LOUIS

“Non puoi fare sempre così! – urlava, urlava come non aveva mai fatto. – Mi fai male, lo vuoi capire?” Non sapevo cosa dire, ero perfettamente consapevole del fatto che avesse ragione, ma non riuscivo comunque a dirglielo. “Non possiamo” gli risposi, semplicemente, e nello stesso istante abbassai la testa, come per non permettergli di scorgere il pentimento farsi strada nelle mie iridi azzurre. “Perché no? Perché? Cosa c’è di sbagliato in noi? Cosa?” urlava, urlava, urlava. La testa mi scoppiava, il cuore batteva a mille. Rimasi così, zitto, in silenzio, senza dire una parola. “Perché Louis? – aveva continuato, piangendo – Dimmi solo perché?”
Le sue parole erano  spezzate dai singhiozzi che smuovevano il suo corpo, le lacrime scendevano ormai rigorose e imperterrite lungo le sue guance candide, bianche; quello stesso bianco che rappresenta solo una cosa: fragilità, fanciullezza. Si, perché Harry aveva 19 anni, ma era ancora così piccolo, così inerme, indifeso, estraneo agli orrori della vita, a quello di cui la gente è veramente capace. Era ancora un bambino, che non è pronto ad affrontare la vita, che non ha abbastanza forza per ritrovarsi a combattere contro tutto e tutti semplicemente perché è “diverso”. Che poi…diverso! Cosa c’è di diverso in lui? In noi? In noi che semplicemente amiamo le persone del nostro stesso sesso? Niente. Ma questo è il nostro parere, perché la gente, a quanto pare, la pensa in modo diverso. ‘I gay dovrebbero sparire dalla faccia della terra’ è questo quello che pensano di noi. Credono che siamo colpiti da una grave malattia mentale, che abbiamo bisogno di farci vedere da qualche bravo strizzacervelli, ma non è così, affatto. Siamo proprio come ogni altro essere vivente sulla faccia della terra. Ma come farlo capire a quel gregge di ignoranti che camminano per strada ad ogni ora del giorno, ridendoti in faccia non appena di vedono mano per mano con un altro ragazzo.
“Louis, ti prego…rispondimi. Non startene lì così, zitto. Lo vuoi capire che mi fai solo soffrire di più?” Le parole di Harry mi avevano riportato alla realtà, costringendomi ad abbandonare i pensieri in cui mi ero rifugiato, infondo per sfuggire a quella situazione. Piangeva ancora. E vederlo in quelle condizioni era terribile, uno dei supplizi peggiori al mondo. Credo dovrebbero inventare una nuova legge: vietato far piangere Harry Styles. “Io…noi siamo sbagliati Harry.” Dovevo dirglielo, per mettere fine a quella storia.
 

Nello stesso istante in cui aveva detto quelle tre parole il mondo mi era caduto addosso. Mi aveva colpito in pieno, distrutto, ferito più di una pugnalata dritta al cuore. E tutto, tutto quello che avevamo vissuto insieme, aveva iniziato a scorrermi davanti agli occhi. Mi era tornata in mente ogni cosa, dal nostro primo bacio alla nostra prima volta.


