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Autore: Rainsoul    19/11/2007    15 recensioni
Nimphadora Tonks aveva solo otto anni, ma idee molto precise su cosa fosse davvero importante nella vita, e su come mettere in atto i suoi piani. Spesso però il destino sceglie per noi, per quanto possiamo desiderare diversamente.
Guida alla lettura: questa storia è uno spin-off della fiction a capitoli Chez Black. Tuttavia non è necessario averla letta, per comprenderla (anche se, se volete farlo, io non protesto...).
Gli avvenimenti raccontati di seguito sono ambientati all'inizio del primo libro. Tuttavia le informazioni che sono state usate si riferiscono ai volumi "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban", "Harry Potter e l'Ordine della Fenice", e in minima parte "Harry Potter e il Principe Mezzosangue".
La lettura è quindi sconsigliata a chi non abbia finito almeno i primi due sopra citati, e non voglia rovinarsi la sorpresa.
Tutti i personaggi qui rappresentati appartengono a mamma Row. Non scrivo con fini di lucro. La storia appartiene a me, in quanto frutto del mio lavoro. Some rights reserved.
Genere: Commedia, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tonks
This is for my new beta,
my "old" fan-fiction teacher,
my favourite translator.
Sorry for my english!






LETTERS FROM A GONE-BY PRESENT





Nimphadora Tonks aveva solo otto anni, ma idee molto precise su cosa fosse davvero importante nella vita.

Numero uno: impedire a chiunque di usare il suo imbarazzante nome di battesimo.
Numero due: essere presto ammessa ad Hogwarts, per diventare il prima possibile abbastanza brava da sconfiggere Voi-Sapete-Chi in un duello all'ultimo sangue.
Numero tre: sposare Sirius Black.



§§§§




Caro Professor Dumbledoor,
come stai? Io bene, grazie e mi chiamo Tonks di otto anni.
Ti scrivo perchè voglio andare ad Hoguarts, anche se devo andarci ad undici anni per me non fa niente, potrei pure ora, secondo il mio parere.
So già fare degli incantesimi se mi concentro bene, ieri ad esempio stavo nel giardino e guardavo una foglia secca e si è mossa.
Poi trasformo sempre il minestrone della mamma in arrosto perchè le verdure mi fanno un po' schifo e una volta addirittura a due anni ho fatto volare il rasoio di papà.
Insomma mi sa che sono pronta.
Se ti sa pure a te, ma io credo di sì, scrivimi che a settembre vengo.
Ciao,

da Tonks.
Posts criptum: la mia casa dovrebbe essere Grifondoro credo, sono quasi sicura perchè un mio parente sta lì anche lui.




§§§§




Gentilissima Nimphadora,
innanzitutto mi complimento con te per i tuoi successi magici.
Sono del tutto certo che saresti un'ottimo elemento all'interno della nostra scuola; tuttavia ammetterti ad Hogwarts in così giovane età potrebbe non essere la soluzione migliore, temo.
Immagino che i tuoi genitori preferirebbero separarsi dalla propria promettente figlia non prima del tempo usuale.
Ti invito a proseguire con i tuoi esperimenti fino al compimento del tuo undicesimo anno di vita, quando sarò lieto di accoglierti fra i nostri studenti assieme ai tuoi compagni.
Cordialmente,

Albus Dumbledore


§§§§



Caro Dumbledoor,
comunque preferisco che mi chiami Tonks.
Non temere però, tanto non sono arrabbiata perchè non lo sapevi ancora.
Non ti preoccupare mia madre è forte e se la cava.
Papà un po' meno ma al massimo gli puoi fare un incantesimo di memoria, che si dimentica di me e poi glielo togli quando torno a casa, per esempio a Natale. Io ti posso aiutare, così imparo meglio.
Poi io sono una Metamorphomaga, quindi mi trasformo in una Tonks di undici anni e inganniamo gli altri ragazzini. Solo nel sonno non ci riesco a restare dell'aspetto che voglio, ma posso chiudere le tende del letto che non mi vede nessuno.
Tranquillo, non se ne accorgono vedrai e fidati di me.
Se il problema poi sono le verdure guarda che le posso mangiare se mi sforzo.
Quindi è tutto risolto, aspetto che mi rispondi e poi ci si vede a settembre.
Ciao da,

Tonks.

