Gassa d’Amante
“Là dove c’è luce, l’oscurità è in
agguato, e il terrore regna.
Ma grazie alla spada di un cavaliere,
ora l’umanità ha una speranza.”
Sempre di corsa, tutti i giorni e per tutto il giorno, mai un istante
per rilassarsi e respirare almeno un pochino di fresco e meritato fiato.
Sarà perché da circa una
settimana la mattina mi alzo sempre tardi, nonostante la sveglietta
che sta sul comodino della mia camera si adoperi a suonare puntualmente e senza
ritardi?
Davvero un brutto
momento quando ti rendi conto che hai solo quindici minuti per lavarti,
vestirti ed uscire di casa per correre al lavoro, ogni
qualvolta riapri gli occhi la mattina, mentre sei tutta rannicchiata sotto le
coperte e fai fatica ad alzarti.
Il momento più brutto
però arriva non appena il tuo datore ti spiattella il suo orologio da polso in
faccia, per farti notare la mezz’ora di ritardo.
La vita di una
ventiduenne che sogna di sfondare nel settore artistico per diventare una
famosa pittrice, non si può proprio paragonare ad una semplice passeggiata!
- Ecco qui! Un bel tacchino ripieno, tutto per voi!
Kouga osserva di sottecchi quel grosso gallinaccio tutto abbrustolito e dall’aria non propriamente invitante, che Kaoru ha appena poggiato sul tavolo della sala da pranzo.
Gonza Kurahashi, da sempre maggiordomo della famiglia Saejima nonché unica persona a prendersi cura del ragazzo quando i genitori di questi morirono lasciandolo solo, con i suoi immancabili baffetti ed un viso rasserenante si schiarisce la voce, facendo uscire un leggero colpo di tosse alla vista del piatto fumante preparato dalle sapienti e delicate mani di Kaoru.
- Ripieno… di cosa?- chiede il Cavaliere del Makai, lanciando una riluttante occhiata alla portata che gli viene messa proprio davanti. Quell’immagine lo fa rabbrividire.
- Allora, vediamo…- fa la giovane ragazza con una premessa, increspando le ciglia e mettendosi pensierosa- Peperoni, cetrioli, del pepe nero, due o tre cucchiai di soia e per finire gli avanzi della zuppa di miso dell’altra sera! Mi dispiaceva buttarla via, e così…- conclude tutta soddisfatta e allegra per ciò che ha cucinato con tanta dedizione ed impegno.
La bocca di Kouga si flette in un gesto di disgusto. Gonza si avvicina al famigerato piatto, e con mano instabile si accinge a fare a fette l’arrosto fumante.
Una salsina dal colore e l’odore non proprio rassicuranti, fuoriesce copiosa dall’interno carbonizzato della portata, quando quest’ultima viene reciso dalla lama del coltello.
Il liquido verdognolo cola giù lungo tutto il bordo del piatto, che non basta perfino a contenerlo tant’è che è abbondante.
Il fetido profumo costringe un nauseato Kouga a portarsi istantaneamente la mano sinistra sulla bocca.
Kaoru osserva la scena completamente raggiante ed ignara di tutto lo sforzo che i due individui d’innanzi a lei, sono costretti a fare per trattenere dei petulanti conati di vomito.
- Assaggiatelo e ditemi com’è! – dice con enfasi la moretta dalla bianca carnagione e i capelli scuri, dondolandosi con allegria e spensieratezza, ansiosa di sapere una risposta.
Kouga e il suo maggiordomo non hanno dubbi.
Uno sguardo d’intesa e una mano sul pomello del portone d’ingresso, basteranno senz’altro a salvare la serata.
- Dove stai andando?! – chiede alla svelta Kaoru, rincorrendo Kouga per tutto l’atrio della villa, desiderosa di una risposta.
- Ti piace la pizza?- domanda alla svelta il ragazzo, infilandosi veloce il suo impermeabile bianco, con l’intento di lasciare l’abitazione.
Kaoru annuisce a malapena, senza dubbio confusa da quel quesito incomprensibile che le è appena toccato subire. L’indolente giovine si volta fino cercarla con gli occhi, giusto un attimo prima di partire per la città:
- Bene. – sentenzia sistemandosi il rigido colletto del soprabito, che a prima vista appare un po’ sgualcito - Allora questa sera mangeremo pizza.
- Cosa?! Ma il mio tacchino…
- Vede signorina Kaoru- la anticipa Gonza, con un’espressione che sa di rammarico e allo stesso tempo sollevata- non credo che sia un’ottima idea avere per cena un piatto così sostanzioso e ben imbottito.- prosegue il maggiordomo, con parole gentili per non offenderla. – Si faticherebbe non poco a digerirlo questa notte.
La ragazza arrossisce dall’imbarazzo che di conseguenza la costringe ad abbassare lo sguardo verso terra, con movenze rigide ed impacciate.
- Non ci avevo pensato…- replica mogia a causa dell’accaduto- Mi dispiace, però lo possiamo mangiare domani!
Gonza cade preda del panico:
- Oh no, non si preoccupi! E poi sono certo che riscaldato non avrebbe lo stesso sapore… Dico bene signorino?- fa in seguito, cercando magistralmente un appoggio da Kouga.
Quest’ultimo sorride a stento, con zigomi tesi e contratti, dopo di che si decide ad annuire con un sì bello secco del capo che lo porta in questo modo a dar ragione alle parole di Gonza.
- Ci vediamo dopo.- esclama rapido, spalancando di getto la porta per andar via.
Kaoru sbarra la bocca restando interdetta a metà tra l’uscio che conduce al di fuori e l’atrio che obbliga a restare dentro. Poi arriva la decisione. Correndo svelta alla sua destra per afferrare un cappottino di lana lasciato sulla spalliera di una sedia, ed inseguire poi quel detestabile ragazzo dal lungo soprabito bianco, la giovane si proietta all’esterno con poche ma ampie falcate.
- Aspettami! Ti accompagno! – ribatte in tutta fretta, e col fiatone. – Dovrò pur sempre farmi perdonare, no?
Tra un passo e l’altro Kouga trova anche il tempo di replicare:
- Per cosa?
Kaoru finalmente riesce ad affiancarsi a lui, mentre la villa alle loro spalle comincia a giocare a nascondino tra le fronde degli alberi che la circondano.
- Per quel pastrocchio che ho cucinato…- replica triste e giù di corda, ripensando con disgusto al tacchino bruciacchiato e maleodorante che ha avuto l’ardire di portare in tavola. – Come cuoca valgo meno di zero…!
- Andrà meglio la prossima volta. – la conforta il taciturno cavaliere, sentendo poi il bisogno impellente di osservare quel buffo faccino in procinto di spalancare la bocca per sbadigliare – Non hai dormito abbastanza ieri notte?- domanda con l’espressione di chi si fa vedere preoccupato.
La mora dagli occhi dolci e stracarichi di luce annuisce decisa, senza indugiare. Sembra addirittura seccata.
- Abbastanza? – ribatte repentina, fissandolo con un volto semi sconvolto- Io direi per niente! Non ho chiuso occhio per quasi tutta la notte! E quelle poche ore in cui sono riuscita a farlo… beh, non mi sono per niente giovate! E’ una settimana che non riposo come si deve…- sbuffa alla fine, con il visino corrucciato e la fronte piena di grinze, per via della rabbia che tenta di esplodere.
- Per quale motivo?
- I fantasmi! Ecco qual è il motivo! Nella tua villa ci sono i fantasmi! – dichiara d’un botto Kaoru, lasciando che un brivido freddo e tagliente le percorra la schiena. In seguito, si scalda con un abbraccio mentre il suo taciturno guerriero dall’aria imbronciata e poco entusiasta, smette d’incedere di colpo.
