Cosa succede quando Tonks si mette in testa di scrivere una storia in maniera... non propriamente tradizionale. E in quale maniera Remus riesce ad appianare qualsiasi divergenza con la sua streghetta? Leggete e lo scoprirete!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
La strega osservava quel
malefico aggeggio babbano. Computer veniva chiamato. Che strano nome: non sarebbe andato
bene “stupido-aggeggio-rompi-scatole”, da abbreviare con S.A.R.S? Eppure lo doveva
proprio usare. Non obbligatoriamente, ma surfando (era surfando o navigando…ehm) su
inf…inc…inr…infernet? O internet? Comunque sia, usando questa “cosa” del S.A.R.S ehm,
computer, aveva trovato un ri…ki…fito? Vabbè, insomma, un “posto” dove si pubblicano
storie. E così anche Tonks aveva deciso di cimentarsi in queste fantomatiche “fan
fiction”. Aprì un programma chiamato Word (almeno questo l’aveva azzeccato al primo
colpo) e iniziò a “scrivere”: già, scrivere. Una parola per Tonks. Già solo solo trovarsi
di fronte la “tastiera” era uscita di testa. Ma ce la doveva fare! Lei, Ninfadora
Tonks, aveva combattuto contro i mangiamorte, era riuscita ad accalappiare il suo
lupacchiotto Remus e non era in grado di battere al S.A.R.S, ehm, computer?! Si sistemò
meglio sulla sedia e mise dietro l’orecchio la solita ciocca rosa ribelle.
Mezz’ora
più tardi era riuscita a scrivere: “Remus J. Lupin era seduto su un comodo
divano”
“Ok. Fin qui ci siamo. Abbiamo stabilito il protagonista e il luogo
dove si svolgerà la storia” pensò Tonks, distrutta, ma chiaramente non arresa. Nel
frattempo, il protagonista della storia dell’auror era uscito dal camino.
Remus tolse la cenere dal cappotto e andò verso la cucina, dove trovò la sua ragazza
seduta davanti a uno strano aggeggio. Alcune ciocche rosa ribelli le scendevano sugli
occhi. Aveva il viso concentrato e l’aria di chi non vuole essere disturbato. Si appoggiò
alla porta e rimase a osservarla, senza che lei si accorgesse della sua presenza. “Da
qualche parte si dovrebbe riuscire a salvare la pergamena… ehm… il documento…” e iniziò a
cliccare su ogni tasto che le si parava davanti, senza riuscire a beccare quello giusto.
Si arrese e decise che era meglio continuare a scrivere; a salvare la sua opera ci
avrebbe pensato in seguito…
Mezz’ora più tardi… “Remus J. Lupin era seduto su
un comodo divano e leggeva attentamente un libro”
Tonks pigiò l’ultimo tasto
soddisfatta e ammirò il suo lavoro, fiera di essere arrivata già a un punto cruciale della
storia. La giovane però non si accorgeva della figura dietro le sue spalle che
continuava a guardarla incuriosito. Di certo Remus era abituato alle stranezze della
sua ragazza, ma quello non riusciva a spiegarselo. Una crociata (perché di quello si
trattava secondo lui) contro le diavolerie babbane era un’impresa persa in partenza per
chi aveva già difficoltà a mettere due passi di seguito senza fracassarsi un omero. E
poi scriveva (almeno, presumeva che scrivesse… neanche lui era un genio
inforf…inford…informatico?), con la lentezza di una lumaca carnivora schiantata.
