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Autore: Ily18    19/11/2007    4 recensioni
[PRISON BREAK]
Questa fic parte dal momento in cui Michael entra a Fox River.
E la prima cosa che fanno fare ai "fish" è una visita medica...
Per cui ci sarà anche un confronto con la dottoressa Tancredi.
Non odiatemi se ho un po' stravolto le cose, se così non fosse stato avrei dovuto scrivere il triplo! E sopratutto, non ho messo le battute sentite in italiano, ma una traduzione dalle battute in inglese.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare con la storia vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che mi hanno recensito e che continueranno a farlo,ma in particolare:
-hikari che è sempre presente tra i commenti alle mie storie.



Bene,finalmente il mio piano ha inizio.
Tutti i particolari sono sul mio corpo camuffati da un “innocente” tatuaggio che non insospettirebbe nessuno.
Ci ho messo tanto tempo per arrivare alla conclusione che per salvare la vita di mio fratello, condannato alla sedia elettrica per un omicidio che non ha mai commesso, sarei dovuto finire nel suo stesso carcere.
A me, un tipo tranquillo che sta spesso sulle sue, l’idea di commettere un crimine ed entrare in uno dei carceri di massima sicurezza del paese non mi aveva mai sfiorato.
Fino a che questo non si è rivelata l’unica via d’uscita al mio grande problema, salvare la vita a mio fratello.

E’ già tutto pianificato, nella mia testa ho tutti i dettagli del piano, dal più insignificante al più importante.
Per esempio, so per certo che scapperemo dall’unico luogo del carcere che è poco controllato durante la notte.
L’infermeria.

Ed è proprio lì che mi sto dirigendo ora per la mia prima visita.
Una tipa di colore mi fa segno di entrare e di aspettare che arrivi la dottoressa.
La guardia che mi ha scortato fino a qui resta fuori mentre io entro.

Mentre aspetto ne approfitto per guardare fuori dalla finestra.
Non che mi manchi già la libertà, ma so che questa è la finestra dalla quale scapperemo.
Alla sinistra della finestra c’è il cordone che useremo per raggiungere il muro di cinta della prigione.
E al di fuori del muro ci sono tre strade.
Una di quelle ci porterà lontano da Fox River.


“Buongiorno Signor Scofield”


Mi giro di scatto nel sentire la tua voce.
Wow dottoressa!
Le foto che ho visto nell’annuario non ti rendono giustizia, dal vivo sei ancora più bella.


“Buongiorno” ti rispondo con un sorriso mentre entrambi ci sediamo.


Siamo uno di fronte all’altra.
Io sul lettino e tu sulla sedia di fronte a me.
Immagino che la cartelletta che hai in mano sia la mia.
Il camice ti dà un’aria autoritaria e forte che dalle foto non si percepisce.
Beh, che tu sia una ragazza forte non mi stupisce visto tutto quello che hai passato.
Ecco che ho trovato la nostra prima cosa in comune.
Abbiamo entrambi perso la madre, e abbiamo un padre poco presente.
E tutto questo ha reso le nostre vite un inferno.


“Bene, vedo che lei soffre di diabete tipo1 Signor Scofield” dici ticchettando la matita sulla cartelletta


“Michael” dico correggendoti.


Non mi è mai piaciuto chi mi chiama solo per cognome, fa sembrare tutto così impersonale e freddo, e questa è l’ultima cosa che voglio sentire con te.


“D’accordo, Michael” dici con un sorriso imbarazzato.


“E lei è…?” chiedo curioso


“Dottoressa Tancredi” dici indicando la targhetta che penzola dalla tasca del tuo camice.


Ouch, ti presenti solo col cognome.
Questo mi fa capire che non hai intenzione di scoprirti più di tanto.
Peccato per te che io sappia già che ti chiami Sara.
Se solo sapessi tutto quello che ho scoperto su di te prima si entrare qui…Di certo la tua reazione non sarebbe quella di rifiutarti di curarmi…Per lo meno non solo quella.
Ed è anche un peccato, per te, che io voglia rompere il muro paziente/dottore che stai iniziando ad alzare tra noi.


“Tancredi come il governatore?” chiedo fintamente sorpreso di trovare in un carcere la figlia di uno dei tanti che vogliono mio fratello morto.
Stronchi subito il mio celato attacco alla politica di tuo padre.
Fortuna mi dici che non la pensi come lui!
Non avrei sopportato di odiarti già dal primo giorno!
A dire il vero non avrei sopportato l'idea di odiarti e basta.


“Tranquilla,non sono uno di quelli che giudica gli altri in base alle azioni dei propri genitori, anche perché mio padre non è migliore del suo” dico serio e sforzando un sorriso.
Non ci credo, mi sono appena esposto raccontandoti di mio padre.


“Preferisco essere parte della soluzione, non del problema” dici richiamando la mia attenzione.


“Sii il cambiamento che vuoi nel mondo…” dico con un perfetto atteggiamento da filosofo guardando il vuoto.
La tua reazione era proprio quella che mi aspettavo.
Mi fissi con un sorriso che fa capire che non ti saresti mai aspettata di sentire una frase del genere da un detenuto pieno di tatuaggi.
Non te ne faccio una colpa visto che non mi conosci.
Se solo sapessi di me, la metà delle cose che io so di te...


“Che c’è?" chiedo a proposito dello strano sguardo che hai ancora in viso


“Niente…è solo che…è la stessa frase che avevo usato nell’annuario” dici imbarazzata e guardandomi in modo diverso.
Se ti dicessi che sapevo della frase e dell’annuario smetteresti di guardarmi interessata coi tuoi occhioni da cerbiatta.
Opto per una battuta ad effetto.


“L’ha detto lei? E pensare che per tutto questo tempo ho pensato fosse stato Ghandi!” dico serio.
Eccola!
Questa è la tua prima risata ad una mia battuta.
Potrei rimanere ore a sentirti ridere.


“Molto divertente” dici sorridendo e continuando a scrivere qualcosa sulla cartella.


“Come?” dico non avendo sentito le ultime parole che hai detto.
Mi ero incantato a guardare la forma che i tuoi occhi assumono quando sorridi.


“Bene dottoressa, come funziona? Mi dà scorte di aghi e insulina per una settimana?” dico con fare da sbruffone


“Michael, dall’infermeria non esce nulla”
Lo so Sara, è per questo che mi spaccio per diabetico.


“Guardi che sono lontano dall’essere un drogato, si può fidare…”


“Michael, ho una notizia per lei, qui la parola fiducia non significa niente. L’unico modo per avere l’insulina è se sono io a farle le iniezioni.”


“Quindi immagino ci vedremo spesso…” dico malizioso


Dallo sguardo che fai sembra che la mia frase ti abbia colpito.
Ottimo, proprio quello che volevo.

“Sembra di si” dici sorridendo prima di voltarmi le spalle.


Dalla tua faccia sembra che l’idea di avermi spesso intorno non ti dispiaccia.
Metto le mani in tasca e, sorridendo a mia volta, esco dall’infermeria.
Direi che per la buona riuscita del piano vale la pena farsi pungere e prendere dell’insulina di cui non si ha bisogno.
Beh, forse non solo per il piano…

   
 
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