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Autore: lunarossa    24/11/2007    7 recensioni
Una dolce lettera da Ginny a Harry. No spoiler 7° libro
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un incastro perfetto

Ricordo bene il giorno in cui misi il gomito nel piattino del burro.

In quel momento pensai che quello era senza dubbio il più brutto della mia vita…beata ingenuità!

Stetti nella mia camera a crogiolarmi per giorni avvampando ogni volta che la mia mente richiamava la scena.

Se ci penso in questo momento mi viene da ridere.

Ma si può essere così dementi da mettere il gomito nel piattino del burro col tipo che ti piace davanti?

Poi fu il tempo di Hogwart anche per me e credetti che il giorno più brutto fosse quando apristi quello stupido biglietto di S.Valentino.

Bhè, lo ammetto, avevo abbandonato per un momento la sanità mentale, ma l’amore fa questo ed altro no?

Comunque la riacquistai immediatamente perché passai i giorni seguenti ad evitarti per non morire di vergogna.

Poi fu il turno del terrore di essere l’artefice di tutti quei fatti strani collegati con il diario di Tom.

Diciamo che quello non è stato proprio un periodo roseo, ma mi ha reso più forte e certamente meno stupida.

Poi anni di silenzio in cui i miei giorni, belli o brutti, erano legati a compiti, professori o amici, ma tu ne eri escluso.

Non certo perché io non ti volessi, ma perché tu facevi parte di un mondo che non era il mio.

Non so chi dei due fosse più deficiente allora, se tu che mi ignoravi totalmente o io che continuavo ad aspettarmi qualcosa da te.

La seconda credo…

Ma ora mi rendo conto che è servito.

Mi è servito a prendere le prime distanze dall’eroe senza macchia e senza paura e a cominciare a guardarmi intorno.

Per creare la vera me stessa lontano da te.

Non credevo, infatti, che ci sarei stata così male al Ballo del Ceppo…ma è passata anche quella, no? Oddio, non ho mai più concesso un ballo a Neville da allora, i miei piedi gridano ancora pietà per quella sera.

(Però devo dire che la mia piccola rivincita fu vederti morire di gelosia per Cho…).

Credo che quel piccolo colpo di grazia (anche se in quel momento non credevo fosse tanto piccolo in effetti…) sia stato un toccasana per me.

Mi ha liberata definitivamente dalla speranza di diventare l’oggetto dei desideri del povero, dolce, coraggioso Harry Potter.

Da quel momento per me sei diventato solo Harry e ho cominciato a notare diverse cose.

In primis il tuo splendido sedere…ok, ok, scusa, scherzavo.

(Lo so che ora stai sorridendo e scuoti la testa!)

Bhè, dicevamo…ho cominciato a notare diverse cose, molto umane direi e che non avevano niente a che fare con l’eroe.

Per esempio che sei testardo e anche un po’ presuntuoso, a volte.

Che adori abbracciare Hermione, che passi dall’essere la persona più matura e saggia che conosco all’essere un piccolo bambino viziato che si chiude a riccio perché pensa di essere solo, abbandonato e perseguitato.

Ti piace ridere e vedere la gente che ride, ti batti leggermente sulla testa con la piuma quando sei concentrato non rendendoti conto che ti sporchi i capelli di inchiostro e ti piace giocare col boccino prima di metterlo via dopo aver giocato a Quiddich.

, in mezzo a tutto questo c’era Dean (Michael era già archiviato da un po’ ed oserei dire “per fortuna”)… Almeno fino a che non mi sono resa conto che forse era su di lui che avrei dovuto approfondire questo tipo di conoscenze.

Quello che provavo per te stava ritornando fuori prepotentemente, ma profondamente mutato.

Non mi piaceva più Harry Potter, ma solo Harry.

Non mi piaceva più l’eroe senza macchia e senza paura, ma solo una persona che aveva una gran voglia di ridere e anche un po’ di spaccare la faccia al mio attuale fidanzato (Sì, direi che si vedeva…).

Poi il bacio. Che dire…

Wow!

Credo che sia l’unica parola esaustiva dell’esperienza.

Non pensavo che baciassi così bene, lo ammetto e, soprattutto, non credevo che avresti mai avuto il coraggio di farlo.

(Infatti mi stavo già organizzando con Hermione per portare via Ron dalla tua sottana per braccarti nei sotterranei).

Poi il paradiso per poche settimane.

Ricordo che le tue braccia erano l‘unico luogo dove volessi stare in ogni attimo della mia vita.

Ricordo che mi accarezzavi i capelli ogni volta che potevi. Te li facevi scorrere tra le dita e mi guardavi negli occhi prima di darmi anche il più piccolo bacio. Anche se devo dire che di baci piccoli io e te ce ne siamo dati sempre pochi…erano più le volte in cui dovevamo cercare un’aula vuota per non farci beccare da mio fratello con le mani ovunque. E non arrossire ora…non mi sembrava che ti dispiacesse (e, per inciso, non dispiaceva neanche a me).

Poi Silente è morto e tu mi hai lasciata.

Sapevo che l’avresti fatto già da quella notte in cui ti trascinai via dal suo corpo e perciò cercavo di godere di ogni momento in cui potevo ancora respirare il tuo profumo, affogare nei tuoi occhi, accarezzare i tuoi capelli.

