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Autore: binca    04/05/2013    3 recensioni
Una donna abbandonata al proprio destino.
Un marito soldato che affronta la guerra giorno dopo giorno.
Un bambino che non ha mai conosciuto suo padre, il suo papà, il suo eroe e poi eccola, la lettera di licenza che permette ad un soldato padre di tornare a casa, quella lettera di licenza che però non è mai certa, perchè dal giorno in cui viene inviata, al giorno in cui arriva a destinazione, tante cose possono essere cambiate.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti ho scritto questa storia per un concorso scolastico facendomi aiutare anche da mayasun e piano piano mi ci sono affezzionata motivo per cui, ho deciso di postarla anche qui! Spero che vi piaccia :)


 

***

 Padre e figlio parlare Archivio Fotografico - 2010675    

 

COSA FA PIU' PAURA !?


 

Immobile osservo la lettera stropicciata che stringo tra le mani.

Fra poco più di tre ore mio marito sarà in licenza e ciò vuol dire che finalmente, dopo più di due anni di missione, potrà vedere nostro figlio.

In silenzio e con le lacrime agli occhi per la felicità, mi incammino verso la camera da letto del bambino e il più silenziosamente possibile mi avvicino al letto per osservare la piccola creatura che dorme beata al suo interno.

Mattia dorme sereno, i capelli castani tenuti abbastanza lunghi, tutti spettinati, sono appoggiati sul cuscino, il volto rilassato e le manine che si tengono saldamente attaccate a quel pupazzo, regalo del papà che non ricorda di avere mai conosciuto.

E' ingiusto che a tre anni non abbia neanche un ricordo con suo padre ma pare che tutto questo stia per cambiare.

«Amore... » sussurro accarezzandogli la nuca mentre un borbottio sommesso mi fa sorridere.

«Mamma... non voglio andare a scuola domani».

«Come mai? » domando sorpresa.

«Perché dobbiamo preparare il regalo di Natale per papà e io un papà non ce l'ho». Sussulto a quelle parole e abbraccio forte il mio cucciolo.

«Questo non è vero, tu un papà ce l'hai!»

«No, secondo me se ne è andato e ci ha abbandonati come ha fatto il papà del mio amico Filippo, solo che tu non vuoi dirmelo.» risponde, mentre due grossi lacrimoni gli scendono dagli occhi.

«Non è così e tu lo sai.»

«Ma io non l'ho mai visto, come fa ad essere il mio papà !?»

«Amore, papà ti vuole bene e non è una sua scelta starti lontano; sai che fa un lavoro molto importante per far vivere felici tanti bambini come te.»

«Si lo so...» sussurra mentre io gli bacio i capelli.

Rabbrividisco davanti a quella scena e continuo a cullarlo fra le mie braccia. E' inutile dirgli che presto rivedrà suo padre, più volte la lettera di licenza è arrivata ma mai mio marito è davvero riuscito a tornare a casa.

E so per esperienza personale che riempirlo di false speranze è peggio di qualsiasi altra cosa.

Sovrastata dalle emozioni lo faccio tornare sotto le coperte e dopo essermi assicurata che si sia addormentato, vado a sedermi sul davanzale prendendo in mano le foto del mio grande amore.

Ormai sono cinque anni che siamo sposati, otto da quando ci siamo fidanzati, e fin da subito sapevo che sarebbe stato difficile avere una famiglia con lui ma niente e nessuno era mai riuscito a scoraggiarmi. Eppure l'attesa per rivederlo è straziante.

Giorno dopo giorno mi ritrovo completamente sola nell'immensa città dove anni prima avevamo comprato casa.

Col tempo ho imparato che tutto arriva per chi sa aspettare, questo l'ho capito fin troppo bene.

Eppure basta, non ce la faccio più a girare per strada e a trovarmi a contemplare coppiette felici.

Certe volte avrei solo bisogno di qualcuno che mi abbracciasse forte forte e che mi dicesse: “è solo un momento, passerà” anche se ad essere sinceri so che non è solo un momento e che non passerà.

E' vero, rido, scherzo ma nessuno sa cos'ho dentro.

Vivo in un mondo parallelo creato dai ricordi e dalle tante lacrime che compaiono di notte.

Ti accorgi di quanto tieni ad una persona solo se ormai è lontana da te, dalla nostalgia che provi, ed è da questo che ho capito quanto amo mio marito.

