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Autore: Jessica Fletcher    30/04/2013    2 recensioni
E allora aveva deciso di fare finta di niente, di indurire il proprio cuore, di renderlo di ghiaccio, di chiudere con l'amore ed i sentimenti e di dedicarsi solo al lavoro
Un po' di tempo dopo la morte della sua adorata Jessica, Don Flack pensa che non ci sia più posto nel suo cuore per nessun altra. Ma forse si sbaglia.....
Disclaimer: Non possiedo Don Flack (peccato!), nè gli altri personaggi di CSI NY qui citati
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Don Flack, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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e poi mi lasci cadere

Ricominciare ad amare ancora

Cap.3 - .....e poi mi lasci cadere!


Basta.... Quei giorni erano finiti, non doveva più rientrare in una casa vuota, fredda e buia.
Adesso Don, la sera, aveva qualcuno da cui ritornare, qualcuno che lo aspettava, che gli gettava le braccia al collo,  gli dava il bacio di bentornato,  gli faceva dimenticare le difficoltà e le amarezze della giornata lavorativa.
Adesso lui, tutte le sere andava a casa di Jennifer, vi si era quasi trasferito.
Cenavano quasi sempre in casa, Don era deliziato della cucina italiana della ragazza ("finirò con l'ingrassare" le aveva detto una volta; "ma no" era stata la risposta "la cucina sana non fa ingrassare"),  poi guardavano un DVD o un programma sportivo alla televisione. Lui era rimasto così sorpreso di quanto ella fosse appassionata di "Soccer", di calcio, e tifosissima dei Red Bulls di New York che, alcune volte, l'aveva anche portata allo stadio, divertito dal fatto di averla resa felice come una bambina.

Gli piaceva molto renderla felice, lo faceva sentire veramente bene; del resto ci voleva così poco per farla ridere. Bastava una piccola gentilezza: un regalo inaspettato, una serata allo stadio o ad un concerto, una storiella divertente e, soprattutto, fare l'amore e i suoi occhi  brillavano come stelle, luminosissimi, pieni di vita.
Don era veramente soggiogato dal carattere e dallo spirito di questa donna e, ora lo capiva chiaramente, era veramente innamorato di lei.

Dal canto suo, Jenny aveva capito quanto sotto la scorza dura del poliziotto inflessibile ci fosse un uomo fondamentalmente buono e amabile che aveva sofferto tanto per la morte della donna amata e che, piano piano, stava cercando di rifarsi una vita. Lei lo adorava, adorava come lui la guardava, come la faceva ridere, come la faceva sentire. Insieme a Don lei si sentiva donna e desiderabile come non si era mai sentita fino a quel momento e si stupiva, certe volte, a pensare come da quella che inizialmente era nata come una serata di cena più eventuale sesso fosse nato un sentimento così intenso.
Entrambi si sentivano immensamente fortunati, entrambi erano veramente felici e pronti a iniziare una nuova vita a due....finché quella sera.....