Posts criptum: scusa se te lo faccio notare ma hai sbagliato a scrivere il tuo cognome. Spero che non ti offendi per questo, ma ho pensato che era meglio avvisarti o magari poi lo scrivevi male nella firma ai genitori dei miei compagni di scuola.



§§§§




Gentilissima Nimphadora,
ho letto attentamente le tue proposte che, devo ammettere, sono sicuramente ingegnose.
Tuttavia temo che siano difficilmente realizzabili, per il momento.
Non di meno, sono certo che l'attesa saprà essere fruttuosa per una giovanissima fattucchiera del tuo calibro.
Rinnovo il mio precedente invito a coltivare il tuo talento, aspettando di poterti accogliere come studentessa a tempo debito.

Un saluto affettuoso,

Albus Dumbledore

P.s.: Sei davvero molto gentile a farmi notare questo particolare. Debbo però confidarti che, per quanto appaia strano, il mio cognome si scrive proprio in tale bizzarra maniera. Ti ringrazio, ad ogni modo, per la tua cortese premura.




§§§§



Dumbledore,
guarda che io devo proprio andarci subito a Hogwarts e mi chiamo Tonks! Poi io pensavo che si scriveva come "door", mi sono sbagliata e mi scuso, scusami tanto.
Devo sbrigarmi a imparare la magia perchè voglio sfidare Tu-Sai-Chi a battersi con me, ma adesso è difficile perchè non so ancora fare gli incantesimi potenti come Sirius Black che è una specie di mio cugino molto forte, sono sicura che lo conosci.
Te ne ho anche parlato, mi sa.
Comunque non siamo cugini cugini, chiaramente.
Io non volevo dirtelo subito, ma visto che insistevi ora ti ho confidato la mia missione.
Però non la devi svelare a nessuno, per favore, che poi i miei genitori si potrebbero anche preoccupare perchè loro non capiscono che io non ho paura, e a volte dico pure il nome con la V a voce per vedere se sono abbastanza coraggiosa, e ci riesco.
Ora che sai perchè e mi darai il permesso, ci potremo vedere e parlare di persona a scuola.
Poi così magari mi dai anche una mano, se ti va.
Ciao da,
Tonks.



§§§§




La bambina si alzò dal letto abbastanza emozionata.
Era festa, il primo novembre per la precisione, e per pranzo avrebbero avuto con loro un ospite molto speciale...
Scelse i suoi jeans preferiti e una maglietta nuova, poi si cambiò i capelli in una nuvola di rosa.
Si chiese se lui avrebbe indossato la sciarpa di Grifondoro, come le altre due volte che era venuto a trovarli.
Ne sarebbe stata contenta, le piaceva tanto quella sciarpa.
Era in grado di restare ad osservare il sottile ricamo del Grifone rampante anche per un quarto d'ora di fila, il che era notevole, giudicando la sua normale capacità di concentrazione.
E poi lui era convinto che quella fosse l'unica Casa davvero buona.
Tonks aveva deciso che sarebbe finita lì, costasse quel che doveva costare, e avrebbe indossato in ogni momento la propria sciarpa rossa e oro.

Si allacciò le scarpe da ginnastica chiare, pensierosa.
Non la vedeva da tanto; l'avrebbe trovata cresciuta?
Oh, odiava sul serio quando sua zia Ildegarda le tirava pizzicotti al viso, pigolando zuccherosa con quanta velocità lei fosse diventata una vera signorinella... ma in questo caso era una cosa diversa.
In questo caso era innamorata, e sperava davvero che lui si accorgesse che tredici anni di differenza non erano poi troppi,
in fin dei conti.

Scese in salotto, dove sua madre aveva già quasi finito di apparecchiare la tavola: era sempre stata una persona previdente, e le piaceva fare le cose con calma.
La ragazzina sbuffò: non avrebbe mai capito perchè qualcuno voglia svolgere subito un'incombenza fastidiosa che si possa rimandare.