Aspettare, aspettare è un’arte che solo pochi sanno apprezzare. Il tempo passa lento e inesorabile, come una dolce tortura che noi tutti dobbiamo subire. Questo pensavo, guardando fuori dalla finestra nella speranza di scorgere la figura di mio marito. Quanto tempo sarebbe passato prima che la figura di lui mi cingesse la vita, facendomi capire che dopo tutto quel tempo non ero più sola? Sposto lo sguardo quel poco che basta per vedere il mio bambino che, beato, dorme nel lettone.

Mi alzo piano dalla veranda e vado sul letto posizionando un bacio sulla testa riccioluta del bambino: chissà cosa avrebbe pensato lui vedendo quegli occhioni che - ne ero certa - lo avrebbero squadrato curiosi.

Avevo sempre immaginato quel giorno, ma i pensieri sono piccole speranze che nel tempo svaniscono; di aspettare che lui tornasse e prendesse in braccio il bambino ero stufa, stanca di sognare una cosa che forse non sarebbe mai successa.

Per molti era una cosa ovvia che lui tornasse da me, da noi, ma nessuno di quelli con cui parlavo conosceva l’angoscia di una donna che sta sola a casa a pregare perché l’uomo che ama esca vivo da quell’ inferno. Nessuno di coloro con cui parlavo aveva mai visto lacrime di gioia scivolare lungo il viso di chi riceva lettere dalla guerra. Nessuno conosceva il sapore di quelle lacrime di dolce sollievo ma pur sempre amare perché piene della consapevolezza che nel tempo in cui la missiva era arrivata le cose potevano essere cambiate. Mi alzo di nuovo dal letto matrimoniale e mi dirigo in cucina, l’orologio segna le quattro e mezzo di mattina, solamente le quattro e mezzo. Prima delle sei lui non arriverà e io non riesco a dormire. Nel silenzio della casa metto sul fuoco il caffè e non posso fare a meno di pensare che l’attesa a volte può essere peggio di un assassino nascosto dietro la mensola di uno scolapiatti, che ti attacca con tutti i tuoi dubbi e le tue incertezze. Mi sento vittima di un aspettare troppo lungo, di un qualcosa che non avrei voluto che mai accadesse … quando avevo detto quel “sì, lo voglio” sapevo che avrei dovuto patire il dolore di una donna sposata con un uomo che viveva la guerra ogni minuto della sua vita, sapevo che ogni giorno avrei patito un dolore sempre più forte. Sapevo che l’ attesa di rivedere i suoi occhi sarebbe diventata il mio principale dolore. Prima di innamorarmi di lui non avevo mai creduto che quello che provava mia madre, anch’ essa moglie di un soldato, fosse una pena così grande. Non avevo mai creduto che potesse esistere un dolore degno di quel nome, non credevo che ci fosse qualcosa di più brutto della morte dei miei genitori, eppure l’ attesa mi stava pian piano uccidendo. Nessuna donna sarebbe stata capace di sopportare tanto, avere un marito che ogni giorno rischia la vita significa combattere contro il dolore mentale che pian piano diventa fisico. Il mio bambino, il nostro piccolo Mattia, è l’unica cosa che mi fa alzare dal letto la mattina.

Quanto devo aspettare ancora per rivederlo?

Mi manca.

Mi manca tutto di lui.

Il suo sorriso da menefreghista, il suo sguardo dolce.

Sogno ad occhi aperti il suo profumo, il calore della sua pelle.

Sto male perché non posso vederlo tutti i giorni, non posso abbracciarlo, ma questo ora deve cambiare.

Sono ancora in silenzio, assorta nei miei pensieri quando due luci gialle puntano la casa e il rumore di una brusca frenata mi fa trasalire.

E' troppo presto perché sia lui, nella lettera c'è scritto che non sarebbe arrivato prima delle sei e allora mi chiedo, avranno sbagliato orario d'arrivo o dentro quella macchina ci sarà un soldato in uniforme con una lettera sigillata da ceralacca rossa?

Quella cera rosso sangue che tutte le mogli che hanno un marito in battaglia pregano di non vedere mai nella loro vita.

E allora lì, in quel momento, so con certezza che l'attesa può essere anche dolce perché la paura della verità può essere molto, molto più crudele e devastante.

 

***

        

 

 

Eccomi qui, spero davvero che la mia storia vi sia piaciuta :) Alla fine credo i sentimenti che una moglie prova quando il marito è in guerra siano questi :/ ...

E a dir la verità spero di non innamorarmi mai di un soldato!

Un bacione ciaoo :)

  
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