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Autore: Invisible_    01/05/2013    5 recensioni
Claustrofobia: la paura di luoghi chiusi e ristretti come camerini, ascensori, sotterranei, metropolitane e di tutti i luoghi angusti in cui il soggetto si ritiene accerchiato e privo di libertà spaziale attorno a sé.
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'Seguì il biondo fino al soggiorno, poi improvvisamente gli si avvicinò, prendendogli il polso.
"Ehi, ma che stai facendo?" chiese Dom, preso in contropiede.
L'altro non rispose, ma lo trascinò con forza nello sgabuzzino, chiudendosi la porta alle spalle. Girò la chiave nella serratura.'
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! Buon Primo Maggio a tutti!
Ecco la mia nuova BellDom!

Come vedrete la storia è divisa in 3 parti, ma visto che è un po' lunga,  troverete l'altra metà della seconda parte nel prossimo capitolo!

Spero vi piaccia :)

Claustrophobia


Capitolo I.

"Matthew James Bellamy! Ma che cazzo ti salta in mente?! E non provare a scappare, torna qui! Immediatamente!"
Un Dominic Howard alquanto infuriato rincorse il suo migliore amico fino ad arrivare in camerino. Chiuse la porta, ponendosi davanti, così da bloccargli ogni via di fuga.
"Dom- ahahahha Scusa, ma-ahahahah" si piegò in due dalle risate.
"Mi dis-ahahah Dovevi vedere la tua fa- ahahhaha"
"Non ridere! Lo sai che soffro di claustrofobia, cazzo! Sei un idiota!" Gli si avvicinò minacciosamente e il sorriso del moro cominciò a sparire gradualmente dal suo volto.
"Non farlo mai più!"
"Ma era solo uno scherzo! Come sei permaloso!" lo prese in giro.
"No, io non sono permaloso! Gli spazi chiusi e troppo stretti mi terrorizzano, lo sai perfettamente! E tu cosa fai? Ordini ai tecnici di non tirare su quella dannatissima piramide, lasciandomi al buio per ben 5 minuti?! Pensavo di dover
restare lì dentro per sempre! "
"Come sei esagerato! Non ti avrei mai abbandonato lì sotto, alla band serve un batterista e nessuno ha voglia di fare delle audizioni"
"Ah, grazie. Questo sì che mi rincuora" replicò ironico.
"Stavo solo scherzando! Come la fai lunga!" Il moro lo sorpassò, aprì la porta e se ne andò.

---
Il mattino seguente Matthew suonò al campanello di casa Howard con insistenza, fino a quando il suo amico non aprì la porta scocciato.
"Che cazzo vuoi?"
"Buongiorno anche a te, raggio di sole!" Matt sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori, che si oscurò non appena Dom gli chiuse la porta in faccia.
Non si arrese e premette l'inidice sul campanello, sogghignando.
"Matthew, smettila! Cosa diavolo vuoi?!" ora era davvero arrabbiato e tutto ciò divertiva Matthew, che rispose: "Fammi entrare e te lo spiego!"
"No, no, no! Io non mi fido di te!"
"Ma come! Io sono il tuo migliore amico!"
"No, tu sei uno stronzo!"
"Dommie, non fare il cattivo!" replicò il moro con voce innocente.
L'altro sbuffò, contrariato. Poi, però, accettò.
"Ok, ma fai presto"
"Sì, sì, prestissimo!" rispose.
Seguì il biondo fino al soggiorno, poi improvvisamente gli si avvicinò, prendendogli il polso.
"Ehi, ma che stai facendo?" chiese Dom, preso in contropiede. 
L'altro non rispose, ma lo trascinò con forza nello sgabuzzino, chiudendosi la porta alle spalle. Girò la chiave nella serratura.


