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Autore: Shin83    04/05/2013    4 recensioni
[College!AU]
Tony è un nerd atipico, conta i giorni che lo separano dal MIT e si ubriaca alle feste.
Steve è il capitano della squadra di basket, fidanzata perfetta, vita perfetta. All'apparenza.
Che succede quando questi due mondi collidono?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Where there is a flame
Someone’s bound to get burned
But just because it burns
Doesn’t mean you’re gonna die

 

Non era tipo da farsi mettere in soggezione facilmente Steve, ma quando nello studio del professor Hofstadter era entrato Tony, si era irrigidito più del dovuto, era la seconda volta nel giro di ventiquattro ore che succedeva, un record praticamente.
Si era sentito a disagio quando il ragazzo aveva iniziato a battibeccare con l’insegnante per causa sua. Non riusciva a spiegarsi neanche come avesse fatto a offrire il suo aiuto a Tony per preparare l’esame di Storia.
Si era sentito il viso andare in fiamme quando il ragazzo in piedi gli aveva rivolto un’occhiata furiosa e quindi aveva pensato bene di abbassare immediatamente lo sguardo, forse era meglio ammirare i propri anfibi.
Quando Tony sbattè la porta dell’ufficio del professore, Steve sospirò e cercò di scusarsi con il docente. “Mi dispiace di averla messa in questa situazione, professore.” Disse mordendosi un labbro.
“Tranquillo Rogers, Tony è sempre così… diciamo… irruento. Lo conosco ormai da qualche anno e ci ho fatto l’abitudine.” Il professor Hofstader sorrise e Steve si sentì quasi più tranquillo.
“Come faccio a mettermi d’accordo con lui per studiare? Non saprei proprio come contattarlo.”
“Ti lascio subito il suo numero, è 555-683-962.” Rispose il professore, leggendo dalla sua agendina.
“Grazie mille, non so davvero come fare per sdebitarmi con lei.” Gli disse Steve riconoscente dopo essersi annotato il numero, per poi alzarsi dalla sedia e porgere la mano al docente.
“Vinca il campionato!” accennò lui ricambiando la stretta e ridacchiando.
“Faremo del nostro meglio,” Affermò con un sorriso sbilenco, cercando di nascondere la notevole tensione che aveva addosso.
Uscì dall’ufficio piuttosto pensieroso e leggermente turbato, i corridoi erano affollati; stavano per iniziare un paio di lezioni, sentiva il vociare ma non prestava molta attenzione alle facce. Avrebbe dovuto essere sollevato del fatto che il professore gli era venuto incontro, invece c’era qualcosa che lo rendeva inquieto, possibile che quel ragazzino lo mettesse tanto in soggezione?  
Fece appena in tempo a fare un paio di passi, quando incrociò il suo amico Bucky, che lo rimproverò scherzosamente con una pacca sulla spalla. “Capitano! Che ci fai da queste parti? E soprattutto, perché ancora non ti sei fatto vedere in giro?”
“Ohi, bello! Eh, non ho passato l’esame di Fisica II, son venuto a chiedere al professore se poteva darmi una mano,” Rispose Steve, ricambiando il saluto dell’amico.
“Vabbè, ma che ti importa, mica si studia Fisica, a Legge!”
“Ma se non ho buoni voti in tutte le materie, non mi accetteranno mai,”  Gli fece notare, sentendosi anche in colpa di non ammettere la verità.
“Come ti pare,” Rispose senza tante cerimonie Bucky, “Parliamo di cose serie, c’è da organizzare una bella festa in confraternita per il rientro dalle vacanze.”
“Uhm, sì, credo di sì,” accennò distrattamente Steve mentre controllava l’orologio per veder che ore fossero. “Ti dispiace occupartene tu? Io avrei da fare.”
“Come pre-“ ma il ragazzo non fece in tempo a rispondergli, che Steve era già schizzato via.

