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Autore: beautiful mind    02/05/2013    3 recensioni
Stai bene? Per favore Cas! Vieni qui subito! Dean pregava Cas ogni momento, in quella landa buia e desolata che era il Purgatorio e la sua voce gli teneva compagnia nelle notti più scure.
Destiel|SPOILER|base on 8x02
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Titolo: I'll be dead before the day it's done.
Autore: beautiful mind
Fandom: Supernatural.
Personaggi: Dean Winchester, Castiel, Benny (accennato.)
Coppia: Destiel (OTP <3)
Words: 2194
Raiting:
giallo.
Note: Salve bella gente, questa one-shot è uscita fuori praticamente da sola dopo aver trovato in giro per Tumblr un disegno di un piccolissimo e dolcissimo Cas rannicchiato tra gli alberi nel Purgatorio che sente le preghiere di Dean - perché sì, Dean ha pregato OGNI notte per il SUO angelo!
Riguardando poi per la centesima volta la 8x02 (Se non ci siete ancora arrivati all'ottava stagione non leggete - rischio SPOILER!) mi sono decisa a scrivere e devo dire che stranamente, molto ma molto stranamente, sono soddisfatta del mio operato!
Ho ripreso parti del discorso originale, forse correggendole un po' ma non stravolgendole!
Il titolo è un verso di Seven Devils dei Florence + The Machine e niente, spero vi piaccia e se vi fa schifo, recensite e ditemelo! Anche se vi piace ovviamente, soprattutto quello!
Veramente, ditemi tutto quello che pensate altrimenti vi maledico! Ah, segnalatemi eventuali errori eh!
Disclaimer: Nè Dean e tanto meno Cas mi appartengono, ed è una cosa ingiusta! Scrivo solo per il gusto di farmi del male come se SPN non bastasse! 



I'll be dead before the day it's done.



They can keep me out
Til I tear the walls
Til I save your heart
And to take your soul








Cas.
Erano troppi per un solo angelo, meteore nere non smettevano un attimo di cadere giù dal cielo invisibile a causa dei fitti alberi di quel posto, del Purgatorio.
Le gambe scattarono da sole verso l'oscurità per cercare riparo, per fuggire e magari ammazzarne qualcuno.
Perso, rinchiuso lì, in una landa piena di mostri dove la sua Grazia non faceva altro che attirarne ancora di più lungo il suo cammino.
Un angelo in un mondo di abomini.
Non si sentiva a casa eppure il posto giusto in quel momento, dopo tutto quello che era successo – dopo tutto quello che aveva causato – era quello. Era lì.
Poteva redimersi, poteva andare avanti ma soltanto senza il suo protetto.
Non avrebbe capito, lo sapeva già.
Ce l'avrebbe fatta, se la sarebbe cavata anche da solo Dean, l'angelo lo sentiva.
Anche se immerso in quella strana e fitta vegetazione monocolore e fredda, anche se concentrato a nascondersi e passare inosservato nonostante fosse luminoso come una stella in quella landa desolata, Castiel vegliava sempre su Dean. Non poteva lasciarlo da solo ma non poteva stare con lui.
La sola presenza di un umano attirava i mostri più voraci, affiancare a questa quella di un angelo equivaleva a gironzolare per il Purgatorio con un'enorme insegna luminosa – come quelle dei Motel dove di solito i Winchester alloggiavano.
Dopo un po' – non sapeva esattamente quanto dopo, lì era tutto così diverso, statico e dinamico al tempo stesso, puro e sporco e sempre buio e mai un raggio di sole...- Cas aveva imparato a nascondersi, volare basso e diventare parte integrante delle ombre del Purgatorio.
Era sempre un passo in avanti i Leviatani – loro lo cercavano, aveva una taglia sulla propria testa – e due avanti a Dean.
Si era trovato un amico, un vampiro.
Cas lo sapeva, lo guardava sempre: un occhio vigile che sondava la fitta boscaglia e un altro ancora più attento tutto per il cacciatore.
Non approvava, non voleva che Dean aiutasse uno di quei mostri ma almeno, una parte dentro di sé però, un frammento che non apparteneva assolutamente a Jimmy, gli diceva che era meglio così. Meglio che non fosse solo perché Dean glielo ripeteva ogni notte di averlo lasciato.
Quando l'angelo si rannicchiava contro un albero perché l'oscurità era diventata troppo buia portandosi con sé la notte, Castiel sentiva le sue preghiere.
Cas, dove diavolo sei?
Cas?