Jenny aveva appena finito i preparativi per la cena quando sentì squillare il campanello della porta, subito si rallegrò tutta  e andò ad aprire:
"Sei tu, Don?" chiese aprendo la porta, ma l'uomo sulla soglia non era Don.
Cercò con tutta la forza che aveva in corpo di richiudere l'uscio dinanzi a se ma lo sconosciuto era troppo forte per lei: con uno strattone più forte degli altri riuscì ad aprire la porta e ad entrare in casa.
Jennifer cercò di indietreggiare, ma l'uomo ebbe gioco facile nel bloccarla contro al muro e nel puntarle un coltello alla gola:
"Puttana! Sei solo una puttana! Mi volevi fregare vero? Troia!" e la colpì con un tremendo ceffone al viso.
Jenny lo aveva riconosciuto, lo aveva riconosciuto nel preciso esatto momento in cui l'aveva visto: era l'assassino della metropolitana! Ed era ben chiaro che era lì per ammazzarla, ora la sua vita non valeva più niente, ora la sua vita era appesa ad un filo....
"Per favore, non uccidermi" lo pregò;
"Ma io devo farlo, bionda, devo. Perché ti sei l'unica testimone che mi ha visto gettare quel bastardo sotto al treno e finché sei al mondo io non potrò mai essere tranquillo, mai!" La teneva, ora, dal di dietro con un braccio ad immobilizzarla e l'altro a minacciarla con il coltello;
"Ma come mi hai trovato? Come puoi sapere che sono proprio io la testimone?" Jenny cercava di prendere tempo
"Eh, eh, biondina....tu non sei proprio il tipo che passa inosservato....quando ti ho scontrato, mentre cercavo di sfuggire, il tuo bel viso è rimasto impresso nella mia memoria.....sapevo benissimo che tu eri l'unica che mi avesse visto in faccia. Così quando i giornali hanno dato la notizia che c'era una testimone.....beh ho cominciato a sospettare di te......e ho iniziato ad andare, camuffato, alla fermata del Metrò per spiarti. Un giorno ti ho visto insieme a quel bastardo di un poliziotto e allora è stato tutto chiaro: tu sei la testimone, tu sei quella che mi manderebbe in galera, se solo potesse testimoniare...... non so se ha il coraggio di negarlo!"
Jenny non rispose, non disse niente: tremava di paura
"Allora, cosa dici? Neghi o confermi?" e prima che la ragazza potesse rispondere, lui l'aveva voltata e aveva cominciato a colpirla ripetutamente in viso "Avanti, puttana, negalo se hai il coraggio!";
Ella fece cenno di no con la testa e cominciò a piangere silenziosamente.......l'uomo le disse "Vedi, è chiaro: tu mi tradiresti, tu non puoi rimanere viva: devo proprio ammazzarti......prima, però, prima potremmo divertirci un po' insieme.....che ne diresti di un bel giochino? ......pensa: è l'ultima scopata che farai.....per cui cerca di prenderci gusto!", così dicendo la spinse a terra, si inginocchiò sopra di lei e cominciò ad armeggiare con la cintura dei suoi jeans;
"No!" la voce di Jenny era strozzata "no, ti prego.....ti prego no, non farmi questo...fa quello che vuoi ma questo no, ti prego, ti scongiuro....." ma l'uomo, per tutta risposta, incominciò a sghignazzare.

Improvvisamente si sentì una voce "Lasciala stare, bastardo!"

Don era entrato dalla porta, rimasta aperta, e si stava avventando contro l'uomo prendendolo con forza per le spalle. Lo sbatté contro al muro mandando la testa a cozzare contro la parete una volta, due volte, tre volte.....l'uomo cercò di difendersi, volse il coltello verso il corpo del poliziotto il quale gli afferrò la mano......rimasero per un po' a fare una specie di braccio di ferro, le mani sospese fra i loro corpi mentre ognuno dei due cercava di volgere il coltello a colpire l'altro......poi Don riuscì a torcere il braccio dell'aggressore e a fare cadere a terra il pugnale.
Cominciò a colpirlo, a riempirlo di pugni, di calci e non smise nemmeno quando l'altro cadde mezzo morto a terra. anzi, tutto il contrario, cominciò a colpirlo ancora più forte.
Come invasato, Don, prese l'uomo per le spalle e cominciò a sbattergli la testa sul pavimento, ripetutamente, violentemente ....e lo avrebbe di sicuro ucciso se non fosse stato per una voce laggiù nell'angolo, la voce di Jenny;
"Basta Don, basta! Non ucciderlo, non diventare un assassino, non diventare come questo bastardo".