I ORA:

Accese la luce e il suo sorriso si ampliò nello scorgere il volto preoccupato e perplesso del suo amico.
"Ma sei impazzito?!"
"No, non mi pare" replicò Matt, tranquillo. Si appoggiò a un armadietto alle sue spalle, sul quale erano riposte alcune scatole con un'etichetta sopra, la scrittura perfetta del biondo ben in evidenza.
Dominic si guardò intorno, come se non fosse mai entrato in quello spazio angusto, come se quella stanza non fosse sua.
Improvvisamente notò quanto fosse piccolo quello sgabuzzino, quanto fossero vicine tra loro le pareti.
Ogni singolo oggetto sembrava volerlo aggredire per aver interrotto il suo riposo, tutto pareva volerlo schiacciare. Terrorizzato, realizzò di non avere via d'uscita.
"Cazzo, Matthew, fammi uscire da qui!" cominciò a battere sulla porta.
"Aiuto! Qualcuno m-" venne interrotto dalla mano del suo 'rapitore' sulla bocca.
"Shh..Dom, stai tranquillo.." gli sussurrò nell'orecchio.

Matthew ignorò -o fece finta di ignorare- il brivido che percorse la schiena del suo amico, causato dal respiro caldo a contatto con la sua pelle.
Dominic riprese a battere i pugni contro la porta fino a quando il moro lo tirò indietro. A quel punto l'altro si arrese, cominciando a respirare più lentamente, gli occhi sempre spalancati dal terrore.
Matt allontanò la sua mano dalle labbra di Dominic, che non aspettò un secondo prima di riprendere a fare domande su domande.
"Puoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?!"
"Non c'è bisogno che ti scaldi tanto! Anzi, dovresti solo ringraziarmi!"
"E sentiamo, per quale motivo dovrei farlo?" chiese il batterista, scettico, guardandosi intorno preoccupato.
"Beh, perchè sto cercando di aiutarti a non soffrire più di claustrofobia!" esclamò orgoglioso.
"E in che modo?"
"Mi sembra ovvio! Resterai, anzi, resteremo, chiusi qui dentro per circa 3 ore, al buio."
"Cosa?! A mala pena riesco a stare sotto quella piramide per più di 5 minuti, figuriamoci rinchiuso tra queste quattro e strette mura per ben 3 ore! No, non se ne parla! Lasciami uscire, immediatamente!"
"Non fare il codardo, Howard! Sei o non sei un uomo?!"
"Sì, ma- Cazzo Matt! Ma perchè devi sempre rompere i coglioni a me?"
Esasperato, si appoggiò alla parete opposta al suo amico.
"Smettila Dominic! Non ho intenzione di ascoltare le tue lamentele per tutte quelle ore, chiaro?"
"Allora lasciami uscire!" tentò Dom.
"Non ci provare, mezza sega"
"Ma io non sono una mezza sega!" protestò l'altro.
"Allora provamelo!"
Dom non replicò, ma rimase in silenzio a fissare con odio il suo amico, che con estrema lentezza, si avvicinò all'interruttore, che distava da lui solo qualche centimetro.
"Posso sapere perchè vuoi spegnere la luce?"
Il moro alzò gli occhi al cielo. "Cos'è, hai paura anche del buio?"
"No!" replicò offeso.
Lui non aveva paura del buio in generale, ma degli spazi chiusi, ristretti e soprattutto bui.
"Comunque, se ti può interessare, lo faccio per ricreare la stessa atmosfera del concerto, vale a dire luci spente e un luogo chiuso, con un'unica differenza: non sei solo, ci sono io!"
"Ah, quindi pensi che ora sia più tranquillo?"
Matthew spense le luci.

