Bloody Nights
A volte, di notte, accendo una luce per non vedere.
Antonio Porchia
Dallo specchio appeso nella mia camera emerge una figura sinistra ed oscura che mi porta con sé. Di notte tutti rivelano il loro vero volto e la città, il mondo intero, diviene un sobborgo di depravazione, malvagità e perdizione.
È proprio quando i migliori slacciano la maschera che portano al volto durante la giornata, che noi colpiamo.
Non è difficile portarli nella nostra camera, nel mio letto posto davanti al suo specchio.
Non è un’ardua impresa spogliare il fortunato e renderlo inerme, ubriaco di piacere com’è.
Con il suo consenso domino tutte le prede che giacciono tra le mie coperte e, una volta arrivate all’apice, tocca a noi godere, non per il piacere di un orgasmo, ma per quello dato dal sangue.
Dai loro corpi privi di vita fuoriesce, come se avesse vita propria, quel fluido vitale che nutre lei e che soddisfa me.
Tra quelle lenzuola, uniche testimoni, l’ombra mi abbandona e io mi addormento stringendo in una mano lo stiletto insanguinato, nell’altra il cuore del fortunato della serata.
Arrivata l’alba, la magia della notte scompare.
È in quel momento che vorrei morire, vorrei vomitare, vorrei urlare. Un nauseante spettacolo, una volta sveglio, mi appare.
Devo ripulire tutto: il palco, gli attrezzi, i costumi di scena.
Ho paura, sono disgustato ma una parte di me non vuole cedere.
Tra poco sarà nuovamente buio. Tra poco verrà a farmi visita.
Quando la notte ti acchiappa veramente,
venirne fuori è come combattere coi leoni,
coi ragni giganti.
Paolo Sorrentino