- Fantasmi?!- rimanda a parole e visibilmente scosso. Poi si ferma per un attimo a riflettere- Ti ho già detto che lì non ce ne sono.
- E invece sì! E poi come fai a dirlo? Non ne hai mai visto qualcuno o sentito anche solo la voce?
Kouga fa cenno di no con la testa.
- Non ne ho mai visti, semplicemente perché non ce ne sono. Né tanto meno sentiti.
- Neppure in quest’ultima settimana?- pigola appena la dolce voce di lei, con una cadenza alquanto strana e sospetta. Kaoru si vede risposta per l’ennesima volta con un cenno negativo del capo, quando il terrore sembra impossessarsi del suo viso innocente.
- C’è forse qualcosa che dovresti dirmi…?- replica sospettoso il magico Cavaliere del Makai, cercando di scrutare al meglio quel faccino divenuto pallido all’improvviso che sta davanti ai suoi cupi occhi.
L’artista accenna un sì con la testa. Kaoru rabbrividisce ancora una volta, poi, con molta cautela si volta a dare un’occhiata alle sue spalle, come a sincerarsi che non ci sia nessuno nei paraggi.
Sempre con cautela ed attenzione, con timidi movimenti, quel faccino sussultante si rigira nuovamente verso di Kouga.
- Tutte le notti- premette l’aspirante pittrice, deglutendo a fatica tra una pausa e l’altra – all’una in punto mi sveglio di soprassalto e odo la voce di qualcuno in lontananza che recita una canzone dalla triste melodia.
- La voce… di qualcuno? – domanda il giovane Saejima, mostrandosi interessato al racconto della sua bella pittrice.
- E’ una donna, o perlomeno una fanciulla molta giovane. Ha una voce assai bella, notevolmente dolce, melodiosa, ma il motivetto che canta è triste, malinconico, talmente tanto che la scorsa notte non ho potuto fare a meno di non piangere. Da una settimana ormai, puntualmente mi sveglio e resto lì, rannicchiata sotto le coperte ad aspettare che quella voce misteriosa s’interrompa. Lo fa all’incirca verso le tre. Dopo ben due ore di ascolto forzato, per me riprendere il sonno interrotto non è facile… così finisco la mattina col non sentire la sveglia, e fare tardi al lavoro. Sto cominciando a non poterne davvero più di questa faccenda…!
- Perché non me lo hai detto prima?- chiede brusco Kouga, scrollando lievemente Kaoru con una presa non proprio gentile su quelle minute spalle da ragazzina. – Potrebbe trattarsi di un Orrore!
- Non credo… e poi avresti finito col deridermi! Sostieni che i fantasmi non esistono, e che sono una ragazzina lamentosa che si fa sempre impressionare da un minimo ed insignificante rumore… Non ci tengo a farmi prendere per matta da un misantropo come te!
Kouga si lascia scivolare via quel mare di parole che gli arrivano copiose, come una pioggia incessante, una dopo l’altra. E’ pensieroso, ma più di ogni altra cosa, preoccupato.
Se questo famigerato fantasma che l’ingenua Kaoru dice di sentire tutte le notti, fosse in realtà una di quelle creature spietate che divorano gli umani, lui si ritroverebbe col partire svantaggiato.
Un fastidioso svantaggio che comincia principalmente dal fatto che il proprio Madougu, Zarba, non ne abbia rilevato la presenza, né tanto meno Kouga stesso udito di notte la voce!
- E poi il signor Ryuuzaki…- premette la ragazza, attirando, senza rendersi conto, l’attenzione del taciturno guerriero.
- Quell’uomo ti mette in testa sempre strane idee! – sbotta d’un colpo lui, facendosi perfino vedere infastidito dalla sola pronuncia del nome di quell’individuo che neanche conosce, e che lo fa così tanto irritare.
- Quell’uomo- sottolinea di scatto lei- è una brava persona! Lui ha sempre tempo per ascoltarmi, non come te che non lo fai mai. O perlomeno t’impegni ad ascoltare solamente ciò che più ti fa comodo! – Kaoru mette subito il broncio, mentre presa dalla rabbia rivolge lo sguardo al cielo. – Ho sonno, uffa!
- Ad ogni modo… - premette Kouga con fare sbrigativo e poco esauriente- questa notte ti toccherà di tua iniziativa, rimanere sveglia.
Kaoru Mitsuki, cadetta pittrice, si scaglia a fissarlo con un’espressione agitata, non proprio raggiante.
- Che cosa?!
Ore 00.47.
Per l’ennesima volta, la quinta in totale, Kaoru sbadiglia fortemente, riuscendo a malapena a restare in piedi e a non sprofondare inerme sul morbido materasso del letto, ricoperto con tanto di piumone colorato, che c’è nella sua accogliente camera.
Come crollare in un simile momento e alla presenza di estranei?
La ragazza non è da sola. Kouga e il suo anello parlante sono lì con lei, ad attendere con trepidazione lo scoccare della fatidica ora in cui il cosiddetto fantasma cominci a rischiarare le sue corde vocali e a cantare.
Il figlio di Taiga Saejima lancia uno sguardo alla sveglia che c’è sul comodino di fianco al letto, e, subito dopo i suoi occhi, scuri e profondi, si rendono fissi sulle vetrate della finestra che affaccia su di un lato del cortile che circonda l’enorme palazzo.
Fuori è buio, una leggera brezza invernale accarezza i rami della folta e rigogliosa natura nella quale è immersa la villa, ed un cielo, cupo e nuvoloso, nasconde sapientemente la luna che pare divertirsi a giocare a nascondino tra i meandri infiniti del firmamento.
Ancora una volta Kaoru si lascia sfuggire uno sbadiglio strozzato, che mette in evidenza le palpebre cadenti e pesanti come macigni, desiderose di abbassarsi inesorabilmente.
- Se continuo così, il mio datore di lavoro mi licenzierà di sicuro…! – sbotta parlottando appena, con la bocca impastata e fiacca.
- Oramai manca poco.- esclama Kouga, gettando una seconda occhiata alla sveglia.
Kaoru fa altrettanto, con la dabbenaggine poi di lasciarsi letteralmente cadere sull’accogliente giaciglio.
- Meno male. - esclama fiacca e a stento, quasi a fatica. Pian piano le sue palpebre si abbassano macchinalmente e senza preavviso. La faccia si fa rilassata, come non mai, il respiro leggero, sussurrato, e le labbra si schiudono.
E’ l’una, e la dolce Kaoru dorme placidamente, in una posizione tutt’altro che comoda, ma cosa importa. Recuperare il sonno perduto, è ciò che più le sta a cuore.
Sembra un sogno poter riposare beatamente, senza essere svegliata di soprassalto da qualcuno.
Un qualcuno che ahimé, la riporta troppo presto alla realtà.
La giovane Mitsuki spalanca di getto le palpebre. L’espressione è sconvolta, turbata, e più semplicemente confusa nel vedere il viso di Kouga, così asociale e rigido, che ora le sta d’innanzi e che la scuote con una discreta ma percettibile presa.
- Che… che stai facendo?!- balbetta a stento, con le guance infuocatesi all’improvviso dall’imbarazzo, mentre il giovane cavaliere la preme sempre di più sul materasso.
- E’ l’una!- replica di getto Kouga, portandola così ad osservare l’orologio sul comodino, e che ha le lancette all’insù.
All'esterno tira vento, un vento chiassoso che viene repentinamente avvertito dal fine udito di Kaoru che non sembra percepire soltanto quello. La ragazza si porta entrambe le mani ai lati del viso, proprio sulle orecchie.
- E’ lei! La sento! – afferma a più riprese, fissando Kouga dritto negli occhi.
- Ne sei sicura?!
Kaoru annuisce con decisione. Quella voce soffusa e malinconica pare annebbiarle il cervello, che sembra addirittura recepire solo ed unicamente quel triste suono.
