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Autore: Phoenix3    02/05/2013    12 recensioni
Vegeta è in infermeria, ferito dagli allenamenti.
Che sia un'ottima occasione per proporgli una cura particolare? :D
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L’aveva avvertita.
Quell’aura maledetta si stava avvicinando.
Il saiyan strinse i pugni.
Poteva tollerare il vecchio, poteva tollerare la donna con i pasticcini, poteva tollerare qualunque altro scarto terrestre, ma non lei.
Genere: Comico, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! ^_^

Vi propongo questa one-shot senza pretese, che come al solito spero risulti abbastanza alternativa rispetto alle tante presenti sul web. :)
Alla fine anch'io ho cercato di fornire in parte una versione su come sono andate le cose tra Vegeta e Bulma, dato che da quando esiste EFP pare che qualunque utente che respiri si senta in dovere di farlo (ok, osservazione molto diretta, ma non dite che non è vero XD).

Una nota: la mia Bulma potrebbe sembrarvi diversa da quella che si trova nella stragrande maggioranza delle storie, e immagino che ad alcuni potrebbe non piacere (ovviamente potete dirmelo, non mi offendo XD). Quello che ci tengo a sottolineare è che la mia scelta non è stata dettata dal caso, dato che io sono fan del manga e non mi permetterei mai di storpiare i caratteri di Toriyama (quindi il mio intento era di farla IC e spero di esserci riuscita ^_^).

La storia doveva essere comica, ma durante la stesura ha preso una piega leggermente più seria. :)


