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Autore: Rette_Bubu    30/04/2013    0 recensioni
E se non fosse possibile recuperare e ricominciare tutto?!
Genere: Malinconico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cosa sarebbe successo se Blaine l'avesse fatta franca e abbandonato ogni speranza con Sebastian?!

 

20 Sigarette.

 

Non è poi per sempre, voglio vivere ogni istante”, eri tu.

Lei non è speciale, almeno so fingere bene”, ero io.

 

Aveva detto quelle parole con gli occhi rossi, il nodo alla gola e si obbligava a mentirgli.

Lo sapeva bene.

Eppure gliel'aveva lasciato fare. Ancora una volta, non aveva mosso un dito per cercare di recuperare alla fine di una pseudo-storia.

Sono stato un ottimo insegnante per Blaine, devo ammetterlo, un perfetto insegnante di come allontanare la gente, tirare su una corazza impenetrabile e farsi scivolare le cose addosso. Che schifo! E meno male che diceva di tenerci a me!

Ma, ancora una volta, Sebastian sa che quella frase non è assolutamente vera.

Sa benissimo che è tutta una messa in scena che ha appena tirato su per non prendersi, nuovamente, le colpe.

Lo aveva portato all'esasperazione ed ecco cosa si era meritato: un biglietto di sola andata per la totale indifferenza.

Era stato ancora buono, Blaine, a dargli una pseudo-spiegazione.

Per quanto falsa e non credibile, un fondo di verità c'era che, se non l'avesse conosciuto poi così bene, avrebbe potuto anche accettare: il vivere ogni istante. Finire la sofferenza.

Così l'aveva interpretata.

Così l'aveva capita e la voleva capire per accettare la situazione.

 

E soffia il vento di levante e gli alberi si svestono piegandosi un po'.

E fumo venti sigarette guardandoti su foto che io,

Io non scorderò.

 

Ma nonostante tutto, non ci riusciva. Non riusciva a far a meno di non pensarci. Non riusciva a far a meno di credere che fosse davvero finita; di credere che, l'unica persona che lo aveva davvero amato se ne stava andando.

Non riesce a far a meno di riguardare tutti gli scatti che avevano fatto assieme, nel loro momento di calma e affetto, tra una lite e una scenata di gelosia mossa dalla continua insicurezza di Blaine.

E come biasimarlo, povero Ricciolo, dato che Sebastian non perdeva occasione di metterlo alle strette; di farlo viaggiare sul filo del rasoio, facendosi talvolta sorprendere nei bagni del secondo piano con tra le mani un altro ragazzo. Quello di turno.

Tra le foto c'è anche una sua immagine scattata di nascosto da Blaine che lo ritraeva in un momento di intensa attenzione, mentre leggeva con gli occhiali calcati sul naso.

Gliel'aveva confessato una sera: adorava vederlo leggere; adorava vederlo con addosso gli occhiali. Gli conferivano, secondo il Moro, un'aria più seria e alquanto attraente.

Sebastian si trova al solito posto: il suo nascondiglio di quando era bambino, la cima della collina.

Si accende la quinta sigaretta nel giro di mezz'ora. Fissa il cielo e cerca di svuotare la mente.

Ogni minimo passo gli ricordava Blaine. Ogni luogo gli ricorda la loro relazione: breve, ma così intensa.

Il loro non parlarsi, li ha uccisi.

Il suo non fidarsi, lo ha penalizzato, ancora una volta. E non impara, probabilmente non imparerà mai, a dire il vero.

E ora non può fare a meno che aggrapparsi a ricordi e fingere: la cosa che gli riesce meglio e l'unico, vero insegnamento, che i suoi genitori, sua madre in particolare, gli hanno lasciato.

 

E non c'è niente di speciale su nel cielo

E' solo un aquilone che resiste al vento gelido

Se a portarlo ero solo io, come sai non è per sempre, per sempre.

Non più.

 

Eppure quel cielo, così terso, in quella mattinata di Settembre, sembra calmarlo. Sembra dirgli: “A fin dei conti andrà tutto bene. Hai due possibilità davanti a te: che lui torni da te, oppure dimenticarlo. Sei pur sempre Sebastian Smythe, dannazione!”.

Ma chi voglio prendere in giro?! Non sono proprio un cazzo di nessuno e le combino peggio di tutti gli altri.

Un'aquilone gli passa davanti agli occhi trasportato dalla brezza di inizio autunno. Probabilmente qualche bambino lo aveva perso.

