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Autore: _Ritux    30/04/2013    2 recensioni
"Ormai non la smette più di straparlare: lui le dice che in una notte edificherà la sua cattedrale e renderà lode al Signore. Nella sua mente progetta già le navate e le guglie del sacro edificio che gli ha commissionato Dio.
Lei gli ride negli occhi.
“Una notte non basta alla tua cattedrale”."
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cattedrali

"Il tuo amico fa il finto francese e non vuole parlarti italiano,
ma tam mieux se sta zitto e ti tocca i capelli color zafferano.
Ti racconta che Dio gli ha ordinato: “Costruiscimi una cattedrale”.
Tu lo ascolti senza buone ragioni e non ti chiedi nemmeno dove vuole arrivare."
[Cattedrali - Max Manfredi]


***



“Ascoltami”.
Lui pende dalle labbra vermiglie di Capelli di Zafferano; con una mano, la sua mancina da intagliatore di santi, le sfiora la chioma rossiccia traendone immediato beneficio psicofisico. La sua mano scende poi sul suo viso bianco.
“Me l’ha ordinato Dio”.
“Cosa ti ha detto?”
Costruiscimi una cattedrale”.

Lei lo ascolta senza buone ragioni, non si chiede nemmeno dove voglia arrivare.

Il caschetto di Capelli di Zafferano incornicia un delicato viso da italiana; le sopracciglia ad arco morbido e i grandi occhi ovali le conferiscono un aria da ingenua adolescente. A tradire l’innocenza della sua candida pelle di seta, tuttavia, sono quelle calze listate di nero sulle sue gambe di vedova ballerina.

E scorre il vin chanpenoisee messo in ghiaccio in quei calici di vetro; le dita affusolate di Capelli di Zafferano conducono il calice alle labbra vermiglie, che irrimediabilmente si bagnano con quell’inebriante liquido freddo. Una serata per brindare al suo dolce Dies Irae.

Il nettare francese non basta a soddisfare il bisogno di amore di quella sera, così lui lascia scorrere le dita sulla prima bottiglia di birra ghiacciata. Lui, ormai, fa il finto francese e non vuole parlarle in italiano.

Lui continua a parlare dei progetti che Dio ha in serbo per lui e lei sorride, non fa altro che sorridere alle sue storie; lo ascolta assorta come i contadini di una volta quando i forestieri parlavano loro del mare. Si gode le sue menzogne e finge di credervi.

Ebrezza.

Le dita dell’uomo scivolano sulla prossima bottiglia; alla settima birra si scalda.
Ormai non la smette più di straparlare: lui le dice che in una notte edificherà la sua cattedrale e renderà lode al Signore. Nella sua mente progetta già le navate e le guglie del sacro edificio che gli ha commissionato Dio.

Lei gli ride negli occhi.
Una notte non basta alla tua cattedrale”.

Il silenzio piomba tra i due. Lui la guarda, il suo volto si scurisce.
“Sta a sentire”
Le labbra dell’uomo accarezzano quel francese parlato con un delicato accento italiano.
Io disegno i pinnacoli con i pennini rubati alle ali degli aerei di carta impigliati nell’orecchio di pietra dei cani”.
Capelli di Zafferano appoggia il viso sulle sue mani piccole.
“E poi?” accenna lei, sorridendo.
“E poi sono convenzionato con tutto l’inferno, frati massoni e cazzuole!”
Capelli di Zafferano gli sfiora la mano. Finge di credere al suo delirio. Le sue ciglia lunghe, curve, rimandano l’uomo agli archi gotici della sua cattedrale.

Ora gli stringe la mano, forte, per avvicinarsi insieme a lui all’ombra di fresche lenzuola di lino, come se quella stanza fosse adesso l’Eden di un bassorilievo. Le mani di lui scendono dai suoi capelli ai suoi fianchi mentre le labbra rosee si posano sul collo candido di Capelli di Zafferano.

E la notte, la notte risuona come cori e navate di cattedrali.

***


Al mattino le dita dell’uomo giocano con una sigaretta di manifattura francese. Cade la cenere mentre lui pensa e ripensa alla sua cattedrale, ormai persa e abbandonata nel luogo più buio della sua mente.
Si guarda in giro, parla a sè stesso in italiano; attorno a sè vede solo gente che passa, che compra quotidiani. I suoi occhi si perdono nelle punte delle sue scarpe nere, lucide. Percepisce un lieve dolore alla schiena che lo rimanda, con il pensiero, alle guglie del suo medioevo.

Ma adesso anche i diavoli sono spariti dietro i loro cappelli di vecchi giornali.








Note: song-fic? No. Piuttosto è un tentativo riuscito male di rendere in prosa la meravigliosa canzone di Max Manfredi, "Cattedrali". Voleva essere un omaggio al cantautore genovese e invece si è trasformato in un delirio.
Perdonatemi.
   
 
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