Un
quarto d’ora più tardi… “Remus J. Lupin era seduto su un comodo divano e leggeva
attentamente un libro. Tonks entrò nella camera e l’osservò”
- Merlino! –
esclamò ad alta voce la strega, asciugandosi il sudore che le imperlava la fronte. Il licantropo la osservava senza saper più cosa pensare: molto probabilmente era uscita
fuori di testa. Più del normale. Era da ricoverare al San Mungo? O da schiantare
semplicemente per legarla con più facilità? Ma poi perché non scriveva con il metodo più
semplice, inchiostro e pergamena? Deciso a mettere fine alla pazzia della sua ragazza, Remus si avvicinò alle spalle di
Tonks. “E’ un’auror e non si accorge nemmeno quando qualcuno le arriva dietro” ridacchiò nella
sua mente. Arrivò ad una distanza dalla quale riusciva a leggere quello che aveva scritto la strega. “Ma che bello! Sono oggetto delle sue storie! Ma… in tutto questo tempo è riuscita a
scrivere… solo 21 parole?!?” - Tesoro, da quando sei dedita alle attività babbane? – chiese Remus, facendola balzare
dalla sedia. - Tu da quanto sei qui? – - Da circa mezz’ora e neanche te ne sei accorta. Grande auror – ghignò l’uomo. - Stai dubitando delle mie capacità? – sibilò con gli occhi che mandavano scintille. - Ma certo che no, mia cara Ninfadora! Non oserei mai dire questo! – rispose con un
sorriso malandrino. - Non chiamarmi Ninf – Ma le parole furono soffocate quando Remus la zittì poggiando le proprie labbra sulle sue.L’unico metodo per far tacere la sua dolce metà, era baciarla. Solo in quel modo poteva
porre fine ai litigi. Metodo semplice, no? E anche piuttosto piacevole, pensò tra sé. Quando finalmente si separarono, Tonks si mise a ridere. - Per tua informazione, io mi ero accorta del tuo arrivo. Ho riconosciuto il tuo odore - Remus aggrottò le sopracciglia perplesso. Dopo un attimo di riflessione: - Scusa tesoro, ma il lupo mannaro non sarei io? Non dovrei riconoscere io gli odori? - - Ricorda che io sono un’auror 365 giorni su 365, tu un lupo mannaro una notte al mese –
ribatté la ragazza – comunque, non te l’ho detto prima perché adoro il tuo modo di
zittirmi – aggiunse maliziosa. Il mago mise su un’espressione pensierosa. - Mmm, vuoi dire questo? – e senza attendere risposta, baciò di nuovo Tonks. Dopo quelli che sembrarono secondi, minuti, ore, il mago e la strega si separarono. - Mmm, sì, proprio questo – rispose Tonks, recuperando fiato, i capelli rosso fuoco. - Bene, ora mi spieghi che cosa diamine stavi facendo con… con… questo affare – disse,
indicando il… ehm, computer. - “Questo affare” si chiama S.A.R.S, cioè, computer. E per tua informazione, stavo
scrivendo una storia! – - Una storia? Tu una scrittrice? No, fammi capire bene: tu, Ninfadora Tonks, scrivi
storie? – chiese, non riuscendo a trattenere le risate. - Sì, proprio io. Qualche problema? – - No, no… Ma su chi scrivi? – chiese, trattenendo le risate. - Volevo scrivere come ci siamo incontrati, su di come ci siamo innamorati e su come
invecchieremo assieme – rispose con sguardo sognante. - Quando io ti ho vista per la prima volta, eri spiaccicata contro il pavimento di
Grimmauld Place – precisò Remus, riportando alla mente quella scena divertente. - Dettagli… - borbottò Tonks – Però ora c’è un piccolo problema: non riesco a continuare!
– piagnucolò. Cercò si sedersi, ma ovviamente scivolò per terra e portò con sé il
computer. Remus era ancora troppo occupato a ricordare la sua ragazza spiaccicata a terra,
per riuscire a prenderla in quest’altra caduta. - Nooo! Il mio S.A.R.S! E ora come continuerò la mia storia? – Remus sorrise teneramente, spostò la sedia e le si sedette accanto sul pavimento. L’attirò
dolcemente a sé, in modo da sfiorarsi i nasi. - Tesoro, la nostra storia non si può scrivere. La dobbiamo vivere e basta – sussurrò
prima di baciarla. - Anche perché sarebbe impossibile descrivere e contare tutte le cadute che fai – finì
ghignando. E zittì ogni protesta col suo metodo infallibile. Semplice e piacevole.
~
Ok, sono consapevole che dovrei essere in castigo a cercare di continuare "15 giorni, 360 ore, 21600 minuti", ma non ho saputo resistere a scrivere questa piccola one-shot. Scritta in un momento di pazzia, si è trasformata in una storia di cui mi sono innamorata e anche grazie alla mia beta Pioggia che oggi è qui tutta per voi. Spero che vi piaccia! Mi raccomando, recensitee!XD.