Kouga solleva la mano alla svelta, per interpellare il proprio Madougu parlante.
- Zarba!
L’anello si concentra come tutte le volte in cui viene interrogato o percepisce qualcosa di strano.
Da bravo segugio tende l’udito ed aspetta paziente.
- Non avverto nulla. – sentenzia alla fine, dopo un’estenuante attesa.
Il magico cavaliere avvia a fissare nuovamente la sua bella pittrice.
Kaoru deglutisce poi replica a stento:
- Tu… non la senti?- pigola con un luccichio negli occhi che sembra tramutarsi in imminenti lacrime di terrore.
Il Cavaliere Dorato si vede costretto a replicare.
- No. – dice soltanto, e con l’espressione tesa, più che inquieta.
- Devi fidarti di me!- dichiara con vigore la pittrice Mitsuki, mettendosi entrambe le mani sul petto- Anche contro ogni evidenza, ma devi fidarti!
Kouga la osserva in silenzio, come il più delle volte ama fare. Tutto sommato, quegli occhi e quella voce decisa, lo stimolano a reagire.
Ghermendo il polso di Kaoru con una mano, il ragazzo la trascina a sé facendo in modo che si sollevi dal letto.
- Sapresti dirmi da che parte proviene la voce?
Lei scuote la testa con dolore:
- E’ tutto così confuso! Questa voce, la melodia malinconica che intona… è tutto così confuso! Io non ne posso più di ascoltarla! Mi sta facendo diventare matta! – Kaoru si tappa le orecchie pressandole con energia tra i palmi infreddoliti delle sue mani, con la speranza di porre fine a quella nenia fastidiosa ed incessante che le martella ripetutamente in testa.
Kouga le afferra le mani con decisione, intimandola poi ad osservarlo.
- Kaoru! – esclama scuotendola con dolcezza, nella speranza che l’intimorita ragazza si tranquillizzi – Kaoru, ascoltami! Devi concentrarti, attentamente! Non lasciare che la paura prenda possesso delle tue capacità, e ti blocchi. Preferisci forse perdere il tuo lavoro?
La giovane ritorna magicamente in sé al suono di quelle parole che la colpiscono a fondo.
- Non mi farò licenziare per colpa di un fantasma canterino! – esclama con enfasi e occhi caparbi. Kouga le annuisce con un sorriso soddisfatto. Subito dopo, tra i due cala il silenzio. Un copioso silenzio, che ha lo scopo di indurre l’intrepida lei a tendere al meglio il suo fine udito e a localizzare l’indecifrabile voce.
- “Quante volte soffre: Una . Quante volte sta
male: Una”. – sibila lei con le labbra appena socchiuse, replicando quasi
alla perfezione il ritornello malinconico di quel canto. E poi ancora, quella bocca si
dischiude flebilmente e con lentezza – “Quante
volte noi ci siamo fatti male: Una. Quante volte quel luogo ci ha fatto male: Una.”
Kouga si fa inquieto, allarmato da ciò
che la bocca della sua piccola ragazzina gli stia in qualche modo narrando.
- Riesci a capire da che parte proviene?
- Da lì! – esclama lei tutta ad un
tratto, puntando col ditino la finestra. – E’ fuori! Molto fuori! – precisa in
seguito, annuendo secca.
- Resta qui e non ti muovere! –
replica il taciturno Cavaliere del Makai,
apprestandosi a lasciare la stanza di corsa, per poi catapultarsi all’esterno.
- Kouga…
io non avverto niente!- sottolinea seccato l’anello,
come se fosse stato messo in dubbio il suo operato sempre preciso e perfetto.
- Se Kaoru dice di sentire questa voce, io le credo! – ribatte a
tono l’impavido guerriero, dirigendosi all’aperto, e successivamente
aldilà della strada che porta dritta in città. – Tieniti pronto, e avvertimi
quando percepisci qualcosa di strano. – sentenzia alla fine, dando
a Zarba ordini precisi che solo lui è in grado
di adempiere.
Per le vie lastricate della zona,
tutto sembra tacere. Perfino le auto hanno smesso di circolare, vista la tarda
ora. Un gelido alito di vento solleva cartacce e detriti vari ai bordi della
stradina che l’erede dell’impavido e mai dimenticato Taiga, sta perlustrando in
tutta fretta.
Lungo il viale contornato da
diverse panchine interamente fatte di pietra, si scorge una sagoma dai contorni
pallidi e sfumati, seduta in silenzio su uno di quei
freddi blocchi di roccia.
- Kouga…-
lo avverte Zarba, all’istante, da brava sentinella.
- E’ un Orrore? –
replica di volata lui, ponendo la mano sul manico della sua potente spada, con
l’intento di tirarla fuori e dar battaglia.
La risposta del suo anello tuttavia
lo frena.
- Negativo. Le mie percezioni mi
dicono di no.
Ancora una volta lo sguardo del
flemmatico cavaliere s’incupisce. Con cautela e molta determinazione, si
avvicina a quella nitida figura che se ne sta lì, seduta ed incurante del
freddo, come se fosse un manichino privo di sensazioni e completamente spento.
Kouga gli si para d’innanzi. Ciò che i suoi occhi riflettono, lo
portano in un primo momento ad abbassare la guardia, ed ad avvicinarsi sempre
più al misterioso individuo, che poi si rivela ben presto essere una lei.
La giovane fanciulla
dalla carne assai bianca, o più precisamente pallida, solleva a fatica il capo,
e il suo malinconico sguardo si fa improvvisamente vigile.
- Tu… puoi vedermi? – dice con un
filino di voce soffusa e trasognante, senza però muovere le labbra, proprio
come se stesse comunicando mentalmente.
Kouga si guarda attorno. Dopodichè annuisce.
- Non appartieni a questo mondo,
vero? – chiede gentile, lasciandosi alle spalle la paura che quella strana
figura possa essere un Orrore.
- Veramente, no.- risponde la
ragazza, fissandolo curiosa. – Un tempo però anch’io ne facevo parte. – ammette
alla fine, e il suo sguardo diventa improvvisamente triste.
- Perché
non sei passata nell’altra dimensione? Oramai sei solo uno spirito. – domanda Kouga con una punta di
curiosità nei riguardi di quello strano personaggio, che pare spandere attorno
a sé un flebile barlume di luce.
- Non posso. – si sente ben presto
rispondere. – Loro mi tengono qui,
con la forza.
- Loro?- sente la necessità lui, di porre un quesito.
Lo spirito annuisce con un dolce
movimento del capo che porta i suoi capelli, neri come quelli di Kaoru e dal taglio armonioso e appena sfilzato sulle punte,
a finirle in avanti.
- Le corde. Sono loro che mi impediscono di lasciare questo luogo pieno di ricordi.
Kouga osserva quel mistico essere tanto dolce quanto
malinconico, per intero. Prima il viso, pallido e triste, poi le braccia esili e sottili, ed infine le gambe, lunghe e affusolate, quasi
certamente deboli.
I polsi delicati e le caviglie
nude e scoperte per via dell’abito corto e amaranto che la ricopre, sono attorniati
da funi di media grandezza che spuntano dal terreno cementato di quel posto,
proprio come se fossero le radici di un albero secolare.
Un nodo assai particolare, lega
quei deboli arti. Kouga segue con gli occhi quelle funi
scure che si conficcano perfettamente nel suolo, e sul suo volto sempre freddo
e distaccato, si manifesta una smorfia di stupore.
La fervida immaginazione e il
forte intuito lo portano in pochi secondi ad esprimere
un’ ipotetica quanto plausibile soluzione:
- Potrebbe trattarsi…
- Di un Orrore.- lo anticipa Zarba, cogliendo al volo i pensieri del padrone.
Kouga solleva di scatto la mano:
- Come mai non sei riuscito a
percepirne la presenza?