Ricorda ancora in modo così vivido quando suo papà lo aveva portato sulle alture e gli aveva insegnato a guidare un aquilone. Gli aveva sempre ripetuto per la giornata, che gli aquiloni era un vero segno di libertà e finché lui stava bene ed era circondato da qualcuno che gli voleva davvero bene e avesse potuto fare quello che davvero voleva, allora sarebbe stato libero.

Non ci sono frasi comuni che tengono”, gli spiegava, “la libertà di ognuno risiede in se stesso, sai, Sebastian?”.

Ti piacciono un sacco a te, Papà?”.

Lo guardò dritto negli occhi con i suoi fari verdi acceso.

Sì, Sebastian, molto. Mi fanno sentire meglio”.

Come può un oggetto farti sentire bene, Papà? Non è una persona”.

Adorava la sua ingenuità ancora dettata dall'infanzia.

Quando avrai qualche anno poi lo capirai”.

Gli sorrise accarezzandogli il volto.

Allo stesso modo anche Sebastian lo aveva insegnato a Blaine, rivedendo in lui quella parte di sé all''età di sette anni ancora.

E in quell'aquilone aveva raffigurato la loro storia. Solo che forse, lui, l'aveva presa un po' troppo alla lettera, facendolo poi incazzare come una bestia. Giustamente.

Lo conducevano assieme fino a poco tempo fa e ora era da solo a tentare di riacchiappare quel filo.

Ma è irraggiungibile, ormai, e Sebastian ne sta prendendo sempre più coscienza.

 

Sopra un pianoforte si sparpaglia la mia mente, anche se

Credo di star bene e spero che tu sia felice come me

Casa, viaggi e poi l'amore, due occhi che guardano i miei e non sono i tuoi.

 

Così l'unica soluzione è quella di riprendere la sua solita vuota routine: ragazzi occasionali, fingere, fingere e ancora fingere.

Fino a che non si trova nell'aula del coro:lì non aveva segreti; lì, davanti al pianoforte, non riesce a trattenersi.

Si ritrova a sfiorare quei tasti che tante, troppe, volte aveva sfiorato con quelle mani.

Un giorno, verso la fine dell'anno, ad una delle ultime riunioni dei Warblers, aveva iniziato a intonare una canzone dove confessava quanto ora fosse più tranquillo, sereno e spensierato.

Non lo aveva mai confessato a nessuno, neanche a Todd che poteva essere definito il suo migliore amico all'interno del gruppo, ma aveva sempre sperato che quelle parole fossero state pronunciate da Blaine.

Sperava ogni notte che un giorno si sarebbe avvicinato, dicendogli di come ora la sua vita aveva ripreso ad avere senso al fianco di quel biondino della scuola pubblica. Sperava che poi gli avrebbe chiesto come stesse e lui, senza un peso lacerante sul petto e la rabbia contro se stesso, avrebbe risposto “bene, grazie. Sono felice che ora anche tu stia bene”.

Eppure non riusciva a provare disgusto al solo pensiero di Blaine, il SUO Blaine, al fianco di qualcun altro che non fosse lui.

E non riusciva a provare delusione, nei suoi confronti, quando il sgualdrino di turno si voltava verso di lui dopo un rapporto.

Verdi, neri, azzurri, castani. Aveva visto occhi di tutti i colori, ma nessuno di quelli lo riempivano come facevano i suoi.

 

E' una notte rosa neve,

Ho voglia di camminare,

Solo con me

 

Scende in stanza, prende la giacca, il nuovo pacchetto di sigarette ed esce.

È già l'imbrunire, ma le serate sono ancora calde ed è piacevole passeggiare nel parco al tramonto.

La sera è rosata e Sebastian decide di sedersi dopo svariati metri, o forse chilometri, di cammino.

La mente vuota, si obbliga a non pensare, fino all'arrivo di un messaggio sul suo cellulare che lo riporta alla realtà dei fatti: Papà.

Non torni a casa?”.

Gli risponde subito, vedendo l'ora: “Non per cena. A dopo”.

Avrebbe solo bisogno di tempo Sebastian e lo sa, lo sa bene, ma è abituato a pretendere tutto e subito, anche da stesso. Ed è quello che o frega maggiormente, probabilmente.

Non si è mai permesso di sgarrare neanche del minimo sindacabile, proprio come sua madre.

 

E penso che eravamo solo a passi piccoli

Che vanno in due diverse direzione

E se per caso tu domani ti trovassi qui

Sarebbe bello dirti in fondo “va bene così”.

