Lo vedo lì immobile.  Con lo sguardo di fuoco, la mascella contatta, i pugni serrati. Mi fissa. Non l’ho mai visto così e mi fa paura. Le lacrime mi sgorgano spontanee e  non posso fermarle, ho io viso bagnato. Mi chiede di sceglie. Non voglio. Non posso. Non l’ho mai dovuto fare. Lo prego, lo imploro di non andar via, di non farmi questo. Devo sceglie, e subito.  Devo decidere tra chi amo e  ciò che è giusto  e il cuore mi fa male.  All’improvviso sento come se il mondo fosse spaccato in due. Come se io fossi spaccata in due. Da una parte la possibilità di essere al sicuro, almeno per un po’, di fingere che la guerra non sia alle porte, di stargli vicino, di essere felice. Dall’altra il dovere di salvare chi non ha fatto nulla per essere in pericolo. Aiutare Harry, compiere ciò che Silente aveva iniziato. In qualunque caso starò male, non potrò mai perdonarmelo. Non posso, ma devo. La testa mi gira. Le labbra si rifiutano di rispondere al quella domanda perentoria. Lo dico. Pronuncio il suo nome lentamente, scandendo bene le parole. Non posso tornare indietro. Ron si muove. Gli occhi che un attimo prima sputavano fiamme ora sono vuoti. Tristi di una tristezza che mi fa male, mi distrugge. Ancora un volta non è stata la seconda  scelta. Ancora una volta  è stato rifiutato. Provo a dirgli che non mi è stata data altra possibilità, che vorrei stare con lui ma non posso. Che non posso andar via e abbandonare tutto, ho dato la mia parola. Non mi ascolta. Corre fuori e io lo seguo. Non mi importa della pioggia, non la sento. Non sento niente. Lo chiamo, lo supplico, grido il suo nome, ma a rispondermi c’è solo lo sgocciolio dell’acqua. Si è smaterializzato. E’ andato via, e io non sono con lui. Non tornerà, non questa volta.