- Probabilmente ha a che fare con la
presenza di questo spirito. Ad ogni modo, questa faccenda non mi piace. Sarà
meglio indagare, Kouga.
Quest’ultimo si vede costretto ad assentire, pronto a porre fine
all’inquietante mistero che gli ha appena attraversato la strada.
- Queste corde, ti hanno forse
detto qualcosa?- domanda sbrigativo, con la speranza
di ottenere utili informazioni per risolvere il caso.
- Loro non parlano, ma poco dopo
la mia morte, anziché oltrepassare la linea di questo mondo per lasciarlo, ho
preferito rimanere. La mia intenzione era quella di ritrovare una cosa che avevo perso alcuni anni prima, sulla strada che conduce a
quel sentiero laggiù.- Lo spirito solleva un braccio in avanti, all’altezza del
petto, per poi accennare con l’indice tremolante a una stradina secondaria che
da accesso alla boscaglia situata nelle vicinanze.
Kouga segue quel braccio con un rapido
movimento degli occhi, infine, quegli stessi occhi si fermano sul punto
appena indicato:
- Laggiù?
- Esatto.
- Cos’è successo
dopo?- prosegue lui, a ritmo incalzante.
- Mi sono fermata su questa
panchina, a riposare. Non è facile sostenere la pressione e l’energia di questo
mondo, quando si è solamente uno spettro. E’ stato allora che, poco prima di
riprende il cammino, mi sono accorta di non potermi più muovere. Le corde hanno
detto che rimarrò qui finché la mia energia spirituale
non si sarà del tutto esaurita. A quel punto di me non esisterà più niente,
neanche ciò che sono diventata, questa natura
incorporea.
Kouga si sente amareggiato per l’accaduto, gli
Orrori sono dei mostri crudeli, senza nemmeno un briciolo di
compassione. Creature che non rispettano nessuno, neppure i loro simili.
- Deve essere senza dubbio un
Orrore che si ciba dell’energia dei non trapassati. – esclama il caratteristico
Madougu Zarba, fornendo una
logica deduzione, che trova concorde anche Kouga.
- Quel canto malinconico che si
ode la notte, è tuo?- espone il magico cavaliere, come sua ultima domanda prima
di andar via.
L’eterea fanciulla
si anima senza taluno preavviso, trovando perfino la forza di sollevarsi da
quella gelida panchina di pietra, per aggrapparsi con vigore al soprabito
bianco di quel giovane sconosciuto che riesce a vederla.
- Tu, puoi sentire il mio canto?! – strepita tirando ancor di più i lembi dell’impermeabile,
ghermiti con forza dalle sottili mani. – Devi aiutarmi, ti
prego! Aiutami! Le corde mi hanno rivelato che solo colui
che sarà capace di udire la triste melodia del mio canto, riuscirà a
rinvenire ciò di cui ho bisogno per potermene andare! Solo così non cesserò del
tutto di esistere!
Kouga scruta a fondo quel viso delicato e pieno di speranza che
sta tentando in tutti i modi di dimenarsi e di farsi ascoltare da lui per
chiedere aiuto. E’ giusto che anche i defunti debbano avere una loro libertà
tra i meandri ricolmi di pace del mondo che attende dopo la morte.
- Spiegati bene!- pronuncia lui, aggrottando
la fronte che trasuda desiderio di sapere da ogni minuscola increspatura- Cos’è
che hai bisogno per liberarti dalle funi?
- Ciò che ho perso! Ho bisogno di
ciò che ho smarrito! – replica lo spirito, muovendosi stentatamente per via di
quelle fastidiose funi che la tengono ancora in quel posto, e che si nutrono
poco alla volta della sua energia spirituale, quasi del tutto esaurita – Non mi
rimane molto tempo. I contorni delle mie braccia si fanno sempre più
trasparenti. – conferma successivamente, fermandosi un
attimo ad osservare gli arti superiori del suo minuto corpo. Lo sguardo si abbassa, trasuda tristezza. Vorrebbe piangere, ma le corde
che la tengono ancorata in questo mondo che lei vorrebbe lasciare, non le cedono il tempo. La fanciulla viene
ricondotta a malavoglia su quella panchina di cemento, obbligata così a
restarsene seduta.
Kouga
le tende spontaneamente una mano, per
afferrarla, ma le dita trapassano l’esile braccio dello spirito, che per pochi
istanti si scompone. E’ un po’ come agguantare la nebbia. Riesci a vederla, ma
non sei capace nemmeno di toccarla fuggevolmente perché non ha una compattezza
tale da permetterti un simile gesto.
- Che succede?!
– replica di botto il giovane cavaliere, appuntando con stupore le malefiche
corde che hanno preso inspiegabilmente ad agitarsi.
- Loro… si sono svegliate!
Percepiscono in te una forte minaccia, e hanno ripreso
a cibarsi della mia energia, con più velocità! – mette subito in allarme lei,
con occhi lucidi e ricolmi di lacrime. - Di questo passo svanirò entro due
giorni! Trova ciò di cui ho bisogno! Segui il mio canto, esso ti indicherà la strada. La chiave è nella mia voce! –
afferma per l’ennesima volta il fantasma, prima di cadere in mutismo, restando
completamente priva di ogni parola.
- Kouga!
Dobbiamo sbrigarci! - sentenzia l’anello parlante, invitando il suo
proprietario a darsi una mossa.
- D’accordo! – esclama lui con un
forte senso di determinazione che lo pervade interamente, fino a farlo scattare
di getto via, in direzione di chissà quale luogo.
- Cos’hai
intenzione di fare, come prima mossa?
- Ottenere informazioni su
quell’Orrore. – controbatte il ragazzo, in risposta
alla domanda pertinente di Zarba.
***
- Nawa,
il divoratore di nature incorporee.
- Se ne nutre lentamente,
costringendo lo spirito a trattenersi in questo mondo, e a dissolversi nel
nulla allo scadere della sua energia spirituale.
- Si fa beffa dei Madougu, come Zarba, facendosi
nascondere dall’anima stessa che trattiene ancorata al suolo, mediante
particolari nodi denominati “gassa d’amante” che si legano indissolubilmente ad
entrambi gli arti, sia superi che inferiori, della
preda scelta.
Proferiscono rispettivamente Ker, Ber e Ros, i tre Cani da guardia
Orientali vestiti di bianco, dall’alto delle altalene racchiuse all’interno del
loro misterioso castello.
- Farsi beffa di un importante Madougu come me? Che Orrore
impertinente!- sbotta l’anello parlante, provando un pizzico d’indignazione
verso quel mostro.
- Avrai modo di rifarti, non ti
scaldare. – replica Kouga al gioiello, intimandolo a
restare calmo.
- E’ una fortuna che tu sia riuscito a scovare quell’Orrore. – commenta Ker, squadrando il cavaliere con molto impegno.
- E’ merito di quella ragazza.
- Quella che dici di utilizzare come esca? – domanda Ros, in risposta alle parole del giovane figlio di Taiga.
- A questo punto, perché non ti
servi ancora una volta di lei per portare a termine
questo caso?
- Se non sbaglio,
è in grado di udire la voce di quello spirito. Ti sarà di vitale importanza,
portartela dietro. Dopotutto, è la tua esca. O forse,
qualcosa di più?
Commentano Ber e Ker, quest’ultima con un
sorrisino troppo furbetto per i peculiari gusti di Kouga.
- Sfruttala finché ne hai la
possibilità.
- E’ un tuo diritto.
- Se non altro,
l’averla mantenuta in vita, ti ripagherà con le dovute soddisfazioni non appena
l’avrai eliminata.
Ancora una volta, le parole
pungenti, grette e fastidiose di Ker, stizziscono Kouga puntualmente.
- Lo farò. – replica lui di getto,
ferendo metaforicamente l’antica sacerdotessa con la sola forza di uno sguardo.
