Tu non vuoi piú bene al papá?-
Rimase stupito da quella domanda e abbassó lo sguardo, mi voltai verso papá trovandolo a fissare il muro della cucina al suo fianco
-Papá, tu vuoi ancora bene alla mamma?-
Anche lui non rispose, lo vidi mordersi il labbro inferiore. Anche se avevo cinque anni ero conscio del fatto che la mia famiglia non era come le altre, io avevo due papá, ma per me quella era una famiglia, non mi importava se davanti all’asilo tutti guardavano i miei genitori come se fossero degli alieni, non m’importava se i miei amici avevano una “mamma”, la mia era perfetta com’era, forse anche migliore. Molti miei compagni guardavano le partite di calcio solo con il papá, io invece li avevo entrambi al mio fianco e quando non capivo cosa dicessero i telecronisti o cosa appariva scritto sullo schermo entrambi me lo spiegavano con entusiasmo. Perdere quella felicitá mi avrebbe spezzato il cuore…
Il silenzio riempí totalmente la stanza, silenzio che fece nascere in me la paura che tutto ció che i miei genitori erano riusciti a costruire stesse andando a pezzi. Rimasi immobile tra le braccia di mio padre, era tutta colpa del mio compleanno, era tutta colpa mia
-Mi dispiace…-
Sussurrai  certo della mia colpa, certo che ero riuscito a distruggere la loro felicitá. Mia madre alzó lo sguardo puntandolo sul mio volto
-Non dire stupidaggini Jospeh, tu non centri niente, non è stata colpa tua…-
La sua voce era dolce e rassicurante, la sua mano sulla guancia mi trasmetteva calore
-La mamma ha ragione, non ti devi sentire in colpa per qualcosa che non hai fatto-
La voce del papá era melodiosa nel suo tono basso, li vidi scambiarsi uno sguardo dispiaciuto, ma conoscevo troppo bene la loro testardaggine, decisi quindi di tirare fuori dalla tasca del pigiamino le due fedi che avevo legato insieme con un nastro blu
-Questo è il mio regalo per voi…-
Sussurrai porgendo la piccola sorpresa a mia madre che la prese come se fosse fatta di cristallo, come se temesse che maneggiandola troppo bruscamente avrebbe distrutto del tutto ció che lo legava al papá, con delicatezza sfioró il nastro blu attorcigliandolo intorno alle dita sottili
-È stupendo, piccolo…-
-“all’ora perché non sorridi mamma? Perché non dici a papá che vuoi fare pace?”-
Scivolai via dalle braccia di mio padre fino a posare i piedi a terra, rimasi in mezzo a loro due fissandoli dal basso, la mamma teneva lo sguardo sulle fedi e il papá lo fissava con amore e desiderio di riappacificazione, lo vidi schiudere le labbra per prendere parola
-Hai ragione! Sono un genitore snaturato! Passo le mie giornate chiuso in un ufficio e quando torno a casa mi chiudo nel mio studio a lavorare lasciando Joseph a crescere senza di me!-
La mamma lo precedette sputando quelle parole con odio verso se stesso
-Oggi sarei dovuto essere al suo fianco e invece ho accettato una stupida riunione e ho perso un altro momento importante della vita di nostro figlio, della nostra vita da genitori!-
Due gemme apparirono agli angoli degli occhi, prontamente se le asciugó per poi portarsi una mano alla bocca per non far udire il suo pianto. Gli abbracciai le gambe nascondendo il viso nella sua pelle morbida, non volevo che si sentisse in colpa, non aveva fatto niente di male, se stava via tanto tempo era solo per far si che la sua famiglia potesse stare bene. Appoggió una mano sulla mia testa accarezzandomi dolcemente, a quel gesto aumentai la stretta sperando di farlo smettere di piangere, mi faceva male vedere la mamma piangere, io volevo vederlo sorridere, il suo sorriso luminoso che il papá mi aveva insegnato ad amare
-Mi dispiace…mi disp-
Sentii le gambe di mio padre toccare la mia schiena, alzai lo sguardo e vidi i loro petti attaccati, le braccia di papá stringevano la mamma, una sua mano portata la centro della sua schiena e l’altra con le dita intrecciate con le sue ciocche azzurrine, nascosi nuovamente il viso beandomi di essere di nuovo nel mio nido sicuro
-Non è colpa tua, non dovevo aggredirti…tu…sei la madre migliore che esista al mondo-
Annuii sentendo quell’affermazione, percepii la mano di mio padre posarsi su quella di mia madre sopra la mia testa
-Guarda Sakuma è solo merito tuo se abbiamo un bambino cosi meraviglioso…-
Alzai lo sguardo incrociando quello dei miei genitori che con le fronti attaccate mi guardavano dall’alto, entrambi sorridevano, la mamma con le lacrime, chiusi gli occhi appoggiando la guancia sulle gambe di mia madre e portai un braccio a stringere quelle del papá, le loro mani con le dita intrecciate sopra la mia testa, mi lasciai cullare dai loro respiri, chiusi gli occhi ormai stanco
-Portiamolo a letto…-
La voce della mamma mi ridestó dallo stato di intorpidimento in cui stavo cadendo, mi prese frá le sue braccia lasciandomi appoggiare la testa nell’incavo del suo collo ispirando a fondo il suo profumo
