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Autore: Ettie__    01/05/2013    1 recensioni
Ettie, quello era il suo nome.
aveva una vita spaccata, distrutta. La sua era una famiglia distaccata, senza legame; i suoi genitori se ne erano andati al suo quindicesimo compleanno affidandole il fratellino di sei anni, mentre Harry – il fratello più grande – aveva intrapreso la carriera da cantante. Per i primi tempi chiamava e chiedeva di lei e Tyler, poi anche lui scomparve non facendosi più sentire.
Ora aveva sedici anni, viveva insieme al piccolo in un appartamento a sud di Londra – posto poco raccomandabile per chi non ci aveva vissuto fin dall’inizio –, non andava a scuola e faceva parte di brutti giri.
A differenza di una normale adolescente Ettie faceva cose che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque.
Per mantenere se stessa e il fratellino, si prostituiva. ; ma non ne andava fiera, affatto. Odiava la sua vita, non voleva che Ty crescesse così, non era giusto che un bambino tanto piccolo e che lei – ragazza di soli sedici anni – vivessero in questa situazione.
[...]
« Perché piangi sorellona? » chiese ingenuamente il bambino mettendogli una mano sul volto; lei di tutta risposta lo abbracciò e pronunciò una frase tanto vera quanto triste.
« Perché ho solo te ».
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Everyone has a hard life, me too.

- Prologue -

 
 
 
 
 
Ettie.
Quello era il suo nome.
Era una ragazza da grandi occhi azzurri, capelli di un lucente castano ramato, pelle candita come la neve, dal volto tondo contornato da lentiggini, labbra piene e fisico slanciato.
Ragazza perfetta penserete; ma non era così.
La giovane Ettie aveva una vita spaccata, distrutta. La sua era una famiglia distaccata, senza legame; i suoi genitori se ne erano andati al suo quindicesimo compleanno affidandole il fratellino di sei anni, mentre Harry – il fratello più grande – aveva intrapreso la carriera da cantante. Per i primi tempi chiamava e chiedeva di lei e Tyler, poi anche lui scomparve non facendosi più sentire.
Ora aveva sedici anni, viveva insieme al piccolo in un appartamento a sud di Londra – posto poco raccomandabile per chi non ci aveva vissuto fin dall’inizio –, non andava a scuola e faceva parte di brutti giri.
A differenza di una normale adolescente Ettie faceva cose che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque.
Per mantenere se stessa e il fratellino, si prostituiva. ; ma non ne andava fiera, affatto. Odiava la sua vita, non voleva che Ty crescesse così, non era giusto che un bambino tanto piccolo e che lei – ragazza di soli sedici anni – vivessero in questa situazione.
Ogni sera si poneva agli angoli delle strade, le macchine si fermavano chiedendo la somma, lei diceva e poi saliva in macchina. Era così abituata a svolgere quello che faceva, che ormai non godeva più.
Loro dettavano gli ordini, lei eseguiva.
Loro chiedevano determinate cose, lei eseguiva.
Loro dicevano basta, lei intascava i soldi e se ne andava.
Nel pomeriggio andava a fare la spesa comprando nel supermercato più scadente della periferia. Acquistava lo stretto necessario per sfamare lei e il fratello, qualche cosmetico di bassa marca e degli assorbenti per lei, diverse bottiglie di Jack Daniel’s e Vodka, ed anche qualche giocattolo per il bambino.
Aveva pochi amici, e gli unici che aveva erano come lei. Non sapeva cos’era il vero amore, l’affetto di due genitori, la protezione di un fratello maggiore, la magia del Natale, l’ebrezza di Halloween, il divertimento di Carnevale o la semplicità della Pasqua. Non aveva mai provato il gusto delle brioche appena sfornate o il sapore del cappuccino appena fatto.
Non aveva mai vissuto una vita felice, già da quando era in fasce. I suoi genitori avevano un sacco di debiti, non sapevano come ripagarli e così scapparono; abbandonando i due figli minori al proprio destino.
 