- Impertinente tanto quanto quell’Orrore,
non trovi?- commenta Zarba, dopo che sia lui che il
proprio custode sono ritornati alla dimora dei Saejima.
– Secondo me, sanno benissimo ciò che hai intenzione
di fare con quella ragazza.
- A me non interessa. – sbotta
seccato lui, avviandosi su per le scale. – L’unica cosa che debba interessare a
quelle tre, è che io adempia al meglio al compito di
Cavaliere Mistico del Makai.
- Quello lo fai
già egregiamente!- annota l’anello, come a volersi complimentare con lui con
una degna lode. – Che cosa fai? Sono quasi le tre. Non
penso che la tua bella sia rimasta ad aspettarti per tutto questo tempo.
Kouga si avvicina alla porta chiusa della camera di Kaoru, con un passo leggero e silenzioso.
- Infatti,
voglio assicurarmi che stia riposando. – reagisce lui, pochi secondi prima di
toccare il pomello e spingere in avanti con attenzione, senza far gracchiare
l’asse di legno della porta.
- Lodevole da parte tua. – ribatte
Zarba prontamente, con un tono sottile e sarcastico.
L’uscio si dischiude con lentezza,
gracchiando solo un pochino. Kouga si fa avanti con
un passo, mentre il soprabito bianco che indossa si và
a strusciare con lo stipite della porta.
Kaoru Mitsuki, la bruna ventiduenne nonché cadetta pittrice, dorme beatamente avvolta nel caldo
e colorato piumone che la ricopre con amorevolezza, anche se non del tutto.
Difatti, il braccio sinistro le
penzola giù dal letto, completamente svestito.
Kouga fa muovere le gambe, tanto quanto basta
a raggiungere il giaciglio confortevole, e a fermarsi lì accanto.
I suoi occhi, a tratti nascosti
dalla frangia che gli ricopre la fronte, s’intersecano con quelli chiusi dell’artista dormiente.
Flettendo di qualche scatto la
schiena in avanti, il taciturno giovane dall’aria sempre indifferente,
raccoglie a sé quell’esile braccio, fino a farlo infilare sotto lo strato di
calde coperte che ricoprono il letto e danno tepore a Kaoru.
La bocca di quest’ultima si dischiude di poco per
respirare, donandole così una buffa espressione che può solamente emanare tenerezza.
Kouga resta ancora lì, immobile a fermare con il proprio sguardo
quel dolce viso curiosamente dipinto, che lo attrae con troppa insistenza.
Successivamente, una mano gli scivola via lungo una ciocca un po’ troppo
impertinente che passa proprio ai lati delle labbra di Kaoru,
sfiorandole addirittura.
Pochi gesti e quel ciuffo
sbarazzino viene riaccompagnato al suo posto, sul
cuscino bianco come il latte, che emana un buon profumo di pulito. Le dita flessuose
di Kouga toccano inevitabilmente una parte di quella
graziosa boccuccia. Lui si scuote con un sussulto, per poi richiudere le dita
di quella mano in un pugno serrato.
- Sono sicuro che troverai un modo
per salvarle la vita.- esclama d’un tratto Zarba, facendo quasi trasalire il ragazzo.
- Devo riuscirci. E’ un mio
dovere. – ribatte alla svelta lui, senza mai distogliere lo sguardo dal faccino
assopito della sua bella pittrice.
- Solo un dovere, eh? Ne sei
proprio sicuro? – rimanda ancora una volta Zarba, con
un accento d’allusione nel suo particolare timbro di voce.
Kouga si zittisce per la prima volta arrossendo, anche se
leggermente. I suoi occhi oscillano così tanto da non
trovare un appiglio sul quale posarsi per reprimere il disagio.
Tacito e muto come sempre, si
allontana da Kaoru e dalla sua stanza, richiudendone
poi la porta con dolce premura.
Molte ore dividono ancora la notte
dal giorno. Un giorno che, dato gli improvvisi avvenimenti, si prospetta tutt’altro che monotono.
***
I minuti scorrono
in fretta, l’orologio fa il suo lavoro, segnando con le lancette il
fluire del tempo.
Kaoru rincasa dopo una faticosa giornata di lavoro. Stavolta
perlomeno è arrivata in perfetto anticipo.
L’uscio dell’enorme portone di
villa Saejima si spalanca. La ragazza ne varca la
soglia, gettando poi il suo cappottino di lana sul solito schienale della
sedia.
Una cena consumata in tutta
fretta, e poi subito a nanna. Domattina sveglia presto, per lei. Il capo del
negozio dove ha trovato provvisoriamente lavoro, non c’è. Le spetta quindi
l’arduo compito di sostituirlo fino al suo arrivo.
Con una faccia felice e
sorridente, canticchiando un allegro motivetto, la soddisfatta giovine fila dritta nella sua stanza, ignara di ciò che tra
non molto l’aspetta.
E’ scoccata da svariati minuti
l’una. Kaoru dorme già da un bel pezzo, tutta
rannicchiata sotto le morbide coperte che la riparano dalla gelida temperatura
che è scesa come un pesante manto su tutta la città.
Il cielo è sereno oltre la lastra di vetro attraverso la quale la fioca luce
dell’abat-jour pare riflettersi e trasparire dall’esterno.
Kaoru sta sognando, ma qualcuno durante il dormiveglia la scuote
con maniere poco garbate, fino a farle riaprire gli occhi di colpo.
- Che succede?!-
strepita portando di scatto il busto in avanti, e guardandosi repentinamente
attorno. – Tu?! – sibila poi, esibendo alla grande un faccino allibito e due
occhi sgranati. – Cosa ci fai qui?! E
soprattutto, non è questo il modo di svegliare una persona!
Kouga Saejima le ha fatto
nuovamente perdere le staffe. Il ragazzo arrogante è lì che muove la bocca di
continuo, dicendo chissà quali parole. Kaoru si
toglie alla svelta i tappi che ha nelle orecchie e che di conseguenza gli
impediscono di udire.
- Ho bussato alla tua porta per
più di dieci minuti! – ascolta sentirsi dire lei, rumorosamente e con poco
garbo.
- Hey! Non urlare! – sbotta
infastidita da quel tono alto- Questi tappi sono davvero un portento…- mormora
poi, squadrando minuziosamente i due minuscoli oggetti di colore giallo che
stringe tra il pollice e l’indice di entrambe le mani.
Kouga non ama attendere, né tanto meno far tardi ad un
appuntamento di vitale importanza per un Cavaliere
Mistico del Makai.
- Sbrigati. Ti aspetto di sotto. –
sbotta d’un tratto, per poi uscire in tutta fretta
dalla porta d’entrata dell’accogliente stanza.
- Hey, tu! – replica
subito la ragazza, alzandosi con uno scatto dal confortevole giaciglio.- Non
puoi sempre andartene via senza nemmeno spiegarmi nulla! Uffa! – sbuffa
alla fine, oramai rassegnata, serrando le mani a pugno per la rabbia.
Dieci minuti dopo, Kaoru richiude la porta della
camera alle sue spalle, e corre in direzione della lunga gradinata che affaccia
sull’atrio, per discenderla di corsa e tutta ansiosa.
- Ce ne hai messo di tempo. Datti
una mossa perché siamo già in ritardo. – puntualizza brusco Kouga,
tirando a sé l’asse del portone di casa.
- In ritardo per cosa?! E poi oggi devo svegliarmi molto
presto! – replica lei tutt’altro che felice, con un sorriso
tirato e poco gentile.
- Non c’è tempo ora. Ti spiegherò tutto strada facendo. – esclama con modi sbrigativi il
ragazzo, mentre la sua ospite si fa vedere furiosa- Fuori fa freddo. Mettiti qualcosa di
pesante anziché lamentarti di continuo.
Kaoru gli sbuffa contro, reagendo con una bella linguaccia.
