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Autore: Sitter    03/05/2013    4 recensioni
Quando il medico arrivò nella stanza, quando abbassò leggermente i suoi occhiali tondi mostrandoci i suoi piccoli occhi azzurri, quando fissò i miei genitori con occhi lucidi, quando si accomodò iniziando con un semplice “Isabella”, io d’istinto guardai nuovamente l’orologio posto sul muro. Segnava le “nove meno dieci” una data che non avrei mai dimenticato, per quanto mi restasse da vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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PROLOGO
 


Lo studio medico era tetro, sembrava quasi che qualche folle pittore avesse deciso di inciderci, su quelle mura bianche, tutta la sua depressione, tutto il suo odio per la vita. Nell’aria avvertivo una sensazione di paura, come se da lì a pochi istanti la risposta che stavo attendendo avrebbe posto fine alla mia  singolare vita. Guardavo i miei genitori, Charlie era seduto alla mia destra, prendeva a dentate il suo labbro malconcio e con la mano, spesso e volentieri, si strofinava i baffi  mentre mamma era posta alla mia sinistra, mi fissava fingendo un sorriso ma nei suoi occhi era chiara la sua disperazione. Guardavo insistentemente l’orologio, ogni ticchettio mi mandava fuori di testa, non capivo più nulla, stavo impazzendo. Accavallai le gambe e in quel momento mi accorsi di dover andare in bagno, dovevo liberare il prima possibile la mia povera vescica che urlava di essere svuotata.
 Quando il medico arrivò nella stanza, quando abbassò leggermente i suoi occhiali tondi mostrandoci i suoi piccoli occhi azzurri, quando fissò i miei genitori con occhi lucidi, quando si accomodò iniziando con un semplice “Isabella”, io d’istinto guardai nuovamente l’orologio posto sul muro. Segnava le “nove meno dieci” una data che non avrei mai dimenticato, per quanto mi restasse da vivere.
<<  Isabella hai la leucemia  >> prese un profondo respiro mentre la testa iniziava a girarmi forte  << dalle analisi fatte la situazione è davvero grave, potremo tentare un trapianto di midollo ma nelle tue condizioni sarà difficile avere dei risultati…purtroppo per te adesso ci sono tante cure e tanti controlli per cercare una soluzione..>>
<<  Quanto mi resta? >>
Andai giù corto ignorando il pianto silenzioso di mia madre e il tremore di mio padre. Ignorai tutti, in quel momento avrei voluto piangere ma le lacrime non uscivano, volevo solo sapere quanto mi restava, solo quello, poi avrei avuto tutto il tempo per piangere, urlare e prendermela con la mia stessa vita.
<<  Un anno circa…  >>
La risposta arrivò come una doccia fredda, il mondo si fermò in quell’istante per me. Mi guardai intorno e non capì più nulla. Un anno? Un misero anno? Dio mi aveva punito dandomi ancora da vivere solo per un anno?
Mi tirai un pizzicotto cercando di prendere la pelle non marchiata dai lividi, chiusi gli occhi sperando che fosse solo un incubo ma quando lì riapri, rividi quell’uomo che mi fissava ancora con quei maledetti occhi lucidi. Perché?
<<  Isabella io…>>
Non gli diedi il tempo di finire, volevo chiedergli una cosa, una delle tante cose che avevo sempre desiderato nella mia vita. Un desiderio folle, ma perlomeno che avrebbe dato gioia a me e alla mia famiglia. Se dovevo abbandonare questo mondo, avrei lasciato qualcosa di me, qualcosa che facesse ricordare agli altri che io esistevo ancora… ma in un'altra persona.
<< Mi resta un anno? Quindi potrei avere un figlio no? Morirò ugualmente…posso rimanere incinta? >>
Non so il perché ma in quel momento delle calde lacrime riscaldarono il mio viso. Santo cielo stavo piangendo.
I miei genitori mi guardarono increduli, così come il dottore che rimase sconvolto.
<<  Isabella ma che dici? >>
La domanda di mio padre arrivò tagliente, non me ne curai.
<<  Voglio avere un bambino punto. Vi ho sempre detto che un giorno avrei voluto avere dei figli no? Mi manca ancora un anno da vivere posso esaudire il mio ultimo desiderio? >>
Mia madre mi guardò terrorizzata, piangeva come una fontana, voleva scoppiare, voleva mandare tutto all’aria e prendermi con se. Glielo lessi nei suoi occhi.
<< CHE DIAVOLO DICI? TU NON MORIRAI ISABELLA! GIREREMO IL MONDO PER TE… SUPEREREMO ANCHE QUESTO DANNAZIONE!  >>
Si portò le mani sul viso urlando come una forsennata.
<<  Mamma… non voglio perdere tempo negli ospedali… non voglio vivere i miei ultimi giorni attaccata a un letto in un ospedale. Per favore…  >> la fissai e lei si avvinghiò a me. Piangemmo a lungo sotto gli occhi rossi di mio padre che non faceva altro che ripetere che era solo un brutto incubo.
Lo era…ma ero determinata in ciò che avevo appena detto.
Un bambino… avrei avuto un bambino. Non mi curai quando il medico mi disse che sarebbe stato solo d’intralcio perché sarei peggiorata giorno per giorno, non curai affatto mia madre urlante e mio padre pressoché impazzito. Mi curai solo di sapere se anche lui avesse ereditato la mia malattia e quando mi disse che il pericolo era minimo mi convinsi ancora di più.
Un bambino…




 
 
 
 
 
Note d’autrice.
Non voglio dilungarmi. Vi dico solo una cosa…non me ne intendo di medicina o malattie varie, quindi alcune notizie saranno date solo superficialmente. Non so se una persona malata di leucemia può effettivamente avere un bambino, purtroppo è tutto frutto della mia fantasia quindi non date peso alle notizie e quant’altro.
Spero di ricevere commenti perché è necessario avere stimoli da parte di chi legge per poter andare avanti.
Accetto critiche!
Buona lettura…scrivo già il prossimo chappy!:)
sitter
 
  

  
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