 

Che poi... loro stavano bene e male perché erano così diversi: due binari paralleli destinati a non incontrarsi mai.

Troppo diversi nel vedere le cose, troppo diversi nell'affrontare le cose.

Riuscivano a trovare un equilibrio, ma sapevano benissimo tutti e due che non sarebbe durata per sempre.

Eppure Sebastian in fondo ci sperava davvero che fosse la volta buona: quella per cambiare radicalmente, per mettere la testa a posto, per mettersi in gioco e scoprire anche se stesso.

Forse non si erano trovati nel momento giusto?

Forse non avevano colto come sfruttare al meglio l'occasione?

 

È la prima esibizione che si trovano a fare il suo ultimo anno e Sebastian si calma fumando una sigaretta in camerino prima dello spettacolo.

Sono passati mesi, la ferita non è guarita, ma si è emarginata.

Più volte, durante l'estate, lo ha seguito, non si vergogna ad ammetterlo, ma sentiva che era l'unica cosa che lo faceva star meglio e suo Papà, nonostante non condividesse la cosa, lo aveva appoggiato lo stesso. Ma ormai sono mesi che non lo vede a causa dello studio.

Bussano.

Sebastian si affretta ad aprire la finestra, buttare la sigaretta, per poi permettere l'ingresso.

Non ci crede.

Due occhi che guardano i suoi e quelli sono i Suoi.

“Ciao Sebastian”.

“Ciao Blaine”.

“Come... Come stai?”.

“Bene. Bene, grazie”.

“Non mi mentire”.

“Oggi non ti sto mentendo. Sto bene davvero, sulla strada della ripresa, dopo un'estate passata un po' a dimenticarti e un po' a pedinarti”.

“Hai fatto che cosa?”, ma non riesce ad arrabbiarsi e scoppia a ridere.

“Hai capito bene!”.

“Non ci credo!”.

“Perché non dovresti?”.

“Non pensavo saresti arrivato a tanto. Non...”.

“Non ti sentivi così importante?”.

“Sì”, ammette abbassando lo sguardo.

“E invece... Ma va bene così. So che sei felice ora e mi rallegra ciò”.

“Felice non lo so. Sereno sì però”.

“E' già qualcosa, B.”.

Blaine sorrise nel ricordare il nomignolo che gli dava in intimità.

 

Non c'è niente di speciale su nel cielo,

E' solo un aquilone che resiste al vento gelido,

Se a portarlo ero solo, come sai non è per sempre, per sempre,

Non più.

Non è per sempre, per sempre.

Non più.

 

Il silenzio poteva essere tagliato con una lama, eppure era il silenzio più chiassoso che tutti e due avessero mai sentito.

“B...”, lo richiama prima che se ne vada.

Non sa bene cosa dirgli. Anzi non ha la minima idea di corsa dirgli, ma semplicemente non vuole che se ne vada. Si volta e vede un disegno che Luc, il fratellino avuto dal nuovo matrimonio di suo papà, gli aveva fatto qualche giorno prima. In quel poco che erano stati assieme il bambino si era molto affezionato a Blaine.

“Dimmi”.

“Tieni. Volevo semplicemente darti questo. L'ha fatto Luc... Sai, chiede ancora di te”.

Bugia. Enorme bugia, ma sua sorella lo avrebbe perdonato.

“Grazie”.

Blaine sfiora le mani del suo ex-ragazzo, un brivido gli percorre la schiena, che non è dettato dal freddo.

“Un aquilone”.

“Già. Quest'estate con papà gli abbiamo insegnato a farlo volare”, confessa e questa è la verità.

“Avete fatto bene”, sorride ricordando la loro giornata in collina.

“Un aquilone non è per sempre...”.

“...ma il ricordo sì, Sebastian”.

Si avvicina, lo bacia e si allontana velocemente.

“In bocca al lupo, Capitano”.

 

Fine.


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Giorno!
Che dire... Questa OS era nata da un progetto... poi a fin dei conti prima io, e poi parlando con un'altra grandissima autrice, ci siamo accorte che non c'entrava ahahah Però siccome a fin dei conti ogni volta che risento la canzone e penso a questa OS mi trovo a pensare ''però estrapolata da tutto, era carina'' allora ho deciso di pubblicarla lo stesso e sentire i vostri pareri =) 
Mille grazie quindi a IrishMarti e a Carly per il supporto!

Love,
Xoxo:P

   
 
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