«Sei arrivato, finalmente.» sussurrò l'uomo che aveva a lungo immaginato il momento della sua morte.
Tutto ciò che fece l'altra figura, fu alzare lo sguardo verso di lui. Dal cappuccio adesso si riusciva a vedere il suo 'viso'. Le orbite oculari profonde e nere lo fissavano, la dentatura ingiallita, marcita, gli rivolgeva quello che poteva sembrare nient'altro se non un macabro sorriso.
«Sei l'ultimo. Dopo di te, il mio lavoro sarà ufficialmente finito, sai?» proferì il mietitore, allungando lentamente le dita ossute verso il sopravvissuto.
«Avrai avuto un gran da fare, in questo periodo. Meriti una vacanza.» si sentiva incredibilmente tranquillo, come se avesse trovato un vecchio amico. Porse la mano al mietitore, che la prese tra le sue. L'uomo si sentì mancare il respiro. Il sangue gli si gelò nelle vene e un velo nero coprì i suoi occhi. Era finita.
Si svegliò improvvisamente, sudato ed ansimante nel letto in cui si era addormentato la notte prima. Con uno scatto si tirò a sedere e si grattò la testa. Osservò la piccola camera come bloccato in una sorta di trance. Sembrava tutto in ordine. La porticina marrone, la scrivania cosparsa di fogli, i vestiti ammucchiati su di una sedia. Volse lo sguardo verso la finestra. Era sicuro di averla chiusa, ma il vento soffiava tiepido nella stanza. Si alzò per affacciarsi; le strade di New York erano affollate e vive. Era stato solo un brutto sogno.