-Aspetta!-
La voce del papá lo fece fermare, rimasi in ascolto percepí la sua mano sinistra lasciare le mie gambe, una leggera risata gli sfugí, lentamente sbirciai dal mio nascondiglio confortevole e vidi mio padre rimettere la fede nell’anulare affusolato di mia madre, sorrisi quando gli porse l’altra e gli mise di fronte la mano
-Tocca te mio sposo!-
Sorridendo la mamma mise la fede a papá prima di baciarlo dolcemente prima di prendergli la mano e insieme salire le scale, strinsi le braccia intorno al collo della mamma. Giungemmo all’entrata della mia camera
-Lasciamo dormire con noi stanotte, non voglio che si svegli nel cuore della notte pensando che sia stato tutto un sogno e che quindi noi siamo ancora arrabbiati-
La proposta del papá mi piacque moltissimo, perché anche mentre ero sveglio, stretto tra le braccia calde della mamma temevo che fosse tutto un sogno e che al mio risveglio avrei trovato le fedi su quel tavolo
-Certo!-
La voce della mamma mi fece sorridere, chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare i loro passi nel corridoi lasciandomi cullare da quel dondolio. Arrivammo alla loro stanza, la mamma mi adagió dolcemente sul letto disfatto coprendomi le gambe con il sottile lenzuolo azzurro, feci finta di dormire e aprii un occhio per osservare cosa stessero facendo, ma mi ritrovai di fronte il viso di mio padre
-Beccato!-
Urló iniziando a farmi il solletico, mi dimenai cercando di liberarmi dalle sue mani, ormai avevo le lacrime agli occhi a forza di ridere, ad un tratto le sue mani si fermarono, lo guardai perplesso e vidi che la mamma mi stava vendicando, le sue mani correvano veloci sui fianchi del papá che cercava di trattenere inutilmente le risate
-Nessuno puó far fallo al mio capitano e pensare di passarla liscia!-
Urló facendomi l’occhiolino, mi tuffai sul papá e presi a fargli il solletico unendo la mia risata alle loro
-NON È GIUSTO, UNA VOLTA PER I FARLI C’ERA L’AMMONIZIONE O L’ESPULSIONE!-
Si lamentó il papá tenendosi il ventre per le risate. Continuammo con quella tortura per mezzora, ogni tanto la vittima diventava la mamma e in quei momenti il papá si incantava a fissarlo osservando con attenzione il suo viso, riuscivo a vedere nei suoi occhi che era felice, felice di non averlo perso, felice di poter ancora ascoltare la sua risata. Li vidi scambiarsi un fugace bacio prima di coricarsi al mio fianco, incrociarono le braccia sul mio petto, chiusi gli occhi sentendomi protetto, papá spense la luce lasciando che il buio ci avvolgesse, non avevo paura stretto tra i loro corpi, la testa appoggiata al petto della mamma, sentivo il suo battito cardiaco, una melodia a me famigliare, una mano nei capelli del papá, cosi simili ai miei. Ero felice, ero al sicuro
-Joseph…-
La voce melodiosa della mamma mi ridestó, aprii gli occhi cercando nel buio il suo profilo, quando lo trovai sorrisi
-Che c’è, mamma?-
Mi accarezzó dolcemente la guancia
-Ti sei divertito oggi alla festa?-
Annui lasciandomi coccolare da quel suo tocco, sorrisi sentendo il papá russare e anche lui lo fece
-Lo zio Narukami si è davvero mangiato meta torta da solo…-
Sussurrai avvicinandomi maggiormente a lui per far si che mi sentisse senza che dovessi alzare troppo la voce rischiando di svegliare papá, la mamma mi strinse a se con dolcezza
-Lo immaginavo, i regali ti sono piaciuti?-
-Sí-
Risposi prendendo a rigirarmi tra le dita una sua ciocca di capelli
-Domani devi andare al lavoro?-
-No…voglio restare a casa con voi…-
-Che bello…-
-Ora dormi tesoro-
Mi bació la fronte prima di intonare una ninnananna, mi lasciai trasportare da quel lieve canto mentre le mie dita si intrecciavano con i loro capelli, lasciai che tutto sparisse, le loro urla, le lacrime della mamma, la tristezza del papá…lasciai che rimanessero solo le risate, i baci, l’amore, le loro mani… perché quello era il mio nido sicuro…al caldo come un piccolo pinguino stretto al petto piumoso della mamma e al sicuro protetto dagli artigli veloci di una pantera…quella era la mia famiglia…e non potevo chiedere nient’altro…

 
SPAZIO AUTRICE
-…hai sofferto da piccola?-
*tira chiave inglese* Benvenuti a questa mia nuova storia senza ne capo ne coda!
-*con mega bernoccolo in testa* ma tecnicamente non è il continuo di “il nostro piccolo miracolo” e “un anno”?-
*sguardo omicida* sí hai ragione…comunqueeee, spero che la storia vi sia piaciuta, chiedo umilmente perdono per gli errori ortografici, vi invito a recensiere
*afferra Joseph* come fate a resistere ad un facciotto cosi idgjdhdiohvfd?
-Scusa mi sono perso l’ultima parte!-
SMETTILA DI INTERROMPERE PRUSSIANO!
Vi mando un bacione enorme e dedico questa mia nuova pazzia a _SakumaxGenda_ <3
Un bacione a tutti dalla vostra pazza fuxiotta95
  
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