Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Cleindori    23/11/2007    0 recensioni
Scritta per un conconrso di Dama Verde, la prima parte e' una sua creazione. Severus Piton, una ferita recente che non si potra' rimarginare e una citta' che respira magia.
Genere: Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era morto. Lui era morto. Il sole tramontava oltre le colline: un immenso disco di fuoco rosso, ardente al di là dei confini neri del suo mondo. Il Mago strinse convulsamente le dita intorno alla bacchetta: ormai era uno stumento inutile, inerte, privato della sua magia. Senza neanche rendersene conto la spezzò, con gli occhi vuoti. La donna che era rimasta in disparte gli sfiorò la spalla, con una dolcezza composta. Una strana, malinconica tenerezza. - Non preoccuparti... - sussurrò."

-Non preoccuparti... -ripetè, cercando di dare alla voce rotta un tono deciso -andrà tutto bene. -
-Nulla potrà andare bene. - rispose l’uomo, senza emozioni nella voce. Una voce fredda, atona, apparentemente incurante di tutto. Una voce, lei lo sapeva, che lo proteggeva da quello che sentiva davvero.
-Nulla sarà più come prima.- proseguì il Mago -perchè ho ucciso l’unico uomo che mi amava e ora vorrei solo morire per quello che ho fatto.-
-Non avevi scelta.- commentò la strega, chinandosi a raccogliere i frammenti della bacchetta nera e riponendoli con cura nella tasca del suo mantello. Non sarebbe più servita, lo sapeva, ma c’era qualcosa di irrazionale che la spingeva a quel gesto. Sentimentalismo? Scosse la testa, non aveva importanza, non ora.
L’uomo continuava a restare fermo, lo sguardo fisso al cielo che si faceva sempre più scuro, gli occhi rossi di lacrime ricacciate indietro prima ancora che potesse rendersi conto di possederne, le labbra bluastre e il viso ancora piu’ pallido del solito, le mani strette così fortemente a pugno da far risaltare le nocche bianche.

-Il fatto che non avessi scelta non cambia le cose. -Commentò.
-Io reggevo la bacchetta.-
-Sì, la reggevi.-
-Io ho pronunciato quelle parole.-
-Sì, le hai pronunciate.-
Non c’era condanna, non c’era disprezzo. Era un fatto, un fatto che nemmeno lei poteva negare. Ormai si era fatto buio. Sotto di loro la città si illuminava delle mille luci serali, i lampioni, le finestre, i locali babbani e quelli magici. Cominciava a fare freddo.
La strega sfiorò i capelli del mago, passando le dita sottili tra quei lunghi capelli neri mossi dalla brezza serale.
-Severus...- sussurrò all’uomo
-Myra... perchè? -
-Non lo so, non c’è perchè. C’è solo questa guerra orribile che ci costringe a scelte dolorose. C’è solo il nostro dovere. –
Si strinse nel mantello.
-Vieni. La città aspetta e non è sicuro restare qui.-
-Vai. Io ti raggiungerò. - rispose Snape “appena sarò pronto” aggiunse tra sè.
-Va bene. Sai dove trovarmi. Certe cose non cambiano e io sarò ancora là.-
Appoggiò lievemente le labbra sulla guancia dell’uomo e scomparve.

