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Autore: Mao chan    20/11/2007    17 recensioni
«Tranquilla Aiko, non avere paura! Adesso… adesso verranno ad aiutarci. Quindi non preoccuparti.»
Io non ho paura.
«Andrà tutto bene!»
Egoista.
Fanfiction vincitrice della 27^ edizione del concorso.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aiko Seno, Doremi Harukaze
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Desclaimer: I personaggi non mi appartengono, perché se fosse così, questa avventura la leggereste direttamente nel manga

Desclaimer: I personaggi non mi appartengono, perché se fosse così, questa avventura la leggereste direttamente nel manga.

 

Cielo Liquido

 

« Aiko! »

Doremi… Perché piangi?

« Tranquilla Aiko, non avere paura! Adesso… adesso verranno ad aiutarci. Quindi non preoccuparti. »

 Non sono preoccupata.

« Non avere paura! Andrà tutto bene, okay? »

Non ho paura, sei tu che hai paura.

« Aiko, guardami, cerca di guardarmi! »

Egoista.

*

Ero io a guardarla immobile, ancora qui, come ogni settimana, domenica dopo domenica, i mesi passavano e tutto rimaneva immutato.

Era passato un anno ormai. Le altre non venivano più. Con una scusa o con un’altra, si erano dileguate.

Le vedevo sempre più raramente, ed eravamo arrivate a distaccarci. Faceva troppo male.

Poggiai i fiori sul mobiletto bianco, sperando che diffondessero nella stanza un po’ di buon odore. Nel frattempo, arricciavo il naso.

« Stai bene, Doremi? »

« Cosa…? »

Sbattei due o tre volte le palpebre, guardandola. Sembrava preoccupata.

« Sì, certo. Stai tranquilla. » mi affrettai a rassicurarla.

Mi sorrise.

« Grazie dei fiori. » disse allegra. « Sono sempre bellissimi, ma non serve che continui a regalarmeli adesso che sono guarita. »

Sorrisi. Un sorriso stanco, forzato.

Rievocai nella memoria le caratteristiche che doveva avere un sorriso. Cercai di contrarre i muscoli nel modo giusto. Dovevo distendere le labbra e rilassare le guance. Ecco, così.

Però. Faceva male.

« Mi fa piacere. »

Più che parole, quelle parvero un sospiro. Pesante. Pesantissimo.

« Beh, se è così… Prima o poi troverò qualcosa per sdebitarmi. La mia camera sta cominciando a somigliare ad una serra. »

« Davvero, non preoccuparti. »

« No, ho detto che troverò qualcosa e lo farò. »

Si strinse nelle spalle.

« È solo che i miei non mi fanno ancora uscire molto spesso. Sai, con quello che è successo… »

Cominciai a giocherellare con la gonna, tenendo le mani in grembo.

« Già. I tuoi. Infatti. »

Aiko alzò il viso, gioiosa.

« Sono tornati insieme, te l’avevo detto? »

Sì, Aiko, domenica scorsa. E quella prima ancora. E così di seguito.

« Mi hai accennato qualcosa, sì. »

« Non è bellissimo? »

Guardai la porta chiusa.

« Sì. »

La ragazza si buttò sul letto.

« Ah, oggi è passata Momoko. » aggiunse con noncuranza.

Smisi immediatamente di tormentarmi la gonna e alzai il viso di scatto.

« Sul serio? Momoko? »

« Sì. Mi ha anche lasciato dei dolcetti. »

Si sporse sul comodino e afferrò il vassoio accanto ai fiori.

« Prendine uno. » mi invitò, scuotendomelo sotto il naso.

Il mio entusiasmo si spense di colpo. Fissai il vassoio dorato, senza emettere alcun suono.

Mi si era formato un groppo alla gola che m’impediva di parlare o deglutire.

« Coraggio! »

Esitante, allungai la mano verso di esso e me la portai alla bocca.

