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Autore: Magnet    30/04/2013    1 recensioni
L'ultimo uomo sopravvissuto sulla terra sedeva in una stanza. Improvvisamente sentì bussare alla porta...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The last one. L'ultimo uomo sopravvissuto sulla terra sedeva in una stanza. Improvvisamente sentì bussare alla porta. I pensieri che vorticavano nella sua testa svanirono e furono sostituiti da una strana sensazione di paura mista a speranza. Il battito cardiaco che accelerava divenne l'unico rumore che riusciva a percepire e sentiva il sangue ribollirgli nelle vene a tal punto da fargli sentire caldo. I palmi delle mani divennero umidicci, mentre cercava di farsi forza e di alzarsi per andare ad aprire. Era da troppo tempo che non udiva rumore che non provenisse dalla sua stessa bocca. Il legno della porta era sempre stato silenzioso, eccezion fatta per i pugni che era solito tirargli contro nei momenti di disperazione. Aveva pensato di togliersi la vita più di una volta, ma poi la speranza che in realtà oltre oceano ci fosse qualcun'altro impaurito quanto lui e convinto di esser solo, lo faceva desistere. Si alzò dal pavimento sul quale si era seduto a gambe incrociate e, lentamente, avanzò verso la porta, tendendo la mano. Afferrò saldamente la maniglia e con una sensazione d'ansia che cresceva sempre di più, l'abbassò e tirò con uno scatto. Un soffio d'aria gelida gli investì il viso. Tutto ciò che lo circondava, pian piano, venne ricoperto da uno strato leggero di ghiaccio e la luce iniziò ad affievolirsi. Anche la vista dell'uomo si appannò per un momento. Quando riprese il controllo di se stesso, si ritrovò dinanzi ad una figura nera ed incappucciata, con un mantello lacero che copriva tutto il corpo. Stringeva una falce nella mano sinistra. 
«Sei arrivato, finalmente.» sussurrò l'uomo che aveva a lungo immaginato il momento della sua morte.
Tutto ciò che fece l'altra figura, fu alzare lo sguardo verso di lui. Dal cappuccio adesso si riusciva a vedere il suo 'viso'. Le orbite oculari profonde e nere lo fissavano, la dentatura ingiallita, marcita, gli rivolgeva quello che poteva sembrare nient'altro se non un macabro sorriso. 
«Sei l'ultimo. Dopo di te, il mio lavoro sarà ufficialmente finito, sai?» proferì il mietitore, allungando lentamente le dita ossute verso il sopravvissuto. 
«Avrai avuto un gran da fare, in questo periodo. Meriti una vacanza.» si sentiva incredibilmente tranquillo, come se avesse trovato un vecchio amico. Porse la mano al mietitore, che la prese tra le sue. L'uomo si sentì mancare il respiro. Il sangue gli si gelò nelle vene e un velo nero coprì i suoi occhi. Era finita. 




Si svegliò improvvisamente, sudato ed ansimante nel letto in cui si era addormentato la notte prima. Con uno scatto si tirò a sedere e si grattò la testa. Osservò la piccola camera come bloccato in una sorta di trance. Sembrava tutto in ordine. La porticina marrone, la scrivania cosparsa di fogli, i vestiti ammucchiati su di una sedia. Volse lo sguardo verso la finestra. Era sicuro di averla chiusa, ma il vento soffiava tiepido nella stanza. Si alzò per affacciarsi; le strade di New York erano affollate e vive. Era stato solo un brutto sogno.
  
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