Dom, va tutto bene, vedi?
Dopo qualche minuto, però, tutte le sensazioni provate dentro quella piramide gli piombarono addoso, sopraffacendolo. Percepì qualcosa simile ad una corda stringergli il collo, ma forse -sicuramente- si trattava della sua immaginazione, che si divertiva a farlo impazzire.
Respirò a fondo, ma dopo poco si rese conto di far fatica a riempire i polmoni d'aria.
"Matt-M- non mi sento b-"
Lo sgabuzzino si illuminò subito, mostrando il volto provato di Dominic.
"Ehi, amico, che ti succede?" chiese preoccupato.
Intanto la corda si stava lentamente allentando, permettendo al biondo di respirare di nuovo. Matt lo guardò, i suoi occhi blu più grandi del solito.
"St- sto bene. Ho avuto un attacco di panico, ma ora sto bene.."
"..Vuoi uscire..?"
Sorprendentemente Dom scosse la testa a destra a sinistra, motivando il suo gesto con un "Hai ragione".
Poi prese fiato e aggiunse "Devo sconfiggere le mie paure, nel caso in cui si possa ripetere la stessa situazione del concerto"
"Come vuoi!"
Quando Dom si calmò definitivamente, gli chiese titubante "Posso spegnere le luci?"
L'altro annuì.

Di nuovo tornò tutto buio.
Stai calmo, Dom. Sei nello sgabuzzino di casa tua con Matthew, il tuo migliore amico. Sì, solo il tuo migliore amico.
Improvvisamente una mano si posò sul suo braccio, facendolo sussultare.
"Stupido, sono io! Chi vuoi che sia?"
Il biondo sospirò.
Quel contatto di certo non lo rendeva meno terrorizzato, anzi, si sentiva intrappolato, rinchiuso tra quelle pareti immerse nell' oscurità. Inoltre la mano di Matt pesava, gli impediva di muoversi, lo teneva saldamente ancorato al pavimento, nonostante quel tocco fosse leggero e per niente intenzionato a ostacolarlo.
In realtà gli scopi del suo amico erano ben altri, ma il biondo era così spaventato da non accorgersene.

Dominic si sedette per terra, facendo attenzione che non ci fosse nulla sotto di lui. Matthew lo seguì subito dopo, la sua gamba a contatto con quelladell'altro.
La parete fredda, alla quale erano appoggiati, ricordava al biondo dove si trovava, scacciando le immagini, che la sua mente condizionata dalla paura creava nell'oscurità.
"Va tutto bene?" domandò Matthew, cercando di colmare il silenzio.
"Mmm" rispose Dom, senza aggiungere altro.
Nella stanza non si sentì alcun suono, fino a quando il batterista cominciò a percepire uno strano formicolio alle gambe. Riconobbe quella sensazione come un segnale di un imminente attacco di panico.
Ci risiamo.
Respirò profondamente, distogliendo Matthew dai suoi pensieri. Il battito del suo cuore aumentò, facendolo impallidire. Temeva che il moro riuscisse a sentirlo, tanta era la vicinanza tra i due.
Intanto la corda stava tornando, solleticandogli il collo, sensuale e, al tempo stesso, mortale.
Afferrò la mano di Matthew, che trovò senza problemi.
"Dom, ti senti bene?! Accendo la luce?"
"No! Non accenderla!" urlò.
La voce era piena di terrore, proprio come i suoi occhi, spalancati e alla ricerca di un'ancora di salvezza, che nel buio, però,  non riusciva a trovare.

"Io- Io vado ad accenderla" Anche Matt era preoccupato, lo percepiva dai suoi movimenti fin troppo incerti e la sua voce non era da meno. In fondo, raramente aveva avuto il piacere, anzi, l'onore di assistere a uno di questi attacchi, che fortunatamente si concludevano in pochi secondi. Oltretutto non capitavano spesso e in quei casi prendeva una pillola, prescritta dal medico tempo prima, quando questi si erano fatti più frequenti.
Dominic lo trattenne per un braccio non appena lo sentì alzarsi.
"No, ce la fa-" Una pausa. "Ce la faccio da solo"
Il moro si limitò ad annuire nel buio, nascondendo il più possibile la preoccupazione, nonostante Dom non potesse vederlo.
Comunque appoggiò il viso sulla spalla del biondo, così da fargli capire che lui era lì, pronto ad aiutarlo.
Dominic, a quel contatto, alzò la testa, verso il soffitto, ordinandosi di calmarsi. Chiuse gli occhi e gli tornò alla mente l'immagine della boccetta con le pillole, nel secondo cassetto del comodino.
Ora doveva cavarsela da solo.
Fece appello al suo autocontrollo, cercando di controllare la respirazione.
Provò a distrarsi, concentrandosi sul profumo del suo amico, che poteva percepire chiaramente. Era così vicino al suo viso che, se lo avesse piegato un po', sarebbe riuscito a baciarlo. Quel pensiero lo fece arrossire, ma non se ne preoccupò.
Nel buio poteva nascondere tutto, anche i suoi sentimenti più segreti e inconfessabili.