Il poliziotto si fermò, come ridestandosi da un sogno, prese le braccia dell'uomo, che stava steso al suolo privo di conoscenza, le portò alla schiena e le fermò con le manette.
Estrasse la pistola dalla fondina e, tenendo sempre l'uomo sotto tiro, telefonò alla centrale per informarli dell'accaduto, poi rivolse il proprio sguardo verso il punto in cui si trovava Jenny. La vide seduta a terra, stravolta,  tremante, pallida, con il volto pieno di segni lividi e rossastri.
Si affrettò a raggiungerla, impaziente di poterla abbracciare, confortare;
"Jenny, tesoro. Stai bene?";
"Secondo te?" la risposta arrivò inaspettata;
Jennifer gli rivolse uno sguardo cupo, arrabbiato; poi cominciò a colpirlo, a prenderlo a pugni sul petto, sull'addome, sulle spalle, dove capitava....."Mi avevi detto......mi avevi detto che non mi sarebbe successo niente, che mi avresti protetta! Sì, certo, guarda qui.....per poco quell'animale mi fa fuori....e tu dov'eri? Dov'eri quando è entrato qui? dov'eri quando ha cercato di violentarmi.....schifoso ..... bastardo ....e tu  bugiardo, traditore!....e.....ci è mancato poco..... ci è mancato proprio poco ......oddio!"
Jenny continuò per qualche minuto a prendere Don a pugni e a mormorare frasi spezzate, per poi crollare. Si aggrappò, allora, con forza al "suo" poliziotto e scoppiò in un pianto dirotto. Lui le cinse le spalle con un braccio e, tenendola stretta, cominciò a muoversi avanti e indietro quasi a cullarla mentre le baciava e le accarezzava piano il viso.
Cercava così di offrirle conforto pur sapendo bene che doveva lasciarla sfogare affinché lo choc passasse...

Quando la omicidi e la scientifica entrarono nell'appartamento li trovarono ancora abbracciati.
"Don?" era stato Mac Taylor a parlare "è la tua ragazza?" ;
"Sì è la mia ragazza ...ed è la testimone dell'omicidio in metropolitana"
"Quindi tu hai una storia con la teste chiave di un delitto che, guarda caso, è stata vittima di un'aggressione. Inoltre hai pestato tanto quell'uomo da ridurlo privo di conoscenza....umh....lo sai che ci potrebbe essere un conflitto di interesse? Un buon avvocato potrebbe accampare chissà quante ragioni, una fra tutte la gelosia e mandare al diavolo tutti i capi di accusa che potrebbero essere formulati contro l'aggressore. Mi dispiace ma devo chiederti di venire con me in centrale immediatamente: ti devo tenere lontano dalla scena del crimine e sei  tenuto a fare rapporto sull'accaduto. E speriamo che gli affari interni non ci rompano troppo le scatole"
"E Jenny?";
"La signorina deve andare al pronto soccorso a farsi controllare e medicare, poi dovrà testimoniare. Sarà meglio che non vi vediate per qualche ora e che ognuno di voi testimoni per proprio conto. Don, io di te mi fido, ma le procedure sono le procedure, lo sai";
"Lo so, lo so anche troppo bene" rispose l'agente, poi, rivolto verso la ragazza, "Jen?", lei si limitò ad annuire debolmente "ti devo lasciare per un po'....devi andare a farti medicare, io non posso venire. Ti lascio con una brava poliziotta che saprà prendersi cura di te, okay?"
Lei continuò ad annuire debolmente.
In realtà era combattuta fra due diversi sentimenti, da un lato avrebbe voluto che Don la tenesse stretta per sempre, dall'altro voleva rimanere un po' da sola con i suoi pensieri. Lasciò così che lui si sciogliesse dall'abbraccio e accettò volentieri l'aiuto dell'agente incaricata di prendersi cura di lei, la quale l'aiutò a ad alzarsi e a ricomporsi.
Don la guardò un'ultima volta (ma perché è sempre così difficile lasciarsi?) le fece una carezza sul viso, poi se ne andò.

"Don......." fu tutto quello che Jenny riuscì a sussurrare mentre lo vedeva allontanarsi e sentiva i propri occhi riempirsi nuovamente di lacrime.

Accidenti che finale lacrimoso!

Dunque lasciate che vi spieghi una cosa: originariamente avevo l'intenzione di scrivere solo tre capitoli, ma il terzo mi sta venendo troppo lungo e, inoltre, ho le idee un po' confuse su come portarlo aventi, così, in attesa che mi si schiariscano, finisco qui il terzo capitolo (in pieno dramma) e completerò la storia con un quarto capitolo che, già preannuncio, sarà piuttosto corto

Mi rendo conto di essere andata un po' "fuori dai canoni" sia nelle situazioni che nei personaggi e che in una vera puntata di CSI le cose sarebbero andate diversamente (forse) ma non sapevo proprio come tirarci fuori le penne.....beh alla fine è solo una fan-fiction e mi sto divertendo parecchio a scriverla.
Spero che voi vi divertirete a leggerla!

Vi saluto tutti
Recensite, prego

A presto
Love
Jessie




 
  
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