«Dean.» si ritrovava a sussurrare l'angelo, era nostalgia quella che si muoveva nel suo stomaco?
Sarà meglio per te che sarai ancora vivo quando ti troverò perché lo sai, ti troverò.
E Cas non voleva, doveva stargli lontano.
«Mi dispiace Dean, non posso... Non cercarmi. Per favore.» ma nessuno poteva ascoltarlo, tanto meno Dean che imperterrito, ogni notte continuava con la sua litania.
Figlio di puttana, cosa stai facendo? Spero tu stia bene.
Stai bene? Per favore Cas!
Vieni qui subito!
Sono preoccupato.

Era così sempre, ogni qualvolta l'oscurità l'avvolgeva e lui si sentiva un po' meno solo quando nella sua testa le parole di Dean rimbombavano dolcemente: Mi manchi Cas.
Ho bisogno di te, dove diavolo sei?

 

 

*°*°*°

 

 

 

Il tempo scorreva e c'erano giorni in cui l'angelo riusciva a destreggiarsi senza troppi problemi tra i mostri che bramavano la sua testa- e non solo- mentre in altri faticava a restare vivo, a non lasciarci le penne.
Man mano che avanzava senza meta nella vegetazione Castiel si sentiva stranamente bene, puro, e allora tutta la storia di espiare i propri peccati diventava concreta nella sua Grazia, la sentiva più pulita e sarebbe andato fino in fondo.
Però poi Dean l'aveva trovato, qualcuno gli aveva detto dove trovare il suo angelo e tutto era diventato più difficile.
Oltre a lottare con i mostri Castiel doveva lottare anche con se stesso. Voleva tenerlo lontano però c'era quel ma che nascondeva tutti i suoi desideri nascosti, mai espressi.
L'acqua limpida che scorreva violenta quasi lo chiamò a sé e l'angelo ne approfittò per darsi una rinfrescata. Lo scrosciare rumoroso attutì i passi di Dean e del suo nuovo amico, Benny.
«Cas!» era nella sua testa? Era Dean che pregava per lui?
«Dean...» l'angelo voltò il capo verso la vegetazione e lo vide.
Lui non si arrendeva.
«Cas!» sussurrò con un sorriso ad incorniciargli il viso sporco e pieno di tagli.
Rise poi, dopo essersi avvicinato e gettando le braccia verso Castiel che non rispose all'abbraccio del cacciatore.
Lo strinse forte, ridendo appena vicino al suo orecchio e la perenne oscurità che avvolgeva il Purgatorio si diramò un po', giusto per permettere all'angelo di specchiarsi nuovamente negli occhi verdi e rigogliosi di Dean.
«Che bello vederti!» era sincero e sorrideva ancora. «Bella barbetta!» continuò divertito, sfiorando appena il mento dell'angelo ricoperto dalla barba incolta.
«Grazie.» rispose rigido.
Come avrebbe fatto ora a lasciarlo di nuovo?
Quella piccola smorfietta su quelle labbra non accennava a sparire neanche quando Dean gli presentò Benny.
Nemmeno quando Castiel gli chiese come era riuscito a trovarlo e dopo averlo assicurato – in un modo tutto strano e particolare – che stava bene, che con la testa ci stava.
«Perché hai abbandonato Dean?» intervenne di punto in bianco il vampiro e Dean cercò di fermare il tutto sul nascere ma Benny continuò con le sue accuse.
Il cacciatore però, Dean con la sua bellissima anima, non riusciva a non pensare che Castiel fosse soltanto stato costretto ad andare via, a scappare e a lasciarlo da solo.
«Sono scappato.» disse l'angelo mortificato e vide negli occhi dell'amico la speranza che si frantumava in tanti piccoli pezzi e la rabbia montare.
«Sei scappato?»
«Ho dovuto, non potevo fare altrimenti.» Castiel voleva che capisse.
«Sei scappato e poi? Sei andato in campeggio?» sbottò il cacciatore. «Ti ho pregato, Cas. Ogni notte!»
Lui l'aveva sentito, sempre. Sentito accanto, vicino, dentro di sé.
«Lo so.» sussurrò Castiel.
«Lo sai e...Che hai che non va?» si addolcì sulle ultime parole, era arrabbiato ma continuava a preoccuparsi.