Immaginò di toccare quel volto, accarezzandone tutti i lineamenti, le palpebre, il naso -quel suo strano, ma adorabile naso- e poi le labbra. Così sottili, ma sicuramente dal sapore inebriante.
Desiderò creare un maggiore contatto con lui, stringerlo a sè, passargli una mano tra i capelli, annusarli, fare suo il suo odore, il suo sapore.
Aprì gli occhi. La corda era definitivamente scomparsa, ma al suo posto era subentrato un profondo senso di insoddisfazione e di rassegnazione.
Matthew non sarebbe mai stato suo.


II ORA

"Va un po' meglio?" la voce titubante di Matt interruppe il silenzio fin troppo opprimente che era calato su di loro da un po'.
"S-Sì, grazie" Dom si mosse, la spalla leggermente dolorante per il peso della sua testa, che era rimasta appoggiata su di lui per più di mezz'ora. Matt si spostò, drizzandosi a sedere.
"Scusa, è che- Ti hanno mai detto che sei morbido?"
"Diciamo che non è il complimento che mi fanno più spesso"
In quel momento la suoneria del telefono di casa Howard giunse debolmente alle orecchie dei due.
"Matt, il telefono"
Un mormorio.
Uno squillo.
"Ho detto il telefono"
"Ho capito, non sono sordo. Lascialo suonare" replicò con noncuranza.
Uno squillo.
"Ma non posso! E se fosse importante? Magari è mia madre!"
"Non ti farò uscire, non puoi mollare proprio adesso!"
Segreteria telefonica.
"Ops!" esclamò l'altro chiaramente compiaciuto.
Dom sbuffò, pronto a colpire il suo amico, ma fu bloccato dalla voce di Chris proveniente dal telefono.
"Dom, sono io, cioè sono Chris. Senti, ho appena provato un nuovo giro di basso.. e mi piacerebbe fartelo sentire! Sarebbe un ottimo punto di partenza per la canzone di Matt..quindi dovrei passare a casa tua tra tre quarti d'ora. Ah! Dimenticavo, puoi avvertire Matt? Non risponde al cellulare e a casa non c'è! Beh, appena puoi richiamami!"

Tornò di nuovo il silenzio nella casa, compreso nello sgabuzzino.
"Dovremo finire prima"
"Mmm" fu l'eloquente risposta di Dom, che si alzò e piegò il collo a destra e poi a sinistra. Infine ritornò nella posizione precedente, di fianco al suo amico, sospirando. Non avrebbe resistito un'altra ora chiuso lì dentro.
Cominciò a pensare a qualche modo possibile per uscire da quel posto. Il problema era la chiave, che Matt aveva prontamente nascosto. E Dom non aveva la minima idea di dove fosse.
Cercò di allontanarsi da lui, spostandosi dalla parte opposta. Il suo respiro così vicino e contemporaneamente così irraggiungibile lo distraeva, lo faceva impazzire.
Poi, però, gli venne un'idea. Era rischiosa, troppo rischiosa. Ma tanto cosa aveva da perdere?

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P.s. I Muse non mi appartengono, scrivo solo per divertimento, ecc..

Vi avverto, il prossimo e ultimo capitolo sarà pieno d'ammorre! Quindi preparatevi! *no*

(Grazie pwo_ <3 )
  
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