Eravamo a Malibu, in California, per girare il video del nostro primo debutto, “What Makes You Beautiful”.
Dopo le riprese avevamo deciso di fare un piccolo falò in spiaggia e restare lì tutta la notte, a guardare le stelle, a pensare, a sognare. I ragazzi erano tutti seduti intorno al fuoco, ridevano e scherzavano. La risata di Niall rimbombava fino alle mie orecchie. Ero un po’ distante, non avevo voglia di stare con loro, per niente. Seduto sul bagnasciuga, osservavo le prime stelle spuntare nel cielo buio di quella notte e pensavo. Pensavo a lui, al mio migliore amico. Ogni volta che passavamo del tempo insieme succedeva qualcosa di strano in me. Avete presente le classiche farfalle nello stomaco? Ecco nel mio stomaco non c’erano farfalle; c’erano una miriade di elefanti che facevano su e giù, su e giù. All’inizio pensavo fosse una cosa passeggera. Era già dai tempi di x-factor che andava avanti. Poi avevo capito: mi ero innamorato di Louis. Non era stato per niente facile accettarlo e inoltre nessuno dei ragazzi lo poteva sapere.
“Hei,  che ci fai qui tutto solo?”  Era arrivato Louis e si era seduto accanto a me, con in mano una bottiglia di birra. “Ho solo voglia di stare un po’ per conto mio” gli avevo risposto, indifferente. “Mi sembri un po’ triste, che ti succede Hazza?” Eccolo che iniziava! “Niente Lou, davvero, sto bene.”  Cosa avrei dovuto dirgli? ‘Oh sai, mi sono solamente innamorato di te e adesso, per questo, manderò a puttane la nostra amicizia, perché ti farò schifo e non mi vorrai più nemmeno guardare in faccia’. “Harry non mentirmi, lo sai che con me non funziona. Che succede?” Non gli risposi. “Forza, sai che puoi dirmi tutto!”
In quel momento capii che tenermi tutto dentro non sarebbe servito a nulla. Louis era il mio migliore amico, non mi avrebbe mai abbandonato.
“Mi sono innamorato” avevo quindi iniziato, torturandomi le labbra con i denti, ma lui subito mi aveva interrotto con un ‘lo sapevo che c’era sotto qualcosa!’
“Lasciami continuare Lou!” “Ok ok, scusa!” aveva esordito, ridendo e così avevo proseguito. “Mi sono innamorato di una persona che non ricambierà mai; il nostro è un amore impossibile! Non potremo mai stare insieme e…ed è così sbagliato quello che provo! Non mi accetterà mai e ho paura di dirglielo perché so che rovinerò una stupenda amicizia! Non mi guarderebbe più in faccia, non mi rivolgerebbe più la parola! Ma io lo amo così tanto, non posso stargli lontano cinque minuti che già sento un vuoto proprio qui. – avevo messo una mano sul petto – vicino al cuore.” Poi mi ero fermato, con il fiato corto dopo aver buttato fuori tutto senza nemmeno ricordarmi di dover respirare. Il cuore mi batteva a mille, sarei potuto morire da un momento all’altro.
Ma poi tutto era passato; un solo istante, un solo secondo. Le sue labbra sulle mie, le mani intrecciate, i cuori che battevano a mille e sembravano voler uscire dal petto. Mi aveva baciato. Louis mi aveva baciato. Ero in paradiso, era di sicuro un sogno e  presto mi avrebbero svegliato.
“Ti amo anche io Haz.” Aveva detto, per poi baciarmi di nuovo e ancora e ancora, come se le mie labbra fossero diventate il suo ossigeno e le sue, il mio.
 

Ed ora tutto questo dove era finito? ‘Noi siamo sbagliati.’ Tre parole che mi rimbombavano in testa. Le lacrime avevano iniziato a scendere più velocemente, come un torrente in piena e non si fermavano più. E lui era lì, immobile, con lo sguardo basso. “Non è vero, Lou, non lo siamo” avevo detto, dopo aver trovato il coraggio e la forza di parlare. “Io ti amo Louis, non puoi abbandonarmi così. Non ora, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.”
 
LOUIS

Basta, non ce la facevo più, aveva ragione Harry, non poteva finire qui, così!
Fanculo i manager.
Fanculo la modest.
Fanculo la fama.
Fanculo gli omofobi.
Fanculo la gente.
Fanculo il mondo.
Fanculo l’universo intero!
Io amavo Harry e non me lo sarei di certo lasciato sfuggire! Ed era proprio per questo che in meno di cinque secondi gli ero saltato addosso, con le mani che stringevano forte i suoi ricci, le labbra sulle sue, la mia lingua che cercava la sua per, quando finalmente l’aveva trovata, iniziare una danza armoniosa, in perfetto ritmo, in perfetta sintonia; le sua braccia dietro al mio collo, che mi spingevano verso di lui. Sempre più vicino.
E subito ci eravamo ritrovati stesi su di un letto, quel letto che sapeva del nostro amore, in cui i nostri profumi si erano uniti più volte. I vestiti sparsi per terra e noi abbracciati, sempre con le labbra unite in un profondo e infinito bacio, a fare l’amore, come mai prima d’allora.