Severus Snape rimase immobile, incurante del freddo, incurante del pericolo, forse desideroso d’esser visto, d’esser riconosciuto e ucciso. Meritava la morte, pensava. Meritava peggio della morte. Perchè lui aveva ucciso Albus Dumbledore e non se lo sarebbe mai perdonato.
Ricordava bene, oh come avrebbe potuto dimenticarsene, quella tragica notte in cui i loro destini erano stati decisi e legati dal filo indistruttibile della necessità!! Allora aveva solo voluto fuggire, rinunciare a tutto, rifugiarsi lì, nella vecchia città degli alchimisti e finire i suoi giorni come un individuo qualunque. Magari l’avrebbero trovato, come era successo a Igor e l’avrebbero ucciso, ma non sarebbe stato tanto brutto tutto sommato. O magari sarebbe morto lo stesso, se Draco avesse fallito. Ma nemmeno quello sarebbe stato molto brutto. La verità è che tutto gli era sembrato preferibile a questo. Tutto. Anche la morte.
Ma lui non aveva voluto. Si era arrabbiato, aveva urlato, ordinato, minacciato, implorato. E se nè le minacce, nè gli ordini avevano alcun potere su di lui, erano state proprio le sue preghiere a far cedere il giovane mago. Gli occhi in lacrime di quel vecchio mago che lui amava come un padre. Le suppliche di quel grande uomo sofferente, debole ogni giorno di più, eppure ancora forte nel cuore, impavido, disposto a tutto per quello in cui credeva. -Tu sai che cosa deve fare Draco, Severus -aveva detto Dumbledore Snape aveva abbassato lo sguardo. Lo sapeva, lo sapeva da un po’, ma non l’aveva ancora detto al Preside, perchè sapeva perfettamente cosa quest’ultimo gli avrebbe chiesto
-Deve uccidere qualcuno - aveva proseguito il mago più anziano,- deve uccidere me.-
Non c’era paura o dolore in quella frase. L’aveva detto con la stessa tranquillità che se avesse detto “il cielo è azzurro” e Snape era sconcertato. Sentiva una fitta di dolore che lo trapassava in mezzo al petto, un dolore che si faceva sempre più acuto man mano che Dumbledore proseguiva.
-Lo so da tempo ormai, Severus,- aveva continuato - e tu sai che non lo farà. - -No, - aveva ammesso Snape,- non riuscirà a farlo.-
-Allora verrà un momento in cui tu dovrai farlo al suo posto.-
-No!!!-aveva urlato quella parola con una rabbia e una forza che non credeva di possedere. -No!! Non lo farò!-
-Non hai scelta, se non lo farai, morirai.-
-Allora morirò!!!- Cosa gli importava di morire? Avrebbe dovuto essere ucciso sedici anni prima per i suoi crimini. Quello che aveva avuto era un regalo sufficiente.
-No, Severus, tu non puoi, non devi, morire. Guardami,- aveva detto, a un tratto, sollevando la mano annerita e immobile, facendo girare il volto di Snape verso il suo corpo indebolito, fragile, tremante, -guardami, Severus. Lo vedi? Lo vedi il mio corpo? Sto morendo, è inutile negarlo. E non so per quanto potrò tenere a bada la morte. Ma posso fare in modo che la mia dipartita abbia uno scopo, non sia vana.-
-Signor Preside.. Albus..-
-So quello che provi Severus, ma non puoi far nulla per evitare che io muoia. Ma puoi aiutarmi a farlo nel modo più utile per tutti. Ti.. prego..- aveva sussurrato, mentre lacrime inaspettate gli scendevano lungo il volto, - tu sei l’unico.. di cui mi fidi così tanto.. l’unico.. che può.. rendere questo atto facile...-
Come aveva potuto pensare di negare qualcosa ad Albus Dumbledore?? Per lui era stato disposto a spiare, a tradire, a mentire. Per lui sarebbe stato disposto a morire.. a.. uccidere..
- E sia Albus. Sarò pronto. Quando verrà il momento io sarò lì.-
Il sollievo si era dipinto sul volto del Preside e l’aveva straziato. Lui aveva promesso di ucciderlo e l’altro lo ringraziava!!
-Ti chiedo solo un’altra cosa Severus. Puoi considerarla il mio ultimo ordine, se vuoi.-
-Qualunque cosa,- aveva risposto, sperando fosse qualcosa come farsi catturare dopo.. ma non era stato così fortunato.
-Tu devi vivere Severus. Devi fuggire e vivere. Verrà un momento in cui tutto sarà chiaro, le tue azioni, i miei desideri, le motivazioni e i retroscena. Ma fino ad allora sarai considerato un traditore e costretto a fuggire. Fuggi. Nasconditi, resta al sicuro fino a quel momento. Non sarai completamente solo, te lo prometto, ma tu dovrai vivere. Per me, per te, per lei, per il bene del nostro mondo. Lo giuri Severus?-
-Lo giuro.- aveva concesso, con la morte nel cuore.
Ed ora era lì, nell’oscurità della notte, al limitare della vecchia Praga e quelle ultime parole gli risuonavano in testa incessanti."Severus.. ti.. prego.." le sue ultime parole, quelle sofferte sillabe che lo avevano scosso come una tempesta. "ti prego" gli aveva detto e lui lo sapeva.Sapeva qual'era la preghiera, sapeva di cosa lo stava pregando. E l'aveva esaudito.
Ma quelle parole, quel suono, quel tono disperato, l'avrebbero accompagnato per sempre, sarebbero state la sua maledizione e il suo conforto per tutti i giorni a venire.
"Severus.. ti... prego.."
Doveva vivere. L’aveva giurato a Dumbledore. Lo doveva a lui. Lo doveva all'unico uomo che mai amato. Sarebbe vissuto, anche se avrebbe voluto morire. Come aveva ucciso, anche se avrebbe voluto salvare.
-Addio. - sussurrò al ricordo nella sua mente. -Addio unico vero amico che ho mai avuto.- e si avviò verso le strette strade lastricate.
La via degli alchimisti era come la ricordava: buia, stretta e affascinante. Una volta era stato felice in quel luogo, pensò. Aveva amato quella magica città un po’ fuori dal tempo, aveva amato camminare per quelle strade strette in compagnia di lei, curiosando tra le botteghe di erbe e i locali Yddish della città vecchia, concedendosi qualche attimo di relax. Tutto sembrava facile allora. Anche la missione che stavano svolgendo. Anche tra i pericoli che avevano dovuto affrontare. Tutto era facile, allora, ma le cose cambiavano e spesso in peggio.
Entrò nel piccolo locale fumoso senza un rumore, il bavero del mantello alzato a nascondere il viso.
Lei era seduta in fondo al locale, ad un tavolino illuminato da una candela e lo guardava. Sorrise e gli fece un cenno con la mano.
Il mago sedette di fronte alla strega, come aveva fatto tante volte in quel locale, e bevve un sorso di vodka ghiacciata dal bicchiere di lei.
Un uomo con un vecchio violino scuro suonava il mazel tov e alcune ragazze ballavano insieme a coetanei avvolti nelle sciarpe a righe e con le kippà scure sulla testa.
Severus Snape strinse la mano di Myra attraverso il tavolo, poi guardò quei ragazzi e si concesse un sorriso. Per fortuna alcune cose non erano cambiate.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Cleindori