« Molto buono. »

« Vero? Momoko diventa sempre più brava. »

« Sempre di più. » ripetei meccanicamente. Ancora.

« Non devi sempre ripetere quello che dico io… » rise lei. « ‘Sempre di più”, pappagallo! Doremi pappagallo! » e rise di nuovo.

Passarono alcuni istanti di silenzio.

« È passata anche Hazuki. »

« Sei sicura? »

« Certo, mi prendi per scema? »

« Io non volevo dire… insomma… Quando? »

« Ieri. »

« Aiko… »

M’interruppi.

Devo essere felice per lei.

« Bene. »

Avanti, Doremi! Non sai fare di meglio?!

« Sono davvero felice. »

Fai schifo, Doremi.

« Anch’io! Senti, ma posso farti una domanda? »

M’irrigidii.

« Certo. »

« Quand’è che facciamo un salto nel Mondo delle Streghe? » chiese ammiccante.

Abbassai gli occhi.

« Non appena starai meglio, Aiko. »

Bugiarda.

Il viso dell’altra si oscurò.

« Dici sempre così. »

« Questo perché non stai ancora meglio. »

« Smettila, Doremi! » scattò Aiko, stizzita. « I medici mi hanno dimesso, no? Hanno detto che sto bene! Perché mi devi sempre trattare come una stupida?! »

Inspirai. Espirai.

Non potevo. Basta.

Il pensiero, l’idea che avevo sempre cercato di soffocare nei più profondi meandri della mia mente, riemerse prepotentemente, facendosi strada tra i miei pensieri.

 

Aiko non esiste più.

Le presi le mani nelle mie, tremanti, cercando di cacciare indietro le lacrime.

« Aiko-chan… »

« C-che stai facendo? »

Presi il vassoio e glielo sbattei davanti.

« Attenta! Rovescerai i pasticcini! »

« Cazzo, Aiko, è vuoto, non lo vedi che è vuoto?! » urlai, incapace di trattenermi oltre.

Lei si ritrasse, fissandomi inorridita.

« Sei pazza. »

« No! Tu sei pazza, Aiko! Ti prego, svegliati… Non puoi vedere ciò che non c’è! »

Aggirandomi, raggiunse la porta.

« È… è meglio che vada a chiamare qualcuno. »

« Smettila! Non c’è nessuno fuori, solo medici e altri medici! »

« Doremi, mi hanno dimesso! » gridò Aiko, cominciando a tremare. Le lacrime sgorgavano dagli occhi azzurri.

« Ma solo per sbatterti in quest’ospedale psichiatrico! Reagisci! »

« Doremi… »

« Devi ascoltarmi… » la supplicai. « I tuoi non si sono rimessi insieme, e Momoko ora vive in America… »

Non potevo fermarmi, ormai. Doveva sapere la verità. Io volevo solo svegliarla dal macabro sogno felice che si era creata.

« E Hazuki non può essere venuta a trovarti, perché è morta. »

Non riuscivo a vederla in volto.

Era sulla porta e mi dava le spalle, con la mano appoggiata alla maniglia.

« Sei sempre stata un’egoista, Doremi. »

La sua voce uscì chiara e limpida.

Fissai i miei occhi rossastri sulla sua schiena.

« Hai sempre voluto il meglio per te, dico bene? Non sei mai riuscita ad ammettere che una di noi fosse più fortunata, o semplicemente, più abile. »

« Che stai dicendo…? »

Aiko si voltò, guardandomi negli occhi. Scorsi un’infinita tristezza in quelle iridi di cielo liquido.

Ma il cielo era liquido, giusto?

« Anche adesso che sei chiusa in questo manicomio ammuffito, sei riuscita a elaborare una tua dimensione parallela in cui al tuo posto, ci sono finita io. »

« Menti. » sussurrai.

« Sei tu la bugiarda. » mi rispose lei. « Hai vent’anni, Doremi. Dovresti smetterla con le bugie. »

« Perché mi dici questo? Io volevo solo svegliarti… »

L’espressione della ragazza assunse una punta di disprezzo.