Dopodichè corre ad infilare il solito cappottino di
lana pronto a ripararla da qualsiasi spiffero burlone, e a seguire per
l’ennesima volta lo scorbutico Cavaliere del Makai.
Kouga si ferma a non molta distanza dal viale alberato con le
panchine di pietra, che ha visitato la scorsa notte.
- Devi seguire quel canto. –
chiede con movenze e fare prepotente, senza scomporsi di un solo millimetro.
Kaoru si lascia pervadere dai pensieri che le affollano la
mente.
- Il… canto? – rinnova
esprimendosi con titubanza, mentre una nenia malinconica le sfiora i timpani,
facendole ricordare all’improvviso. – Avevo messo i tappi alle orecchie proprio
per non sentire più quel suono…! Quei minuscoli aggeggi hanno funzionato così
bene da farmi dimenticare del tutto di questa faccenda! Ma…
perché devo fare una cosa simile? – domanda dopo, scrutando con insistenza
l’impassibile volto di Kouga.
- Avevi ragione. – premette a
fatica lui, cercando di rivolgere lo sguardo altrove. - Quel canto è di uno
spirito che a causa della crudeltà di un Orrore, non può più lasciare questo
mondo.
Kaoru sorride furbetta, con le guance che diventano rosse dalla
gioia.
- Quindi, se ho ben capito – avvia
quasi subito, afferrando la situazione e di conseguenza facendosi scaltra- ti serve il mio
aiuto per seguire quel motivo che tu non riesci a sentire, è così?- conclude
incrociandosi le braccia dietro la schiena, e dondolando allegramente su se
stessa.
Anche stavolta Kouga non è di tante
parole:
- Vedo che hai capito.
- Certo! – risponde lei,
continuando ad avere quel sorriso soddisfatto stampato sulle labbra- Così come tu ti sei reso conto che io
avevo ragione, e che i fantasmi esistono per davvero! – finisce con un tono più
alto e deciso.
- Ho solo detto
che non ci sono nella mia abitazione. Ma mai affermato che
essi non esistono. – si fa sotto lui,
replicando e affondando il bersaglio con una semplice riposta.
Kaoru s’irrigidisce d’un colpo, poi parlotta a voce bassa parole
del tutto indecifrabili, riferite con evidente
chiarezza a quell’irriverente individuo che le sta di fronte. In un secondo
momento, la bella pittrice girandosi di schiena si allontana in direzione di
una piccola e buia stradina situata sul lato destro di quella zona.
- Dove stai
andando?- replica immancabilmente Kouga, andandole
dietro.
- Seguo quel canto! Ma lo faccio per il bene di quel povero fantasma, e non
certo perché sei stato tu ad ordinarmelo…!
Kouga abbassa lo sguardo, ma poi sorride. Zarba
si accoda, emettendo appena un colpetto di tosse per occultare il suo riso che
provocherebbe senza dubbio le ire della ragazza.
Kaoru affina le orecchie e si lascia guidare dalle parole tristi
e melodiose che sembrano farsi sempre più forti ad ogni passo. Prosegue dritta
lei, decisa, incurante delle poche lanterne che illuminano quel viottolo
sperduto, forse perché Kouga è alle sue spalle,
vigile e attento, a vegliarla con cura.
D’un tratto la sagoma di Kaoru si
blocca. C’è un selciato pieno di sterpaglie davanti a lei, che conduce a un sentiero immerso nella boscaglia verdeggiante.
E’ lo stesso
indicatogli da quello spirito, pensa Kouga, aprendo per primo il passo, ed intrufolandosi
nell’oscura macchia.
Questa volta è Kaoru
ad accodarsi alle spalle del taciturno guerriero che a sua volta le tende una
mano:
- C’è un avallamento scivoloso
qui. – dichiara sbrigativo, mentre le dita gli si chiudono forte, stringendo quelle
tutte intirizzite di lei.
- Brrr!-
emette poi, superando l’avallamento scosceso in compagnia del cavaliere magico,
e riscaldandosi l’altra mano con un soffio del suo fiato.
- Ti avevo detto di coprirti per
bene. – ribatte lui, sempre pronto a rimproverare in modo davvero seccante.
- Non pensavo che facesse così freddo…
Sto gelando!
Kouga non è di molte parole, e questo Kaoru
lo sa, ciononostante, qualche volta lui trova sempre il modo più adatto
attraverso il quale sorprenderla.
Basta davvero un attimo, per
permettergli di tirare a sé la sua bella, ed avvolgerla così con una parte del
lungo soprabito bianco che indossa.
Con un lieve sussulto, l’artista
si lascia fasciare da quella gradevole sensazione di tepore, che, però, tra un
passo impacciato e l’altro, la porta a barcollare e a tenersi ancora più
stretta accanto a quel lui un po’ troppo dispotico, che la sta affettuosamente scaldando.
I due proseguono, molto attenti e
puntellando bene i piedi nel terreno ripido e davvero scivoloso che potrebbe
farli cadere.
Kaoru prosegue con impegno, decisa e motivata
ad andare fino in fondo. Un fondo che, ben presto si rivelerà davvero vicino.
La ragazza si scuote
all’improvviso. Quella voce dentro la sua testa ha smesso di cantare.
- Il canto… si è interrotto! –
grida di colpo, facendosi oscillare pericolosamente in avanti.
La stretta di Kouga
serve a ben poco. Con un passo sbagliato completamente instabile di lui, e
l’ingenua complicità di Kaoru che continua a muovere
le braccia e a peggiorare le cose, i due finiscono col ruzzolare verso il fondo,
anche se per due metri al massimo.
Kouga fa appena in tempo a riparare la ragazza con una stretta
molto simile a un abbraccio violento, poco prima di
finire poi con le spalle a terra, sul terreno sottostante.
L’impatto non è
dei più dolorosi. Foglie e sterpaglie varie accolgono quei due come se
in realtà fossero caduti sul manto soffice e confortevole di un letto.
- Di questo passo diventerò un Madougu deformato! – sbotta Zarba
l’anello, schiacciato dalla mano di Kaoru che tiene
stretta quella del suo detestato difensore.
- Accidenti! – pigola
lei appena, sollevando di poco la testa sopra quella di Kouga-
Tutto ok? – chiede con premura, mentre il suo sguardo
si attrae con quello del giovane.
Kouga fa per alzarsi, ma il dolce peso di Kaoru
glielo vieta.
- Andrebbe meglio se tu ti
togliessi di dosso…- sottolinea acerbo, accostando
pericolosamente la bocca in prossimità di quella graziosa di lei.
L’artista si fa
rossa, poi Zarba tossicchia. D’un botto si tira su mettendosi a sedere, con occhi
tremolanti e fare impacciato.
- Scusa!- riesce a stento a
replicare, mentre dal basso i suoi occhi seguono attenti la figura del ragazzo
rialzarsi da terra e darsi una scrollata al soprabito.
- Hai detto
che quel canto si è interrotto, è così?
Kaoru annuisce, tendendo inutilmente le orecchie nella speranza
di udire ancora quel suono.
La ragazza scuote mogia il capo,
con un’espressione demoralizzata, quando Kouga,
istantaneo e fulmineo, le prende il polso sinistro e la solleva su.
- Manca ancora un’ora alle tre.-
annota servendosi dell’orologio allacciato al polso sinistro della giovane
pittrice.
- Forse… ciò che cerchiamo
potrebbe trovarsi qui.- espone Zarba.
Kouga si guarda attorno, poi l’attenzione del suo vigile sguardo
si proietta verso il suolo.
- Le foglie! – esclama chinandosi
verso terra, e scuotendo con vigore il manto di sterpaglie. – Dammi una mano a
cercare.- intima in seguito a Kaoru che si china
anch’essa verso il basso per rovistare in quel folto ciuffo di foglie.