***

Ora, dopo aver terminato tutte le sue commissioni, si stava dirigendo da Freddy.
Era il proprietario di uno dei tanti bar che costeggiavano le strade del suo scadente quartiere, aveva ventidue anni ed era un grande amico per Ettie. Conosceva la sua vita, il suo cibo preferito, i suoi sogni e le sue paure, ma non poteva fare molto per aiutarla. Anche lui come lei aveva problemi economici, ma a differenza di Ettie non doveva sfamare un bambino di sei anni. Aveva molto a cuore la vita della giovane ragazza, sapeva che era in un giro di droghe e che come lavoro faceva la puttana, ma non poteva dirle niente, sapendo quanto lei ci starebbe stata male al solo ricordarglielo.
I suoi pensieri, però, furono distratti da una porta che sbatteva e da dei tacchi che, frettolosi e pesanti, percorrevano quello sporco pavimento.
E solo allora si accorse che la figura che le stava venendo incontro era la giovane sedicenne; le profonde occhiaie contornavano ormai quel viso principesco, le sue gambe erano imbottigliate in un pantaloncino assai corto, la parte superiore era racchiusa in un top striminzito che dava sicuramente spazio all’immaginazione, mentre il suo trentasette di piede era infilato in un tacco dodici rosso fuoco. La cosa che, però, fece sorridere il ragazzo era l’enorme giubbotto color verde militare che stava indossando la ragazza.
Glielo aveva regalato per ripararsi meglio e per tenere lontani occhi indiscreti almeno durante il giorno.
« Ehi cucciola, sono felice di vederti, che mi dici? » domandò il ragazzo offrendole una birra e un tramezzino.
La ragazza sorrise per l’appellativo e ringraziò con gli occhi per il cibo che gli aveva offerto, poi, dopo aver addentato un pezzo del morbido pane e aver dato un sorso alla bevanda, prese parola.
« Niente di entusiasmante, anzi » rispose lei accendendosi una sigaretta « Harry mi ha chiamata. Tra due giorni è il compleanno di Tyler e lui mi ha detto che vorrebbe esserci » dichiarò lei sputando il fumo fuori dalla bocca, poi continuò « Ma il punto è: non mi vede da un anno, non sa niente della nuova me. Per dipiù, quando ho compiuto sedici anni, non si è neanche preso la briga di chiamarmi; cosa pretende, che lo inviti nella mia lussuosa topaia per festeggiare gli anni di Ty, se lo scorda. » sbottò lei alquanto adirata facendo scendere, su quel non più solare viso, qualche lacrima di irritazione e nervosismo.
« Ehi, ehi… non fare così » la consolò lui, asciugandole il volto con il pollice e stringendola in un abbraccio caloroso.
« Vorrei solo avere lei idee più chiare, capisci? » ammise lei ricambiando la stretta
« Non sei obbligata a farlo venire » espresse  lui scostandole i capelli dal volto.
« Ma devo. Non posso pensare solo a me, Ty vorrebbe vederlo e lo sai » sostenne lei spegnendo la sigaretta nel posacenere, poi proseguì « Ora devo andare, mio fratello è da Ivy, lo porto a casa e poi chiamo Harry » annunciò la ragazza sistemandosi meglio il grande giubbotto.
« Ci si vede domani Freddy » concluse Ettie scoccandogli un bacio sulla guancia. Infine si diresse a passo spedito verso la porta, l’aprì e uscì dal locale in direzione della casa dell’amica.
Il freddo clima inglese pungeva sul suo corpo e il cielo – coperto solo da nuvole grigie – rendeva ancora più cupa la strada che stava percorrendo.
Era il venti di dicembre e il Natale era alle porte, così come il sesto compleanno del fratello della ragazza; aveva deciso di passarlo con Ivy e il suo ragazzo John – naturalmente Tyler sarebbe stato con loro, così come Freddy e Meredith –, mangiando del semplice pollo accompagnato da patate e qualche alcolico.
Senza rendersene conto si ritrovò davanti all’appartamento dell’amica.
Sfilò il suo cellulare vecchio stampo dalla tasca interna del giubbotto, digitò il numero e lo portò all orecchio.
Tre squilli, dopo di che una voce metallica rispose dall’ altra parte del telefonino.
«Ehi Et-tie che- che  c’è?» ansimò lei.
« Ti prego, dimmi che non stai facendo quello che penso tu stia facendo » sbuffò la giovane dai capelli castani appoggiandosi al muretto del condominio.
«Cer-to che no! C’è tuo fra-tello, sto solo cer-cando di prendere una scar-pa sotto il diva-no»ammise Ivy con difficoltà e alzandosi subito dopo sconfitta, poi proseguì «Allora?».
« Portami giù Tyler per favore »  rispose lei atona. Si sentì un mugolio di consenso, uno scartabellare – segno che aveva preso le chiavi – e infine una porta chiudersi di colpo.
« Sto scendendo le scale, chiudo » dichiarò la mora agganciando.
Sul volto di Ettie apparve un sorriso e scuotendo la testa, pensò a quanto fosse imbranata la sua amica; ma anche a quanto tenesse a lei per averle trovato un posto dove vivere, un tetto dove stare e averla fatta sentire amata, realmente.
Udii un portone aprirsi e qualcosa – o meglio qualcuno – attaccarsi alla gamba.
Posò lo sguardo sulla figura del fratellino e alzando i due angoli della bocca lo prese in braccio; successivamente girò il volto verso la figura di Victoire – già il suo vero nome era quello, ma preferiva essere chiamata con quel soprannome – e le sibilò un grazie sincero.