Era rimasto leggermente turbato dall’atteggiamento di Tony, immaginava di non stargli molto simpatico, ma tirare su una scena simile con un professore universitario pur di non dargli una mano, era più di quanto si aspettasse.
Steve era solito ad avere stuoli di gente che lo adoravano, non solo tra gli studenti, anche nel corpo docenti, alle volte non si capacitava di tutto quell’amore, ma ci si era abituato, e quei cinque minuti di rabbia gli avevano dato un forte scossone. Perché ce l’aveva tanto con lui quel ragazzo? E soprattutto, perché ci stava rimanendo così male per uno così di cui, fondamentalmente, non gli importava neanche un po’?
Ripescò il telefono dalla tasca del suo giubbotto ed esitò davanti al display, prese del tempo mandando un sms a Peggy per  avvisarla dell’esito dell’esame. Tenne il dispositivo in mano ancora un po’, titubante e poi scrisse: Grazie per l’aiuto, quando potremmo vederci per studiare? Steve., premette invio, chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
Dopo un po’ di girovagare fuori dal blocco scientifico, sentì squillare il telefono.  Stava per avviarsi alla sala studio del dipartimento di Storia, tanto per quella mattina la lezione di Letteratura era saltata, ma quel rumore lo convinse a rimanere fermo dov’era. Sussultò e pensando che fosse Tony pronto ad insultarlo, guardò immediatamente il display del cellulare. Si tranquillizzò non appena vide che era Peggy a chiamarlo.
Fra un quarto d’ora fatti trovare al parchetto del dormitorio B,” soffiò seccata, riattaccando immediatamente senza dar tempo al ragazzo di risponderle.
Sbuffando si avviò verso il parchetto, cercando di capire cosa avesse potuto irritare la sua ragazza.
Insomma, quel rientro dalle vacanze non era certo iniziato sotto i migliori auspici, sperava che almeno la partita di venerdì sarebbe andata bene.
I due arrivarono praticamente in contemporanea nel luogo dell’incontro, Peggy sapeva che a quell’ora non ci sarebbe stato nessuno in giro, e avrebbero potuto discutere senza troppi occhi e soprattutto orecchie indiscrete.
Anche se visibilmente irritata, era sempre bella: i capelli mori e ondulati a posto, il trucco era perfetto ed era avvolta da una sciarpona di lana per ripararsi dal freddo.
Gli amici di Steve la chiamavano Sergente di Ferro: era determinatissima in tutto ciò che faceva e difficilmente si faceva mettere i piedi in testa dagli altri. Il suo sogno era quello di avere un’agenzia di Pubbliche Relazioni tutta sua, e sicuramente ce l’avrebbe fatta, aveva praticamente in tasca l’iscrizione alla scuola di Marketing e PR della New York University.
 “Che ti prende?” esordì la ragazza senza tante cerimonie.
“Bentornata anche a te, Peggy,” Le rispose Steve con un mezzo sorriso.
“Cosa vuol dire ‘Non ho passato l’esame di Fisica II?” continuò lei ignorandolo, e sbattendogli il suo cellulare in faccia, per fargli vedere l’SMS di poco prima.
“Cosa c’è da capire? Sono stato bocciato.” Le disse, mettendosi le mani in tasca per il freddo.
“Ti sembra il caso? Adesso? Con le domande d’ammissione alle porte?”
“Lo so benissimo, non c’è bisogno che me lo ricordi ogni santo giorno.”
“Ah, ecco, proprio perché lo sai, ti sei fatto bocciare?” gli rispose lei, con la voce che stava prendendo gli acuti.
“Mi sono fatto bocc-… Peggy che ti salta in testa? Sono anche andato da Hofstadter per chiedergli di rifare l’esame al più presto!” Steve la guardava incredulo.
“Toh! E cosa ti ha detto?”
“Mi ha dato un’altra possibilità, fra tre settimane lo rifaccio. Mi ha anche offerto aiuto.”
“Cioè?”
“Un suo assistente mi darà una mano a ripetere il programma…”
“Ah! E chi?” domandò la ragazza curiosa.
“Stark.”
“Stark? Lo sapevo! Lo sapevo, Steve. L’hai fatto apposta a sbagliare l’esame, dillo!” alzando decisamente la voce.
“Ma che caz-, ma cosa stai dicendo? Fatto apposta? E’ una novità, per caso, che in scienze non sono proprio un genio? No, ma adesso me la spieghi ‘sta cosa del farlo di proposito…” continuò lui sempre più esterrefatto.
“Steve, non sono stupida. L’ho capito che ti piace quello.” Gli disse, quasi come prenderlo a schiaffi verbalmente.
“PEGGY, cosa stai blaterando?” Alzò lui la voce a questo punto, strabuzzando gli occhi.
“L’hai fatto apposta, sei andato a piagnucolare dal professore per farti aiutare, chi non aiuterebbe quel bel musino di Rogers, nella speranza che ti assegnasse SfiggyStark come tutor, non hai fatto neanche lo sforzo di doverglielo chiedere esplicitamente, a quanto pare.” Gli urlò, spingendolo col dito indice.
“Spiegami cos’è successo durante queste vacanze di Natale, non ci vediamo per dieci giorni e ti ritrovo impazzita!”
“E perché sei tornato prima dalle vacanze? Senza dirmi niente, poi?”
“Peggy, da quando ti frega di quando torno al campus? Da quando ti frega come mi vanno gli esami? Da quando ti frega qualcosa di me?” l’incredulità di Steve era diventata rassegnazione.
“Mi frega da quando rischio di fare la fine della cornuta, con un ragazzo! E per di più sfigato!”
“Parli proprio tu di corna? Mi fai ridere. Tu credi che non lo sappia di Washington?”
“Ti sei mai chiesto perché? Eh? Te lo sei mai fatto un esame di coscienza, Rogers?”
“Peggy…” disse lui, abbassando lo sguardo.
“Davvero credi che io sia così imbecille? Davvero, Steve? Credi che non l’abbia capito da subito perché non mi hai mai toccata? Credi che non mi sia mai accorta come guardi il culo di Bucky? O peggio ancora, come guardi quello scienziato da strapazzo di SfiggyStark?”
“Non capisco sul serio cosa ti sia saltato in testa, Carter.”
“Steve, Cristo, perché continui a fare questa sceneggiata con me? Non ti sto dicendo di fare outing pubblicamente, ma almeno con me puoi ammetterlo.”
“Peggy, tu stai fuori…”
E la piantò lì, da sola, scappando verso il dormitorio, con gli occhi velati di lacrime.


 



Buon sabato a tutte e grazie per essere (ancora) passate da qui.

Stavolta tocca a Steve, spero di non aver fatto troppi danni con lui, che è il mio cuoricino (sì, sono patetica, perdonatemi).

Consueto e doveroso grazie alla mia beta Marti per i consigli e il prezioso aiuto.

E grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono e inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite.

Alla prossima! :)

PS: sempre disponibile ad essere trollata su Ask!
  
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