- Che
cosa stiamo cercando di preciso? – chiede lei dopo un po’, continuando a
setacciare il terreno, senza nessun risultato.
- Non lo so. Ma
è qualcosa che permetterà a quello spirito di potersi liberare.
- Qui però non c’è nulla.- replica
mogia Kaoru, passandosi una mano sulla fronte per
scostarsi la frangia finitale sugli occhi.
- Eppure… ci deve essere
qualcosa!- Kouga si ferma un istante a riflettere
sulle parole che lo spirito malinconico della fanciulla
gli ha riferito la notte prima. Poi all’improvviso qualcosa nella sua mente
inizia a prendere forma. E’ un pensiero che pochi attimi più tardi si rafforza,
finché non appare tutto più chiaro. – “La chiave… è nella mia voce.”- rammenta
poi, mormorando quella frase a voce bassa. Kouga si
solleva di scatto, grazie alle parole di quello spirito che gli hanno alla fine fornito la soluzione. – E’ la voce! Quella fanciulla sta cercando la sua voce! – emette a timbro
altisonante, mentre quel cumulo di sterpaglie viene
fatto volteggiare attorno ai due, mosso da un alito intenso di vento.
- Che…
che sta succedendo? – balbetta Kaoru, correndo poi
verso Kouga che gli si para d’innanzi pronto a
proteggerla da eventuali pericoli.
Nell’aria si ode qualcuno cantare.
Stavolta anche il ragazzo lo sente.
Come per magia, davanti allo
sguardo incredulo di Kaoru,i
due assistono a un qualcosa di strano, che li riporta indietro nel tempo. I
colori di quel posto svaniscono, la scena assomiglia
vagamente a quella di un antico film in bianco nero e senza suoni.
C’è una ragazza in cima a quell’altura pericolosa. La stessa che Kouga ha incrostato su quella panchina.
Quel debole corpo si sporge dal
dirupo, spontaneamente, e vi si lascia cadere.
Una scena sicuramente non bella,
che lascia l’amaro in bocca e fa riflettere.
Kaoru serra le palpebre ed abbassa il capo verso terra. Ha il
viso sconvolto, l’espressione turbata, e le mani sussultanti.
La scena si interrompe,
si ode un fischio nell’aria, e poi una piccola fiammella biancastra si leva su
in volo, con le movenze di un palloncino carico di elio.
- E’ la sua voce
quella, dico bene? – pronuncia Zarba,
anch’esso attento alla scena, fissando la fiammella
mentre si accinge ad andar via.
Kouga annuisce, dopodichè si guarda
intorno. Scuote Kaoru delicatamente per farle
riaprire gli occhi. La ragazza lo fa, ma fissandolo triste.
- Perché…?
– pigola con voce singhiozzante e abbattuta, per via di quella
malinconica scena che si è trovata ad assistere.
Kouga rimane in silenzio, non sa cosa
dire. I due si scrutano reciprocamente, con fare taciturno. Kaoru
si lascia sfuggire una lacrima che poi cola giù lungo
il viso. Solca la guancia, e si ferma ai piedi dell’indice di Kouga, che la raccoglie e prosciuga.
Un gesto dolce pieno di poesia per
la romantica pittrice, che resta interdetta.
Il terreno poi si smuove senza un
perché, facendo oscillare i due giovani che si puntellano l’uno con l’altro per
non cadere.
Quando le mani di Kaoru, sfiorano
appena quelle del suo cavaliere, un fascio di funi dall’aspetto poco
rassicurante, sbuca all’improvviso dal suolo per allacciarsi con un saldo nodo
ai polsi dell’artista.
- Kouga!
– esclama la giovane, mentre quei fili la trascinano via.
L’impavido Cavaliere del Makai non perde tempo.
Estrae alla svelta la spada, e con
un colpo netto e deciso trancia di corsa quei lacci.
Kaoru cade in vanti, ma il comodo giaciglio di foglie le
attutisce l’impatto.
Le corde si rigenerano alla svelta
per tornare repentine all’attacco.
- Corri!!!-
urla Kouga alla ragazza, parandosi d’innanzi a lei.
Kaoru si rialza alla svelta e si allontana, mentre un altro
fendente di spada, recide ancora una volta quel groviglio di funi magiche.
- Non riuscirai mai a
sconfiggermi, sciocco cavaliere! – sibila arcigna la voce dell’Orrore,
lanciandosi all’attacco nella sua vera forma.
Una delle cinque funi che compongo l’essere dalle fattezze indefinite, si scaglia con
violenza su Kouga che prontamente la schiva,
respingendola con la lama della sua spada.
Una seconda corda però, sfoderando
un magnifico effetto sorpresa, si attorciglia con
vigore al collo della preda.
Kouga solleva la spada, pronto a tagliare in
due quel cavo che lo sta soffocando, ma una terza fune gli si abbatte
contro, facendogli perdere la preziosa arma, che vola via una decina di metri
più in là.
Nawa, l’Orrore fatto di corde, sempre passare in vantaggio.
Kouga cerca di opporre resistenza, afferrando quel cappio che ha
intorno al collo e che lo fa respirare a fatica, con entrambe le mani.
- E’ inutile che t’impegni così tanto! La mia gassa d’amante non teme rivali! – ribatte
il mostro, sicuro di sé e pronto a ghermire gli arti inferiori del ragazzo.
- Sei solo… un vile Orrore! –
ringhia Kouga con rabbia e fiato corto, iniziando a
sentirsi sempre più debole.
- E’ la corda più grande che lo anima! Bisogna recidere quella, altrimenti continuerà
a rigenerarsi!- esclama Zarba, da bravo Madougu, svelando le debolezze del nemico.
Kouga è disarmato. Di conseguenza i segnali del suo magico
anello parlante, non gli sono di grande aiuto. La sua spada in questo potrebbe
fare la differenza.
Il peggio sembra giungere da un
momento all’altro fino a quando la fune che lo tiene
in pugno e che lo sta soffocando, non termina a terra, recisa da un taglio.
- So che devo restare alla larga
dai guai ma…- premette la voce di Kaoru,
sotto lo sguardo sorpreso di Kouga, che si volta ad
osservarla- non potevo lasciare te nei guai! – conclude
infine, consegnando la spada al suo proprietario.
Per Kouga
adesso è giunto il momento di passare al contrattacco.
Un cerchio tracciato con la punta
affilata di quella fedele arma, proprio sopra il capo, servirà a ribaltare
completamente la situazione.
Garo, il Cavaliere Dorato dell’Est,
passa all’attacco scagliandosi con impeto sul suo nemico.
L’Orrore prova a difendersi
coprendo con le restanti quattro corde, quella più grande che comanda e
rigenera il suo strano organismo.
La velocità di Garo
però è nettamente superiore. Con una mossa repentina recide di netto le funi
che proteggono il fulcro primario dell’Orrore, e poi, sempre rapido e veloce,
la lama di quella magica spada fatta di Animetallo, arriva dritta alla meta, distruggendola.
Nawa si disintegra tra striduli e vibrazioni che fanno
sussultare di poco il terreno. La natura si placa, tutto si
stabilizza allo sparire del perfido essere.
Kouga si ferma per un attimo a riprendere fiato, poi, la sua
attenzione si concentra su Kaoru, lì immobile che lo
aspetta con ansia.
- Non dovevi
esporti ad un simile rischio. – fa deciso Kouga,
andandole incontro. La mora dalla bianca carnagione s’intirizzisce, un po’ per
il freddo e un po’ per il pungente rimprovero. Lui la osserva di sottecchi, poi
si volta a guardare in avanti, e a camminare- Se non vuoi congelare, ti consiglio di
seguirmi.
Kaoru assente raggiungendo poi il ragazzo.