BUONA LETTURA! ^_^





Solo un gioco





Era tutto fin troppo patetico.
La Terra, l’edificio a cupola, i macchinari che esplodevano, l’infermeria.
Sapeva che non sarebbe mai diventato un super saiyan in questo modo, non se avesse trascorso una sola ora in più steso sul lettino di quella maledetta stanza bianca.
I suoi obiettivi erano chiari: prima i cyborg, poi Kakaroth. La sua testa non era mai stata occupata da altre questioni rilevanti nel corso di quell’anno, anche se ogni tanto si era concesso qualche pensiero positivo sul cibo preparato dai robot domestici dello scienziato.
Lo scienziato, giusto. L’aveva portato in quella stanza con il volto terrorizzato, dicendogli che le sue ferite andavano curate immediatamente, poi se n’era andato di colpo.
Un pazzo.
Il vecchio era l’unico in quella casa che avrebbe potuto fasciargli decentemente la spalla. Doveva esserci qualcosa sotto. Forse aveva deciso di mandare la moglie, che di certo non aveva idea di come curare qualcuno, ma quantomeno poteva offrirgli dei buoni pasticcini.
Vegeta si sistemò meglio sul lettino, gli occhi chiusi. Meglio attendere altri dieci minuti, o il suo corpo non si sarebbe più ripreso. Il suo cervello ricominciò a inondarlo dei pensieri quotidiani: allenamenti, trasformazione in super saiyan, cyborg, Kakaroth…
Dannazione!
L’aveva avvertita.
Quell’aura maledetta si stava avvicinando.
Il saiyan strinse i pugni.
Poteva tollerare il vecchio, poteva tollerare la donna con i pasticcini, poteva tollerare qualunque altro scarto terrestre, ma non lei. Quell’essere dalla lingua lunga prima o poi l’avrebbe fatto impazzire. Possibile che non fosse capace di lasciarlo in pace? Che diamine voleva stavolta?
La porta si spalancò. Una ragazza dai folti capelli lunghi fece il suo ingresso nella stanza, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Vegeta dalla sua posizione non riuscì a osservarla bene, ma il suo udito gli diede l’impressione che l’uscio fosse stato chiuso a chiave. Poco importava, non appena si sarebbe ripreso avrebbe incenerito tutto con un ki blast.
«Vegeta!» esclamò la nuova arrivata, e si fiondò su di lui. «Che cosa ti è successo?»
Eccola che iniziava. Cosa diavolo le importava? I terrestri non avevano niente di meglio da fare che tormentare gli altri?
No.
Il punto non era essere terrestre, questo l’aveva capito da tempo.
Il punto era essere lei.
Quella donna era una sfrontata di prima categoria, tanto che perfino quella nullità con le cicatrici qualche settimana prima se n’era andato di casa. O l’aveva cacciato lei, non lo sapeva e non gli importava affatto scoprirlo.
«Che vuoi?» le domandò, il tono sprezzante. «Dov’è finito tuo padre?»
Lei fece spallucce. «Deve dare da mangiare a un dinosauro» disse. «Ma tranquillo, ci penso io a curarti» aggiunse, e gli fece l’occhiolino.
Vegeta inarcò un sopracciglio. «Dubito fortemente» sibilò. «Va’ a chiamare il vecchio.»
«Come sarebbe a dire?» La donna si portò le mani ai fianchi, pestando il piede a terra. «Guarda che anch’io ho studiato le basi del primo soccorso!»
Nel mettersi in quella posizione, Vegeta notò d’un tratto il modo in cui era vestita: indossava un camice bianco da infermiera, ma i bottoni superiori erano aperti; la stoffa scendeva fino a metà coscia, lasciando del tutto scoperte le gambe. In testa portava un cappellino con una croce rossa.
«Non mi importa affatto quello che sai fare o non sai fare» le disse il saiyan. «Sparisci immediatamente.»
Bulma corrucciò lo sguardo. «Come, scusa?!»
Vegeta sentì la propria tempia pulsare. Per quanto in quelle situazioni lui parlasse sempre d’istinto, dovette ammettere che quando aveva a che fare con lei quella frase non era la migliore da dire.
«Come ti permetti di darmi ordini in casa mia?» sbottò infatti la donna. «Tu sei un ospite, sai? E non credere di poter restare qui per sempre! Una volta che i cyborg saranno stati sconfitti tu ti troverai un lavoro e ti pagherai l’affitto di un appartamento, hai capito?»
«Una volta che io avrò sconfitto i cyborg sconfiggerò anche Kakaroth» precisò il principe. «Dopodiché, dato che non avrò più nulla da fare in questo misero pianeta, probabilmente me ne tornerò nello spazio.» Fissò le proprie iridi su quelle azzurre della donna, lo sguardo sprezzante. «Ma quel che è certo, in ogni caso, è che me ne starò il più lontano possibile da te.»
«Bah.» La ragazza incrociò le braccia, lasciando che il seno le sporgesse dal camice aperto. «Dici così perché non mi conosci ancora bene. È ovvio che se sapessi davvero chi è Bulma non potresti più fare a meno di me.»
Ma che diamine sta blaterando?