Ettie non amava i segni di affetto, non gli aveva mai amati in effetti, forse perché non ne aveva mai ricevuti e questo incrementava il suo grande distacco dalle persone.
Aveva salutato Ivy circa dieci minuti fa e ora, con in braccio il piccolo Tyler, si stava dirigendo verso la sua umile casa.
Arrivata davanti al portone poggiò il fratellino a terra, estrasse le chiavi dalla tasca dei pantaloncini e infine lei infilò nella sgualcita serratura; dopo aver preso le scale ed essere arrivata al secondo piano tenendo per mano il bambino, aprì la porta del suo bilocale e vi entrò.
Dopo essersi assicurata che Ty fosse in sala da pranzo, si diresse tranquillamente verso la camera da letto – dove, naturalmente dormiva anche il fratello –; si tolse le scarpe con noncuranza e le lanciò in un angolo remoto della stanza, si spogliò da quegli orribili abiti e si infilò un semplice pantaloncino di tuta con sopra una canottiera, raccolse i capelli in una crocchia mal fatta e, dopo essersi struccata a dovere, si incamminò verso la cucina.
« Scricciolo, cosa vuoi da mangiare? Se vuoi ordino la pizza, ti va? » domandò la ragazza accarezzando la morbida chioma riccia del fratello. In risposta ricevette solo un mugolio di consenso, in quanto il bambino era concentrato a guardare un cartone animato in televisione.
La giovane scosse la testa divertita, dopo di che afferrò il cellulare lasciato sul tavolo pocanzi. Digitò frettolosamente i tasti del telefonino, in seguito una voce statica rispose.
« Pizzeria “Prendi due paghi uno” che cosa desidera? ».
« Vorrei una semplici margherita, una birra e della coca-cola ».
« La pizza è già pronta, le mandiamo subito il fattorino… ah e buona serata ».
Dopo aver chiuso la chiamata si sistemò stanca sul divano sgualcito della cucina/soggiorno/sala da pranzo, e massaggiandosi le tempie, pensò a quanto fosse misera la sua vita e a quanto avrebbe voluto vivere come una normale adolescente.
I suoi pensieri furono brutalmente interrotti dal suono stridulo del campanello e, alquanto scazzata, si diresse verso l’entrata per andare ad aprire la porta.
Davanti a se troneggiava la figura del fattorino, il quale, dopo averle consegnato il sacchetto contenente la pizza e le bevande – non prima di aver intascato i soldi ovviamente – se ne andò.
La ragazza chiuse con un calcio il compensato di legno, in seguito ritornò in cucina; posizionò i cartoni di pizza sul tavolo, versò il contenuto della coca-cola in un bicchiere di vetro per Tyler e incominciò a tracannare la birra stappata pocanzi.
Il bambino, non appena sentì l’odore del cibo inebriargli le narici, scattò verso il tavolo di legno sul quale era adagiata la pietanza; si abbuffò come non mai – non aveva mangiato per una giornata intera, e si sa, per un bambino di quell’età era fondamentale – e, dopo aver spazzolato tutto, si rivolse alla sorella.
« Tu Ettie, non mangi? » chiese premuroso il bambino. Lei amava il fratello incondizionatamente, ogni cosa che faceva per lei era stupenda, e Ty lo sapeva.
« Tranquillo amore, ho mangiato prima di venirti a prendere » dichiarò la ragazza facendo apparire un sorriso sghembo su quel volto pallido, poi continuò sviando il discorso « Sai che tra due giorni è il tuo compleanno, no? » il fratello annuì semplicemente « Cosa vorresti fare? » domandò di nuovo lei scostando un ricciolo dalla fronte del fratello; era pazzesco quanto somigliasse ad Harry. Tyler scosse la testa abbracciandola, in seguitò parlò.
« Non voglio niente, stare con te è il regalo più bello ».
E li si che la ragazza scoppiò a piangere. Era fottutamente felice che il fratellino pensasse una cosa così di lei, lei che aveva fatto di tutto per renderlo felice, lei che si toglieva il cibo di bocca solo per lui, lei che come lavoro faceva la puttana solo per sfamare lei e il bambino, lei che la notte si addormentava piangendo, lei che odiava immensamente la sua vita e la sua famiglia, lei darebbe la vita per salvaguardare quella di Tyler, lei che non era mai stata felice.
« Perché piangi sorellona? » chiese ingenuamente il bambino mettendogli una mano sul volto; lei di tutta risposta lo abbracciò e, in quel silenzio riempito solo dai suoi singhiozzi, pronunciò una frase tanto vera quanto triste.
« Perché ho solo te ».


  

Ehi ciao babies ahahah.
Eccomi qui con una nuova storia, spero sul serio che vi piaccia.
Diciamo che ne inizio un casino e poi non le continuo XD,
ma visto che per ora non idee su altre ff, mi concentrerò su queste.
Questo è soltanto il prologo, che spiga sostanzialmente la vita della 
giovane sedicienne. Il fratello maggiore si è capito che è Harry, il
piccolo invece è troppo tenero e per quanto riguarda i suoi amici, posso
dire che saranno fondamentali per la storia, soprattutto Freddy e Ivy.
Beh non ho altro d'aggiungere, oltre a sperare di ricevere tante recensioni
*sogna, sogna*, e che naturalmente vi piaccia.
Sotto vi metterò gli account di Facebook, Twitter, Ask e la pagina Facebook.
Allora... alla prossima splendori,
kiss kiss Ettie__

                 

  
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