Ma l’atmosfera presente non aiutava molto.

I tuoi occhi si erano spenti, e sapevo che solo la sconfitta di Voldemort avrebbe potuto riaccenderli.

Quando al funerale mi hai detto quelle cose ho pensato:

“Eccolo qui il vero giorno più brutto della mia vita.

Ma poi mi sono resa conto che di giorni brutti ne avremmo visti tutti ancora molti.

Nei giorni a venire mi hai sempre evitata, cercavi di stare il più lontano possibile lontano da me. Poi al matrimonio di Bill e Fleur, mentre la festa stava finendo, mi hai trascinata nel ripostiglio delle scope e mi hai baciata e poi stretta così forte che ho capito che mi stavi dicendo addio.

Il momento era arrivato. La mattina dopo sareste partiti.

E, dentro di me, si è insinuata infida la paura di non vederti più tornare.

Quando ti ho raggiunto nella vecchia camera di Fred e George quella notte hai iniziato a balbettare, ma è bastato suggerirti di fare un incantesimo insonorizzante alla camera per farti smettere.

Quella notte ti ho chiesto di tornare da me, ti ho detto che ti avrei aspettato.

E, come al solito, il tuo lato nobile ti ha fatto dire che non potevi chiedermi una cosa così.

E hai sgranato gli occhi quando ti ho risposto:

“Io ti aspetterò anche se non me lo chiedi. Ti prego, torna da me.”

Mi stringesti forte e sussurrasti al mio orecchio:

“Ti prometto che farò il possibile.”

Poi l’attesa.

Atroce.

Ogni tanto riuscivate a mandarci una lettera fredda, impersonale e in codice, ma stracolma del fatto che foste ancora tutti e 3 vivi.

Ed eccolo il giorno più brutto della mia vita.

L’ultima battaglia avvenne proprio alla Tana.

Tu che ti sei allontanato da me per non mettermi in pericolo eri inorridito da questo…

Alla fine lui era morto, ma tu galleggiavi in una pozza di sangue.

Il tuo.

Per tre interminabili giorni abbiamo temuto che lo seguissi ed in ogni minuto sentivo il mio cuore frantumarsi pezzo per pezzo.

E di nuovo la luce quando hai aperto gli occhi e mi hai detto piano:

“Ciao…sono tornato.”

Già, sei tornato.

(Cavolacci, mi sto commuovendo. Ed io che volevo farti ridere con questa lettera…)

Che dire adesso?

Oggi non ci siamo visti tutto il giorno come da tradizione, e ho capito che tutte queste cose sono sempre state dentro di me, ma non te le ho mai dette.

Allora mi è venuta come un’impazienza nel cuore, un’impazienza di fartele sapere.

Così ho preso carta e piuma.

La conclusione Harry?

Bhè, la conclusione è che tutti, ma proprio tutti, i giorni che ho passato, accanto a te o non, belli o brutti, mi sembra che si incastrino così bene fra loro, mi sembrano così giusti ora, così maledettamente al loro posto che non vorrei cambiarne neanche uno perché sono conscia del fatto che mi hanno, CI hanno portati fino a qui.

Ti chiedo una cosa.

Abbi cura di me sempre con lo stesso amore che ti ha spinto a non arrenderti a nessuno Schiantesimo, a nessun Cruciatus e a tutto quello che hai dovuto sopportare per tornare ad abbracciarmi ancora.

Abbi cura di noi come se fossimo la cosa più importante al mondo.

E domani, quando mi infilerai quell’anello al dito, sorridimi con i tuoi splendidi occhi come sei solito fare quando mi guardi.

Ora ti auguro buona notte e cerca di non farti prendere dal panico e di tentare la fuga…ti troverei e rimpiangeresti Voldemort.

Sognami se ti va.

Ti amo.

La tua (tra 9 ore e 43 minuti circa) mogliettina Ginny.

 

Harry passò le dita sopra alla pergamena e sorrise.

Forse anche lui avrebbe dovuto scriverle una lettera per farle sapere le tante cose che non le aveva mai detto.

Che aveva avuto la forza di sconfiggere Voldemort solo grazie alla consapevolezza che l’avrebbe trovata lì ad aspettarlo quando sarebbe tornato, che molte, troppe volte, sotto i Cruciatus e gli Schiantesimi si era sentito prendere dalla voglia di arrendersi, ma che il pensiero di non rivederla più gli aveva dato la forza di reagire.

Che quando gli era stato lontano sognava di far l’amore con lei e quando si svegliava prendeva a calci il cuscino rendendosi conto che era solo un sogno. Che quando le prendeva i capelli tra le mani si sentiva padrone della terra e che adorava la sua bocca.

Poi pensò al suo sguardo se gli avesse detto queste cose nel loro letto la sera dopo e posò il foglio di pergamena che aveva già in mano.

Sorrise e si buttò nel letto prendendo il cuscino e girandolo al contrario per abbracciarlo, come era solito fare per far finta di averla vicina.

Ah, già, avrebbe dovuto anche dirle che anche lui, in primis, aveva notato il suo splendido sedere.

 

 

 

 

  
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