Vegeta distolse lo sguardo. Era inutile provare a capirla, non ci sarebbe mai riuscito. Non che in quei mesi si fosse mai sforzato, in fondo i suoi pensieri primari erano su tutt’altro, ma le rarissime volte in cui si erano concentrati su quella terrestre aveva concluso che non gli sarebbe bastata una vita per decifrarla, dunque non era assolutamente produttivo perderci del tempo.
«Dai, vuoi farti curare le ferite o no?»
Vegeta sbuffò. E che cos’altro avrebbe potuto fare? Strangolarla non gli avrebbe portato nessun vantaggio, se non un Kakaroth furioso che in quel momento avrebbe potuto farlo fuori con un dito.
Dannazione!
«Muoviti» si limitò a dire il saiyan, ben sapendo che quell’intimazione non sarebbe servita a nulla.
Bulma prese del cotone e del disinfettante, poi gli sorrise, con quell’incurvatura obliqua delle labbra che lui aveva imparato non promettere mai nulla di buono. «Scusami, ma così non riesco a lavorare bene. Lascia che mi sistemi meglio.»
Eh?!
Vegeta non fece in tempo a pensare a nulla, perché Bulma si era già issata a cavalcioni su di lui, sedendosi sulle sue gambe.
Non andava bene.
Non andava per niente bene.
Il saiyan buttò l’occhio sui loro corpi, e notò che alla donna sarebbero bastato scivolare in avanti di una decina di centimetri per portare le cosce aperte sul basso ventre del principe.
Vegeta avvertì il proprio sangue fluire verso il basso. Ma a che stava pensando adesso? Che assurdità, ovviamente la terrestre si comportava in quel modo solo perché si credeva capace di curarlo da quella posizione, di sicuro non aveva strane intenzioni con lui. Certo, il fatto che da almeno due settimane gli stesse sempre addosso l’aveva fatto insospettire più volte in questo senso, ma era certo che nessuna donna terrestre avrebbe mai potuto avere determinati pensieri su un saiyan. A meno che non avesse istinti suicidi, s’intende.
«Sta’ fermo» disse lei, e gli toccò il petto con il cotone.
Vegeta fremette.
Il super saiyan! Pensa al super saiyan, dannazione!
Era già da due minuti che la sua testa aveva smesso di elaborare teorie su come trasformarsi, e questo non era da lui!
E per cosa, poi? Per un patetico rifiuto terrestre?
Bulma appoggiò una mano sulla sua spalla, poi si sporse in avanti per disinfettargli una ferita sulla fronte.
Vegeta spalancò le palpebre. Quella donna l’avrebbe fatto impazzire. D’accordo, era solo un misero scarto umano, appartenente a una razza con cui lui non voleva avere assolutamente nulla a che fare, però, diamine, non poteva negare a se stesso che uno spettacolo del genere non si vedeva tutti i giorni. Il camice mezzo aperto, da quella posizione, faceva intuire come la ragazza non avesse niente sotto. Niente che potesse essere considerato un vestito, quantomeno, perché di certo come femminilità non si poteva dire che le mancassero le cose giuste al punto giusto… due grandi cose giuste, per l’esattezza.
«Ti sei rotto anche il labbro, eh?» Bulma gli afferrò il volto per la mandibola, premendogli un dito sulla parte inferiore della bocca. «Sai come potrei curartelo?» gli chiese, e il suo volto si incurvò di nuovo in un sorriso malizioso.
«Dannazione!» Vegeta si sollevò sui gomiti, notando che la spalla si stava riprendendo. «Si può sapere che diamine hai in testa?!» sbottò, e le allontanò il braccio con la mano. «Io non ho idea dei metodi deviati che usate voi terrestri per curarvi, ma ti posso assicurare che se tu fossi una donna saiyan il tuo comportamento mi farebbe giungere a una sola conclusione!»
Bulma mantenne il suo sorriso, gli occhi luccicanti. «E quale?» domandò.
Il saiyan strinse i pugni, poi le puntò il dito contro. «Che tu vuoi accoppiarti con me!»
Nella stanza calò il silenzio.
Ecco, gliel’aveva detto.
Che se ne andassero pure a quel paese, lei e quel patetico pianeta, lui non aveva nessuna intenzione di accettare comportamenti stupidi come salire sopra i pazienti mezzi nudi.
Bulma lo scrutò attraverso le grandi iridi azzurre, poi scoppiò in una risata cristallina.
«E adesso che diamine ti prende?» domandò il saiyan, le tempie che pulsavano.
La ragazza, ancora sopra di lui, cercò di contenersi. «Niente» farfugliò. «È solo che… insomma, è troppo divertente! Davvero pensi che sulla Terra ci si curi in questo modo?» chiese, e scoppiò di nuovo a ridere.
«Che cosa?» Il saiyan spalancò gli occhi. «Vuoi dirmi che hai davvero secondi fini? Ma che significa? Non sei tu che prima di ospitarmi qui mi hai detto di non metterti le mani addosso? Sappi che non ho nessuna intenzione di farmi ammazzare da Kakaroth per una cosa tanto assurda, non ora che mi manca così poco alla trasformazione in super saiyan!»
Bulma si asciugò una lacrima provocata dalle risa. «E tu credi davvero che a Goku interessino queste cose? Guarda che io posso fare quello che voglio della mia vita. L’importante è che tu non mi faccia del male.»