« Lo vedi? Sei un’egoista. »

La vidi uscire dalla stanza.

Cercai d’inseguirla, ma la vista mi si annebbiò. Sembrava che il cielo avesse inondato la clinica, e mi ostacolava la corsa. Caddi.

« C’è qualcosa che non va, signorina Harukaze? » chiese un medico, aiutandomi a tornare in piedi.

« Aiko Seno è scappata! » gemetti.

Ma perché diavolo i medici di questo fottuto ospedale mi tenevano sempre così saldamente un braccio, quando m’incontravano per i corridoi? Era così da sempre.

« Non si preoccupi. Sono sicuro che tornerà. »

« Ma non potete… »

« Si tranquillizzi. L’accompagno in camera. »

Cercai di divincolarmi, ma non ebbi successo.

« Non capite, non capite! Un anno fa, come saprete, ebbe un incidente e… »

« Certo, se guarda nel cassetto del suo comodino troverà la testata. »

« La conosco la testata, Aiko me la mostra ogni volta! »

Venni spinta a forza nella camera e mi lasciai scivolare sul letto.

Fu una pessima idea, perché le coperte ne approfittarono per intorcolarsi intorno a me come una ragnatela, bloccandomi sul materasso. Mi divincolai spasmodicamente.

« Stia tranquilla. » mi ripeteva quell’uomo dal camice bianco, ma le sue parole erano come un’eco lontana che rimbombava debolmente nella mia testa.

« Mi lasci… » mormorai. Piccoli schizzi di saliva zampillarono fuori dalle mie labbra.

Mi sembrava di annegare, e non era acqua.

« …cielo. »

Sentii un ago entrare nel mio braccio, e caddi in uno stato di semi incoscienza.

Finalmente fui lasciata sola.

Senza quasi alcuna percezione di me stessa, scivolai fuori dal letto che ora non mi teneva più prigioniera, e spinsi il vassoio dorato di Aiko giù dal comodino.

Questo precipitò per quelli che mi parvero minuti.

Il tempo e lo spazio si stavano dilatando.

Si ruppe.

Il suono dei cocci che si spargevano sul pavimento mi raggiunse ovattato.

Mi passai una mano sul viso. Era bagnato.

Lentamente, ne raccolsi un frammento.

[ Del viso o del vassoio? Non avrei saputo dirlo. ]

Lo feci scorrere sulla pelle bianca della spalla.

Ancora e ancora.

Aprii il cassetto del mio comodino e ne tirai fuori il giornale. Lo sistemai per terra.

Non volevo sporcare quel pavimento così azzurro… Sembrava proprio cielo liquido.

Plic. Plic. Plic.

Le gocce di sangue ci cadevano sopra.

Plic. Plic. Plic.

Sempre di più. Sempre di più.

C’era tanto sangue. Troppo.

Era tutto sporco.

[ Sì, anche il pavimento. ]

Tanto sangue. Troppo sangue. Solo sangue.

Volevo annegare. Nel cielo, ma dovevo renderlo più liquido.

Sì, ecco, va bene.

Riprovai a sorridere. E non faceva più tanto male.

 

 

Tokyo, 16-09-’06. In sede dell’ex pasticceria Maohu, sono stati rinvenuti i corpi di due ragazze di diciannove anni. Una delle vittime è stata trovata ancora viva, ma riporta gravi lesioni alla testa. Non è stato possibile risalire alle cause della tragedia. La superstite è stata dichiarata incapace d’intendere e di volere, e ha elargito solo farfugliamenti senza senso a proposito di streghe e mondi magici.

Il cadavere è stato esaminato, ma le ferite e le abrasioni non sono ancora state identificate e sembra impossibile collegarle a una qualche arma.

L’altra ragazza, Doremi Harukaze, è ora ricoverata in ospedale, in prognosi riservata.

Il corpo, appartiene invece a Aiko Seno.

  
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