-Non ho fame!- strillò al padre, che le aveva domandato cosa preferisse per colazione.
Aveva lo stomaco chiuso.
-Esco a giocare nella radura!-

La radura vicino al fiume era il posto che preferiva: c'erano alberi su cui arrampicarsi, ci si poteva fare il bagno d'estate, e vi si trovavano un sacco di more e uva spina.
Aveva appuntamento con un gruppetto di bambini del vicinato: si sarebbero visti alla grossa quercia cava, poco distante da casa sua.
Gli amici erano lì ad aspettarla; fra loro c'era un ragazzetto rosso, basso e tarchiato, che stava agitando per la coda una piccola lucertola verde brillante.
"Martin Beagle" pensò Tonks.
Il suo nemico numero uno.

-Guardate chi c'è... - fece il bambino, strafottente.
-Ciao.- rispose la bambina.
Non aveva voglia di attaccare briga, non quel giorno.
Era necessario che i suoi vestiti restassero senza strappi fino all'ora di pranzo.

-Che ci fai qui, Tonks?-
-Sono venuta a giocare.-
-Noi non ti vogliamo, vero ragazzi?-
Una serie di faccette timorose annuirono, poco convinte.

La bambina si morse un labbro.
-Perchè?- domandò lentamente.
-Non puoi giocare con noi.- fece Martin, lasciando andare la lucertola. - Sei troppo cretina.-

Tonks sentì il sangue che iniziava a ribollirle nelle vene, e tentò di concentrarsi sul colore dei propri capelli perchè restasse uniforme.
-Non sono cretina- rispose a denti stretti.
-Invece sì che lo sei. Non ti mandano nemmeno a scuola, per quanto lo sei!-
-Non è vero.- ribadì ostinata.

Il ragazzino rise forzatamente, poi la additò.
-Scommetto che non sai nemmeno scrivere. Nemmeno contare. Anzi, scommetto che ti fai ancora la pipì addosso!-

-Sei un bugiardo...-
Gli occhi iniziavano a diventarle lucidi.
-Guardatela, sta per mettersi a piangere!

-Non è vero...-
Martin le si avvicinò, baldanzoso. Avvicinandole un indice cicciotto al viso, indicò le sue iridi.
-Guarda che ti si vedono i lucciconi, Tonks... Frigni perchè non si capisce se sei maschio o femmina, per caso?-

Tonks strinse i pugni fino a farsi diventare bianche le nocche delle mani.
-Pensa a te, che sembri un grassissimo... maiale!-
-Ha parlato l'alieno coi capelli da matta... ehi Tonks, ma ancora non li hanno rinchiusi in un manicomio i tuoi? Sanno tutti che sono fuori di testa...-

La bambina non riuscì più a trattenersi, e si lanciò come una furia sul ragazzino rosso, con l'intento di colpirlo sul naso.
Stump!
Non doveva aver preso bene le distanze, ed era caduta rovinosamente di faccia a terra.
-Ahi...- mormorò.

Ci fu un generale scoppio di risate, mentre Martin ricominciò a schernirla.
-Sei un pericolo pubblico, Tonks. Forse dovrebbero rinchiudere anche te!-

Sentì le mani scorticate che bruciavano, e un doloroso bernoccolo che pulsava sulla fronte.
Tutti ridevano di lei con cattiveria, qualcuno si rotolava per terra tenendosi la pancia.
"Cretini."
Capì che la sua chioma stava per mutare in un furioso nero tempesta, per la rabbia.
Si alzò in piedi, umiliata, e corse via. Non poteva assolutamente farsi vedere dagli altri, o avrebbero capito chi fosse.
In lontananza si udivano ancora gli sghignazzi malevoli della banda, e su tutti la voce del capetto che commentava:
-Guardate come scappa la marziana...-

§§§§



Immerse le mani nell'acqua gelata del ruscello per pulire i graffi.
"Razza di cretini!", ripeteva in mente senza sosta, mentre la sua chioma vorticava fra una miriade di toni diversi, come impazzita.
Sua madre l'avrebbe rinchiusa in casa per un mese, quando si fosse accorta dello stato in cui era.
Finiva spesso per fare a botte con qualcuno a causa dell'inusuale colore dei propri capelli; per questo motivo Andromeda le aveva vietato più volte di frequentare i bambini Babbani del vicinato. Tonks, però, si era sempre ostinata a non ascoltarla.