«Quindi in sostanza che accidenti vuoi da me? Per quale motivo negli ultimi tempi trovi ogni scusa per starmi addosso?»
«Oh, insomma, l’hai capito benissimo!» esclamò Bulma, e abbassò lo sguardo. «Tu sei molto determinato nel voler superare Goku, ma questo ti rende anche molto triste, no? Quindi ho pensato che beh, ecco, ti avrebbe fatto piacere divertirti un po’ insieme a me. Tutto qui.»
Vegeta inarcò un sopracciglio. «Divertirmi?»
«Beh, sì.» Bulma tornò a fissarlo. «Ma non pensare che lo proponga a tutti gli uomini, eh! Se lo chiedo a te è perché mi piaci. E poi, sai, è anche una questione di orgoglio.»
Il saiyan non disse nulla. Una questione di orgoglio accoppiarsi con lui?
«Sì, ecco…» mormorò la donna. «Mi è venuta terribilmente voglia di conquistarti. Io non passo mai inosservata agli occhi degli uomini, eppure tu sembravi insensibile al mio fascino. In questi ultimi giorni ho rincarato la dose, arrivando anche a vestirmi in questo modo, e questo solo per vederti cedere a me.» Sorrise. «Come vedi ognuno ha i suoi obiettivi nella vita.»
Vegeta la spinse di lato, costringendola a scendere dalle sue gambe. «Tsk, che stupidaggine» disse, e si sollevò dal lettino. «Io torno ad allenarmi.»
«Come?!» Bulma rimase seduta, lanciandogli uno sguardo sprezzante. «Vuoi dire che non mi vuoi?»
Vegeta ricambiò lo sguardo. «Ti ho forse mai fatto credere il contrario? Io sono il principe dei saiyan, e tu solo una misera terrestre. L’unica cosa che mi diverte in questo pianeta è l’idea di superare Kakaroth.»
La donna si morse il labbro. «Te ne pentirai» disse. «Non puoi rifiutarmi in questo modo.»
«Umpf.» Vegeta le diede le spalle e si avviò verso la porta chiusa. «E che cosa vorresti fare? Io appartengo a una razza di guerrieri, non mi lascio abbindolare da certi giochetti perversi.»
Dietro di lui la ragazza sbuffò. «Insomma, è mai possibile che tu non capisca? Più continuerai a rifiutarmi e più io continuerò a sedurti.»
«Non sono affari che mi riguardano.»
«Non credo proprio.» Il principe sentì che la donna si era alzata a sua volta. «Tu un giorno mi vorrai, Vegeta. E mi vorrai talmente tanto che non potrai più fare a meno di me.»
Il saiyan sbirciò la sua figura con la coda dell’occhio, notando che il camice bianco era ora totalmente aperto. «Sciocchezze» disse. «L’unica cosa di cui non potrò mai fare a meno è combattere.»
«E allora va’ pure.» Vegeta notò che anche la donna gli aveva dato le spalle. «Cosa aspetti? Perché non esci da qui?»
Vegeta allungò la mano verso la maniglia. Un solo gesto e quell’assurda situazione si sarebbe conclusa.
«Allora? Vuoi andartene o no? Hai detto che non ti interesso, giusto? Quindi sparisci!»
Fu un attimo.
Vegeta si voltò di scatto, poi appiattì la donna contro il muro. «Non darmi ordini» le sibilò all’orecchio, e premette il proprio ventre contro di lei.
Bulma arrossì, e il saiyan capì che per la prima volta l’aveva colta di sorpresa.
«Cosa c’è, hai cambiato idea?» le chiese con un ghigno. «Sappi che ormai è tardi.»
Sul volto della donna si disegnò un sorriso. «Lo sapevo» disse. «Anche tu mi desideri.»
Vegeta la fissò negli occhi azzurri. «Non fraintendermi. Questa sarà la prima e unica volta in cui mi concederò una distrazione di questo tipo.»
Bulma si strinse a lui. «Lascia che ti dica una cosa, allora.» Fece scorrere le dita sulla schiena, facendolo fremere. «Sulla Terra, quando a un bambino piace un gioco, in seguito vuole sempre giocarci.»
Vegeta le tolse il camice. «E tu dai per scontato che questo gioco mi piacerà?»
«Certo» le sussurrò lei, vicina al suo orecchio. «Come piacerà a me.»
Il saiyan si strappò i pantaloni con un gesto, continuando a restare premuto contro di lei.
Era tutto fin troppo patetico.
La Terra, l’edificio a cupola, quella terrestre, la sua voglia di possederla.
Sapeva che non sarebbe mai diventato un super saiyan in questo modo, non se avesse continuato a trascurare i propri allenamenti.
Una volta sola.
Una volta sola e poi sarebbe tornato quello di sempre. I cyborg e Kakaroth potevano aspettare un attimo. Ci avrebbe riflettuto dopo, tornando a concentrarsi con la solita costanza.
Perché in fondo, pensò, questo resterà sempre e solo un gioco.



 

FINE

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Un'altra mia storia con una parte pre-cyborg è "Pericolo", mentre le altre Vegeta/Bulma le trovate tutte nel mio profilo. ^_^ Vi consiglio di leggere solo quelle datate 2012 o 2013, perché quelle precedenti le ho scritte molti anni fa e sono molto immature.
Una recensione è sempre molto gradita, anche a distanza di tempo! ^_^
Alla prossima!

  
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