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Autore: Marti Lestrange    05/05/2013    4 recensioni
Stefan/Rebekah; one shot
{Dal testo: "Un giovane uomo è seduto al bancone. Indossa un completo scuro e una camicia bianca. Scarpe lucide. Porta i capelli castani pettinati all’indietro e spruzzati di brillantina. Gli occhi verdi osservano il locale attraverso gli specchi, pallidi riflessi chiazzati di polvere e ricordi."}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikael
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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˜ In the still of the night

 
 


Chicago - giugno 1924

Il grammofono suona una musica di Cole Porter. Una vivace melodia che fa battere i piedi e svolazzare i vestiti. Ma i piedi hanno ormai smesso di battere e i vestiti di svolazzare.

L’orologio sopra il bancone segna le due e trenta. Troppo presto per andare a dormire e troppo tardi per i pensieri. La lancetta dei secondi scorre nella sua estenuante velocità, gira in tondo, sempre dritta, mai che, all’improvviso, decida di fermarsi e aspettare il mondo.

Una ballerina siede ad un tavolo traballante proprio sotto il palcoscenico, l’audace vestito ricoperto di piume di struzzo nere, le calze nere velate che promettono l’universo, il corto caschetto scuro e il filo di perle intorno alla fronte. Il piede batte incessante il ritmo del pianoforte, che continua a risuonare nel locale. Risuona e lei batte. Batte e non si stanca, nonostante i balli, i salti e i sorrisi lanciati al pubblico come caramelle. Il bicchiere mezzo vuoto è abbandonato sul piano in legno, vestigia di un tempo ormai cancellato, dell’ennesima serata che si è spenta, ridotta in cenere sotto il fuoco della notte.

Un giovane uomo è seduto al bancone. Indossa un completo scuro e una camicia bianca. Scarpe lucide. Porta i capelli castani pettinati all’indietro e spruzzati di brillantina. Gli occhi verdi osservano il locale attraverso gli specchi, pallidi riflessi chiazzati di polvere e ricordi. Tutto gli appare sbiadito, e nitido allo stesso tempo, eppure niente è come sembra. Aspetta qualcuno. O qualcosa. Ha imparato a godere di ogni singolo secondo, e minuto, e goccia di vita che scivola via da un corpo inerme.

Rebekah entra nel locale, il corto abito bianco che attira la luce dei mille cristalli che adornano i lampadari, i capelli biondi acconciati in onde sinuose, le stesse onde che permeano i suoi fianchi come curve maledette di una strada mortale. Gli occhi bistrati saettano nella sala tranquilla, dalla ballerina ubriaca di musica e bollicine, al barista che sistema alcune bottiglie su uno scaffale; dal grammofono nell’angolo, a un gruppo di sbandati ridenti, seduti ad un tavolo accanto a un pianoforte scordato e ricoperto di polvere. E poi incontra “lui”. Lo vede. Lo sente. Lo vuole. Stefan.

E Stefan si gira, lentamente, quasi gli occhi di lei gli brucino la giacca, e la schiena, e la pelle, per penetrargli nella carne e nelle ossa, sempre più giù. Si gira perché anche lui la sente. Anche lui la vuole. Forse l’ha sempre voluta, e l’ha sempre saputo, dentro di sé. Quel tipo di sete non ha niente a che fare con la sete di sangue, né di morte, o di violenza. O forse è tutte e tre le cose. O forse non è niente. E’ solo brama. Desiderio. Libidine. Passione. Violenza. Tutto concentrato in lei. Tutto concentrato in quel corpo perfetto e dannato.

Rebekah muove due passi e in un battito di ciglia è accanto a lui, una mano sul suo braccio, e un sorriso provocante e ammaliatore dipinto sul volto da bambola innocente. Batte le ciglia, sorride e lancia uno sguardo al bicchiere di Stefan, abbandonato sul bancone, vuoto e solo.
Subito dopo, i suoi occhi scivolano sul volto di lui, passano dal suo sguardo acceso, approdano alle labbra, e le sembra quasi di sentire il sangue pulsarle nelle orecchie.
 
«Ti sto aspettando da ore».
La voce di Stefan è calda, magnetica. Il suo fiato le sfiora la pelle come una carezza ardita e bollente.
«Mi spiace averti fatto attendere» sussurra Rebekah mentre intreccia le sue dita a quelle di lui.
Stefan alza gli occhi, la guarda e le si avvicina, lentamente. Scivola giù dallo sgabello e le circonda i fianchi con le braccia, attirandola a sé.
Rebekah può sentire il suo profumo, quell’inebriante fragranza che le ricorda nottate fatte di musica, balli, sangue e champagne.
 
«Abbiamo tutta la notte, Bekah» le ricorda lui sfiorandole le labbra rosee con un dito, tracciandone i contorni e i confini. Rebekah chiude gli occhi e si lascia sfuggire un sospiro.
Sente le labbra di Stefan sulle sue, morbide, bramose, per niente gentili. Risponde a quel bacio sofferto, tanto atteso e desiderato, e il grammofono emette un’alta nota solitaria, che risuona nel locale come un grido nella notte stellata.
«Abbiamo l’eternità, Stefan».



 

Marti's
Eccomi qui, approdo anche in questo fandom, giusto per scartravetrare i cosidetti a tutti :D 
E niente, è la mia primissima FF su TVD, e sulla coppia Stefan/Rebekah. Io li adoro insieme, soprattutto negli anni '20. Voi cosa ne pensate?
Grazie a tutti quelli che hanno letto fin qui questa follia ;-)
Love love love, M.


NB il titolo è lo stesso dell'omonima canzone di Cole Porter.

   
 
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