«Sono un angelo in un mondo di abomini. Ci sono cose che mi danno la caccia da quando siamo arrivati.»
«Benvenuto nel club!» sbottò Dean.
Castiel non l'avrebbe mai lasciato solo per un paio di demoni, dannazione!
«Non sono semplici mostri Dean, sono Leviatani!» la solita maschera di imperturbabilità abbandonò l'angelo per lasciare posto ad una paura accennata, infondata. «C'è una taglia sulla mia testa e ho cercato di stargli un passo avanti per... Per tenerli lontano da te. E' per questo che sono scappato.» concluse abbandonando il proprio sguardo sul terreno umidiccio.
«Stammi solo lontano, per favore.» continuò spezzando il silenzio che era calato tra loro con in sottofondo lo scorrere del ruscello.
E Benny era d'accordo con Castiel, lui aveva capito che era una condanna a morte l'idea di portarsi dietro un angelo che brillava come un faro nella notte più buia.
Ma Dean lo stava pregando,di nuovo, ad alta voce e lì davanti a lui.
Voleva che ritornasse a casa con lui, a casa loro e questo gli fece scoppiare qualcosa nel petto perché per una volta non pensò alla Paradiso ma stare d'ovunque con Dean.
C'era un'uscita lì da qualche parte, tra gli alberi i mostri e il buio e il suo protetto sarebbe potuto tornare al suo mondo, da Sam.
Un angelo poteva passarci? Era un enorme punto interrogativo ma a Dean non importava. Aveva bisogno di lui.
Gli aveva detto di avere bisogno di lui e tutte le certezze, i piani e la compostezza di Castiel vacillò e Dean poté accorgersene guardando soltanto gli occhi blu dell'angelo – incupiti a causa di quell'atmosfera scure e tetra caratteristica del Purgatorio.
«Non posso. E' troppo pericoloso.» gli rispose quando Dean sorridendo gli aveva detto che avrebbero potuto far fuori i Leviatani di nuovo, perché l'avevano già fatto. Insieme.
Ma lui non poteva, non voleva esporre così tanto Dean. Non voleva diventare un ostacolo per il suo ritorno a casa.
«Vediamo se riesco ad essere più chiaro... Non me ne vado da qui senza di te.» e non c'erano parole d'aggiungere, preghiere da continuare perché Dean aveva deciso per Cas inconsapevolmente.
Non gli aveva dato altra scelta, via d'uscita. L'avrebbe seguito.
«Capito?» continuò il cacciatore.
Sì che aveva capito.
E Dean lo abbracciò di nuovo, spinto chissà da quale sentimento, incurante di Benny, dei mostri e del fiato sul collo di questi che non facevano altro che rincorrerli.
Lo strinse più forte di prima perché ormai aveva ritrovato il suo angelo e non gli avrebbe permesso di andare via.
«Mi sei mancato.» sussurrò Dean così piano, con un filo di voce che l'angelo non seppe se l'avesse sognato oppure no.
E lungo fu il viaggio per trovare il portale e Dean non si arrese un attimo, né quando era stanco e sporco, né quando Castiel cercava in vano di farlo ragionare perché lui non sarebbe ritornato a casa, da Sammy, ma Dean ci credeva e gli lanciava occhiate così calde, cariche di speranze e aspettative che l'angelo non comprendeva del tutto.
Benny, in una delle tante notti fredde e buie, stava riposando e Castiel teneva la guardia e Dean era lì accanto a lui, con il suo trench sporco e rotto in più parti sulle spalle.
L'angelo gliel'aveva poggiato delicatamente addosso e Dean l'aveva ringraziato, con la voce impastata a causa del sonno che andava e veniva, non lasciandolo dormire per davvero.
«Cas, sento che siamo vicini. Torneremo presto a casa e tu verrai con me altrimenti ti spenno.» sussurrò divertito Dean, stringendosi in un abbraccio per tenersi al caldo.
«Io non so se funzionerà per me.» rispose Castiel.