Tentò di concentrarsi per rimarginare i tagli con la magia, ma non ottenne nessun risultato.
Riflettè sugli incantesimi che vedeva usare tutti i giorni in casa, ma l'unico che le venisse in mente era quello con cui la madre, la mattina stessa, aveva riparato una tazza sbeccata.

Strizzò gli occhi, prese un profondo respiro e gridò:
-Reparo!-
Niente.
Forse non era stata sufficientemente chiara, pensò. Decise di riprovarci, questa volta scandendo meglio la parola.

-RE-PA-ROOO!!!- urlò più forte, strizzando gli occhi.
Ancora niente.
Sentì un groppo salirle alla gola, e le lacrime le appannarono la vista.

-Reparo! Reparo, reparo...!- singhiozzò, frustrata.

-Temo non funzioni sulle persone, sai piccola?-

Tonks sussultò, spaventata. Un giovane uomo sconosciuto si trovava accanto a lei.
Un Babbano, forse? No, sembrava un mago, a giudicare dai vestiti che portava.

-Ti sei fatta male.- constatò lui.
La voce era bassa, dal tono roco, ma rassicurante.

-Posso...?- chiese, accennando alla sua mano sanguinante.
Aveva i capelli chiari e un sorriso gentile, ma un po' triste.
La bambina sapeva molto bene che non ci si deve fidare degli sconosciuti, ma in quel momento la prospettiva di dover affrontare le ire della madre le parve decisamene più pericolosa, così porse la mano al ragazzo.

Questo si inginocchiò per trovarsi alla sua stessa altezza, ed esaminò la ferita.
-Mh...- mormorò, dando un'occhiata veloce.
Poi sussurrò una strana parola piena di vocali, passando delicatamente la bacchetta sul palmo roseo, e la pelle si rimarginò.
Ripetè l'operazione sulla fronte, e la ragazzina sentì che il bernoccolo a poco a poco si sgonfiava.

-Potrei provare a sistemarti anche quello strappo sul ginocchio, se vuoi.-

Cavoli, non se n'era nemmeno accorta.
Era un buco enorme, che campeggiava in bella vista sulla sua gamba sinistra.
La mamma l'avrebbe uccisa, e proprio quel giorno...
Fece di sì con la testa, e l'uomo con un fluido movimento incantò i suoi jeans, che tornarono come nuovi in un battibaleno.

-Sei a posto, adesso.-
-Grazie. I miei mi avrebbero data in pasto ai ragni giganti.-
L'uomo abbozzò ancora un sorriso.

-Sono felice di esserti stato utile allora, giovane ninfa dei boschi.-

Si rimise in piedi, e la bambina pensò che fosse molto alto.

-Adesso però basta piangere, o dovrò pensare di essermela cavata davvero male come cavaliere.-
La bambina si asciugò gli occhi con un manica, ridendo, e tirò su col naso sonoramente.
Il giovane uomo sembrò soddisfatto.

-Ascolta, piccola... per caso mi sapresti dire dove abitano i signori Tonks? Credo di essermi perso.-

Annuì.
-Cerchi proprio casa mia. Vieni, ti ci porto.-


§§§§



Quel ragazzo si era presentato ai suoi genitori, dicendo di avere qualcosa da comunicare loro con urgenza.
Lo avevano fatto accomodare sul divano, poi lo avevano imitato.
Il mago si era rivolto a lei, chiedendole se non le dispiacesse troppo larsciarlo solo con mamma e papà per alcuni minuti, perchè dovevano discutere di noiosissimi affari da adulti.
Tonks aveva provato a protestare, ma uno scappaccione di Andromeda l'aveva zittita.
Così, brontolando, era andata a sedersi sulla tromba delle scale.
Da lì aveva origliato le parole del giovane triste e gentile.


§§§§§


Non poteva crederci.

Sirius non sarebbe venuto quel giorno, perchè era chiuso ad Azkaban, sorvegliato a vista dai Dissennatori!
Aveva fatto una cosa atroce... ucciso delle persone....

Si trovava distesa sul letto a faccia in giù, e tremava tutta.
Aveva qualche livido sulle gambe, a causa della cassapanca alla quale aveva sbattutto mentre si fiondava in camera sua.
Era subito corsa su, senza nemmeno ascoltare il discorso
per intero. Era sconvolta!