I due ripartono quasi subito, alla
volta del viale alberato con le panchine di pietra, per sincerarsi che anche le
funi che tenevano prigioniero quello spirito, siano sparite.
E la panchina difatti è vuota.
Kouga la osserva, quando proprio in quel momento qualcuno gli
sopraggiunge alle spalle. Il taciturno guerriero si volta, seguito a ruota da Kaoru che lo fissa in viso, dubbiosa.
- Che
cosa stai fissando? – domanda perplessa lei, corrugando appena la fronte.
- Non riesci a vederla?- chiede Kouga, anch’esso perplesso.
Kaoru fa cenno di no con la testa, sempre più scettica ed
incuriosita da quello che sta succedendo.
- I normali umani non possono
vedere gli spiriti. Almeno non tutti. – fa puntualmente Zarba,
facendo sussultare la giovane artista.
- Spiriti?!-
esclama alla svelta stupita, sollevando le sopracciglia- Vuoi dire che… quella
ragazza è qui?
Kouga annuisce, per poi spostare l’attenzione sullo spettro che
gli sta di fronte.
- Stai bene adesso, vero?- gli
dice con maniere garbate, forse anche troppo secondo Kaoru,
che per un attimo viene attraversata da un sospiro di
gelosia pungente.
- Da due anni ormai avevo perso la mia voce.- rivela la fanciulla, attirando
perfino l’attenzione di Kaoru, che malgrado tutto riesce a sentirla- Amavo cantare, e credevo di impazzire al
sol pensiero di non poterlo fare più. Volevo suicidarmi, e ci sono riuscita. E’
stato allora però, quando oramai giacevo ai piedi di quella sporgenza, che ho
capito di aver fatto un errore. Ho cercato di gridare,
di chiedere aiuto affinché qualcuno mi potesse sentire ma,non
avevo voce, ed ero sola. Ho continuato ad esserlo su questa panchina, finché poi
non sei arrivato tu, che mi hai restituito finalmente
la libertà.
- Gli spiriti nascono per essere liberi.- afferma Kouga,
mentre qualcosa di inaspettato lo fa sussultare.
Le mani dell’eterea fanciulla si sono posate delicatamente sulle sue. In seguito,
quella stessa fanciulla si solleva sulla punta dei
piedi, per accostargli con delicatezza le labbra sulla sua guancia destra, fino
a toccarla appena con un tenero bacio.
La faccia di Kouga
diviene rigida, tesa nonché piena di stupore.
- Cosa ti
succede? – domanda curiosa Kaoru, vedendogli quella smorfia
di imbarazzo dipingersi sul viso.
La fanciulla
sorride poco prima di svanire in un fascio di nivea luce che la riporta dove è
giusto che stia.
Pochi istanti dopo, Zarba sogghigna per libera scelta schernendo con evidenza
il suo proprietario.
Kouga, impacciato, volge lo sguardo altrove mentre una Kaoru sempre più curiosa ed insistente, gli si para
d’innanzi:
- Mi dite anche a me che cosa è
successo?- replica a ritmo incalzante, come una bambina dalle mille curiosità.
Ci pensa Zarba
a placare la curiosità fanciullesca di Kaoru, con una
risposta breve e concisa:
- L’ha baciato.
L’artista sgrana le palpebre,
inarca all’insù la fronte che si fa piena di grinze, ed osserva il suo Kouga con insistenza:
- Quel fantasma?!-
gli pigola appena, con una voce ballerina- Dove?- domanda in seguito, e alla
svelta, come se preoccupata.
- Non vedo perché dovrebbe
interessarti. – sbotta Kouga, trattenendola
intenzionalmente sulle spine.
- Infatti
non mi interessa! – fa lei, con dispetto, fingendosi indifferente alla cosa. –
Così come non mi interessa tutto ciò che fai o che
dici! – conclude alla fine, sfoggiando un faccino
tutto sdegnato, ma buffo.
- Peccato.- esclama lui,
categorico come sempre, spargendo un velo di mistero nella voce. – Perché…
- Cosa?- ribatte Kaoru repentina, abboccando all’amo,
con occhi vispi e curiosi.
Kouga è tassativo:
- Mi dispiace, ma… nulla di ciò
che dico può interessarti, giusto?
- Io…- balbetta lei, di nuovo in
preda alla collera- Io ti legherei a quel palo della luce laggiù, con una gassa
d’amante inscindibile!
La nostra energia volteggia nel cosmo nelle forme più varie e colorate:
siamo alberi, vento, seta, amore. E talvolta anche
canto.
Noi ci muoviamo grazie all’anima che c’è nel nostro corpo. Senza di essa, non saremmo nulla.
Ognuno di noi, inconsciamente, sparge un canto che
però non possiamo sentire.
Il mio sarà senz’altro acuto e stonato!
E Kouga? Provo a chiudere gli occhi, e mi
concentro sui suoi pensieri così misteriosi ed inaccessibili. Il contorno della
sua mente è indefinito e ricorda la corona di una fiamma tremula.
Tremula come il mio udito che non percepisce alcunché.
Sei muto, tacito, sembri non avercela per niente la
tua voce.
Io però aspetto fiduciosa.
Farò
del tutto per conoscerti completamente ed efficacemente. Ascolterò gli intuiti e il tuo muto canto,
finché finalmente non libererò la tua unica ed irreplicabile
voce!
Fine
Bene! Anche
questa terza fanfiction è finalmente giunta alla
fine.
Ammetto che mi è venuta assai più lunga delle altre due… spero proprio di
non avervi annoiato né tanto meno afflitto con la triste storia del fantasma…
Mi piaceva l’idea però, e
così… alla fine ho ceduto!!
Riguardo al nome dell’Orrore
che c’è nella mia storia, “Nawa” nella lingua
giapponese vuol dire per l’appunto “corda”. La gassa d’amante invece è un
particolarissimo nodo che viene usato sia nella
nautica che nell’alpinismo, data la sua sicurezza ed affidabilità.
Per il resto, cos’altro
aggiungere?
Se finora vi siete spesso
chiesti del perché nelle mie storie dedicate a Garo,
non figura mai la presenza di Rei, la spiegazione è presto svelata: ho
prenotato il secondo DVD già da un bel pezzo, ma ancora deve arrivarmi, fatto
sta che lì dentro ci sono gli episodi dell’arrivo di Rei e senza di essi, mi è difficile inserirlo in uno dei miei racconti. Se non
conosco più o meno bene il personaggio che devo
descrivere ed “animare” all’interno della storia, allora non mi piace! Va a
finire che la scrivo controvoglia, e genericamente.
Un ultimo pensiero va invece
rivolto alla gentile seasons_girl, che mi ha fatto tanto ma tanto felice con le
sue bellissime recensioni!
Mi ha fatto tanto piacere
sapere che tu come me ami questo magnifico telefilm
giapponese.
Sai, sono d’accordo con te quando dici che Garo è stato
ingiustamente criticato… purtroppo sono ancora tante le persona che si sono
soffermate solo sulla superficie esteriore del prodotto, e che non hanno
guardato oltre. Molto oltre! E’ lì che si trova la vera essenza di Garo, aldilà della pellicola. Partendo principalmente dal cast degli attori affiatatissimi,
dal regista davvero superbo, dal designer, dall’action director e poi ultimi ma
non per questo i peggiori, gli Jam Project con i loro
sottofondi musicali pienamente azzeccati all’intera opera.
Per quanto riguarda il
riscontro amoroso tra Kouga e Kaoru…
per il momento non ho neanche un briciolo di idee su
come far ruotare la trama! Mi dispiacerebbe poi fare una cosa affrettata che
rovini il così tanto atteso momento…! (ne combino già troppi di disastri… -___-,)
Non appena mi verrà lo spunto però mi metterò subito all’opera!
Credo che sia tutto… Quindi…
alla prossima!
E forza GARO! SEMPRE!
*^___^*
Botan