Non voleva che Dean potesse stare di nuovo male, non lo meritava.
«Dannazione Cas! Smettila di fare il guasta feste. Ce ne andremo. Io tu e Benny andremo via di qui.» proruppe il cacciatore alzandosi e lasciando il suo comodissimo letto di foglie e qualche rametto secco.
«Non ti lascio qui e devi smetterla di farmi ricredere. Non ci riuscirai. Ce ne andremo!» continuò avvicinandosi all'angelo e sbattendogli contro il petto il trench arrotolato e spiegazzato.
«Sono stato chiaro?» sussurrò facendo un altro passo verso Castiel che se ne stava lì impalato, immobile e con gli occhi fissi sul viso di Dean.
«Lo sento che per qualche ragione tu non vuoi tornare e vorrei mi dicessi il perché Castiel.» pronunciò il suo nome con una dolcezza sconosciuta, portando le proprie mani ad incorniciare il volto dell'angelo.
E in quel momento gli alberi alti, il terreno e il buio ed il ruscello divennero un'unica macchia indistinta intorno a loro nel momento esatto in cui Dean, dopo aver borbottato un qualcosa che pareva fosse un “al diavolo tutto!”, lambì con delicatezza le labbra morbide e piene di Castiel.
Erano così soffici e tenere e del tutto cedevoli ad ogni carezza del cacciatore, che dapprima si limitò a carezzarle e poi invitò l'angelo a socchiudere la bocca per permettergli di entrare ed impossessarsene e non appena le loro lingue si incontrarono tutto si fermò.
Il sapore di Castiel, dolciastro e denso – gli ricordava il miele – lo investì facendo desiderare al cacciatore di approfondire il bacio volendone di più, sempre di più.
Con uno slancio disperato lo strinse più forte a sé, carezzandogli il viso e poi il collo e poi i capelli, fermandosi lì e giocandoci e tirandoli un po' e continuò perché i mugolii che Castiel sopprimeva nella sua bocca erano musica per le sue orecchie.
«Non mi lasciare di nuovo, altrimenti ti ammazzo.» bisbigliò Dean sulle labbra dell'angelo, dopo quel bacio che parve interminabile.
Non lo lasciò un attimo, era così caldo e stava così bene lì tra le sue braccia con il suo viso tra le mani che si sentì già un po' a casa.
Castiel annuì e non si staccò fin quando il Winchester lo allontanò da sé con dolcezza e ritornò al suo letto improvvisato di foglie secche e rumorose.
Dean, per il resto dei giorni che li separarono dal portale, non si avvicinò più all'angelo, non in quel modo così intimo ed unico ma si preoccupava continuamente e si guardavano le spalle a vicenda.
Questo lo facevano da sempre in realtà.
Quando il trio improvvisato ma efficace in quella landa di mostri, intravide quella piccola frattura di luce pura lì su quell'ammasso roccioso qualcosa si spezzò nel petto di Cas.
Era giunto il momento.
E Cas voleva solo ringraziarlo e non sapeva nemmeno precisamente per cosa.
«Cas, andiamocene via amico!» e Dean ora era felice perché era ad un passo così dal suo Sammy e quelle stupide meteore nere che cadevano giù dal cielo non potevano fermarlo, non dovevano.
E Cas voleva che tornasse a casa, anche senza di lui perché ancora non lo meritava.
Lo sentiva urlare, con i piedi già dall'altra parte, mentre gli stringeva forte la mano per portarlo via con sé ed abbracciarlo una volta tornato di là, sulla Terra. Ma non era ancora il momento e lui doveva andare.
«Vai!» urlò l'angelo, spingendo via la mano di Dean che in un battito di ciglia sparì portandosi dietro quell'ammasso di luce azzurrastra lasciandolo lì da solo, con la sua voce nelle orecchie che ancora lo chiamava.
Cas.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


   
 
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