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Autore: parsonsvoice    03/05/2013    2 recensioni
- Megan?!?! Ti vuoi svegliare?! Farai tardi e perderai l’autobus!- ecco, ancora mia madre che mi dice di alzarmi… uffa non mi va proprio di andare a scuola … -si ho capito mamma, sono sveglia!-. Mi trascino a forza in bagno e mi guardo allo specchio. –Bene Megan, oggi è il primo giorno del terzo anno del liceo e hai un enorme brufolo in fronte. Fantastico.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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- Megan?!?! Ti vuoi svegliare?! Farai tardi e perderai l’autobus!- ecco, ancora mia madre che mi dice di alzarmi … uffa non mi va proprio di andare a scuola … -si ho capito mamma sono sveglia!-. Mi trascino a forza in bagno e mi guardo allo specchio. –Bene Megan, oggi è il primo giorno del terzo anno del liceo e hai un enorme brufolo in fronte. Fantastico.- Mi lavo in fretta e indosso una delle mie enormi felpe più lunghe del dovuto, per coprire i polsi. In realtà non è che me sia mai importato molto … dei vestiti dico. Ah, mi presento. Sono Megan Carter, età sedici anni. Orribili capelli biondi e ricci e banalissimi occhi neri. Vivo in una casetta di un quartiere residenziale della capitale del regno unito: Londra. Odio la mia vita e le uniche cose che mi consolano sono la mia famiglia e la musica. Esatto, la mia passione sono il pianoforte e il canto. Non l’ho mai fatto in pubblico, ho troppa paura. Ah, dimenticavo, sono bulimica e mi taglio. Non sono Emo, mi taglio e basta. Mio padre è morto quando avevo otto anni e mi manca da morire. Dall’anno in cui è morto mamma ha dovuto fare due lavori per mantenere lei, la nonna e me. Poi tre anni fa è andata via anche la nonna e in un certo senso è stato più facile. Ora mamma fa solo un lavoro e stiamo molto meglio economicamente. Ma la nonna mi manca. Tornando a me. Ho solo un amica: Emily, lei è l’unica a sapere dei miei problemi anche se non può fare molto. Non ho mai avuto un fidanzato e probabilmente mai lo avrò. Ad ogni modo, torniamo alla mia situazione disperata. Esco di casa senza mangiare nulla, cosa che va contro le regole di mamma. Ma ormai di regole ne ho infrante così tante che non le conto neanche più. Arrivo alla stazione degli autobus appena in tempo per prendere quello che mi avrebbe portata a scuola. Mentre cammino per i corridoi della scuola continuo a pensare a quanto sarà orribile quest’anno, probabilmente il peggiore fino ad ora. Un ragazzo mi urta e mi fa cadere la borsa, con gli spartiti, a terra e ciò mi risveglia fai miei sogni. –Attento!-lo dico quasi urlando, e la cosa mi da fastidio. Non mi piace urlare. -Scusa, davvero non volevo.- mi precipito a controllare se è tutto a posto e sussulto quando mi si scopre un polso. Quando il ragazzo vede le cicatrici mi guarda triste. Ecco gli faccio pena, meraviglioso. Tiro giù in fretta la manica e raccolgo la borsa. –Non ti preoccupare - dico alzando la testa. Sto per scusarmi del tono usato poco prima, ma le parole non mi escono di bocca. Davanti a me c’è un ragazzo con i capelli corvini e occhi di un verde chiaro impressionante. -Piacere, Alexander- momento, momento, momento. Un ragazzo si sta presentando a me, Megan Carter regina degli sfigati? Non è possibile. –Piacere Megan - ho davvero parlato?  – Megan … bel nome, bella ragazza. È matematico.- ok, non solo si è presentato, ma mi ha anche detto che sono carina! –Grazie … - Dio santo, è un sogno. –Senti Megan, io sono nuovo qui, ti va di farmi fare un giro e poi magari anche mangiare insieme dopo?-  –Ehm … volentieri, che hai alla prima ora?- chiedo. –Vediamo … informatica-  -anche io!-  -davvero?! Benissimo, allora andiamo no?-  -ok-. –Allora Megan, com’è la scuola? Dico come ambiente- perfetto, nota dolente: la mia posizione sociale. –Guarda, se vuoi qualche informazione sui piani alti della scala sociale io sono la persona peggiore che tu potessi scegliere. Sono una sfigata cronica, ma non è che me ne importi molto … Insomma che non vanno esattamente tutti pazzi per me … Ti dico solo che tu sei la prima persona che mi parla senza chiedermi di fargli copiare questo o quello- dico. - non ci credo-  -credici, credici. Non ti sconvolgere se tra qualche secondo sarai assalito da ragazzine urlanti, ok? Stiamo passando davanti alle classi di primo-  -tranquilla, ho già messo gli occhi su una ragazza- bene, allora le mie possibilità passano da praticamente zero a definitivamente nulle. Ma che razza di idee ti eri fatta Megan?! Ma lo hai guardato bene?! Non avresti comunque avuto speranze. Peccato però. Pazienza, tanto ci sei abituata no?  – Megan? Megan? Megan, vuoi rispondere alla mia domanda?-  -eh?!-   -ti ho chiesto se stavi bene, sei un poco strana.-  -si si tutto ok … la classe è questa-  -bene era ora! Ti siedi vicino a me?- -ehm … ok- prendiamo posto all’ultimo banco vicino alla finestra e la lezione comincia. Il prof parla più o meno tutta la lezione del programma di quest’anno. Poi, cogliendomi di sorpresa, dice –bene ragazzi ora vi voglio presentare un nuovo arrivato, Alexander James. Vieni Alexander.-  Alex si alza e mentre cammina verso la cattedra si sentono una serie di sospiri in sequenza. Bene, l’ho definitivamente perso. –Piacere io sono Alexander. Sono venuto a vivere qui per questioni di lavoro di mio padre. Spero di passare tre anni memorabili, eh bè … che altro dire … piacere di avervi conosciuto.-  perché è così bello quando sorride? -Grazie mille Alexander è stato un piacere anche per noi- quando tutti si girano a guardare dove si siede e fanno una faccia schifata vedendo me. -Sono commossa Alex … ti posso chiamare Alex vero? Dicevo, sono commossa, un discorso da oscar- dico un po’ acida. –Cosa c’è sei gelosa?- mi chiede, sorridendo sfacciatamente. -Ahahah tantissimo guarda! Dai andiamo-.  –Ah, comunque mi puoi chiamare come ti pare. Però nessun soprannome idiota!-  – Ahahah d’accordo niente soprannomi idioti!- ci guardiamo e sorridiamo a vicenda. Mentre usciamo dalla classe per andare a mensa Alex mi mette un braccio intorno alle spalle e camminiamo così fino al refettorio. Forse quest’anno non sarà così male …
  
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