Non poteva crederci.
Non Sirius, non Sirius...
Quello che l'anno prima aveva fatto volare in aria i mille pezzi del bicchiere che lei aveva rotto, fino a formare la figura di un buffo rospo col cappello da clown.
Quello che l'aveva chiamata "birba", chiedendole di trasformarsi il naso ancora una volta perchè era "una forza della natura".
Quello che quando rideva sembrava uguale a Spencer, il pastore tedesco biondo che avevano adottato da sette mesi.
Quello per cui voleva crescere, andare ad Hogwarts e vestirsi di rosso e oro...

Com'era stato falso!
Che razza di bugiardo traditore, quello sporco Black!
Un assassino!
Il coraggio di Godric Grifondoro consisteva in quello, quindi?
Allora non avrebbe mai voluto essere così, mai!!

Diede dei pugni al guanciale, il viso rigato di lacrime.

Andromeda bussò delicatamente alla porta della sua camera, chiedendo il permesso di entrare.
Tonks acconsentì, con gli occhi gonfi di pianto.

La donna si sedette sul materasso, prese in braccio la figlia come se fosse una bambina piccola, e dolcemente la cullò, raccontandole la favola che aveva conosciuto da un giovane mago triste.
La favola di Harry Potter, il bambino sopravvissuto.



§§§§



Caro Dumbledore vecchio mio,
come stai? Spero bene, io me la cavo abbastanza bene.
Volevo dirti che però ci dobbiamo venire incontro io e te, sennò mi sa che una soluzione non la troviamo.
Senti la mia proposta, per me ti piace: io aspetto ancora fino a nove anni, poi sarò cresciuta e forse posso venire ad Hoguarts più facilmente che tanto per il momento Tu-Sai-Chi non è pericoloso.
Mamma dice che a lei gli sa che poi torna, e vabbè dico io allora staremo pronti.
Intanto tu prometti che ci pensi che un anno è un sacco di tempo, lo sai?
Allora ci sentiamo fra un sacco di tempo, ma per favore ricordati che c'è questa bambina qui che vuole venire a scuola.
Grazie.
Ciao ciao da,

Tonks

P.C.:
ci ho pensato sai, meglio di no a Grifondoro.



§§§§§§§§




Nimphadora Tonks aveva solo otto anni, ma idee molto precise su cosa fosse davvero importante nella vita.


Numero uno: impedire a chiunque di usare il suo imbarazzante nome di battesimo.
Numero due: essere presto ammessa ad Hogwarts, per diventare
il prima possibile abbastanza brava da sconfiggere Voi-Sapete-Chi in un duello all'ultimo sangue, nel caso fosse tornato.
Numero tre: sposare il misterioso vagabondo dei boschi, che una volta al mese intravedeva passeggiare, al tramonto, vicino al fiume della sua radura.



Fine





COMMENTO DELL'AUTRICE.
Ciao a tutti!!!
Ecco a voi one-shot sulla piccola Tonks, ambientata il giorno dopo l'uccisione dei Potter (perdonate eventuali imprecisioni nella trama, ma mi sono mantenuta volutamente libera).
Spero che sia stata di vostro gradimento!

La dedica è per la mitica Nonna Minerva, che si è gentilmente offerta di betarmi (questa però non è stata corretta, perchè doveva essere una sorpesa. Quindi per ogni erroraccio arrabbiatevi con me ^_^).
Grazie cara!!!

L'idea mi è venuta mentre scrivevo un capitolo di Chez Black (come "che robaccia sarebbe Chez Black?"!), quindi si può considerare quasi un suo spin-off.

Se siete curiosi di sapere a quale mi riferisco, si tratta del capitolo 8 -scusate, avevo scritto 7-
Devo dirvi che il risultato mi soddisfa abbastanza, per una volta.
So che sarete così gentili da scrivermi due righe di commento, anche per mandarmi al diavolo... vero...?
(prego, immaginare occhioni dolci che sbrilluccicano pietosi).
Come "Ti mandano al diavolo così spesso che ormai non c'è più gusto a farlo?"!!
Ehi, non c'è bisogno di inarcare le sopracciglia a quel modo...
Va be'... Alla prossima!



  
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