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Autore: Dirty_Liar    03/05/2013    0 recensioni
Beh,sai alla fine è cosi che doveva andare a finire,ognuno per la sua strada,ognuno con la sua vita,ognuno per i fatti propri,con il proprio mondo e con i propri problemi.Il fatto pero' è che ormai la mia strada aveva preso la direzione della sua.Ormai lui faceva parte della mia vita,lui era il mio mondo,era il mio fatto,era il mio problema.
Un problema non ancora risolto.Non sapevo quale fosse l'operazione giusta;Io meno lui,fa niente.Io piu' lui,non potremmo stare.Io diviso lui,beh,non credo si possa fare,ma io per lui?Se moltiplico me per lui?Che viene?Forse la moltiplicazione mi darà il giusto risultato.Non lo so,ma voglio saperlo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 Mi sembra passato solo un giorno da QUEL giorno,invece è già passato un anno.  
 
Quel 22 di Settembre avevo l'ombrello in mano,perchè stava per piovere.Eravamo d'avanti la stazione.Parlavamo come due amici che s'incontrano in un giorno di fine estate,dopo una marea di tempo che non si vedono.Invece eravamo sempre lì.Era il nostro posto.Io masticavo una gomma,lui fumava una sigaretta,una di quelle forti,come piacevano a lui.
< Allora?> Domandò.
< Allora che?> Risposi scontrosa,come sempre.
< E se stavolta invece di restare qui a chiacchierare,fuggissi prendendo il treno?> Disse.
< Tu odi i treni,Joe > Risposi sicura di me.
< Faro' un'eccezione,se necessario> Disse.
< Ma tu odi le eccezioni..> Risposi.
Si zittì.
Poi mi guardò intensamente come non aveva mai fatto.Sembrava che volesse dirmi qualcosa con quegli occhi impossibili da capire.Mi prese il
mento,mi bacio' la fronte e mi sussurro' all'orecchio '' Ci vediamo''.Dopo di chè si voltò,fissò per qualche istante il treno,poi si girò verso di me,non
sorrise,abbasso' semplicemente lo sguardo,come se non volesse fare cio' che stava facendo,poi salì su quel treno e le porte si chiusero di fronte a
lui.Quella fu l'ultima volta che lo vidi.Quello è l'ultimo ricordo che mi è rimasto di lui.Un mese dopo mi arrivò una lettera,era sua.Diceva che gli
''dispiaceva ma doveva''.Non ebbe mai una mia risposta.Ogni giorno ero costretta a rivivere il suo addio,poichè lavoravo al bar,nello stesso bar in cui
lui prendeva il caffè e lo stesso bar in cui ci sedevamo per chiacchierare.
Pensare a lui non mi faceva soffrire,mi dava solo fastidio.A distanza di un anno nemmeno ci pensavo piu'.Ovviamente non pensiamo alle cose solo quando non c'è assolutamente niente che ce ne faccia ricordare.   


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Anche se non lo ammettevo,ogni tanto rimuginavo su quel 'ci vediamo'.Che non era un addio,ma era un semplice 'ci vediamo'.Che poi sia fra un giorno,una settimana o un anno,questo non lo so.Ma ero certa che ci saremmo rivisti.



Erano le 22:22; alle 10 e mezza avremmo chiuso.
Stavo pulendo le ultime cose,quando il fumo di una sigaretta,di QUELLA sigaretta mi invase i polmoni.
Passo' veloce un ragazzo,dai capelli neri,il volto coperto dal cappuccio di una felpa grigia ed una sigaretta in bocca.
Corsi all'uscita del bar,ma s'era già polverizzato.



Erano le 22:35; stavo girando la chiave per chiudere il bar,come era mio compito fare tutte le sere.
Sistemai comoda la borsa sulla mia spalla e svoltai l'angolo.Non era una gran bella zona,era solo questione di qualche isolato e avrei camminato in un quartiere più ''tranquillo''.Mentre camminavo lungo il marciapiedi  dando attenzione solo al grigio sotto ai piedi,qualcosa che probabilmente era un qualcuno,afferò il mio braccio destro trascinandomi a sè verso  una via strettissimissima,senza luce,lunga all'incirca una decina di metri,bloccandomi al muro.Iniziai ad avere paura.Tremavo,facendo tremere di conseguenza le mani del mio rapitore che strinse più forte la sua presa sulle mie braccia,schiacciandomi contro quel muro di mattoni,utilizzato per costruire palazzetti affittabili a poco prezzo molto comuni in quella zona.Il respiro del mio rapitore che doveva per forza essere un uomo,sapeva di sigaretta.La sigaretta che fumava LUI.La mia mente incominciava a porsi delle domande.Avevo iniziato a prendere in considerazione l'idea che quell'uomo fosse proprio lui.Ma ciò non era possibile pensai nel contempo.Se fosse venuto me l'avrebbe detto,o forse no.
L'uomo mollò la presa.Mi accarezzò le braccia doloranti,poi sali fino alle spalle e si fermò.Con una mano mi carezzo' il viso e mi bacio' la fronte.
All'improvviso mormorò: 'vattene..'
Io rimasi immobile.Lui mi spinse sotto la luce del lampione.Non riuscivo a vederlo visto che era coperto dal buio.Poi mi urlò: 'Vattene!'.Ed io mi alzai e corsi.
Un po' per la stanchezza della giornata lavorativa,un po' per il recente spavento,arrivai a casa e la prima,anzi l'ultima cosa che feci fu buttarmi a peso morto sul mio letto cadendo in un sonno più che profondo.Abitavo sola in un appartamento di New York,in una zona povera della città,e no,non avevo paura.

Continua..                                 
  
  
  
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